trenta ~ 𝚒𝚗𝚜𝚒𝚎𝚖𝚎
𝚒𝚜𝚊𝚊𝚌 𝚜𝚙𝚒𝚍𝚎𝚛
Neanche nei miei sogni più bagnati avrei mai immaginato la scena che ora mi si sta palesando davanti agli occhi.
Sebastian mi aspetta a carponi, con il sedere all'insù. Il suo viso è contratto in una smorfia di disappunto, per via di quel leggero bruciore che presto lo lascerà senza respiro. È scosso da tremiti, ha il corpo imperlato di sudore e non posso fare a meno di pensare che sia mio.
Forse mi sto illudendo, probabilmente domattina torneremo a essere solamente amici, ma adesso non mi importa, perché nessuno può togliermi questo istante.
Adoro come i suoi muscoli guizzino, rispondendo alle sue stesse dita inesperte, amo che si stia preparando per accogliermi.
Sono follemente innamorato di quest'uomo capriccioso e lui sa benissimo che ha questo enorme potere su di me: gode dei miei sguardi lascivi, di come vado incontro a ogni suo richiamo.
Seb è egoista. Continua a darmi false speranze e io, ingordo, gli permetto di lusingarmi, conquistarmi e ingannarmi.
Il problema è che non potrei mai respingerlo. Sono drogato di lui, del suo respiro, del suo sorriso da principe azzurro e di quello sguardo assetato.
Dio, mi sta implorando di fare qualcosa per soddisfarlo!
Il suo corpo sarà almeno il doppio del mio, visto quanto è allenato, e per me è strano vederlo così vulnerabile e sottomesso, però non posso certo dire di odiarlo.
Al contrario...
«Ti vuoi muovere?» sbuffa d'un tratto, risvegliandomi dalla trance.
«Sì, scusa.»
Sebastian ha la capacità innata di sbloccare il mio sadismo. Adoro come si morde il labbro inferiore, trattenendo a stento le lacrime.
Lui, che con le dita prova ancora ad allargare la sua entrata, mi osserva, guardandomi dritto negli occhi, mentre mi allungo verso il comodino per tirare fuori il gel lubrificante.
È entrato solo il medio per ora, ma ha già il fiato corto e, mentre fa di tutto per rimanere a quattro zampe e non cadere, dimena leggermente il bacino, stregandomi.
È la cosa più sexy che abbia mai visto in vita mia.
«Credi che entrerà?» mi chiede, soffocando un gemito.
«Deve, se vuoi diventar mio.» ribatto, raggiungendolo con il lubrificante in mano.
«Io sono già tuo.» sospira, rassegnato.
«Guarda cosa mi stai facendo fare.» aggiunge, togliendo la mano dal buco.
«Dio, non sono abituato a questo.»
Esito per un attimo, ma poi: «Credevo vedessi diverse persone.» gli dico, alzando un sopracciglio, sorpreso.
«Isaac, io non do il culo a tutti.» mi guarda male.
Deglutisco.
«Posso chiederti quante volte l'hai fatto?» domando, anche se la risposta potrebbe farmi male. È assurdo che voglia monopolizzarlo così tanto da desiderare perfino di cancellare il passato.
«Hai sentito quanto sono stretto, risponditi da solo.» arrossisce.
Merda.
Non l'ho mai visto tanto timido.
È dannatamente carino.
«Allora devo essere davvero speciale, Sebby.» scherzo.
«Lo sei.» bisbiglia, fissando lo sguardo sul mio petto scoperto. Tremo al solo pensiero di cosa potrebbe farmi, di ciò che sta immaginando.
«Non è molto etero da parte tua.»
«Sarà che sono bi.» puntualizza, facendomi segno di avvicinarmi.
«È il tuo coming-out?» sghignazzo, posizionandomi in ginocchio, di fronte a lui e, per tutta risposta, Seb mi imita. Solo che allarga le gambe e mi fa cenno di passargli il tubetto.
«La mia prima cotta è stata per un maschio.» alza un sopracciglio.
«Dammelo.» continua poi, porgendomi una mano, a palmo in sù.
Ma col cavolo!
Penso, rovesciandomi un po' di quel liquido appiccicoso fra le dita.
«Ti darò altro fra poco.» ribatto, cocciuto, suscitandogli una leggera risatina.
Il gel è freddo e scivoloso: non riesco a smettere di ghignare pensando a come presto Seb griderà il mio nome.
Voglio fargli perdere totalmente il controllo.
«Battuta pessima.» fa lui, divertito, ritirando indietro il braccio.
Avrà capito l'antifona: non intendo cambiare idea. Decide quindi di farmi venire l'acquolina in bocca, perché artiglia con le unghie le sue stesse cosce, spalancandole, e si lascia scivolare all'indietro, regalandomi pieno accesso alla sua zona intima.
Ovviamente divento bordeaux. Sto cercando di apparire sicuro di me, ma la verità è che il cuore sta per sfondarmi la gabbia toracica da quanto batte forte. Spero che non lo noti.
«Cosa c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» domanda, civettuolo.
«A proposito di pessime battute...» lo prendo in giro, anche se ho già ingoiato almeno tre litri di saliva.
«Non hai ancora sentito niente. Guarda che posso fare molto di peggio, se voglio.» si vanta.
Appoggiato alla tastiera del letto, Sebastian mi guarda beffardo, invitandomi a toccarlo. Sfiora prima il pube, i piccoli peli che incorniciano quel capolavoro, poi percorre la sua intera lunghezza con l'indice, e infine si sofferma sulla vena che, pallida, risalta la grandezza di quella meraviglia.
«Sorprendimi.» ridacchio, approcciando finalmente la sua entrata.
Mi faccio spazio, allargando la spaccatura afferrandogli una chiappa e - porca puttana! - sa di bagnoschiuma; il profumo è così forte che per un secondo mi manda in tilt.
«Eri venuto qui solo per parlarmi, certo...» lo accuso.
«Tra poco verrò e ti sto parlando proprio ora, io non vedo errori.» mi fa l'occhiolino e riesce a farmi ridere.
«Tu e le tue cazzo di battutacce.» borbotto, sorridendo come un idiota.
«Come se le detestassi davvero...» obietta, ma lo zittisco inserendo il primo dito.
Si irrigidisce immediatamente, fa un respiro profondo, butta la testa all'indietro.
«Come va?» chiedo.
«Come se avessi un dito in culo.» mormora, dolorante.
«Come vuoi che vada?»
«Facciamo una pausa?» gli domando, un po' deluso, ma lui prontamente mi afferra il polso, mollando una delle sue povere gambe. Ci ha lasciato il segno.
«Guai a te se scappi.» sbotta.
«Sono stufo di giocare a nascondino.»
«A me pare più acchiapparella.» lo correggo, ma solo perché sono sicuro di farlo rilassare, e infatti mi lascia andare. Si distende nuovamente, mi dà le redini del suo corpo.
«E poi non sono io quello che scappa.»
«Adesso sono qui, no?»
«Sì, ci sei.»
Il suo sedere è sodo, ma molto più morbido di quanto immaginassi e ora mi chiedo come sarebbe rosso e dolorante, con la mia impronta stampata sopra.
Cazzo, i miei ormoni stanno prendendo il sopravvento.
«Inspira.» gli dico, provando a inserire un secondo dito e Sebastian mi ascolta, facendo esattamente ciò che gli sto chiedendo.
«Espira.» mormoro dopo due secondi, incantato da come il suo petto segue i miei ordini, da come si alza e si abbassa, comandato dalla mia voce.
Lo amo.
Darei ogni cosa per lui.
Non voglio che altri lo vedano in questo stato, dovrei essere l'unico ad avere questo privilegio.
Mi ritrovo a pensare, colto da un'improvvisa scarica di gelosia.
«Davvero sarò il solo d'ora in poi?» non so perché d'un tratto ho rotto la magia, ponendogli proprio quella domanda. Un momento di insicurezza, forse.
Seb, però, mi rassicura: «È a te che sto permettendo di violarmi.» sbuffa.
«Brutto idiota.» continua e io, magari perché un tantino offeso, lo ammetto, comincio a muovere le dita.
Sebastian spalanca le palpebre, sorpreso, lasciandosi sfuggire un urletto. La presa sulla gamba aumenta d'intensità, quasi volesse punirsi, fino a quando non riesce più a reggere e si porta anche l'altra mano alla bocca.
Si morde le dita, chiude gli occhi e i suoi gemiti strozzati riempiono la stanza. È un'ottima risposta e mi motiva un bel po'.
Comunque l'idiota qui è lui.
Sono certo che le sue cosce siano già rosse come ciliegie e che risultino perfino sulla pelle bronzea. Adoro come sembri caramello, come si stia fondendo fra le mie mani, come riesca a manipolarlo.
Chi l'avrebbe mai detto che avrei trovato il suo punto debole a letto? Seb pare sempre così forte, invincibile, ora invece è bisognoso e mi prega di muovermi più velocemente, di stravolgerlo.
Allungando le dita in alto, provo a cercare la prostata, ma purtroppo non riesco a raggiungerla.
So di essere vicino, però.
«Facciamo tre?» suggerisco d'un tratto e Sebastian, scosso dai tremiti, annuisce, dandomi il permesso. È mio complice in questo tremendo errore in cui ci stiamo cacciando e amo che non si tiri indietro neanche ora. Così lo faccio: continuando a spingere, senza concedergli il tempo di pensare.
Mentirei se dicessi che le dita non mi stiano formicolando, ma Seb è così bello mentre si contorce che mi farei venire il tunnel carpale pur di sfiorarlo.
Ho il cazzo dolorante, mi preme contro l'interno della gamba, mi supplica di fare mio questo ragazzo d'oro. Di macchiarlo completamente, di ridurlo a un casino. Domani voglio svegliarmi e vedere come prima cosa la sua chioma spettinata sul mio cuscino, il suo viso addormentato ancora appagato, sereno, e il mio seme sparso su tutto il suo petto.
Cazzo!
«Seb, dimmi che manca poco.» gli dico.
«Perché dubito che reggerò ancora per molto.»
«...più.» mormora in risposta, chiudendo all'improvviso la mano sul suo pene. Comincia a muoversi, correndo allo stesso ritmo delle mie spinte, ed è tanto sensuale che non gli resisto e appoggio le labbra sulla cappella.
Il suo sapore salino mi invade la bocca, mentre lo accolgo e Sebastian mi osserva, implorante, quando comincio a succhiarglielo.
«Basta...» mi prega.
«Non è così che-» ha il fiato mozzato.
«Merda!» sbotta, afferrandomi per le spalle per allontanarmi dai suoi genitali.
Lo guardo un tantino perplesso, ma nel suo sguardo leggo una determinazione tanto forte da infiammarmi le vene.
Come un incendio, diceva Cloé.
Ora capisco.
«Basta preliminari.» sussurra, abbracciandomi così stretto da impedirmi quasi di respirare.
«Voglio che mi fotti.»
«Anch'io.» confesso, alzandomi per recuperare un preservativo dal suo portafoglio.
Prendo i pantaloni dal pavimento, avvertendo il suo sguardo sulla pelle e dei fruscii piuttosto eloquenti.
Una volta recuperata la protezione, mi volto: mi rendo conto che ha cambiato posizione. Si è completamente sdraiato, lasciando penzolare le gambe sul bordo del letto. È chiaramente un invito a non perdere tempo.
«Tanto per la cronaca, non sono la seconda scelta di nessuno.» bisbiglio, rompendo la plastica protettiva con i denti.
«Non sei la mia seconda scelta.» sbuffa.
«Stai ancora pensando a Ismael?» realizza l'attimo dopo, sconcertato.
«Beh, hai detto di amarlo.»
Ovvio che ci penso.
Srotolo il preservativo lungo il membro, prendendomi il mio tempo, gustandomi i suoi occhi puntati contro. Sta decisamente meglio senza fascia: voglio baciare ogni singolo centimetro del suo viso perfetto.
D'un tratto l'involucro protettivo mi sta ancora più stretto.
«Sono parecchio incasinato.» mi dice, facendo leva sui gomiti per potermi guardare in faccia.
«Ma so che puoi scacciare i miei demoni.»
«Tu sei scappato quando te l'ho chiesto io.» gli faccio notare, freddo come il ghiaccio, ma poi mi faccio avanti, gli accarezzo le ginocchia.
«Ora sono qui, però.» deglutisce.
«Sì e ti stai palesemente approfittando dei miei sentimenti per te.» gli faccio cenno di venirmi vicino e lui obbedisce, circondandomi i fianchi con le gambe.
«Finora mi sono trattenuto ma, Seb, se mi lasci il via libera non risponderò più di me stesso.» dichiaro, osservando quel povero labbro martoriato.
«Voglio solo spegnere il cervello.» bisbiglia, quando mi chino su di lui per baciarlo.
«E voglio che sia il mio migliore amico a staccarmi la spina.» continua, sfiorandomi il naso con il suo.
Trova sempre nuovi modi per tentarmi...
«Voglio perdermi in te e-»
«Quanti voglio. Sei parecchio egoista, eh?» lo interrompo, azzardando un bacetto a fior di labbra. Ci guardiamo disperati: ho solo aggiunto carbone al fuoco.
La sua chioma rosea aspetta solo le mie mani: muoio dalla voglia di giocare con i suoi capelli ondulati. Se glieli tirassi, piagnucolerebbe il mio nome, implorandomi di non torturarlo, come aveva fatto l'ultima volta?
«E quindi? Non ti piaccio più?» sussurra, ma sappiamo entrambi che sono completamente cotto.
«I traditori vanno all'Inferno, Seb.» gli ricordo, focalizzando il discorso sul perché ciò che stiamo facendo è problematico, stupido e decisamente una follia: lui sta con un'altra.
«Menomale che non sono cattolico allora.» ridacchia.
«Sii serio.» lo ribecco.
Mi avvicino alla sua entrata, Seb mi sta a un soffio. Artiglia le mie spalle con le unghie, si impadronisce della poca razionalità che mi era rimasta. Do una piccola spinta, aiutandomi con le dita, e Sebastian trattiene il respiro, in attesa.
Abbiamo abbattuto ogni muro, rotto i freni e tra poco ci andremo a schiantare, me lo sento.
Ci mordiamo l'un l'altro, sembriamo animali.
Provo a impadronirmi della sua bocca, ma quando penso di esserci finalmente riuscito, Seb ribatte prontamente, stordendomi con la lingua.
Mi succhia il labbro, sento il sapore metallico del sangue, e mi accorgo che ci stiamo baciando con così tanta veemenza che abbiamo staccato una delle pellicine dalle labbra di Seb. Solo che non ce ne importa un fico secco.
Non ho mai sentito così tanto caldo. È un puro mix di senso di potere ed eccitazione insieme. Mi strega.
Ed è da un po' che non respiro bene.
Provo un miscuglio di emozioni contrastanti, una baraonda di stimoli tutti diversi e ho smesso di pensare. Quello che sento è un calore che tramortisce e, allo stesso tempo, pompa adrenalina pura.
Gli schiocchi delle nostre bocche, che scappano, si cercano, si inseguono, si ritrovano, è l'unico rumore che ci rimane e va benissimo così.
«Sei un vero stronzo. Spero che tu lo sappia.» gli dico, tra un bacio e l'altro.
«Mai negato di esserlo.»
Non so nemmeno più quando abbiamo cominciato a trovare tutto questo normale. Stuzzicarlo, toccarlo, leccarlo: è quasi diventato ovvio per me, forse per questo trovo così giusto fare l'amore con lui, nonostante sappia benissimo di non essere ricambiato. E lo sento mio, benché esistano così tanti ostacoli.
«Allora siamo scopamici?» gli domando, ma non con il tono triste che mi aspettavo. Anch'io ho il fiato corto, Seb è così bello che mi sto sciogliendo.
«Se lo vuoi. Potrei dedicarti perfino qualche canzone.» scherza, ma la sua risata viene interrotta da un sussulto. La punta è entrata ed è maledettamente stretto.
«Hai ripreso con la chitarra?» chiedo, avvertendo la gola diventare carta vetrata da quanto è secca.
«No, ma potrei farlo, se mi fai da musa.» ribatte, graffiandomi la schiena. Mi segna le scapole, il collo, mi marchia come suo.
«Sai, ho un mezzo debole per chi fa musica, ma di solito è il batterista» non ho più la forza di ridere, sono tremendamente eccitato.
«Posso imparare a suonare qualsiasi strumento.» fa lui.
«O a cantare, se ti piace di più.»
«Perché sei sempre così estremo?» fingo di lamentarmi.
Ormai parliamo solo per distrarci, perché se ci abbandonassimo all'instinto perderemmo la pazienza e potrebbe finire male. Questa è la nostra prima volta insieme, non deve essere precipitosa, ma calma, rassicurante.
Il problema è che ci vogliamo mangiare vivi. Abbiamo aspettato troppo.
Seb è bollente, perfetto, e una parte di me ancora non riesce a credere che, lentamente, stiamo diventando una cosa sola. Vorrei solo dare una forte spinta, e poi un'altra e un'altra ancora, ma non sarebbe giusto nei suoi confronti.
Voglio devastarlo, è vero, però desidero anche che per lui sia piacevole, che alla fine voglia rivedermi e che... mi dia una piccola chance.
Alla fine, resto un illuso.
«Dio...» borbotta.
«Entra...» mi supplica, interrompendo l'ennesimo bacio alla francese.
«Stai a cuccia, Sebby.» mormoro sulla sua bocca.
«Perché? Cosa ti frena ora?»
«Ti avevo anche detto di smetterla di darmi speranze.» gli ricordo.
«E poi prima mi vomiti sulla parete, poi scappi e ora questo: quanto sei volubile? Non ti capisco.» continuo, socchiudendo le palpebre, stanco.
«Io...» soffio.
«Non so nemmeno perché voglio parlarne proprio ora.» confesso.
Ho le lacrime agli occhi. È davvero frustrante. Non comprendo me stesso.
«Isaac...» Seb mormora piano il mio nome, ma quel sospiro diventa presto un gemito quando ci rendiamo conto che ci siamo riusciti. Sono entrato del tutto, i nostri corpi sono connessi.
Io e Sebastian. Insieme.
Il mio cuore perde un battito.
«Wow...» sussurro. Sfiorando con le dita l'esatto punto in cui ci siamo uniti. Tremo di gioia.
«Seb, siamo-»
«Rubami.» mi prega, interrompendomi. Mi guarda e so che è serissimo, nonostante il sorrisetto soddisfatto che gli increspa le labbra.
«A Cloé, Paul, Ismael o al mondo intero, non mi importa. Prendimi e basta.»
Muove il bacino, mi viene incontro, mi fa capire che è pronto e che la mia presenza è esattamente ciò che desidera. Ho ancora i suoi artigli sulla schiena, le sue gambe attorno ai fianchi. Mi stringe a lui, si gode il mio respiro, la mia bocca.
«Anche i ladri vanno all'Inferno.» gli faccio notare, cominciando a muovermi.
«E quindi? Staremmo insieme pure lì.»
Vado piano, ma dopo un paio di spinte già sento la necessità di aumentare il ritmo.
Ogni scarica è intensa, mi inebria da capo a piedi. Sono come dei fulmini violenti, ustionanti, che partono dall'addome e raggiungo ogni singolo dito.
Il peso che avvertivo allo stomaco è scomparso, ora è pura elettricità e ogni colpo diventa più piacevole, più passionale, più animalesco.
«Ti amo.» mi sfugge.
Però lui non risponde.
Ciao, diario.
Penso che South Park sia perfetto per smaltire la sbornia, quindi immagino che possa aiutare anche ora, per questo tra poco accenderò la televisione sperando di beccarlo.
Dovrebbe aiutarmi a rinsavire prima della cena con mamma.
No, non sono ubriaco, né strafatto di qualcosa, però mi sento comunque su di giri. Adrenalina pura! Spero che dopo non arriverà anche il mal di testa, a mo' di effetto collaterale; per prevenirlo credo che andrò a dormire prima del solito.
Comunque non è questo l'importante. Sto straparlando - oddio, forse strascrivendo sarebbe più adatto, visto che questo è un diario.
Vabbè, chissene!
Potrei scalare l'Everest in questo preciso istante, visto quanto mi sento in forma!
Il motivo della mia euforia è, in realtà, molto semplice: io e Sebastian l'abbiamo fatto.
Dico davvero! Dio, non mi sembra reale nemmeno ora! Mi sono dichiarato, di nuovo, ma stavolta è andata decisamente meglio dell'ultima volta!
Però, no, non stiamo insieme.
Credo che il termine corretto sia "amici con benefici"... Ma non voglio pensarci! Sono troppo contento per guastarmi l'umore con le mie solite paranoie. So già che quando l'effetto di questa magia finirà mi sentirò terribilmente in colpa, perché lui non è affatto libero, ma a quello penserò poi.
Per il momento va bene così. Seb è stato solo mio, almeno per qualche ora e, visto ciò che mi ha detto prima di andarsene, la cosa si ripeterà di sicuro.
«Dimmi che nemmeno a te è bastata una volta sola.»
Potrei urlare!
Giuro che prima o poi conquisterò quel ragazzo.
Stavolta il mio vaffanculo è tutto tuo, universo, perché oggi Seb è diventato mio.
Firmato, Zack.
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