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trentanove ~ 𝚌𝚑𝚒𝚖𝚒𝚌𝚊

𝚒𝚜𝚊𝚊𝚌 𝚜𝚙𝚒𝚍𝚎𝚛

Mi lascio sfuggire un gemito, percependo diverse gocce di sudore corrermi lungo la spina dorsale. Alzo il capo, tiro un urletto quando uno schiaffo mi prende in contropiede. E tremo. Un rivolo di saliva mi cola lungo il mento.

Non mi aspettavo che Seb fosse così rude, brutale, animalesco, ma mentre deglutisco e volto il capo per osservarlo, mi rendo conto che questa chimica era esattamente ciò che desideravo.

Sebastian è completamente assuefatto dalla lussuria e anch'io mi ritrovo sua preda quando mi molla un altro colpo, più leggero ma esattamente nello stesso punto.

E questo piacevole dolore ha la forma del suo palmo. Lo provoco, andandogli incontro, e lui inspira chinandosi sulla mia schiena.

Il bruciore di un'altra sberla si diffonde presto nell'aria e quel suono secco si mischia al frastuono che proviene da fuori.

La musica accompagna ogni spinta e Seb lascia che il fiato mi si mozzi in gola. È talmente crudele che credo che impazzirò, ma non mi importa un bel niente. Non so nemmeno quanto tempo sia passato, dove finisca il suo corpo e inizi il mio. Mi va bene così.

«Stanco, piccolo?» mi domanda Seb, ghignando.

Agguanto le lenzuola, mordendomi forte il labbro, la vista si fa sfocata. Il piacere mi investe da capo a piedi. Vorrei venire, ma ho la sua cazzo di maglia attorcigliata attorno al pacco, in un nodo talmente stretto che penso che ormai mi sia diventato blu.

Il cuore mi batte talmente tanto forte che a stento riesco a sentire i miei pensieri. Le braccia quasi mi cedono quando riprende a torturarmi il collo.

«Seb...» mormoro, completamente perso.

Cado in avanti, addentando il cuscino. Chiudo gli occhi, sporgendo il sedere, e il mio amante, senza alcun preavviso, affonda nelle mie carni molto più duramente di quanto avesse fatto prima.

Le sue labbra corrono sulle mie scapole, colorandomi la pelle pallida di chiazze rosse e violacee. Mi sento tutto dolorante, ma non riesco a smettere di incoraggiarlo, mentre mi schiocca l'ennesimo bacio infuocato sulla schiena.

«Dio, sei tutto scivoloso.» mi prende in giro, con la mano ancora artigliata al mio fianco destro.

Apro appena le palpebre, però le serro all'istante quando comincia ad accarezzarmi il prepuzio. Lo prego di togliere il tessuto, slacciare il nodo che mi ha imposto. Lo sento ridere.

«Possiamo fermarci se vuoi.» sussurra, baciandomi la nuca.

«Fallo e te lo taglio.» scherzo, con la voce rauca e graffiante di chi è già allo stremo.

Mi giro leggermente, giusto in tempo per ricevere le sue belle labbra piene. Cattura la mia bocca in un secondo e mi godo ogni carezza, anche se il cazzo mi fa così tanto male che vorrei solo stringere le gambe per darmi un po' di sollievo. Cosa che non posso fare perché lui mi tiene fermo, immobile, e non mi rimane che fremere sotto il suo tocco, eccitato da morire.

Un'altra spinta e stavolta mi sa che ho proprio gridato, perché mi ha preso in pieno la prostata. Le braccia mi cedono del tutto e casco sul letto, scosso dai tremori. Sebastian esce velocemente, con la stessa brutalità primordiale con cui si è fatto largo quando è entrato.

Non sono venuto e lui lo sa. Desidero solo disfarmi della sua stupidissima camicia, di quella maledetta manica stretta intorno alla mia intimità. E ho così tanta saliva in bocca che non riesco a ingoiarla tutta, pure respirare sta diventando faticoso.

Seb se la prende con calma: si alza, si leva il preservativo, lo annoda e lo butta in un cestino. Sa che lo sto fissando, che sto impazzendo perché non mi sta accontentando e si sta gustando ogni momento.

Aspetta solo che facciamo a cambio, stronzo.
Penso, linciandolo con lo sguardo e lui mi sorride, abbassandosi solo per schioccarmi un bacio sulla guancia.

La sua attenzione si sposta il secondo dopo sulla mia bocca. Mi dice di tirare fuori la lingua.

«Fallo tu.» ribatto, afferrandolo per le spalle. Lui mi asseconda quando lo obbligo a invertire le nostre posizioni e, ridacchiando, spalanca le cosce per accogliermi.

«Cosa vuoi fare, Zacchino?» mi provoca, facendomi la linguaccia l'attimo dopo, come a sfidarmi.

La sua chioma gli fa d'aureola: alcune ciocche, bagnate di sudore, gli si sono appiccicate sulle guance, altre fanno da cornice a quel viso perfetto e finalmente solo mio. D'un tratto la malsana voglia di rovinare quella visione paradisiaca si fa largo nella mia mente e scivolo sul suo corpo, piazzandogli la mia virilità fra i pettorali.

«Indovina.» mormoro, prendendogli un polso per piazzargli il palmo in mezzo alle mie gambe.

Lo invito a slacciare il nodo, a liberarmi con le sue stesse mani. Sebastian mi accarezza piano, cullandomi con le dita, una scossa elettrica mi porta a ritrarre i piedi. Mi sento pulsare sotto il suo tocco delicato. Deve piacergli da matti avere tutto questo controllo.

Quando porto il capo all'indietro, spaesato dalle vibrazioni che mi infonde sottopelle, finalmente mi prende con forza, disfandosi della camicia e accogliendomi in bocca. La sua lingua scivolosa gioca con la mia punta, girandoci intorno, succhiando il presperma come se fosse delizioso.

Abbasso lo sguardo, fissando desideroso Sebastian, che ha gli occhi chiusi e le guance incavate, per riuscire a possedermi fino in fondo. Vederlo impegnarsi così tanto per darmi piacere è gioia pura e questa si manifesta come fulmini, che mi corrono fino alle ossa.

Lo incoraggio, affondando le dita fra i suoi capelli mossi e morbidi. E finalmente mi lascio andare. Seb ingoia quanto può senza lamentarsi, artigliandomi i glutei per aiutarmi a spingere di più, quasi fosse ghiotto di me e del mio sapore.

Mi sposto però, quando credo che sia abbastanza per lui e, nel farlo, gli sporco il viso.

Merda. Onestamente, lo sperma trasparente rovina la perfezione di quel volto e mi fa solo venire voglia di continuare a fare l'amore con lui per sempre. Mi allungo sul comodino, prendo una confezione di fazzoletti e uno dei preservativi che Seb si è portato dietro, di quelli della mia taglia. Ha pensato proprio a ogni cosa.

Scivolo sul suo fisico, mentre lui si ripulisce con il fazzoletto che gli ho dato. Apro la bustina del preservativo, sentendo i suoi occhi lascivi addosso, mentre lo strotolo lungo il cazzo. Ho un'ottima stamina per mia fortuna.

«Sei una macchina o cosa?» scherza, ma allarga le braccia quando si rende conto che voglio godermi la sua presenza il più possibile.

Torno a baciarlo, a mordergli le labbra, a farlo mio, mentre lo sento avvampare. Il suo pene è rigido come pietra: una vena vistosamente grande gli pulsa sul lato sinistro, quasi stesse per esplodere.

Senza pensarci, mi impadronisco della sua bocca e, in un moto di autostima e sicurezza, gli premo le dita sulla gola, esercitando una leggera pressione proprio sul pomo d'Adamo. Seb, preso alla sprovvista, si stacca per capire cosa voglio fare, però mi dà piena fiducia quando incontra il mio sguardo.

Non riesce a respirare, ma è una botta di adrenalina tremenda che ci fa rabbrividire entrambi. Volevo solo vendicarmi per la camicia, ma sta già diventando una dipendenza, una droga. Sebastian sorride, mi prende i polsi e caccia fuori la lingua, ma anziché scacciarmi mi aiuta a esercitare pressione.

Merda. Piace da impazzire anche a lui.
Penso, sopraffatto da questa scoperta. Forse non sono l'unico sadico qui.

All'improvviso, sento i suoi piedi premuti sulla parte bassa della schiena. Mi sta supplicando di penetrarlo, muovendosi impaziente sotto la tortura a cui ci stiamo costringendo, e io rispondo a quel richiamo con forza.

Basta un colpo secco. Tutto ciò che gli esce di bocca sono gemiti strozzati. Non ha detto una sola parola da quando ho cominciato a stuzzicargli la gola.

«Ho trovato il modo di zittirti.» ridacchio, rifiutandomi di mollare la presa, anche se ora voglio disperatamente baciarlo.

Lui ricambia la mia provocazione con un ghigno, poi allunga le braccia e mi prende per le guance e per il mento. Mi abbasso, completamente stregato dall'egoismo di quest'uomo, e lo assecondo quando mi invita a baciarlo intensamente, leccandomi la bocca in una muta richiesta: aprila per me.

Una spinta e mi sento già mancare. Sono ancora reduce da ciò che abbiamo fatto prima e tremendamente sensibile. Quindi basta poco a farmi cedere. Quattro scariche di pura serotonina, gli ormoni che mi distruggono facendomi smettere di pensare. Schiavo di quel piacere, catturo le labbra di Seb, prendendomi anche la sua gola, chiazzandola di macchie blu dalla forma di polpastrelli.

Il letto non ha smesso di muoversi un attimo da quando ci siamo arrivati, ma sono quasi certo che entro domani lo romperemo se continueremo così.

«Zack...» il mio nome è la prima cosa che bisbiglia quando lo libero dalla stretta.

Gli vengo dentro, imbrattando e riempiendo il preservativo, godendomi quel confortevole calore fino all'ultimo secondo.

Mi sento pulsare ancora mentre esco. Sebastian mi osserva, desideroso. Traccio con il dito la sua lunghezza, tremolante.

«Sei venuto anche tu, eh?» rido, guardando i rivoli di sperma caldo che gli scorrono lungo gli addominali.

«Che fai? Sfotti?» sta al gioco, rimettendosi seduto. Mi abbraccia, inchiodandomi al suo corpo, e il suo profumo mi ammalia, rendendomi avaro.

Voglio quest'uomo, voglio Sebastian: il suo corpo, il suo amore, il suo animo e perfino il suo respiro.
Realizzo.
E posso avere tutto, giusto? Mi ha chiesto lui di rubarlo al mondo.

«Manda a fanculo Julia e il fidanzamento.» sussurro d'un tratto, facendolo sobbalzare. L'ho sputato fuori come un comando, con impertinenza e arroganza, e Seb ha iniziato ad agitarsi non appena ha udito il suono della mia voce, il tono che ho usato.

Amo quando mi mostra il suo lato più crudo, ma immagino sia lo stesso anche per lui.

«Dico sul serio, Sebby.» continuo, accarezzandogli le braccia muscolose e ambrate. Lo sento deglutire, mi bacia piano una spalla, però non mi risponde ancora.
«Voglio l'esclusiva.» gli soffio all'orecchio, lambendogli il lobo. L'orecchino d'acciaio che porta sempre è gelato contro la lingua e mi infonde dei brividi non indifferenti.

Seb starebbe bene con altri piercing... In punti più proibiti.

«Sei già l'unico da cui mi faccio toccare.» mormora, risvegliandomi dai miei pensieri impuri.

«Ho capito che non mi basta.» mi stacco piano, solo per poterlo guardare in faccia. Gli sfioro il petto e lui trema quando stringo i capezzoli, pizzicandoli.

L'ago lo trapasserebbe in questo punto.
Mi dico, figurandomi due spilli d'acciaio incastrati nelle sue carni rosa, ad adornare la pelle bronzea come caramello fuso.
Qua gli starebbero benissimo. Potremmo attaccarci delle catenelle e potrei tirarle ogni volta che chiama un nome che non sia il mio.

«Piccolo?» sussurra Seb, perso nel mare di sensazioni che gli sto creando attorno. Sbatto le palpebre, confuso dai miei stessi desideri, tanto possessivi da far male.
Non mi ero mai reso conto di amarlo in questo modo: sono davvero al limite dell'ossessione.
«Aspetta...» mi dice e ricordo di cosa stavamo parlando.

Basta ragazze.
Penso.
E basta intromissioni.

La musica non si è fermata un secondo, il letto cigola ogni volta muoviamo un muscolo. È tutto perfetto, il mondo è nostro, ma: «Julia è in mezzo.» ribatto, guardandolo grave e, d'un tratto, spalanca gli occhi, illuminandosi come se fossi riuscito a catturarlo completamente.

«Lo so.» risponde, fingendo che le mie mani non gli facciano alcun effetto, anche se lo sento chiaramente tremare, malizioso, adesso che scendo lentamente lungo il suo busto.
«Ma è un problema temporaneo.»

Non mi piace il tono che ha usato. In realtà quello che ha detto a Taylor non mi ha lasciato proprio indifferente. Mi spaventa quasi sapere quanto inumani siano i miei sentimenti, però non posso ignorare ciò che provo. Non mi importa alcunché del prossimo, ma Sebastian... L'ultima cosa che voglio è che si metta nei guai.

E che cambi. È diventato la mia ancora di salvezza in così poco tempo... Ormai è il mio punto di riferimento, la roccia a cui mi aggrappo quando sento di non valere abbastanza.
Ho paura. L'ambiente marcio di cui fa parte è un mostro che non posso combattere, qualcosa con cui fatico a competere: non so come reagirei se mi portasse via Sebastian.

Allora lo prego: «Non diventare ciò che non sei.» sussurro.
«Sei gentile, buono, non cambiare.»

«Vorrei solamente-» sospira. Si interrompe.
«Zack, non ho davvero altra scelta.»

«Ce l'hai.» provo a incoraggiarlo. Faccio un grande respiro. Le prossime parole che pronuncerò saranno certamente audaci, quanto idiote e irresponsabili. Ma, cazzo, voglio davvero essere egoista.
«Scappiamo insieme.» mormoro.

Lui sbarra le palpebre.
«Non posso coinvolgerti nella mia merda, Isaac, io-»

«La mia non è una domanda, Sebastian.» lo freno subito. Deglutisce.
«Credo di essere irrecuperabile ormai. Non mi interessa di nulla, non penso a niente.» sorrido.
«So di essere pazzo, che è tutto sbagliato, però non mi importa. Voglio stare con te, fino alla fine.»

«La tua famiglia-»

«Capiranno.» sono serissimo.

Mi fissa per un istante, allunga una mano per scompigliarmi la frangia. È dannatamente bello.

«Siamo entrambi completamente fuori, vero?»

«Già.»

«Isaac?»

«Sì?»

«Sono parecchio possessivo. Ti va bene davvero?»

Rido. Forse è un po' tardi per chiedermelo.

«Sebastian?» ribatto, imitando il suo tono.

«Sì?»

«Sono parecchio ossessivo. A te va bene?»

Ghigna quando si rende conto che le nostre zone più sensibili si stanno toccando ancora, circondate dalle mie dita, che si muovono su e giù, ipnotizzandoci.

Si lascia andare a un respiro profondo.

«Quando lo facciamo?» domando, rallentando il ritmo.

È un attimo speciale, va vissuto piano. Nessuno mi ridarà i momenti che mi hanno rubato, ma da qui in poi non permetterò a una sola anima di piazzarsi fra noi due.

Chiunque essa sia.

«Zack, per favore. Non possiamo mollare tutto davvero.» mormora Seb, con il fiato corto.

«Lo so.» sospiro.
«Fanculo, sono brillo ed eccitato: fammi dire ciò che mi pare almeno per stasera.»

«Mi sa che anch'io sono andato da un pezzo.» ridacchia.
«Quindi posso dare la colpa all'alcol se ti dico una cosa?»

«Spara.»

Credo che stia per dire qualcosa di stupido, una battuta o un'avance sessuale, però ciò che gli esce di bocca è quanto di più delicato, insicuro e speciale potesse dirmi.

«Non abbandonarmi.» mi prega.
«Perdonami.»

Non riesco a rispondergli. Si piega in avanti, premendo le labbra sulla mia gola. Poi spalanca le fauci e mi morde, facendosi prendere dall'istinto.

Le chiazze scure che gli decorano la gola sono il mio marchio, mi sembra giusto permettergli di mettermi un collare a sua volta. Ingoio il dolore e giocherello con la sua chioma per spronarlo a osare di più. Vorrei che i suoi denti fossero come tatuaggi: indelebili.

Una volta ho letto che un succhiotto può uccidere. Deve essere vero.

Continuo a muovere la mano destra lungo le nostre intimità mentre Sebastian si stacca e l'aria fresca della sera mi gela il collo.

Lui contempla il suo operato, fiero, e lo sfiora con un'unghia, premendo sul livido.

«Merda...» inspiro, percependo la fragilità di questo momento. Sento le lacrime bagnarmi le palpebre, pretendendo di gocciolare sulla mia pelle.

Sebastian è mio, ma solo per questa notte. Domani torneremo a essere amici, a baciarci febbrili, a scopare ignorando le conseguenze, ma non saremo amanti.

Per colpa di Julia. Quella stronza...

"...è in mezzo e deve levarsi di torno, perché..."

...solo se lei non c'è Sebastian può diventare davvero...

"mio."

La fata mi saluta da un angolo della stanza, alzando il palmo, poi portandoselo al seno fa un inchino.

E scompare.

«Seb?» lo chiamo.

«Mm?»

Mi guarda amorevole e devoto, quasi volesse illudermi, farmi credere che io sia davvero importante per lui. E sulle labbra ha un sorriso talmente bello... Vorrei proteggerlo dal mondo intero.

Deglutisco.
Cazzo, sono davvero messo male.

«La violenza è sbagliata, te l'ho detto così tante volte...» distolgo lo sguardo. Mi vergogno di me stesso.

«Lo so, io-»

«Fammi finire.»

Annuisce.

«Non riesco a odiarti neppure sapendo ciò che vuoi fare, chi vuoi diventare.» mormoro.
«Secondo te è brutto? Sono orribile?»

«Immagino che qualcuno potrebbe pensarlo.» ribatte cautamente.
«Ma per me sarai sempre e solo Zack e no, non hai nulla di orribile.»

Mentre lo dice, mi regala uno sguardo talmente dolce che non riesco a smettere di fremere.

«Cazzo...» tiro su con il naso. Mi viene da piangere.
«Mi sa che ci voglio proprio venire all'Inferno con te.»

«Menomale, non ci andrei con nessun altro.»

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