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sedici - 𝚞𝚗𝚘 𝚣𝚞𝚌𝚌𝚑𝚎𝚛𝚘 𝚒𝚗𝚏𝚎𝚛𝚗𝚊𝚕𝚎

𝚒𝚜𝚊𝚊𝚌 𝚜𝚙𝚒𝚍𝚎𝚛

Com'è che le persone si immaginando l'Inferno?

Pensano a un oceano di sangue? A un mondo dove piove pece? A demoni armati che ti inseguono, ghignando felici della tua sofferenza? A una ragazza bionda che intona motivetti che inneggiano alla redenzione?

Per me non è questo e l'ho appena scoperto. L'Inferno, quello vero, lo sto vivendo ora. Voglio dire, non riesco a pensare a un'immagine più straziante di quella che ho davanti agli occhi.

Credo che ognuno si raffiguri l'oltretomba a modo suo, mettendoci dentro tutte le proprie paure, rimpianti e sentimenti inespressi, dopotutto è la terra del Diavolo. Secondo questo ragionamento, il mio personalissimo Inferno sarebbe pieno di ragazze bellissime, che avvicinano Seb e lo sbaciucchiano.

Proprio come sta facendo ora quella donna.

Fino a stamattina, ero certo che l'unico ostacolo tra me e Sebastian fosse Cloé, ma evidentemente mi sbagliavo.

Nonostante la rivelazione su Julia, ero abbastanza sicuro che ciò che provava lui fosse autentico.

Mi dicevo che non poteva davvero aver finto così a lungo. Per me era impensabile che quell'aria sognante e il modo amorevole con cui pronunciava il suo nome fossero frutto di una bugia, una recita.

Per questo non capisco.

Chi è questa tizia dai capelli lavanda? Perché lui le permette di arruffargli la chioma? Per quale ragione si stanno baciando tanto appassionatamente?

E soprattutto per quale accidenti di motivo sono venuti a farlo proprio qui, nel mio caffè?

"Forse per mandare un messaggio a Cloé." ricompare la fatina, mettendosi alle mie spalle. Porta con sé tutta l'amarezza che avevo dimenticato nei giorni scorsi. E dire che le sue sporadiche apparse a singhiozzo mi avevano donato un po' di pace.
"Magari vuole farla ingelosire." continua, incurante dei miei sentimenti calpestati.

La verità è che sono senza speranza.

Dopo la conversazione con Cloé, credevo - o meglio speravo - di avere una piccola chance con Seb, invece ci siamo visti sempre meno e alla fine mi ha ignorato del tutto. E ora risbuca così: a caso e con un'amichetta.

Mi sta prendendo per il culo, giusto?

"E se l'avesse portata qui per te? Magari vuole dimostrarti che ciò che avete fatto non conta poi così tanto."

Mi si gela il sangue a quelle parole. Non riesco nemmeno a urlarle di stare zitta o di andare a quel paese, come in passato. Mi si è capovolto lo stomaco e non nel senso buono: nessuna farfalla all'orizzonte, solo una gastrite.

È peggio di quando amoreggiava con Cloé.

Hanno pure ordinato come se nulla fosse!

"Akiko li avrebbe cacciati se si fossero seduti senza prendere nulla."
Mi fa notare la mia immaginazione.
"Hai visto come l'ha guardata storto quando l'ha notata insieme al suo pupillo? Scommetto che sta pensando di denunciare quella poveraccia per rapimento di futuro-genero!"
Ghigna.

Hanno chiesto della cioccolata e un paio di dolcetti: c'è nulla di più romantico?

"Un bouquet di rose rosse accompagnato da anello con diamante?"

Dovrò pure portarglieli con un sorriso in volto!

"Non mi stai ascoltando."

Mi sale la nausea al solo pensiero.

«Te l'avevo detto che era una testa di cazzo.» sbotta Cloé, bevendo un sorso del suo preziosissimo caffè ghiacciato.

«Non lo è.» mi impunto, afferrando con forza il piattino sormontato dal dolce al miele di Seb. È tra i suoi preferiti.

Cloé non dice nulla, ma so che mi sta giudicando. Lo slurp che le esce dalle labbra, mentre succhia la cannuccia, è il suono più fastidioso del pianeta. Le porgo un altro caffè.

«Ha il diritto di frequentare chi vuole.» le faccio notare.

«Ti prego, non difenderlo.» mi guarda male, ma accetta la bibita con un cenno del capo.

Il ghiaccio all'interno del bicchiere tentenna contro la cannuccia di metallo. Cloé se l'è portata da casa: Salviamo le tartarughe!, ha detto.
Una parte di me ammira la sua determinazione, l'altra è ancorata a quando baciava Sebastian senza alcuna vergogna.

"Sei geloso? Di lei? Di nuovo?"

Cloé d'un tratto tamburella con le unghie sul bancone, risvegliandomi dai miei pensieri funesti. Fa scivolare ciò che rimane del vecchio caffè verso di me, avventandosi su quello nuovo l'attimo dopo. Poi continua il discorso.

«So di non poterti fare la predica, per via di Julia e di quello che-» si interrompe, mordendosi con forza il labbro inferiore.

Ci risiamo.

Ho imparato che tende a rabbuiarsi non appena si sfiora l'argomento Julia. Anche se ha il suo nome sempre fra i denti, come se non vedesse l'ora di sgusciare fuori dalla sua boccuccia impertinente.

Sospiro.
Perché mi caccio in queste situazioni spinose?

«Ma?» la sprono, anche se vorrei dirle che ha ragione: non può sgridarmi per Sebastian, quando lei stessa è innamorata di una causa persa.

Purtroppo negli ultimi giorni sono diventato debole a quegli occhi tristi, quindi mi cucio l'apparato boccale.

«Ma lui è uno stupido.» sbuffa.
«Insomma da quanto ci siamo "mollati"?» fa le virgolette con le dita. Ironico quanto poco prenda sul serio la loro vecchia storia. Io le davo - e le do tutt'ora - molto più credito.
«Un paio di giorni?»

«Una settimana.» le ricordo alzando gli occhi al cielo.

Come potevo pensare che Sebastian fosse ricambiato, quando a lei importa così tanto della loro ex-relazione?

"Il sarcasmo non ti rende più intelligente, lo sai, sì?"

«Una settimana, giusto!» annuisce Cloé.
«E in sette giorni, voi non vi siete visti chissà quanto, mi sbaglio?»

«Otto giorni, con oggi.» sospiro.
«E no, ci siamo a malapena scambiati qualche buongiorno.» ammetto.

A questo punto, Cloé stringe furiosamente i pugni. Il suo bel viso pallido si scalda di tinte più rosee e presto si volta con lo sgabello verso la nuova coppia. Li lincia con lo sguardo, fissandoli come se stesse cercando di fulminarli.

"Vai, sorella!"

In realtà anch'io vorrei carbonizzare l'allegra coppietta. Mi sembra di essere stato messo da parte e non sono bravo a gestire queste emozioni così negative.

Perché mi tocca ancora essere solo uno spettatore della vita di Sebastian? Non posso essere il suo co-protagonista?

La ragazza dai capelli lavanda, gli sta accarezzando il petto e ride, mentre Seb le sussurra qualcosa all'orecchio.

Mi giro verso la caffettiera. Non voglio guardarli più.

"Scappi dalla realtà?" mi prende in giro la fata del dentifricio.
"Andiamo! Lo sai che è inutile."

Ciò che è davvero inutile è questa stupida rabbia. Non dovrei nemmeno provarla.

Seb non mi appartiene, sono solamente uno dei suoi innumerevoli partner. Non è che la nostra storia sia speciale.

Merda.

Le effusioni che ci siamo scambiati mi hanno alzato così tanto le aspettative che ora mi sento calpestato.

Non posso fare nulla, se non assistere a Seb che butta in un baratro profondissimo il mio cuore, dopo averlo fatto a pezzi. E fa male, brucia da impazzire e sto provando con tutto me stesso a ingoiare l'orgoglio, dicendomi: vabbè, doveva andare in questo modo.

Solo che no, non doveva andare così e mi domando dove ho sbagliato.

«Come può entrare qui con la sua nuova fiamma, ordinare e sedersi come se niente fosse?»
Cloé si mette le mani sui fianchi, non si rende conto di aver appena ficcato il dito in una ferita aperta.
«Che stronzo.» conclude, addentando con forza la sua cannuccia. Ho quasi paura che le si rompa un dente.

«Seb è libero di-»

«Col cazzo, Zack.» scuote il capo.
«Non è libero, ok? Alla faccia della sua bella farfalla o quel che è!» si perde - per l'ennesima volta- nei suoi pensieri e io sbuffo, dicendomi che non capirò mai le metafore che mi rifila.
«Prima era tutto un "voglio essere suo" e "non può funzionare per questo, mi dispiace"!»

Mi schiarisco la gola, tento di attirare la sua attenzione. Ci riesco. Cloé raggela, quasi avesse appena commesso una gaffe tremenda.

«Tesoro, puoi non parlare da sola, per favore? Mi sento già abbastanza invisibile.» le dico e lei, di tutta risposta, sbatte un pugno sul bancone, facendomi balzare il cuore in gola. E quasi rovescia la sua merenda.

Non avrei mai pensato che avesse questo tipo di carattere, ho sempre creduto che fosse una tipa tranquilla e a modo. Da un lato mi solleva vederla sotto questa luce, è più umana, ma dall'altro è terrorizzante. Fa paura.

«Ascolta, io non so perché Seb stia facendo l'idiota .» mi punta contro il cucchiaino del crème caramel e sobbalzo per l'improvviso slancio.
«Ma so che ciò che prova non cambia.»

«Cioè la sua cotta per te?» borbotto, buttando ciò che rimane del vecchio caffè nel lavandino. Era diventato molto più che acquoso. Troppo ghiaccio?

«Ma no!»
Infilza il dolcetto come se stesse tentando di accoltellarlo. Forse dovrei rivolgergli una preghiera, visto quanto lo sta martoriando.
«Parlo di...» si morde le labbra.
«Cazzo, non posso dirtelo! Non spetterebbe nemmeno a me.»

«Intendi il suo misterioso amico d'infanzia?» ribatto, scettico.
«Mi sa che tutta questa caffeina ti fa male, vedi cose che non ci sono.»

"Eheheh~"
Ridacchia la fata.

Prendo il vassoio. Ho procrastinato abbastanza. È ora di portar loro da mangiare.

«Non trattarmi come un'alcolizzata.» sbuffa Cloé.
«E poi sei tu che ti sei fissato con la mia relazione con Mister Muscolo laggiù. Cos'è? Un meccanismo di autodifesa? È ovvio che non sono io a piacergli.»

«Certo, hai ragione.» le rispondo per nulla convinto.

Poso le tazzine sull'acciaio freddo, mi specchio, osservo il mio riflesso. Devo provare almeno a non assomigliare a uno a cui è appena morto il criceto.

Accenno un sorriso.

«Sì, infatti è così preso da me che non si è neanche reso conto che sono qui.» si lamenta Cloé.

«Magari vuole farti ingelosire.» le propongo.

«Sei serio? Stiamo parlando dello stesso ragazzo che mi ha piantata in asso per farti da principe azzu-» si ferma, sbarra gli occhi all'improvviso. Ha una strana luce nello sguardo.
«Oh, cazzo! È questo!» esclama.
«Che figlio di-»

«Cloé, smettila di urlare.» sospiro.
«Mamma ha orecchie ovunque e ama il gossip più di me.»

Infatti Akiko è molto più che vigile, pur restando a diversi passi da noi. Più tardi mi aspetterà un interrogatorio, ne sono già consapevole.

«No che non la smetto! Ascoltami! Ho capito! Sei tu!» grida ancora, con rinnovata euforia.

«Io?» ripeto, confuso.

«Voi due non avete avuto contatti per tre giorni.»

E questo che c'entra?

«Una settimana.» la correggo.

«Sette gio-»

«Tecnicamente otto.»

«Insomma, non è questo il punto.» comincia a spazientirsi.

È mai stata calma?

Cloé dà un altro colpo sul bancone e io mi chiedo come mai non abbia ancora ricevuto una singola lamentela dagli altri clienti. Fa decisamente troppo rumore. Secondo me perfino Sebastian, dall'altro lato del locale, riesce a sentirla. Lei però non se ne cura particolarmente.

«Non vi siete sentiti.» dice.
«Mi segui fino a qui?»

Annuisco. Non so dove voglia andare a parare, ma ho imparato che è meglio darle corda quando ha quello sguardo assassino. Non voglio finire sulla sua lista nera.

«Fai finta che questo sia lui.» continua prendendo una bustina di zucchero di canna.
«Questo invece sei tu.» afferra quello bianco.
«E questa roba è lei.» il dolcificante.
«Seb si sarà agitato vedendo che non riusciva più ad attirare la tua attenzione.» ipotizza.

«Abbiamo avuto un periodo complicato.» mi giustifico, facendole notare che anche ora avrei il bar pieno, ma tecnicamente sono in pausa e se ne stanno occupando i miei genitori. Ho preso solo il suo ordine, prima di staccare.

"Lo stai facendo pure aspettare tanto." mi stuzzica la fatina.

È colpa sua. È venuto qui solo per limonare, non ha il diritto di reclamare. Deve darmi il tempo di cui ho bisogno per digerire la cosa.

"Magari voleva presentare la sua nuova fidanzata al suo migliore amico." ridacchia.

In tal caso, avrò bisogno del doppio del tempo.

Menomale che sono abituato a questa delusione, altrimenti sarei scoppiato a piangere da un bel pezzo.

Ironicamente, devo ringraziare Cloé per questo. È stato come un allenamento non richiesto.

«Non estraniarti.» mi ordina la signorina, schioccandomi le dita davanti agli occhi. E facendomi quasi venire un infarto.

Ha passato decisamente troppo tempo con mia madre: ora i generali sono diventati due.

«Non sei per niente delicata.» mi lagno. Non è che la stia ignorando di proposito.

«Chi fra noi è il maleducato che si fa gli affari suoi mentre l'altro gli sta parlando?» mi fa notare.

Vero.
«Non posso ribattere.» borbotto a denti stretti.

«Ecco, quindi stammi a sentire, prestami orecchio, ascoltami o quello che vuoi.» lo dice accompagnando il tutto con un gesto con la mano, però non riesco a capire perché. Guarda troppi programmi trash e tende a imitarli.

«Allora Canna, cioè Sebastian, inizia a rompersi, visto che Zucchero non lo guarda più.» mi dice strappando un lato della bustina del primo e buttando il secondo in un angolo.
«Zucchero sei tu.» mi ricorda indicandolo.
«Quindi chiama Roba.»

«È dolcificante.» le dico.

«Roba.» sottolinea maledicendomi con lo sguardo.
«E inizia a spupazzarla davanti a Zucchero.»

«Ok, stai diventando ridicola.»
Afferro il vassoio.
«E che razza di parola è spuparla.»

La cioccolata sarà più ghiacciata del caffè di Cloé, ma non me ne importa un fico secco. Che se la beva pure!
Anche se ora ha una disgustosa patina sopra e mi sento male solo a guardarla.

«Spupazzarla mi corregge il secondo generale, con tanto di sorriso diabolico. So che l'ha fatto di proposito.
«Mi pare l'abbiano usata a Qualcosa-Island.» inclina la testa.

«Traduci, per favore.»

E arriva al punto, che devo andare.

Cammino fino ad arrivare dal suo lato del bancone e lei balza in piedi. È una molla, non sta ferma un secondo.

«La sta usando per farti ingelosire, Zucchero.» mi fa vedere la bustina e mi rendo conto che l'ha stracciata in due e che adesso ne ha l'intero contenuto versato sulle mani. Che spreco.
«Non si rende conto che questo potrebbe distruggerti, vuole solo una tua reazione.» socchiude gli occhi, pulendosi alla bell'e meglio con un tovagliolino.
«È proprio un moccioso immaturo.»

«Vacci piano con gli insulti.» la ammonisco.
«È da quando sono entrati che non la finisci e poi hai torto.» detto questo, mi incammino verso il mio personalissimo Inferno.

Cloé però ci tiene proprio a farmi da Virgilio, quindi mi segue a ruota.

Non può finire bene.

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