diciannove - 𝚙𝚊𝚛𝚕𝚒𝚊𝚖𝚘, 𝚣𝚊𝚌𝚔
𝚒𝚜𝚊𝚊𝚌 𝚜𝚙𝚒𝚍𝚎𝚛
Questo è un incubo.
Mi dico, mangiucchiandomi l'unghia del pollice per provare a placare il nervosismo. Inutilmente, aggiungerei, visto che, appoggiato al muretto poco più in là, c'è un gruppetto di studenti che mi fissa con preoccupazione e ciò aumenta la mia ansia in modo esponenziale. In effetti sento che potrei svenire da un momento all'altro.
Non posso tirarmi indietro proprio ora però, perché se lo facessi potrei dire per sempre addio a Sebastian.
Mi obbligo un respiro profondo, dicendomi che sono abbastanza grande per combattere le mie battaglie. Stringo la cover del cellulare nel palmo sudato, ingoio un po' di saliva e muovo un passo in avanti.
Purtroppo un idiota decide che merito uno spintone in avanti e quasi mi spiaccico al suolo. Menomale che ho un ottimo equilibrio, quindi riesco a rimanere in piedi, seppur goffamente.
Mi volto che mandare al diavolo il deficiente con lo skateboard che mi ha fatto scivolare, ma quello se ne sta già andando, con tanto di mega-cuffie in testa. L'unico modo che avrei per farmi sentire sarebbe rincorrerlo e ci rinuncio perché ho una questione più urgente di cui occuparmi.
Lancio un'altra occhiata all'imponente edificio in mattoni, tanto alto da farmi sentire una formichina. Ci sono così tanti piani che dovrei fare almeno dieci passi indietro per scorgere il tetto verde sporco.
Al momento mi trovo davanti al rinomatissimo dormitorio dell'università di Sebastian e la mia missione è entrare lì dentro.
Ed è spaventoso, cazzo!
Ho preso un autobus per arrivare fino alla Columbia, ma me ne sto già pentendo amaramente. Vorrei solo salire sul primo pullman per New York City e scappare via.
Ma non posso proprio farlo.
Guardo per l'ennesima volta lo schermo del cellulare, dove lampeggia l'ultimo messaggio di Seb: "Se vuoi farti perdonare, raggiungimi."
"Ti ha invitato nella sua camera." ghigna la fata, volteggiando leggiadra sulla mia testa.
"Dimmi, come ci si sente a essere il suo fidanzato?"
Non è il mio fidanzato!
Scuoto il capo. Se la lascio fare, comincerà a riempirmi la mente di illusioni e non mi va proprio di farmi spezzare il cuore oggi.
A lui piace Cloé, probabilmente.
Ricordo a lei e a me stesso, camminando lungo le mattonelle rossicce; queste terminano in delle scale giallognole, le quali costituiscono l'ultimo ostacolo che mi separa dall'ingresso.
"Ricapitoliamo gli ultimi eventi, vuoi?"
Mi chiede la fatina, mentre io inizio la mia scalata, sotto lo sguardo attento del gruppetto di prima. Credo di aver assunto un colorito biancastro, perciò capisco la loro apprensione. Neanche a me piacerebbe vedere un moribondo collassare davanti la porta di casa mia.
"Seguimi."
Continua intanto Miss Dentifricio, senza aspettare una risposta. Vola sbattendo le alette in fretta e furia, il suono mi ricorda un po' un applauso sarcastico, quello che mettono nei cartoni quando qualcuno fa una figuraccia atroce. Non è un buon segno.
"Il signor principe azzurro prima non faceva altro che dirti quanto adorasse la sua Cloé, ma non ha fatto altro che scegliere te negli ultimi tempi, o sbaglio?" mi domanda.
Solo perché sono il suo migliore amico.
Non so nemmeno io perché le sto dando corda. Linda mi ha suggerito di ascoltarmi di più, ma ha anche detto di non lasciare che i pensieri intrusivi prendano il sopravvento. Per quanto mi riguarda, la presenza della fata ricade nella seconda categoria. Però è difficile non guardarla, se vola da una parte all'altra ballando. Fa giravolte, saltelli e persino spaccate: come faccio a ignorarla?
"Ti ha baciato."
Canticchia lei.
Non posso dire che non abbia ragione, ma quello è stato solo un incidente.
La prima volta sono stato io a iniziare.
Ribatto, maledicendomi per averle risposto.
"Non mi sembra che lui si sia tirato indietro. Anzi ti ha baciato ancora e ancora..."
Comincia a contare le volte facendo apparire in aria degli spazzolini e perfino per me questo è uno spettacolo fin troppo bizzarro, quindi mi infilo in ascensore, sperando che lei rimanga fuori. Ovviamente però entra con me e altri due ragazzi, che parlottano tra loro dell'ultima partita di football.
"Ammettilo: ti ha baciato di sua iniziativa, non perché costretto. Voglio dire, poteva rifiutarsi di farlo: io non ho visto nessun boia pronto a seccarlo. La verità è che lo desiderava anche lui."
Comincia a straparlare, devo fermarla.
Ha detto che lo facevo nel modo sbagliato. Voleva aiutarmi.
"Andiamo, lo sai anche tu che quella era solo una scusa!" sbotta.
"E pure brutta, a mio parere." si guarda le dita, vede un'unghia rotta.
La fata allora fa apparire del dentifricio alla fragola per bambini e la ripara con quello. Penso di star peggiorando giorno dopo giorno, se ora immagino certe cose.
Decido di tralasciare le sue follie, preferendo concentrarmi sulle parole che mi ha rivolto.
Anche se non dovrei.
Per il bene della mia sanità mentale, l'unica cosa sensata da fare sarebbe urlarle di stare zitta, come al solito.
E invece le dico: Voleva aiutarmi a dimenticare la mia cotta.
"A me sembra più che il pensiero che tu sia innamorato di qualcuno lo abbia fatto impazzire." ridacchia, mentre il dentifricio scompare e l'ascensore arriva al quarto piano. La mia fermata, ma anche quella dei due ragazzi pare, perché scendiamo tutti insieme.
"Non voleva nemmeno che tu ti avvicinassi a Julia."
Mi vengono i brividi solo a pensare a lei. Dai racconti di Cloé, non mi sembra molto centrata. E le sue labbra le avrei evitate volentieri.
Dopo averci pensato tanto, sono arrivato alla conclusione che probabilmente Seb avesse ragione sul suo conto. Quella ragazza ha fatto male a Cloé e mi ha pure baciato a tradimento.
La fatina alza gli occhi al cielo.
"Anche Sebastian, ma non lo lapidi per questo."
Perché lui mi piace!
Grido fra me e me, percorrendo il corridoio. Mi sento un alieno atterrato su un altro pianeta, non ho mai visto nulla del genere. Porte bianche l'una in fila all'altra, un sacco di studenti che parlottano a gruppi, studiandosi gli uni con gli altri, gente che corre in camera con solo un asciugamano stretto in vita e, finalmente, la penultima stanza: quella di Seb.
"Beh, sei fortunato: visto che ti ricambia." ribatte la fata, comparendomi davanti a tradimento. Quasi mi viene un infarto e devo fare i conti con gli sguardi attoniti degli altri, perché ho fatto un balzo all'indietro, portandomi una mano al petto.
«U-un ins-setto.» balbetto, imbarazzato, dando una mezza spiegazione a quegli sguardi giudicanti, anche se vorrei solo scavare una buca e sprofondarci dentro.
Ma dico, ti pare il caso!?
Sgrido la fata, lei fa spallucce.
"Sei tu che non ascolti. Sebastian era geloso anche di Cloé, non solo della rossa."
Perché Cloé gli piace.
Le faccio cenno di spostarsi, ma lei punta i piedi e io mi sento un cretino, perché sto letteralmente litigando con l'aria.
"Certo, per questa ragione ha portato una presunta fidanzata nel suo bar."
Incrocia le braccia al petto.
Inarco le sopracciglia.
Cloé non ha un bar.
"Stai diventando sveglio, vedo."
Mette una mano in tasca e ne tira fuori uno spazzolino insolitamente grande, per poi passarselo fra la chioma riccia. È il livello due della forchetta di Ariel questo.
Non è come credi.
"Amico, io credo quello che credi tu. Sono frutto della tua immaginazione, ricordi?" mi dice.
Sebastian non mi ama.
Sospiro, avvertendo il peso di quelle parole schiacciarmi lo stomaco.
"Solo perché non ti meriti il suo amore, non significa che lui non possa innamorarsi di te." sghignazza, malevola.
"Fino a qualche giorno fa eri così convinto di volerti dichiarare che quasi mi commuovevi, ma guardati ora: lui fa un passo nella tua direzione e tu scappi senza neanche provare." fa schioccare la lingua contro il palato e mi ritrovo a torturarmi le dita, in ansia.
Sono qui, no?
C'è voluto tutto il mio coraggio per arrivarci. Non le permetterò di sminuirmi in quel modo. Faccio un respiro e chiudo la mano a pugno.
"Sì, ma non sei ancora entrato, giusto?"
Fa una giravolta, lasciandomi finalmente via libera. Ora è alle mie spalle e avverto i suoi palmi alla base della schiena: è pronta a spingermi in questa follia.
"Dimostra di avere i cosiddetti: bussa a quella porta."
Ho paura. Non voglio che mi odi.
Mi mordo il labbro, in un momento di indecisione, ma il mio corpo ha già scelto per me perché mi ritrovo a piegare il braccio.
"Perché dovrebbe odiarti?"
Sussurra al mio orecchio.
Lo sai perché!
Avvicino il pugno a quel lego chiaro, sudando freddo.
Sebastian è magnifico, mentre io-
"Tu pensi troppo." mi interrompe, usando tutta la sua forza per farmi fare l'ultimo passo avanti.
Finalmente busso, ci sono riuscito. Con le nocche, piano, ma l'ho fatto. Si apre quasi subito e la smorfia annoiata di Sebastian muta nell'esatto momento in cui incrociamo gli sguardi.
«Zack!» sorride, mettendosi da parte per farmi entrare.
Deglutisco, facendo scorrere lo sguardo sulla pelle bronzea delle sue braccia. Quel fisico scolpito mi ha catturato fin dal primo istante, però in questo momento vorrei quasi che avesse la pancetta o qualche pelo, perché mi viene da sbavare.
«Seb...» lo saluto, titubante.
«Non hai una bella cera.» mi dice, inclinando il capo per squadrarmi meglio.
Ogni singola volta che mi guarda in quel modo sembra che riesca a leggermi l'anima. Lo amo e lo odio allo stesso tempo. Mi sento nudo di fronte ai suoi occhi felini, eppure mi donano un piacevole calore.
«Posso?» mormoro, indicando con la testa la sua camera.
«Aspetta.» mi sbarra improvvisamente l'accesso con il suo corpo e getta un'occhiata in corridoio, una di quella che intima ai riceventi di farsi i cazzi propri.
Torna da me dopo una manciata di secondi, ma non sorride più.
«Una volta entrato, non ti permetterò di tornare indietro.» sussurra, glaciale.
«Ti va bene?»
«S-sono qui, no?» balbetto, mentre le guance mi si scaldano d'imbarazzo.
«Sì, sei qui.» concorda Seb, facendo un passo indietro.
Mi concedo un respiro profondo, dicendomi che va tutto bene, ed entro nella tana del drago.
Sebastian aspetta che muova qualche passo, prima di chiudere la porta. Il rumore secco della maniglia che gira, mi fa balzare il cuore in gola. Ha usato la chiave e questo rende tutto molto più intimo.
Siamo soli per l'ennesima volta, ma oggi c'è molta più tensione nell'aria.
Decido di concentrarmi sulla camera, per allontanare le preoccupazioni, e Seb aspetta che mi ambienti, non proferisce parola.
Mi pare troppo semplice per essere la sua stanza, si nota che non la usa molto: non c'è nessuna farfalla appesa e la minuscola libreria posta vicino al letto non riesce a competere con la collezione che ha a casa.
Rimaniamo in silenzio per qualche attimo, ma non riesco a resistere a lungo.
«Dobbiamo chiarire.» gli dico, azzardando uno sguardo nella sua direzione
«Come mai quel tono serio?» ribatte, appoggiandomi un braccio sulle spalle.
«Vieni, sediamoci qui.» aggiunge subito dopo.
Mi guida verso il suo letto, anche se dubito che l'avrei mai confuso con quello del suo coinquilino. Voglio dire quello di Seb ha delle coperte scure come la notte con un motivo a ragnatela, mentre quelle di Nick sono della Monster High.
Mi aveva detto che condividevano la camera, ma non mi aspettavo che i loro gusti fossero completamente opposti. Insomma, il suo amico ha dei poster di Hello Kitty attaccati alla parete. Potrebbe starmi più simpatico del previsto.
«Ti stai estraniando di nuovo.» ridacchia, distendendosi sopra le coperte. È appoggiato alla spalliera e mi fissa, aspettando che lo raggiunga.
Faccio per sedermi sul bordo, ma d'un tratto mi afferra per un braccio, trascinandomi su di sé. Mi ritrovo a un soffio dal suo volto, con la testa appoggiata alla sua spalla e, rosso come un pomodoro, sprofondo il viso nel suo collo per non guardarlo in faccia. Anche se così facendo, l'unica cosa che mi rimane da respirare è questo profumo d'arancia.
«Sembri un agnellino spaventato.» mormora, dolce.
«Abbiamo fatto molto di peggio, noi due.» continua, accarezzandomi la schiena.
«Lo so quello che abbiamo fatto.» replico, godendomi il suo tocco soave.
«Allora non fingere di essertene pentito.»
Si sposta di lato, permettendomi di mettermi più comodo, ma ha ancora una mano stretta attorno al mio polso. È chiaro che non voglia che mi allontani.
«Zack?» mi chiama, notando che non intendo rispondergli. Perché mi è dannatamente piaciuto, lo rifarei anche ora, ma ho bisogno di qualche risposta prima.
Il problema è che me la sto facendo sotto, adesso che è arrivato il momento.
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