40. Neve
"Pronto a fare il mio dovere ti regalerò la perfezione, o almeno ci proverò. Ma la distrazione sai, non era prevista e si dà in scena l'opera più grande mai vista"
GRACE'S P.O.V
Vivere nella tranquillità è sempre preoccupante. È preoccupante cenare con Harry, parlare con lui come se nulla fosse successo, ascoltare i suoi progetti futuri pur sapendo che sta a me decidere se volerne far parte, oppure no. È preoccupante persino guardare la televisione vicini, seduti sullo stesso divano, mentre il fuoco inizia a spegnersi nel camino e le luci dell'albero di Natale rendono tutto dannatamente magico.
La magia si sente, si percepisce in ogni gesto che condividiamo; anche il solo sfiorarci per caso sta diventando normale, quasi giusto, e non provavo questa sensazione da tanto tempo, da quando lui ha deciso di prendere quella decisione che ha cambiato le cose.
Non faccio altro che pensarci ed è come se fossi divisa in due; una parte di me muore dalla voglia di lasciarsi andare, di tornare a provare quelle sensazioni che solo lui è in grado di darmi. L'altra invece ha paura, paura di non essere all'altezza, di non riuscire a farlo rimanere ancora.
Continua a ripetere che è stato uno sbaglio, una svista, che non ha mai smesso di amarmi, ma c'è sempre un motivo se le cose accadono. La matematica me l'ha insegnato; ci sono delle ipotesi e una tesi da dimostrare, e nonostante io cerchi di ipotizzare uno sbaglio, la tesi non riesce a prendere forma nella mia testa.
Ecco perché non riesco ad addormentarmi, perché sono le due di notte e io non faccio altro che pensare alla nostra storia. Siamo qui per questo, ma non riesco a uscirne; tutta questa calma mi sta preoccupando, e la paura non fa altro che aumentare.
Con Jace è stato tutto più semplice, non provavo un sentimento così forte e assurdo. Jace non era una dannata star conosciuta in tutto il mondo, con l'attitudine a trascorrere troppo tempo con donne dai capelli biondi. Jace non suscitava in me, nemmeno una delle mille emozioni, che Harry riesce solo con uno sguardo. Harry è un'arma a doppio taglio, può portarmi in paradiso, ma anche trascinarmi all'inferno con pochi semplici gesti, e non sono certa di voler correre questo rischio.
Se Erika sapesse quello che sta succedendo, mi direbbe di buttarmi, di lasciar perdere le mie stupide paranoie e gettarmi a capofitto in quello che può essere Harry, ma io non sono Erika, non ho il suo coraggio, e nemmeno la sua spensieratezza. Ècosì sbagliato volere la felicità? Non credo, ma ottenerla sta diventando più difficile del previsto.
Il cielo sopra la mia testa è coperto dalle nuvole, non si scorge nemmeno una stella, e nonostante questo riesco comunque a pensare. Chiudo gli occhi con forza cercando di prendere sonno, ma quando li riapro, sono passati soltanto pochi secondi e io sono ancora sveglia.
Sbuffo seguendo le giunzioni del soffitto in vetro; magari seguendo i dettagli della stanza, contandoli, o cercando di concentrarmi su qualcosa che non sia Harry, riuscirò finalmente a gettarmi fra le braccia di Morfeo.
Un ticchettio leggero, quasi inudibile attira la mia attenzione. Cerco con lo sguardo la fonte e quando lo trovo il mio cuore perde un battito. Dei soffici fiocchi di neve scendono lenti dal cielo e dalla posizione privilegiata in cui sono, sembra quasi una magia.
Resto ad osservare il cielo con un sorriso stupido in volto, e prima che possa anche solo pensare a quello che sto facendo, mi alzo e esco dalla mia stanza. Mi fermo davanti alla porta di Harry con il cuore in gola. Sono le due di notte, lui starà dormendo, ma non posso privarlo di uno spettacolo del genere.
Busso appena prima di entrare nella sua stanza. Harry dorme beato, e la luce della luna rende il suo viso ancora più bello. Sono un'autolesionista, sto per sottopormi a una combinazione assurda, ma Harry deve vedere quello che posso vedere io.
Mi avvicino al suo letto poggiandogli una mano sul braccio nudo. "Harry", lo chiamo scuotendolo appena.
I suoi occhi si aprono lentamente e quando trovano i miei, si fanno immediatamente svegli. "Cos'è successo?" domanda guardandosi intorno.
La sua voce è ancora più roca del normale quando si sveglia, e questo mi riporta ai tempi in cui potevo beneficiare di questa melodia quando volevo. "Devi venire con me", spiego allontanandomi di un passo.
Harry si mette seduto indugiando sulle mie gambe nude. Dannazione, dovrei smetterla di indossare le magliette di Jamie per dormire, esistono i pigiami e mia madre si assicura sempre che non mi manchino.
Harry si alza in piedi spostandosi i capelli dal viso e per me è troppo. Troppo il suo torso nudo, troppo i suoi pantaloni troppo bassi sui fianchi, troppe le nostre abitudini malsane di scoprirci troppo per la notte.
"Indossa una maglietta", esclamo facendo un passo indietro.
Harry mi guarda sempre più confuso. "Fallo e basta Harry, devi vedere una cosa."
Mi do alla fuga senza indugiare oltre, potrei benissimo perdere la ragione e fare mosse avventate come quella che ho appena fatto recandomi qui a chiamarlo, e non me lo posso permettere. Lascio la porta socchiusa tornando a sdraiarmi sotto le coperte. Sei al sicuro, va tutto bene Grace.
Harry fa il suo ingresso nella mia stanza poco dopo, fortunatamente con una maglietta nera indosso e lo sguardo sempre più confuso. Si ferma dopo qualche passo guardandosi intorno.
"Vieni qui", affermo.
Possibile che non si sia ancora accorto dello spettacolo che si sta svolgendo sopra le nostre teste? Immagino di no, dal momento che non ha ancora tolto lo sguardo da me.
"Grace, sei sicura che vada tutto bene?" domanda sistemandosi nervosamente i capelli. Sembra un bambino indeciso e imbarazzato.
"Va tutto benissimo, e se solo ti sdraiassi e la smettessi di parlare lo capiresti anche tu..."
Sto sorridendo e non riesco a fare a meno di farlo. La neve continua a cadere, Harry è più adorabile che mai, ed è anche qui con me. Si accomoda al mio fianco sistemandosi sotto le coperte. Chiudo gli occhi per un attimo cercando di calmare il battito del cuore che sta ricominciando a correre troppo forte.
"Nevica", afferma quasi in un sussurro.
Mi volto a guardarlo permettendo al mio cuore di compiere una vera maratona. È dannatamente bello e assolutamente troppo vicino a me. I suoi occhi verdi osservano il cielo e un sorriso timido gli disegna il volto. Mi manca così tanto averlo al mio fianco, che potrei davvero pensare di abbattere ogni barriera con la forza e precipitarmi vicino a lui.
"Grazie Grace", afferma guardandomi.
Rimango sconvolta dalle sue parole e anche dai suoi occhi sinceri che mi guardano brillanti. "Puoi rimanere qui stanotte...". Non so quando ho pensato questa cosa, e nemmeno quando ho trovato la forza di dirlo ad alta voce.
Il suo sorriso grande mi ripaga di tutto, di ogni preoccupazione, dell'ansia, dell'assurdità dei miei pensieri, e anche del battito del mio cuore che finalmente torna alla normalità.
"Buonanotte piccola."
***
Siamo seduti sul divano dal nostro risveglio, e la convivenza fra noi continua a gonfie vele; Harry e i suoi sorrisi, la sua gentilezza, la sua protezione. Io con i miei muri che si alzano, e abbassano ad intermittenza.
Leggo distrattamente uno dei libri che ho trovato nella libreria, mentre Harry armato di cuffie e computer lavora alla sua musica. Avrei tante domande in merito e muoio dalla voglia di ascoltare qualcosa di suo, ma allo stesso tempo so che sarebbe il mio colpo di grazia.
Cerco di concentrarmi nuovamente sulle pagine ingiallite, ma la sua presenza nella stanza si fa sentire. Non so spiegarlo, è come se lui sprigionasse un campo magnetico che arriva intatto a me, e io sono costretta ad alzare lo sguardo per trovare il suo, che per il 99% dei casi è già su di me.
Dannazione!
Abbasso nuovamente la testa, recuperando il mio cellulare. L'arrivo di un messaggio, sembra essere il giusto compromesso per pensare ad altro, almeno per una frazione di secondo.
Il messaggio che trovo sullo schermo però è un compromesso inaspettato, e fin troppo grande.
"Ho dovuto pregare Candy per avere il tuo numero. Mi piacerebbe rivederti prima che tu parta.
Un bacio - Red."
Le mie guance vanno a fuoco per un motivo sconosciuto. È soltanto Red con le sue solite idee assurde, basterà dirottare le sue idee in un educato: "non è il caso", va tutto bene Grace.
Faccio un respiro iniziando a digitare la mia risposta, ma prima che possa inviare il messaggio, il campo magnetico torna a sprigionare il suo dannato effetto. "Qualcosa non va?"
La cosa spontanea sarebbe dire: tutto, ma andrei contro il mio essere alla dannata ricerca della positività. "Va tutto bene, è solo un messaggio che non mi sarei aspettata di ricevere."
"Sei evidentemente turbata Grace, è Mad?"
"Vorrei che fosse lei ma no, non è Mad. Evidentemente è ancora troppo arrabbiata con me per il fatto di non averle dato ascolto, per accertarsi che io sia ancora viva". Puntare sul cambio di discorso all'ultimo secondo funziona per la maggior parte dei casi, ma non con Harry ovviamente.
"Stai divagando", sottolinea.
Esatto, e c'è un motivo se lo sto facendo; non abbiamo bisogno di una nuova litigata, e sono certa che se dovessi raccontargli di Red, è quello che accadrebbe. "Non è nulla di grave Harry, sto bene. Vuoi un po' di cioccolata calda?"
Al diavolo i buoni propositi, la soluzione migliore è sempre quella della fuga. Ecco perché in men che non si dica sono in cucina pronta a preparare la cioccolata calda più buona e rigenerante del secolo.
"Grace, non andiamo da nessuna parte così..."
Perché deve seguirmi, e fare il moralista ogni dannata volta? "Harry, voglio solo preparare una cioccolata ed evitare di discutere anche oggi con te. È chiedere troppo?"
Sembra pensarci prima di sedersi sul tavolo della cucina con uno sguardo convinto. "Sì, visto che non mi dai il permesso di capire cosa ti passa per la testa."
Èfrustrante; non ricordavo questa stupida parte del suo carattere. "Èsolo uno messaggio. Se dovessi chiedere il mittente di ogni sms che ricevi, probabilmente mi avrebbero già ricoverata alla neurodeliri."
"Puoi farlo se vuoi. Io non ho nulla da nascondere, ma forse tu sì...". Sta scherzando, deve scherzare perché non ci sono mai stati problemi di questo tipo fra noi, nemmeno quando eravamo fidanzati.
"Come puoi pretendere che io mi fidi di te, se tu non lo stai facendo?"
Scende dal tavolo con un salto, fermandosi a pochi passi da me. "Mi fido di te Grace, ma forse non dovrei farlo se qualcuno riesce a farti arrossire con un messaggio. C'è qualcun'altro?"
Pazzo, completamente pazzo. "Non fare questo gioco con me Harry, non azzardarti nemmeno."
"Chi è?" domanda nuovamente.
Èvisibilmente arrabbiato e irritato, ma lo sono anch'io, e non ho intenzione di limitarmi perché ha superato la soglia della tolleranza. "Un mio amico, e adesso smettila di fare lo stronzo perché avrei così tante domande da farti restando in tema, che potrei continuare fino a domani!"
I suoi occhi sembrano sempre più infastiditi, ma non ho nessuna intenzione di cedere. "Falle", mi provoca.
"Perchè eri con Nadine a Natale? Perché ha festeggiato con la tua famiglia? Perchè continui a ripetere che ti importa di me, quando non fai altro che spassartela con altre ragazze?"
La sua sicurezza vacilla per un secondo prima di tornare ad essere arrabbiato, forse più di prima. "Perchè è una mia amica, perché mia madre l'ha invitata ad unirsi a noi, perché è anche grazie a lei se sono qui. Non me la spasso con nessuno dal momento che amo solo te, ma questo non sembra importarti, anzi preferisci frequentare qualcun'altro mentre io non ci sono, e cerchi anche di nasconderlo. Tante grazie Grace!"
Grace. Odio che lo dica in questo modo, odio che non usi il solito diminutivo quando ne avrei più bisogno. Odio dover litigare con lui, ma non mi lascia altra scelta. "Si chiama Red, era la mia stupida cotta delle superiori, ed è stato così gentile da riaccompagnarmi a casa da una festa. Abbiamo parlato, è riuscito a farmi stare meglio perché avevo appena litigato con la mia migliore amica, e mi ha baciata. Bacio che non ho ricambiato, bacio che non si può definire tale, bacio che non mi ha trasmesso assolutamente nulla."
L'ho detto, ad alta voce, praticamente urlando e gesticolando come una forsennata, e il mio colpo è andato a segno. Harry mi guarda praticamente sconvolto, i pugni chiusi lungo i fianchi, e gli occhi verdi dannatamente delusi.
"Fantastico, davvero fantastico. È da giorni che cerco di controllarmi, di fare la cosa giusta e di evitare le stronzate, e tu ti lasci baciare dal primo che passa?"
Si sta avvicinano a me sempre di più e sono costretta ad indietreggiare. La mia fuga si interrompe quando il piano della cucina viene a contatto con la mia schiena. Non posso più scappare. "Non è il primo che passa", affermo quasi in un sussurro.
Dovrei smetterla di giocare con il fuoco, ma Harry non ha nessun diritto di dire e fare quello che sta facendo nei miei confronti. I suoi occhi sono stupidamente scuri, e non vorrei avere una visuale così ravvicinata. "Nemmeno io lo sono", afferma prima di poggiare le sue labbra sulle mie.
È un bacio forte, arrabbiato, dato solo dalla sua voglia di prevalere sugli altri sempre comunque, e non riesco a fare a meno di odiarlo. Lo odio perché mi fa piangere, lo odio perché continuo a non essere abbastanza per lui. Lo odio perché non doveva andare così.
Lo spingo con tutte le mie forze allontanandolo da me. I suoi occhi continuano a guardarmi arrabbiati, e questo non riesce a placare il mio istinto. Alzo la mano destra colpendo direttamente la sua guancia; è per tutte le cose che ha fatto, per l'incoerenza che mi ha dimostrato, per il male che mi ha inferto, ma soprattutto per aver rovinato tutto ancora una volta.
Si posa una mano sulla guancia lesa tornando a guardarmi. Non c'è più rabbia nel suo sguardo, solo dispiacere, ma non è sufficiente a fermare le mie lacrime che continuano a scendere.
"Grace mi dispiace, sono un cretino...", afferma avvicinandosi nuovamente a me.
Non mi tocca come se avesse paura di ferirmi ancora, e apprezzo che lo stia facendo. "Sei uno stronzo Harry, e se la smettessi di essere così egoista anche solo per un secondo, capiresti che non mi interessa di Red, di rivederlo prima di tornare a Londra. Non mi interessa nessuno al di fuori di te, e sono questi i momenti in cui vorrei che non fosse così!"
Ha gli occhi lucidi e vorrei che non fossero così belli. Vorrei che non mostrassero quanto è stanco di lottare, vorrei che mi dessero quelle certezze di cui ho assolutamente bisogno. "Non ce la faccio più piccola", ammette.
Scuoto la testa amareggiata. "Non ce la faccio più nemmeno io."
"Prova a stringere più forte che puoi quello che di buono resta di noi.
Questo freddo sulla pelle lo senti anche tu. Ora legati da un filo di neve, restiamo sospesi nel vuoto"
SPAZIO AUTRICE
"Mi accorgo che correndo verso Y ciò che desidero non è trovare Y al termine della mia corsa: voglio che sia Y a correre verso di me, è questa la risposta di cui ho bisogno, cioè ho bisogno che lei sappia che io sto correndo verso di lei ma nello stesso tempo ho bisogno di sapere che lei sta correndo verso di me. " (Italo Calvino)
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Al prossimo capitolo, Greta ♡
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