trentacinque ~ 𝚗𝚎𝚜𝚜𝚞𝚗𝚊 𝚒𝚗𝚜𝚒𝚗𝚞𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎
𝚒𝚜𝚊𝚊𝚌 𝚜𝚙𝚒𝚍𝚎𝚛
Oh, cazzo.
Penso. Il suo sguardo mi sta bucando la schiena da quanto è penetrante.
"È furiosa." sogghigna la fatina.
Ma dai! Non l'avevo notato, grazie!
Ribatto con tanto - tanto - sarcasmo.
Quando l'ho conosciuta non avrei mai pensato che fosse in grado di assumere un'espressione tanto infuocata e decisa. Invece ora eccola: Cloé è sul piede di guerra.
"Menomale che non è più la nostra rivale in amore."
«Sai che adoro Sebastian, ma-» borbotta, poi fa un sospiro e si pettina i capelli biondo cenere con le dita. Cerca le parole adatte prima di continuare.
«Perché cazzo non sei allarmato!?» sbotta infine, fissandomi come se fossi stupido.
«Lo sono.» ribatto poco convinto.
A dire il vero non so nemmeno io come mi sento. Sono ben consapevole dell'assurdità della cosa, eppure non provo alcun turbamento. Sono decisamente schifato, ma non da Seb. Nessuno si sceglie i genitori e se suo padre è un viscido bastardo non è colpa sua.
"Ti ha trattato come un oggetto, però."
Per proteggermi!
Puntualizzo.
"Povero piccolo illuso."
«Davvero?» domanda, picchiettando sulla copertina del diario per richiamare la mia attenzione.
Deglutisco. Come ho fatto a ritrovarmi di fronte al giudice Cloé? No, la vera domanda è: da quando siamo così intimi? Perché le permetto di farmi un processo?
«Davvero.» ripeto voltandomi verso lo specchio.
Le lancio un'occhiata attraverso il riflesso. Mi guarda con evidente scetticismo. Sicuramente si starà chiedendo cosa ci faccio con dei brillantini dorati in faccia, pronto per andare a far festa, in un momento del genere.
Non lo so neanch'io, in realtà. Odio i luoghi affollati, detesto sentirmi intrappolato in una folla di gente e avere i loro sguardi addosso, però mio fratello e Seb si sono alleati contro di me. Bello o brutto, in pigiama o vestito: verso le dieci mi porteranno comunque a casa di Taylor.
Perché a me?
«Cioé ti ha fissato come un pezzo di carne!» esclama ancora la mia amica leggendo, con un cipiglio sul volto, l'ultima pagina del diario.
«E tu vai a una festa? Non dalla polizia?»
Ha ragione, ma questa situazione non è nemmeno colpa mia!
Mi lamento fra me e me, disegnandomi un giglio sotto l'occhio destro con del trucco rubato alla signorina qui presente.
Porca puttana!
Prendo un cotton fioc imbevuto di struccante per sistemare una foglia che mi è venuta male. Con scarsi risultati, aggiungerei.
Doveva per forza essere un party a tema?
«Dio mio, Isaac!» esclama Cloé d'un tratto, alzandosi dal letto per sistemare l'obbrobrio che sto combinando con la matita.
Mi fa girare verso di lei, agguantandomi la mascella con le dita. Ha le unghie laccate di rosso troppo lunghe e temo che mi voglia strappare la faccia quando si avvicina per aggiustare il disegno.
Ma Cloé resta Cloé: è una brava ragazza. Certo, diventa una stronza insopportabile se pensi che ti stia rubando l'amore della tua vita, visto quanto cazzo è perfetta in tutto.
«Sei un idiota.» mi sgrida, tirando fuori la lingua per incastrarla fra le labbra. Lo fa quando è concentrata.
«Non mi trucco mai.» mi giustifico.
«Non per quello.» sbuffa.
«E stai fermo!» mi tira un colpetto sotto l'orecchio. Lo schiocco mi porta a sbarrare le palpebre, frastornato.
La vita sa essere davvero ironica.
Mi dico, piuttosto colpito da come si sta facendo in quattro per aiutarmi. Una volta mi sarei rasato a zero pur di non stare nella stessa stanza con lei, ma ora la considero una persona di fiducia.
Ho avuto modo di conoscere qualche suo lato bizzarro e ho scoperto che non posso proprio odiarla.
So che non mi farebbe mai del male, non ne sarebbe capace. È generosa quanto sveglia.
Voglio dire, è la stessa donna che ogni domenica si alza presto per andare in biblioteca a leggere fiabe ai bambini.
"Ti stai ammorbidendo, Zacchino."
Stai zitta.
"Però è vero: l'hai invitata tu qui stasera."
Non posso ribattere.
In realtà mi sento un po' in colpa per averle guastato l'umore.
Quando l'ho chiamata per aiutarmi con questa cosa, Cloé era entusiasta e si è portata da casa una borsa piena di ogni sorta di rossetto, eyeliner e mascara; ma il suo atteggiamento è cambiato radicalmente non appena ha saputo cos'è successo con il padre di Seb, un paio di giorni fa.
La cosa peggiore è che l'ha scoperto da sola e questo l'ha fatta imbestialire.
Non ho fatto in tempo a spiegarmi: lei mi ha dato dello stupido idiota prima che aprissi bocca, guadagnandosi una standing ovation da parte della fata.
A onor del vero, magari non glielo avrei nemmeno mai accennato, perché non voglio che Sebastian si metta nei guai, ma qualcuno non sa farsi gli affari propri.
Cloé ha notato il mio diario sul comodino, l'ha aperto mentre ero in bagno e l'ho beccata a leggerlo quando sono tornato indietro. Vorrei dire che è stato un caso, però non è la prima volta che lo fa e ormai l'ho accettato: a questo punto sono scemo io per averlo lasciato in giro.
"Mai sottovalutare l'istinto femminile. Avrà sentito puzza di bruciato."
Per favore, se devi farmi da coscienza non usare certi stereotipi.
«Ahia!» sbotto, proteggendomi il ginocchio colpito con una mano. Mi ha dato un pizzicotto.
«Non guardarmi così.» sospira.
«Ho promesso ad Akiko che ti avrei impedito di estraniarti.»
«Ma dai.» sbuffo.
Da quando sono diventate amiche per la pelle?
«E non cambiare discorso!» continua, lanciandomi un'occhiata di fuoco.
«Seb ti ha attaccato la Sebastianite?»
«Cosa?»
«Dico solo che siete due imbecilli.» mi pizzica il naso, qualche glitter le si attacca ai polpastrelli.
Mi viene da starnutire.
«Davvero, non so chi tra voi due sia più da ricovero.» bisbiglia, passandomi un fazzoletto.
«Grazie.» tiro su con il naso e me lo soffio, facendo attenzione al trucco.
«Non capisco. Perché non vi siete ancora messi insieme?» chiede all'improvviso. Sobbalzo, è un calcio sotto la cintura questo.
Non mi aspettavo una domanda così diretta.
Distolgo lo sguardo.
«Perché non sono ricambiato.» confesso arrossendo un pochino.
«Scusa!?» esclama Cloé puntandomi contro la matita. La sta usando come arma bianca e mi tiro indietro, vagamente intimorito.
«Piano con quella!» mi lamento, perché a momenti mi acceca.
«No, piano un cazzo!» incrocia le braccia al petto.
«Chi è che non sarebbe ricambiato?» assottiglia gli occhi. Se potesse, mi farebbe la pelle.
«Io.» sussurro.
«A Sebastian piace un certo Ismael.»
Odio parlarne, ma almeno ho la scusa per indagare un po' sulla questione. Forse Cloé ne sa qualcosa: è stata lei a dirmi della cotta di Seb per il suo amico d'infanzia, no?
«Lo conosci?»
Non mi risponde, si limita a emettere un profondo respiro, piuttosto spazientita. D'un tratto si è irrigidita, ma freme di rabbia.
«Basta! Seb è ufficialmente stupido.» mi dice, prima di riprendere a torturarsi i capelli con le dita.
«Perché lo pensi?»
«Perché uno, mi ha rubato Julia.» comincia a elencare.
«Stanno sempre appiccicati. Non era fidanzato lui?»
Già, c'era anche questo minuscolo dettaglio.
«Due, suo padre è un emerito cretino e lui gli è andato dietro.» continua lanciando un'occhiata al diario.
Solo perché ha paura di lui.
"Smettila di difenderlo."
«E tre, ti ha fatto diventare scemo.» conclude.
«Non è vero.»
«Sì che lo è!» si impunta. Vorrei davvero darle retta, ma qualcuno alle sue spalle richiama la mia attenzione. Sorrido, non riesco a trattenermi.
«Ti ha fuso il cervello a furia di parlare di ragni e farfalle, per questo non ti sei accorto che Ismael sei-»
«Ancora a fare da terzo incomodo, Clo?» la interrompe Sebastian, entrando nella camera.
«Ehi, Zack.» mi saluta, venendomi immediatamente vicino.
Rivolge a Cloé appena uno sguardo, prima di stringermi fra le sue braccia. E lo fa in modo possessivo, quasi volesse marcare il territorio.
È geloso.
Realizzo.
«Seb!» sbarro le palpebre.
«Stai benissimo, piccolo.» mormora contro il mio collo, senza preoccuparsi di nascondere che si sta godendo il mio profumo.
Merda! Ma è impazzito!?
«C'è Cloé!» gli faccio notare.
«Già, la vedo anch'io.» sottolinea, osservandola come se volesse dirle che deve andarsene. Gli do uno schiaffetto sulla spalla, lui mi fa il broncio.
«Prendetevi una cazzo di stanza!» sbotta lei con le mani sui fianchi.
«La tua bella non ti basta o cosa?» lancia immediatamente una frecciatina a Seb. Non posso dire che siano come cane e gatto. Si stuzzicano a vicenda, ma stanno sorridendo.
«Che c'è? Sei gelosa?» ghigna Seb.
«Anche se passi con Scarlett quasi ogni notte?»
«Come fai a sapere-» si interrompe, scuote la testa, rassegnata.
«No, guarda, non te lo chiedo neanche.» alza un palmo, come a zittirlo.
«Ti aspetto giù, Zack.» mi dice.
«Resti una testa di cazzo, Seb.»
E se ne va.
«Come se questo lato di me ti dispiacesse!» le urla Sebastian, prima che lei imbocchi il corridoio. Cloé risponde con un gestaccio, poi scompare dalla nostra vista e prende le scale.
«Puoi smetterla di flirtare con la tua ex davanti a me?» gli dò un pizzicotto sulla pancia e Seb, di tutta risposta, mi abbraccia ancora più forte. Ride spensierato, coccolandomi come se fossi il suo fidanzato. E ancora una volta mi illudo di essere speciale.
«Non ci siamo mai messi insieme.» mi corregge.
«Quindi non conta come flirtare. È praticamente mia sorella ormai.»
«Era la tua quasi-ragazza.» alzo gli occhi al cielo.
«E io ero "il fratello che non avevi mai avuto", ma ieri mi hai-» mi ferma con un bacio.
La sua bocca vorace mi incatena e lascio che mi prenda piano per la gola, approfondendo quel contatto.
Ah, cazzo.
Ogni volta che avverto quelle belle dita affusolate accarezzarmi la giugulare mi viene voglia di mettergli un guinzaglio al collo. E di stringere la presa.
La sua lingua assetata cerca subito la mia e gli permetto di assaporarmi. Sa di arancia, di caramella. È un saluto veloce, eppure quando ci stacchiamo sono già a corto di fiato. Ho fatto appena in tempo a solleticarlo, desidero di più.
"Sei sicuro che baci solamente te così?" mi punzecchia la fata.
"Voglio dire, siete scopamici, non amanti. Potete farlo con chi volete."
Zittisco subito questo fastidioso tarlo nell'orecchio, mordendomi l'interno della guancia. Ho scoperto che distrarmi con il dolore funziona. E basta un pizzicorio leggero, non deve essere qualcosa di atroce o insopportabile.
Certo, se Linda sapesse cosa combino mi darebbe una strigliata.
«Sono così poco interessante?» mi domanda Seb, alzando una mano per sfiorarmi il labbro inferiore. Il polpastrello ne percorre la parte carnosa lentamente, avanti e indietro, e schiudo la bocca, fissandolo.
Deve essersi accorto che ero sovrappensiero.
«Allora?» insiste, premendo.
«Per niente.» sussurro, ritrovandomi il suo pollice fra i denti. Lo mordo, lui sogghigna.
«Comunque non è il momento.» lo avverto, liberandolo.
«Ma io ne ho così tanta voglia.» mormora roco, sulla mia bocca.
«Ti fa ancora male?» chiede poi strizzandomi una chiappa. Trattengo un urletto davvero poco virile.
«La prossima volta stai sotto tu.» gli soffio contro.
«Non fingere che non ti sia piaciuto.» inclina il capo, fa per baciarmi ancora. Socchiude le palpebre, aspetta che gli vada incontro.
«Ti odio quando fai così.» ribatto stando al gioco.
E dire che ci siamo sfogati solamente ieri. L'abbiamo fatto, ancora e ancora, e ho lasciato a lui il comando.
Ora comprendo benissimo come abbia conquistato tutte quelle donne. Ha la lingua lunga, in ogni senso possibile.
Seb è semplicemente stupendo, cazzo.
Abbiamo anche capito che in qualsiasi modo ci uniamo funzioniamo alla grande. C'è chimica, è come se i nostri corpi fossero stati creati per stare incollati.
Anche ora la avverto chiaramente, mentre butta per terra i fogli che avevo sulla scrivania con un gesto del braccio e mi fa sedere. Si posiziona fra le mie cosce aperte, appoggiandosi al bordo del tavolo con le mani per approfondire ogni bacio che ci stiamo scambiando.
Lo sento mio.
Cazzo, se è mio.
Gli accarezzo la mascella, lo invito a osare di più quando gli artiglio il bacino con le gambe. Seb non se lo lascia ripetere. Abbiamo così tanta fame l'uno dell'altro che non ci importa di nulla.
E sono drogato di questo profumo d'arancia.
«Basta.» ridacchio, quando scende a succhiarmi la gola.
«Mi stai sbavando il trucco.» gli dico, ma in realtà non me ne frega nulla.
«Giusto.» alza un sopracciglio, sa anche lui che è una scusa.
Mi sfiora l'interno della coscia. Rabbrividisco. Lui si lecca le labbra. Si è messo della matita nera sotto gli occhi, gli accentua lo sguardo. È chiaro e luminoso quanto quello di un predatore.
Mi abbassa lentamente la cerniera dei jeans. Deglutisco. Mi solletica attraverso il tessuto dei boxer
«Tranquillo, non ti sporcherò.» sussurra bramoso. Si lecca le labbra.
«Ingoi?»
«Mm-mm.»
«Aspetta.» lo supplico.
Siamo in ritardo, dobbiamo sbrigarci e non dovremmo lasciarci prendere dalla passione perché sia Cloé che Paul sono in casa. E presto rientreranno anche Akiko e papà con i miei fratelli.
Sebastian è pure qui clandestinamente, tecnicamente è ancora in punizione.
Penso, ma il mio corpo è tutt'altro che razionale, perché allargo le gambe in risposta al suo tocco.
«Vorrei chiudere la porta a chiave e scoparti.» mormora, chinandosi in ginocchio.
Finalmente!
«Tu sopra?» sussurro, a corto di fiato.
«O facciamo due round.» propone.
«Tu il primo giro, io il secondo.»
"Siete arrivati a parlare di chi incula chi. Sono progressi."
Hai appena rovinato il momento!
Per fortuna Seb la fa tacere, baciandomi il pene da sopra il tessuto delle mutande. Lo assaggia come se stesse mangiando un gelato e, da come si muove, lo adora almeno la metà di quanto piace a me.
Gemo quando comincia a succhiarmelo. Non posso resistergli. Sono completamente senza difese con quest'uomo.
È tremendamente sexy: sotto di me, con la mia erezione che gli preme contro la guancia.
Cazzo, se capisco come ha conquistato quella gente!
«Stai pensando qualcosa di cattivo, vero?» domanda.
«Hai quell'espressione.»
«Solo che sembri affamato di cazzi.» socchiudo le palpebre. Non so neanch'io da dove mi sia uscita questa sfrontatezza, ma pare piaccia anche a lui.
«Sono affamato del tuo.» deglutisce.
«È dannatamente grande.»
«Ti ho sorpreso?» ridacchio. E ammetto di essere arrossito.
«Te lo aspettavi più piccolo perché sembro una donna?» non l'ho chiesto con cattiveria, eppure lui mi risponde serissimo.
«Isaac, sei l'uomo più bello su cui abbia mai posato gli occhi.» mi morde la pelle della gamba, marchiandomi. Allungo gli arti, la tensione mi mozza il respiro. Brucia, ma in modo dolcissimo.
«E anche il più virile.» continua, leccandomi la ferita.
«Non mi faccio sottomettere dal primo che passa.»
Addento forte il labbro inferiore. Potrei venire solamente guardandolo.
«Ma perché ti sei fidanzato?» mi lamento.
«Per renderti le cose più difficili.» ribatte lui, tirandomelo fuori dalle mutande.
«Sai che uno stronzo?»
«Sì, me l'hai già detto.»
Mi prende in bocca senza alcuna esitazione. Chiude le palpebre, lo gusta. Deglutisco. Si tira indietro. Spalanca le fauci, mostrandomi la gola. Sembra così scivolosa...
Lancio un'occhiata alla porta. È aperta, ma Cloé e Paul sono al piano di sotto, in caffetteria, dovrei riuscire a sentire i loro passi se dovessero venire a chiamarci.
Un colpo.
Serro le palpebre, facendomi travolgere da una scarica di brividi caldi. Mi ha leccato.
Dio...
Gli accarezzo la chioma, mentre la sua lingua bagnata mi sfiora la pelle. Non si limita all'asta, abbassa il bordo delle mutande il più possibile per dedicare la stessa attenzione anche alla base. Sto andando a fuoco.
Mi sento pulsare tutto, non riesco a tenere ferme le gambe. Gliele appoggio sulle spalle, premendogli i talloni contro la schiena per incoraggiarlo ad avvicinarsi.
Grazie al cielo, Sebastian mi asseconda.
D'un tratto mi prende per intero, fino in fondo. È maledettamente bollente. E succhia, lo fa con vigore e a ritmo deciso, muovendosi lungo tutta la lunghezza, oscillando avanti e indietro.
Stringo la presa sui suoi capelli. Credo di fargli male, ma lui mugugna di sollievo. Gli piace da matti quando lo tratto così. Muovo il bacino, gli vado contro. Mi artiglia le cosce lasciandomi una decina di graffi rossastri.
E poi vengo nella sua bocca e lui ingoia, come aveva promesso.
«Una volta pensavo che ci avrei provato spudoratamente con te, anche se ti fossi fidanzato.» ammetto, mentre Seb si rimette in piedi per darmi un bacio.
Ha il mio sapore sulle labbra, ma non mi fa schifo quanto credevo. Immagino che Sebastian renda bello ogni tabù.
«E ora?» mi domanda.
«Mi sento tremendamente in colpa.» eppure gli butto le braccia al collo.
«Non sei credibile.» ghigna.
«Ma è la verità.» mi sistema il pacco, mentre ricambio ogni attenzione che mi ha riservato baciandogli il mento. Non si è fatto la barba e punge un po', ma anche così è tremendamente sexy. Sembra più maturo...
«Quando pensavo che fossi innamorato di Cloé era tutto più semplice. Ora non so nemmeno cosa ti passa per la testa.»
«Devi solo fidarti di me.» mi dice, tirandomi su la cerniera. Mi accarezza un'ultima volta attraverso i jeans.
«Puoi farlo?»
«È difficile quando continui ad approfittarti di ciò che provo per infilarti nelle mie mutande.»
«Touchè.» ridacchia. Mi prende per le spalle, spostandomi per potermi guardare negli occhi.
«È assurdo che voglia succhiartelo di nuovo?»
«Sembri in calore.»
«Forse lo sono.»
«Ah-ah, molto divertente.» sussurro, accogliendo con un sorriso l'ennesimo bacio.
«Si può sapere che cazzo vuoi da me?»
«Al momento chinarti sulla scrivania, piccolo.» scherza.
«Seb, dovremmo...» provo a fargli cambiare idea, ma non funziona perché mi zittisce con un pizzicotto sul fianco.
«Già, dovremmo spogliarci.» sogghigna.
Alzo gli occhi al cielo.
«Non sei un po' troppo disperato, Sebby?» lo prendo in giro, massaggiandogli il petto.
«Non ne hai idea.» mi respira contro.
Seb è sodo, ma pure caldo e grande. Ha così tanti muscoli che mi chiedo se riuscirebbe ad accogliermi tra i pettorali. Cazzo, sarebbe soddisfacente se si aiutasse con le mani e la bocca.
"Ti sei appena immaginato una spagnola?"
È il mio scopamico, posso permettermi certe fantasie, ormai.
"Se solo non stesse con un'altra."
Oh beh, devo solo farli lasciare.
"Cosa?"
«Vorrei rimanere qua, ma mi piacerebbe anche bere, ballare e divertirmi con te alla festa.» ammette d'un tratto, accarezzandomi le cosce.
«Sì, certo.» mi incanto sempre quando mi guarda in quel modo. I suoi occhi sono talmente blu.
«È la verità. Quindi lascio a te la scelta.» mi provoca.
"Alla festa ci sarà anche Julia probabilmente, Taylor invita mezzo mondo." mi ricorda la fata.
"Quindi dovresti mandare al diavolo tutto e chiuderti a casa con Seb. Così sarà solo tuo."
Mi piacerebbe da matti.
"Ma?"
Ma voglio mostrare a Julia quanto cazzo siamo intimi, noi due.
"Oh oh. Sei già ubriaco?"
«Quella che non mi fa venire i sensi di colpa.» mento. In realtà sono sul piede di guerra.
Forse è colpa di quello che abbiamo appena combinato o magari è perché ho passato mezza serata con Cloé e l'ho vista stare male per Julia, ma mi sento piuttosto vendicativo. Tratteneva le lacrime, quando mi ha domandato se sapevo qualcosa di lei.
Quando le ho detto che non c'era nulla fra lei e Sebastian mi è parsa sollevata. Era ancora convinta che avessero combinato qualcosa nella doccia.
«Come fai a saperlo?» mi ha chiesto.
«Seb ha detto che avrebbe tradito qualcuno di importante se l'avesse toccata.» le ho risposto e questo le è bastato.
Cloé mi dà fiducia e io credo in Sebastian. Magari è la scelta sbagliata, ma proprio per questo devo andare. Stasera mostrerò a Julia che lui è mio.
Solo mio.
«Scommetto che non riusciranno a smettere di guardarti.» mi dice, lasciandomi andare.
«E io sarò lì a vantarmi di quanto sei bello.»
Lancio un'occhiata al mio riflesso nello specchio. Per fortuna non ho messo il rossetto: ho le labbra gonfie come gommoni.
Il resto non è messo così male, però mi domando come possa pensare davvero che guarderanno me quando al mio fianco ho praticamente un diavolo tentatore.
«Non essere ridicolo.» sbuffo, prendendo l'eyeliner.
Il tema è fiori e glitter, per qualche motivo a me sconosciuto.
Anche Seb ha dei segni in faccia: qualche petalo e un rovo, nulla di esagerato.
Mi riavvicino a lui, gli sposto la camicia scura con le dita, sbottonandolo. Lui mi lascia fare. Ho preso quello bianco perché sapevo che avrebbe fatto un figurone sulla sua pelle ma: «Sarò l'unico a vederlo, vero, Sebby?» lo intimo, mentre muovo la punta fredda sul suo corpo per disegnargli un piccolo giglio.
«Come Sua Maestà desidera.» risponde, scherzoso.
Aspetta pazientemente che finisca, nonostante il solletico. E in un moto di puro e possessivo egoismo scrivo il mio nome accanto allo stelo del fiore. Lui sogghigna.
«Ora siamo abbinati.» mi dice, sereno. Il suo cuore batte così forte che lo sento attraverso le dita. Si scosta. Muove due passi. Prende un eyeliner nero dal borsone di Cloé, poggiato sulla sedia. Torna da me.
Mi alza la maglia, scoprendomi la pancia. Apro la bocca, mi incastra il tessuto fra i denti. Disegna una farfalla sul mio addome.
E firma.
Libero il lembo ormai bagnato di saliva.
«Sarò il solo a sapere che è lì, giusto?» chiede, sfiorando le linee che ha creato da sopra la maglia.
«Fallo asciugare o si sbava, idiota.» ghigno, abbottonandogli la camicia.
Fa per ribattere, ma viene interrotto.
«Zacchino!» mi chiama all'improvviso Paul, dal piano di sotto. I suoi passi mi risvegliano dallo stato di torpore in cui ero caduto.
«Più tardi, va bene?» bisbiglio, chiudendo l'eyeliner. Anche lui fa lo stesso con il suo.
«Stanotte stai con me.»
La mia non è una domanda.
«Cazzo, sei irresistibile.» commenta.
Mi concedo un respiro profondo. Dopo.
Prima devo pensare a Julia. Non so bene come, ma ho la sensazione che sia coinvolta in qualche modo con il fidanzamento improvviso di Sebastian.
E ne verrò a capo.
So bene che mi sto comportando da stronzo, ma quella megera non merita la mia pietà, visto come continua a far soffrire Cloé. Non sono in pace con me stesso, questo no, perché tradire fa schifo, però rivedere quei tagli su quei polsi pallidi è stato scioccante.
Lei li ha coperti disegnandoci sopra un'edera, quasi non fossero neanche lì. È talmente abituata a quella vista, che per lei sono diventati normali.
È stato un pugno dritto in pancia. Cloé aveva gli occhi gonfi di lacrime mentre mormorava il suo nome, raccontandomi di come in fondo Julia sia dolce e buona.
Però io semplicemente non ci credo.
E spero che le cose tra lei e Scarlett vadano alla grande.
Julia le ha rubato un pezzo di cuore e l'ha lasciata a sanguinare, infischiandosene del fatto che stia morendo per lei.
Perché dovrei lasciare il mio Seb nelle grinfie di una persona del genere? Non voglio che spezzi anche lui.
«Prenoto l'albergo?» mi domanda Sebastian d'un tratto, tirando fuori il cellulare.
«Dividiamo il conto a metà.» ribatto.
«Ci sto.»
Quando Paul è praticamente già in corridoio, Seb mi dà una pacca sul sedere, facendomi saltare sul posto.
Perché deve essere così...
«Stronzo.» lo insulto.
«Ottima strategia.» ribatte.
«Chiamare stronzo il ragazzo che ami lo farà sicuramente cadere ai tuoi piedi.» mi fa la linguaccia.
«Ma!»
L'ha fatto apposta!
«Interrompo qualcosa?» ci domanda Paul dalla soglia, guardandoci come se sapesse benissimo cosa stavamo facendo.
Voglio sprofondare!
Da quanto ci osserva?
«No!»
«Sì.» diciamo allo stesso tempo.
«Cosa? Dobbiamo nasconderlo anche a lui?» chiede Sebastian, fingendosi innocente mentre si sistema il colletto della camicia.
«Nascondermi che?» ghigna Paul.
Merda!
«Niente!» mi metto sulla difensiva.
«E tu stai zitto.» sussurro a Seb, anche se è palese che Paul mi abbia sentito, perché ora alza e abbassa le sopracciglia come un cretino.
«Non insinuare cose strane!»
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