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quattordici - 𝚒𝚖𝚙𝚊𝚣𝚣𝚒𝚛𝚎

𝚒𝚜𝚊𝚊𝚌 𝚜𝚙𝚒𝚍𝚎𝚛

Negli ultimi giorni, ho visto dipinte sul volto di Seb emozioni che mai avrei pensato di ammirare: quel desiderio bruciante, quello sguardo bisognoso e quella fragilità disarmante.

E ciò che queste esperienze mi hanno donato sono solo sensazioni lascive, che in un attimo mi hanno reso schiavo, avvelenandomi il cuore.

Anche ora ciò che mi si palesa davanti è un Sebastian del tutto nuovo: non è quello allegro o innamorato, nemmeno quello irritato o malinconico, ma uno completamente preda dell'ira. La sua è una pura e nerissima rabbia, cieca quanto brutale.

Il suo broncio geloso mi fa venire la pelle d'oca e i suoi passi, che si fanno sempre più vicini, mi portano a deglutire un paio di volte, nel disperato tentativo di ingoiare quanta più saliva possibile, pur di non sbavare come uno dei cani di Pavlov.

È da una vita che so di avere gusti strani, però non immaginavo di essere messo così tanto male.

E invece eccomi qua...

Quando Seb allunga una mano, mi artiglia il braccio e mi fa cozzare sul suo petto con uno slancio, osservando Cloé con occhi di fuoco, capisco che sì: un po' deviato lo sono per davvero.

Non è mai stato tanto bello.

Nonostante la lacerante collera che sta provando e benché abbia la faccia contratta in una smorfia malevola, è riuscito comunque a incantarmi. A rendermi prigioniero della sua tela.

Voglio baciarlo, sfiorare ogni centimetro della sua pelle, però non faccio nulla e fremo, completamente sopraffatto, perché non so come sia possibile che questo suo furore mi attragga così disperatamente. Non me ne capacito.

Dovrei avere paura di questo mostruoso aspetto della sua personalità, eppure tutto ciò che desidero ora è lasciarmi cullare dalle sue forti braccia.

E immobilizzarlo.

Metterlo in ginocchio.

Nel mio letto.

Oh, cazzo!

Quanto ancora non so di Sebastian?

«Cosa stavi cercando di fare?» chiede lui e la sua voce gli rimbomba nel petto e, di conseguenza, mi risuona nelle orecchie più forte di quanto osassi sperare.

Mi toglie il fiato, mi incatena.

«Io...» mormoro, sentendomi tremare da capo a piedi. Perfino la gola mi sta cedendo. Questo tono roco non mi appartiene.
Sono pure arrossito e una sensazione fastidiosissima inizia a farsi largo in me.
«Merda...» aggiungo mettendomi tra lui e Cloé, che intanto si è avvicinata a noi.

Stringo le gambe, mordendomi il labbro inferiore tanto forte che avverto il sapore metallico del sangue pungermi la lingua.

Se posso scegliere da chi farmi vedere in queste condizioni, preferisco che sia Sebastian, nonostante me ne vergogni molto, e quindi mi ancoro al suo fisico scultoreo, sperando che non mi trovi troppo disgustoso. O deviato.

Perché pregare che non noti la mia erezione mi sembra infattibile.

Non è normale che io provi questo, giusto? Com'è possibile che sia andato su di giri per un paio di occhiate glaciali?

Eppure è accaduto. Sono un caso perso, talmente patetico che vorrei darmi un pugno sul naso.

«Zack, ti dispiace se porto Cloé fuori un seco-» la sua frase viene troncata a metà. Si ferma di colpo, poi muove piano una gamba. Deglutisce quando mi sfiora.

Merda. Era ovvio che se ne sarebbe reso subito conto. Lui mi legge come un libro. È il suo cazzo di superpotere.

Mi sposta la coda dalla spalla, si china sul mio viso per poter osservare meglio la mia espressione.

Sta tentando di decifrare cosa mi stia passando per la testa? No. Credo che lo abbia capito perfettamente, per questo mi sta fissando così: come se volesse divorarmi immediatamente. E in un sol boccone.

Ghigna, il suo è un sorrisetto crudele quanto dolce.

Che bocca grande che hai.
Disse, una volta, una stupida bambina.

"E il lupo che le rispose?"
Mi fa eco la fatina.

«Non è come sembra, rilassati.» gli dice Cloé, ma Seb pare completamente ignorarla, perché non le risponde affatto.

Mi stringe con ancora più vigore, soffiandomi sul viso. Ho tutta la sua attenzione.

E - cazzo! - se lo sento mio.

«Isaac?» mi chiama.

Il suo respiro è bollente, mi provoca tanti brividi quanti sono i battiti del mio povero cuore. Ha pronunciato il mio nome con una certa foga, quasi volesse richiamarmi a sé, però celando la passione sotto una falsa quanto malevola gentilezza.

Il suo è un invito sottinteso: Isaac, lascia che ti tocchi.

O almeno questo è ciò che ci ho letto.

Cloé - grazie al cielo - non l'ha sentito o forse non le importa granché.

Ormai non ne ho la più pallida idea. Non riesco a comprendere neanche ciò che sta accadendo, figuriamoci l'animo di una donzella che si ritrova il proprio innamorato tutto preso dal suo migliore amico.

Pare assurdo perfino a me, che l'ho sognato così tante volte da averne perso il conto.

«Sei eccitato?» sussurra Seb e il suo fiato mi finisce sul lobo, dentro il cervello.

Conferma ogni mio dubbio: Isaac, ora ti toccherò.
La sua è diventata una promessa.

Per puro istinto annuisco, anche se avevo pensato di rispondere in tutt'altro modo.

«N-no.» mento l'attimo dopo. E distolgo lo sguardo perché mi sento bruciare vivo. Sono riuscito a balbettare pure pronunciando due sole lettere, non voglio immaginare cosa sarebbe uscito dalla mia bocca se non avessi risposto con un monosillabo.

«Sei così per me?» domanda ancora. È sorpreso quanto intrigato, ma la sua voce nasconde anche qualcos'altro. Una nota serpentina. Invidiosa.
«O per lei?» aggiunge, sempre più furente, irrigidendosi quasi fosse diventato di marmo. E io mi sento pasta di sale, completamente modellabile.

Mi sta trasformando in ciò che più desidera e io glielo sto lasciando fare, perché non l'ho mai visto così geloso e mi piace.

Mi piace da impazzire.

"La principessa è di troppo."
Constata la solita voce stridula nella mia testa, ma con un tono molto più cattivo e puntiglioso.
"Deve andarsene."

«Cloé, cosa gli hai fatto?» chiede Sebastian alla diretta interessata, più duro nei modi di quanto avrei mai immaginato nelle mie più rosee aspettative.

«Niente!» si mette sulla difensiva lei.

Porca paletta, è così carino da incazzato. Non lo avrei mai creduto. Merda.

Merda!

Devo assolutamente trascinarlo a letto. Legarlo in qualche modo. Una vecchia cintura? Qualcosa del genere? Me lo permetterebbe?

Ha detto che mi avrebbe concesso ogni cosa: era serio?

«Sei sicura?» Seb mi cinge fra le sue braccia, appoggiando i palmi aperti sulla schiena. A suo modo, sta cercando di proteggermi, perché così è impossibile che Cloé veda il mio volto provato.

"O forse vuole essere l'unico a sapere quanto ti mandano fuori di testa certe cose."

Zitta. Non è così.

«Clo, dimmi la verità: non l'hai toccato, giusto?» le domanda ancora Sebastian, con molta più insistenza. Pare quasi ossessivo, troppo protettivo.

Ah, voglio piegarlo sul tavolino...

«Cosa!? No! Certo che no!» sbotta Miss Perfezione.
«E tu dovresti sapere che non lo farei mai.» aggiunge con un certo disgusto.

«Lo so, ma-» si morde la lingua. Mi lancia un'occhiata. Magari non capisce perché stia rispondendo in questo modo alle sue carezze.

È comprensibile. Dopotutto è così maledettamente sbagliato...

Se ti disturba, perché stai abbracciando me e non lei?
Vorrei chiederglielo, ma il suo profumo mi sta dando alla testa e appoggio il capo fra la sua spalla e il collo, lasciandolo fare, respirando il suo odore. Sa di arancia. Che carino.

Voglio toccarlo di più.

«Seb...» lo chiamo a bassa voce. Si impietrisce. Le sue mani mi artigliano la divisa come se volesse strapparmela di dosso.

Il sentimento è reciproco. Non sono mai stato tanto fuori di me.

«Di cosa stavate parlando?» continua lui, percorrendomi spina dorsale con le dita. Le sue unghie mi scavano nella carne, nonostante il tessuto. Fa male ed è così piacevole...

«Di Julia.» ammette Cloé.
«Lo sai quanto tengo a lei...» non so che espressione abbia sul viso, ma dalla voce sembra che stia per sentirsi male.

Dovrei essere comprensivo, ma la verità è che sono un fottuto egoista.

Non mi interessa molto di Cloé al momento, anzi per nulla in realtà, perché Sebastian mi sta accarezzando davanti a lei e adoro come mi abbia messo al primo posto. Anche se mi sta graffiando, mostrando la sua immaturità. Sembra quasi che voglia dirle che sono solamente suo...

Ma non può essere vero, giusto?
Lui ama Cloé.

Sbarro le palpebre. Il terreno perde immediatamente la sua stabilità.

Oddio! No!

No. No. No.

Che cazzo sto facendo!? La sua quasi-ragazza è qui! Mi ha beccato decisamente troppo vicino a lei. Starà pensando a un tradimento. Dovrebbe volermi prendere a pugni o - peggio - detestarmi a morte.

"Sebastian? Dici che potrebbe odiarti?"

Quando questa atroce realizzazione mi mozza il fiato, faccio per staccarmi dal suo abbraccio letale, ma Seb non me lo permette perché mi chiude nella sua morsa, non appena oso un passo.

Sono in trappola ed è tutta mia la colpa.

Che diavolo mi è preso? A che stavo pensando?

Mi sono lasciato ammaliare dalla sua dolce rabbia e questo mi spaventa a morte.

Sebastian ha tessuto una confortevole ragnatela per me e mi ci sono gettato a capofitto, senza preoccuparmi del male che avrebbe potuto farmi. Come la farfalla nel suo libro. Di mia volontà.

«Stai fermo.» queste parole sono il colpo di grazia, perché smetto subito di ribellarmi, quasi non avessi più alcuna forza. Come se me l'avesse prosciugata per intero con un morso velenoso.

Potrei facilmente allontanarmi, a dire il vero: mi basterebbe raggomitolarmi su me stesso e poi scappare dal basso, oppure colpirlo dove non batte il sole o ancora dargli una testata dritta sul muso.

Non voglio farlo però.

"Perché qualunque cosa tu faccia, ormai è troppo tardi. Sarai comunque uno stronzo ai suoi occhi. Pensaci e pensaci bene: eri chiuso nella tua stanza, a un soffio dalla ragazza che gli piace e ti ha sorpreso così."

È vero.

"Sebastian però è gentile, no? Quindi quello che sta facendo, come sempre, è mettere gli altri al primo posto. E ha deciso di sacrificarsi per te, nonostante il vuoto che deve star provando. Forse lo rimpiangerà dopo e allora comincerà a odiarti davvero."
La risata della fata mi fa rabbrividire.

Perché?
Mi interrogo, avvertendo il cuore riprendere la sua folle corsa suicida.

Non è me che ama. Perché sta facendo così? Cloé è qui con noi, non ha paura che fraintenda?

Poi le domande cominciano a moltiplicarsi, ingrandirsi, crollare l'una sull'altra a cascata.

Che razza di incubo è questo? Da quando stare con lui è tanto stancante?

Questi stupidi sentimenti mi hanno sempre ferito, ma ciò che sta accadendo ora è un attentato alla mia vita.

Mi sento soffocare.

No, questo non può essere amore. L'amore non è così amaro, è un'emozione dolce, fragile e insignificante, non paragonabile a qualcosa di tanto malato e angosciante.

Non può essere questo, perché è un sentimento che io conosco fin troppo bene e non ho mai provato nulla di così possessivo, brutale e-

«Isaac, va tutto bene.» mormora Seb, d'un tratto.
«Ci sono io.»

"Sei davvero un pessimo amico."

«Mollami.» lo supplico, avvertendo il tremore peggiorare fino a diventare un susseguirsi di violente scariche incontrollate.

Lui scuote la testa. China il capo. Ovviamente non mi lascia andare, perché è l'unico che ha capito cosa sta succedendo.

Lo ha sempre saputo.

È consapevole che il contatto fisico mi calma, che necessito di tranquillità.
Sa che non so gestire bene le situazioni stressanti, quindi ha scelto me, sacrificando la sua relazione con Cloé.

Maledizione.
Mi viene da piangere.

Non volevo capirlo: avrei preferito rimanere nella mia ignoranza e pensare che mi stesse toccando perché lo desiderava anche lui.

Non per distrarmi.

Non per evitarmi una fottuta crisi.

Mi odio. Detesto questa parte di me. Sono debole ed è questa la ragione per cui Seb non riesce a mollarmi, a lasciarmi da solo. Il motivo che lo spinge a farmi da balia e rimanere al mio fianco, benché abbia la ragazza dei suoi sogni ad aspettarlo.

Merda. No.

Ti prego no.

Non voglio pensarci.

«Tra poco sarà tutto finito.» mi sussurra all'orecchio.
«Perdonami, non volevo che accadesse.»

Perdonami, dice? Perché?

Perché!?

Perché si sta prendendo la colpa?

Non ha fatto nulla di male. Sono io che sono tremendamente sbagliato.

Vuole farmi credere che non stia buttando all'aria una relazione che va avanti da mesi solo per aiutarmi?

Vuole davvero passare per il cattivo, quando non lo è affatto?

Perché deve fare sempre di testa sua? È per colpa del suo altruismo che mi sono innamorato di lui. Deve smetterla, altrimenti non riuscirò più a guarire il mio cuore: lo spezzerà ancora e ancora e continuerà a calpestarlo, sorridendomi con quell'aria gentile.

«Ragazzi?» ci chiama Cloé.
«Mi state ignorando o vi siete solamente dimenticati di me!?»

Sta zitta!
Urla una parte di me.

Scusami. Scusa se ti sto facendo questo. Non odiarmi, non voglio essere odiato da nessuno.
Sussurra l'altra.

"Perché basti tu, no?"
Mi ricorda la fatina.
"Sai quello che hai fatto. Meriti davvero affetto? No che non lo meriti. Fai bene a detestarti, Isaac."

Le lacrime mi pizzicano gli occhi. I miei respiri si fanno più veloci, mentre avverto il panico farsi largo in petto, prendere possesso dei polmoni e farmi cedere le ginocchia.

«Isaac, concentrati sulla mia voce. Va tutto bene.»

Col cazzo che va bene!

Mi è salita la bile dallo stomaco, ho la nausea. Tra poco rimetterò la colazione.

«Io sono ancora qui.» ci fa notare Cloé.

«E allora esci.» ribatte Sebastian, facendomi balzare il cuore in gola.
«Mi hai detto che non ti saresti messa in mezzo.» aggiunge.
«Clo, per favore.» la sue parole mi arrivano lontane, ovattate.

So che sto per svenire.

Per un attimo, lei rimane interdetta, però poi esplode.

«Ma sei serio!? Io dovrei mantenere... Cazzo, sei incredibile! E ciò che hai fatto tu con Jules, inve-»

«Julia è una maledetta stronza, Clo!» sbotta.
«E deve stare alla larga sia da te che da Isaac.» continua a voce più bassa.

«Lei è... Tu non capisci!»

«Sei tu a non capire.» sospira stanco.
«E Julia non è nemmeno qui. Puoi darmi un po' di tregua, non credi?»

«Tregua? Proprio tu mi parli di-» si ferma. O forse sono io che non riesco più ad ascoltarla?

Pure Sebastian a questo punto non le dà più retta. Si abbassa, per incastrare un braccio sotto le mie gambe e tirarmi su. Mi sorregge prima che cada rovinosamente al suolo.

Sono come una bambola nelle mani mani di un artigiano. O di un collezionista. È tanto delicato che l'unica cosa che percepisco è il suo calore.

Dopodiché mi slega la coda, così che i capelli mi caschino davanti al viso. Non permette a nessuno di vedere il mio volto rigato dal pianto e di questo gliene sono infinitamente grato.

«Dovresti davvero smetterla di comportarti come se il mondo si dividesse tra nemici e alleati.» borbotta Cloé a un certo punto, dandogli una spallata per uscire.

Non so quanto tempo sia passato.

Mi urta un braccio, però non percepisco alcun tipo di contatto. L'unica cosa che riesco a metabolizzare è il tepore di Seb, il suo respiro rassicurante.

«Sei una testa di cazzo!» grida all'improvviso Cloé.

Le lancio un'occhiata da sopra la spalla di Sebastian e mi risponde con uno sguardo carico di compassione.

Cosa starà pensando di me adesso? Saranno le stesse cose che mormoravano quegli occhi cattivi?

Arriva alla porta prima che possa domandarglielo.

Non scompare immediatamente, aggiunge un'ultima cosa: «Zack, sappi che questo cretino non ti merita. Aveva ragione quella volta: sei fin troppo gentile.»
Detto questo, se ne va, lasciandoci soli.

Non ho abbastanza forza per ribattere. Mi sento tutto tremolante. Ho la testa così vuota da essere più pesante di un macigno. In realtà non so nemmeno se ciò che provo abbia un senso.

Sebastian mi porta sul letto, mi fa sdraiare, dopodiché si mette al mio fianco.

«Fai respiri profondi. Non c'è più nessuno. Sono solo io.» sussurra, accarezzandomi una guancia. Si fa più vicino, per premere le labbra sulla mia fronte. Sono bollenti, morbide.
«È ok, ricordi?» continua abbracciandomi forte.

No. So che non lo è affatto. Non va per niente bene e ne sono così consapevole che la gola mi si squarcia a ogni sospiro. Rimane una ferita incolmabile, brutta e sporca.

Impossibile da amare.

«È ok...» ripeto però, cercando di autoconvincermi. Inalo il suo profumo fruttato, dolce quanto il cianuro.
«Ma... Lei... Tu...» singhiozzo.

Non mi odiare. Ti prego, non mi odiare!
Questi pietosi pensieri sono davvero i miei?

«Non c'è nessuna lei.» mormora Seb.
«Chiudi gli occhi, concentrati su altro.»
Faccio come dice, facendomi guidare dalla sua voce. So anch'io che è la strategia migliore e che devo almeno provare a uscirne.
Prima di fare l'irreparabile.
«Immagina un bel giardino, come ti ha detto Linda.»

Il suo tono è tanto confortante che, non appena serro le palpebre, un prato verde prende forma nella mia mente. È primavera. L'aria che mi accarezza i capelli ricorda tanto il respiro di Sebastian. È bello da morire.

«Ti piacciono gli ornitorinchi, giusto? Allora pensa che ci sia uno stagno, lì nuotano tanti Perry

L'acqua scorre sulle pellicce idrofobe delle bestioline più carine del pianeta, che giocano e si tuffano felici. Lo splash, procurato dalla grossa coda dell'ornitorinco più grande, bagna tre di loro, che ribattono aprendo le loro bocche da anatra.

«E poi c'è un bel sole, vero?»

Vero, è tiepido.

Sebastian rimane in silenzio per alcuni minuti, lascia che finisca ogni goccia del mio pianto e intanto mi accarezza, mi fa sentire che non sono solo. Ogni tanto aggiunge un dettaglio: il rumore di una cascata, il battito d'ali di una rondine e le margherite che sbucano dall'erba, bagnata di rugiada.

«Sei insieme alla persona più importante.» mormora a un certo punto e subito penso che sia lui e che posso aprire gli occhi, perché è reale ed è qui. Non ho bisogno di sognarmelo.
«Stai bene?» mi chiede, accarezzandomi la pancia. Le sue lunghe dita disegnano linee imprecise sul mio addome, è quasi ipnotizzante osservare come si muovono.

«Sì.» annuisco.
«Scusa.» aggiungo, ma lui scuote la testa.

«Non hai niente di cui scusarti.»

Faccio una smorfia.
Dice sempre così, anche se sappiamo entrambi che non è vero.

Gli prendo la mano e me la porto al petto, facendogli ascoltare il battito, ora più calmo, del mio cuore.

«Accetti un grazie, almeno?» lo guardo e i suoi occhi felini si fermano sulle mie labbra.

«Quello sì.» sorride, sistemandosi meglio sul cuscino.

«Grazie, Seb.» gli dico.
«Sarei perso senza di te.»

«Esagerato.» ridacchia.

«Dico davvero.» deglutisco.
«Sapevi quanto mi stessi stressando.» mi raggomitolo e lui subito mi prende fra le sue braccia, coccolandomi.
«È per questo non sei andato da lei?» gli chiedo.
«Volevi prevenire la crisi?»

Perché se la risposta è sì, non puoi stare qui. Devi correre da Cloé e spiegarle la mia condizione.
Aggiungo fra me e me. Non oso dirglielo però, perché mi farebbe male pronunciare quelle parole.

Immagino che il mio sguardo parli per me, comunque, perché Sebastian ha di nuovo quell'espressione malinconica.

«Non darmi meriti che non ho, non so cosa volessi fare.» mi pizzica il naso, poi mi prende gli occhiali e li appoggia dietro di sé, sul comodino.
«Non stavo nemmeno pensando.»

Piega un braccio, lo poggia sotto il cuscino, sotterrandolo con il tessuto morbido. Mi fa cenno di raggiungerlo e mi lascio scivolare verso di lui. Ho la sua mano sotto il viso, riesco ad avvertirla nonostante gli strati che ci separano. È piacevole, potrei addormentarmi.

E intanto continua ad accarezzarmi il viso con la mano libera, quella destra.

La stessa che usa per toccarsi.

Cazzo.

Deglutisco.

Perché vado sempre a pensare a queste cose? Anche se le sue dita sono affusolate, eleganti e bellissime, tutt'altro che impure... Paiono perfino angeliche, mentre io resto un pervertito. Grazie a Dio, non può leggermi la mente.

Queste carezze sono così dolci che potrei farne indigestione. Non me ne pentirei nemmeno.

È così vicino da respirarmi sulla bocca.

«A che pensi, Zacchino?» mi domanda.
«Sei arrossito.» mi fa notare.

«A n-niente.» balbetto.
«Fanculo, sono affari miei! Non fissarmi così!» mi lamento poi, facendolo sorridere ancora di più.

«Ti spiace se rimango?» mi chiede allora, senza celare in alcun modo il suo divertimento. Scuoto la testa.

«Sei il benvenuto.» gli dico.
«Ma non dovresti andare da-»

«Shh!» sbotta Seb, serrandomi la bocca con l'indice.
«Se dici il suo nome, mi arrabbio.» alza un sopracciglio.

«Io lo dico per te. È la tua raga-»

«Un'altra parola e ti bacio.» mi minaccia allora.

Deglutisco. Mi starò per bruciare con il fuoco?

«Ragazza.» concludo con una smorfia giocosa.

«Abbiamo un tipo coraggioso qui.» sussurra Seb, ridacchiando.

Fa per sfiorarmi, un guizzo della sua lingua mi solletica le labbra, ma la porta si spalanca, facendoci sobbalzare.

«Zack, quando hai intenzione di tornare a lavo-» mia madre si ferma e ci osserva. Sbarra gli occhi, incredula, mentre spingo Seb e cerco di ricompormi.
«Solo un amico, un paio di balle!» esclama infine.

«Mamma!»

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