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37. Shiver

-I'll always be waiting for you, so you know how much I need you, but you never even see me, do you? And is this my final chance of getting you?-

GRACE'S P.O.V

L'albero di Natale è addobbato alla perfezione; sono certa che se dovessi misurare la distanza fra una fila di luci e l'altra, scoprirei che è esattamente la stessa.

Mamma ha sempre avuto questa mania per la precisione, ma in questo caso non mi dispiace. È matematica; lineare, logica e ancora una volta perfetta e questo mi tranquillizza. Sono seduta sul divano in salotto da ore ormai. Alterno lo sguardo dal mio libro, al camino acceso, all'albero cercando di ignorare il rumore delle stoviglie provenienti dalla cucina.

Quando ero piccola adoravo aiutare mia madre e mia nonna per la preparazione del pranzo di Santo Stefano, perché a differenza di quello di Natale, partecipavano anche Mad e la sua famiglia. Oggi sarà lo stesso, fra poco arriveranno qui, e io non so come comportarmi.

Dormire è stato salutare, è come se ieri sera mi fossi tolta un peso, e ora mi sentissi più leggera, ma non so come gestire il nostro rapporto. Indifferenza? Comportarmi come se nulla fosse successo? Forse potrei provarci, ma non so se riuscirò nell'intento. Credo che lascerò a Mad la scelta, a lei la prossima mossa, limitandomi ad assecondare quello che semplicemente sentirò, che sia rabbia, felicità o amarezza.

Mia madre continua a controllarmi a distanza. Sta cercando di trattenersi dal farmi delle domande e non so ancora quanto riuscirà a resistere. Ha cercato in tutti i modi di portare le nostre conversazioni ad un livello successivo, rispetto a quello delle domande di rito, ma non sono ancora pronta ad aprirle nuovamente le porte della mia vita.

Lei non chiederebbe permesso, spalancherebbe la porta e sistemerebbe ogni stanza a suo piacimento, e io amo l'arredamento che sono riuscita a sistemare in questi anni, anche se è strano, imperfetto, forse disordinato, ma pur sempre mio.

Ho voglia di andare a trovare il nonno, cosa abbastanza strana per me. Non sono stata spesso al cimitero da quando ci ha lasciato, convinta del fatto che il mio pensiero riesca a raggiungerlo anche da qui, o da qualsiasi parte del mondo; lui è con me e io sono con lui, è sempre stato così, e sempre lo sarà.

Il suono del campanello distrae la mia attenzione dal libro, non che avessi letto molto finora, troppo distratta dai miei stessi pensieri.

Mamma va ad aprire e le voci della famiglia di Mad arrivano fino a qui. Dovrei alzarmi ed andare a salutare? Forse sì, ma preferisco stare qui: io, il mio libro, l'albero e il camino.

La porta del salotto si apre mostrando una Mad perfettamente vestita e truccata. "Ciao", saluta.

C'è qualcosa di strano nella sua voce, una sorta di delicatezza e attenzione che non ha mai avuto. "Ciao."

Chiude la porta alle sue spalle dirigendosi nella mia direzione. Si ferma a pochi passi da me guardandosi intorno. "Leggi?" mi domanda.

Annuisco osservando il libro che mi ha prestato Ilary l'ultima volta che ci siamo viste.

"Mi ha detto Red che ti ha accompagnata a casa lui ieri sera. Mi sono preoccupata quando non ti ho più visto alla festa", afferma sedendosi sul divano bianco di fronte al mio.

Arrossisco d'istinto ripensando alla strana conversazione che ho avuto con il riccio ieri sera. Sembra che nella mia vita nulla accada al momento giusto; sono sempre in anticipo, oppure rigorosamente in ritardo sui tempi, nonostante il mio intento sia quello di essere semplicemente puntuale.

"Sì, volevo prendere un taxi, ma mi ha accompagnato a casa lui."

Stavolta è Mad ad annuire, nonostante il suo sguardo cauto continui a cercare risposte nel mio. Non credo di averla mai vista così attenta prima d'ora.

"Mi dispiace per la discussione che abbiamo avuto ieri sera, non era quello che mi aspettavo dalla serata. Volevo solo passare del tempo insieme come ai vecchi tempi."

È sincera, lo vedo dai suoi occhi scuri incerti, e dall'insicurezza che sta dimostrando; forse non è tutto perso. "Dispiace anche a me, ma avevo bisogno di spiegazioni e di dirti quello che penso tutt'ora. Non mi piace guardare le persone e non riconoscerle, soprattutto se sono quelle a cui tengo di più."

Mad annuisce sorridendo appena. "Lo so, hai ragione ma ti posso garantire che sono sempre la stessa, soltanto più stressata e con mille pensieri per la testa che ho sbagliato a non condividere con te."

Non sono sicura sia davvero così; che lei sia sempre la stessa e tutto il resto, ma sono felice di constatare un passo nei miei confronti da parte sua. "Non sei obbligata a condividere tutto quello che ti succede con me, Mad. Dovrebbe essere una cosa istintiva che in questi mesi è mancata anche a me, di conseguenza al cambiamento del nostro rapporto. È questo che cercavo di dirti ieri sera, sono soltanto amareggiata dal fatto che le cose stiano cambiando, che una distanza non solo fisica si stia interponendo fra noi, e ho soltanto paura che non si possa colmare. Mi manca la mia migliore amica e non so più come fartelo capire."

"Anche tu mi manchi Grace, e mi sei mancata per tutto questo tempo. Puoi chiedere a tutti, anche a Taylor che non ho mai smesso di bombardare con informazioni e racconti su di te, rendendomi forse ridicola. Avevo bisogno che lei capisse quanto tu vali, quanto tu sia speciale, e che capisse il motivo per cui tu per Harry hai fatto la differenza, nonostante io sia ancora pienamente convinta che sia soltanto un cretino che devi lasciar perdere."

Chiudo gli occhi cercando di allontanare l'istinto di difendere Harry. Non ho motivo di farlo e non lo farò, ma conosco il ragazzo di cui mi sono innamorata, so quanto è in grado di dare alle persone e nonostante con me abbia sbagliato e continui a sbagliare, mi infastidisce il fatto che Mad lo sminuisca in questo modo.

"Manchi anche a Jamie". Non so perché glielo sto dicendo, forse perché voglio portare il discorso in un'altra direzione, forse perché voglio difendere il mio amico.

Mad abbassa lo sguardo sorridendo amaramente. "Manca tanto anche a me, ma sembra che le cose fra voi vadano alla grande."

È vero e senza dubbio Jamie ha ragione quando sostiene che se Mad non si fosse allontanata da entrambi, il nostro rapporto non sarebbe arrivato a questo punto. "Andrebbero alla grande anche se tu smettessi di allontanarti da noi", ammetto.

"Non mi sto allontanando Grace, e non ho intenzione di farlo, puoi smetterla di farmi sentire in colpa per tutto quello che sta succedendo?"

Sta alzando nuovamente il tono di voce e se mi lasciassi andare, arriverei a fare lo stesso. Non voglio rovinare anche questo giorno, non voglio invogliare mia madre ad abbattere la mia porta. "Ok. Adesso andiamo di là, sarà quasi pronto."

Mad annuisce seguendomi. Non ho ben capito a che punto sia il nostro rapporto, forse dovrei soltanto tornare a fidarmi di lei, e vedere come andranno le cose.

"Eccovi finalmente! È pronto!", afferma nonna sedendosi a capo tavola.

Saluto i genitori e la sorella di Mad, prima di sedermi al mio solito posto; Mad al mio fianco e papà di fronte a me, una prospettiva che mi è sempre piaciuta.

Il pranzo è ottimo come al solito, Mad torna a parlare di sè, aggiornando tutti sulla sua carriera. Mamma come da rituale pende dalle sue labbra, mentre papà alterna l'attenzione dal discorso, a me. La madre di Mad mi domanda del lavoro, di Londra e tante altre cose alle quali rispondo volentieri, è quando mamma introduce l'argomento "ragazzo assolutamente perfetto", che le cose iniziano a cambiare.

"Quando ci fai conoscere Gregg?", domanda con il suo sorriso smagliante.

Mai, nemmeno se potessi, nemmeno tra un milione di anni. "Quando ci sarà l'occasione", rispondo.

Lo sguardo di Mad è su di me. Mi volto nella sua direzione trovandolo dubbioso. Non ho detto a mia madre che Gregg non vuole avere più nulla a che fare con me, che non sono innamorata di lui, ma di Harry, che non avrà mai l'occasione di vedermi fidanzata con il suo prototipo di "ragazzo assolutamente perfetto". Non è un reato.

"Se non c'è, bisogna crearla non credi?"

Riuscirò mai a sabotare gli intenti di mia madre?

"L'occasione fa l'uomo ladro", esclama Mad.

Mi volto nuovamente nella sua direzione riuscendo a trattenere a stento una risata. Si sta davvero imbattendo in una battaglia contro mia madre?

"E questo cosa centra?" domanda la donna che mi ha messo al mondo. La madre di Mad sembra curiosa quanto la mia, e mi sorprende che non sia ancora abituata alle stranezze della figlia.

"Tutto, mi sono sempre chiesta che senso avesse questo proverbio. Mamma tu lo sai?" domanda la mia amica con maestria.

La donna dai capelli scuri sembra pensarci un po' prima di rispondere. "Credo che voglia dire che, chi fa qualcosa di negativo, lo fa perché l'occasione gli ha reso le cose facili."

"Grazie mamma, sei sempre molto utile. Piuttosto, come vanno le cose nel quartiere?". Sorrido ringraziando Mad con lo sguardo, mentre mia madre segue la scia dei pettegolezzi in modo quasi naturale, dimenticandosi dell'argomento Gregg.

Il pranzo continua in modo tranquillo, nessun argomento fastidioso viene introdotto e riesco a godermi finalmente l'atmosfera del Natale. Io e Mad ci occupiamo dei piatti mentre i nostri genitori si spostano in salotto per il caffè, parliamo del più e del meno come ai vecchi tempi, recuperando l'intesa che ci ha sempre contraddistinto.

 Ètutto perfetto; il Natale, lei, noi, e sono felice.

Il suono del campanello torna ad attirare l'attenzione di tutti. "Aspettavi qualcuno?", mi domanda Mad sistemando gli ultimi piatti.

"No."

"Grace apri tu?", urla mia madre dal salotto.

Alzo gli occhi al cielo annuendo. Raggiungo la porta aprendola, e quello che vedo è davvero qualcosa che non mi sarei mai aspettata; non a Toronto, non il ventisei dicembre, non a casa mia.

"Harry?"


HARRY'S P.O.V

Sono qui, io, la mia macchina, e tutti i buoni propositi per questa sorpresa, agitazione annessa e strigliata da parte di Paul, compresa.

Sono i miei giorni di pausa dal tour, posso gestirli come voglio e non capisco perché lui sia contrario ad ogni cosa improvvisa che faccio, a maggior ragione se questa è fatta solo ed esclusivamente per la mia felicità. È questo che dovrebbe volere il mio manager per me, giusto?

Ovvio che sì, ma questo non è un problema al momento. Devo solo scendere dalla macchina, controllare che nessuno mi abbia seguito o visto, e suonare il dannato campanello. Non ho la minima idea di cosa le dirò;

Buon Natale? Banale.

Happy Christmas? Internazionale, ma scontato.

Ecco il tuo regalo? Egocentrico e stupido.

Ciao Grace, andrà benissimo.

Scendo dalla macchina avvicinandomi al cancello perfettamente lavorato. È una casa bellissima e al solo pensiero che Grace è a pochi passi da me, il cuore prende a battere fortissimo. Èuna pazzia, lo so per certo, è la cosa più strana e pazza che io abbia fatto per qualcuno, ma dovevo farlo e spero tanto che accetterà la mia pazza proposta perché sono pazzamente e irrimediabilmente innamorato di lei.

Faccio un respiro profondo prima di suonare il campanello. Sicuramente starà festeggiando, avrei dovuto farlo anche io a casa, ma mia madre è stata ben felice di sapere che mi sarei assentato per quest'anno.

Il cancello si apre permettendomi di oltrepassarlo. Mi stringo nel cappotto incamminandomi verso la porta d'entrata. Dannazione il mio cuore dovrebbe smettere di correre così tanto.

"Harry?"

Bella, bellissima. Avevo ignorato finora questo particolare, che in nessun modo può far rallentare il mio cuore; mi verrà un infarto prima o poi.

"Ciao piccola.". Semplice variazione di copione, senza dubbio corretta.

Grace sta per dire qualcosa, ma prima che possa farlo, due occhi fin troppo famigliari si avvicinano minacciosi ai miei. "Vattene."

Nelle ore di viaggio che mi sono servite per fare ordine nella testa, ho dimenticato di contemplare il fattore Mad. "Ciao anche te Mad!" esclamo cercando Grace oltre le sue spalle.

È ancora ferma sul posto, una mano sulla maniglia, e gli occhi fissi nei miei.

"Ciao un corno! Cosa ti dice il cervello? Non dovresti essere qui, non dovresti essere nel mio campo visivo, e nemmeno nel suo, a maggior ragione in questa circostanza Harold! Sei un pazzo, autolesionista, despota del cavolo! Vattene subito!"

Non la sopporto. Ho cercato di ricordare quanto fosse simpatica prima che decidessi di innamorarmi della sua migliore amica, ma tutta l'acidità e l'astio che sta avendo dei miei confronti ha completamente annebbiati quei ricordi felici. "Nemmeno io sono felice di vederti Mad, quindi se fossi così gentile da tornare dentro e farmi parlare con Grace, non solo mi faresti un favore, ma lo faresti anche a te stessa."

Il mio consiglio non sembra essere quello giusto per lei, dal momento che la sua mano alzata entra nel campo visivo, ma prima che possa colpirmi la voce di Grace attira l'attenzione di entrambi.

"Mad smettila!". Il suo tono di voce è alto, molto più del solito e il fatto che lo stia rivolgendo nei confronti di Mad l'intoccabile, è una buona cosa.

L'intoccabile si volta nei confronti di Grace che in questo momento non ha uno sguardo amichevole nei suoi confronti. "Grace smettila tu! Torna dentro, mi occupo io di lui, farò in un secondo!"

Se lo sguardo di prima era poco amichevole, questo non saprei come definirlo, probabilmente arrabbiato. "Mad, non ho bisogno che ti occupi della situazione perché so benissimo farlo da sola, quindi smettila una volta per tutte!"

Bingo. L'intoccabile si trasforma in offesa, e con passo svelto supera Grace e sparisce in qualche stanza della casa.

"Harry sei pazzo! Cosa diavolo ci fai qui?" afferma Grace, avvicinando la porta alle sue spalle.

Il suo sguardo non è dolce come al solito e continua ad essere arrabbiato nonostante l'intoccabile offesa, sia sparita dal nostro campo visivo. "Avevo bisogno di vederti e di portarti via da qui, quindi eccomi", spiego alzando le spalle.

Grace mi guarda sorpresa passandosi nervosamente una mano fra i capelli. "Portarmi via da qui? Per quale assurdo motivo?"

Ce ne sarebbero mille, ma l'unico che mi viene in mente è in grado di raggrupparli tutti. "Perché dobbiamo chiarire Grace, e dobbiamo farlo ora."

Scuote la testa avvicinando maggiormente la porta alle sue spalle. "Sono con la mia famiglia Harry, cosa che dovresti fare anche tu. È il giorno di Santo Stefano e non ho nessuna intenzione di chiarire le cose con te, perché avevamo già stabilito che ci sarebbe voluto del tempo."

Tempo, dannato tempo. "Bene, ma questo tempo dovrà iniziare prima o poi, e ho deciso che inizierà ora. Prepara le tue cose Grace", affermo.

Non le darò la possibilità di scappare. Ho fatto nove ore di volo assolutamente improvvisate per venire qui, e non ho intenzione di andarmene senza di lei.

"Sei davvero pazzo! Lo siete tutti, dannatamente convinti che io faccia sempre e solo quello che stabilite voi. Non funziona così Harry, e se questo è il tuo modo di risolvere le cose allora è quello sbagliato!"

Merda. Non avevo previsto un rifiuto e nemmeno tutto questo nervosismo da parte sua. Certo sapevo non sarebbe stato facile far sì che lei tornasse da me, magari gettandosi fra le mie braccia, ma nemmeno tutto questo nervosismo da parte sua. "Grace ho preso un volo stanotte da Londra per arrivare qui, ho lasciato la mia famiglia perché avevo bisogno di vederti, e fare questa cosa con te. Non ti sto obbligando a seguirmi, ti chiedo solo di prendere in considerazione la cosa, perché non solo mi renderebbe l'uomo più felice del mondo, ma sai bene anche tu che farà bene ad entrambi. Rimandare non serve a nulla, io sto impazzendo lontano da te. La situazione non è definita, un giorno ti sento vicina come se nulla fosse successo, quello dopo sei lontana anni luce ad un passo dallo sfuggirmi ancora, e non posso permettertelo Grace, non senza prima aver provato a chiarire le cose con te."

Il suo sguardo scuro è sempre nel mio in cerca di sicurezze e risposte. Spero che le trovi perché sono disposto a dargliele tutte.

"Cos'hai in mente?" domanda facendo un respiro profondo.

Tu. I tuoi occhi, quello che riesci a darmi, e quello che riesco ad essere quando tu sei al mio fianco. "Voglio portarti in un posto, ci staremo per qualche giorno quindi prepara le tue cose e partiamo", affermo.

Sto cercando di essere il più convincente possibile, ma il tutto risulta particolarmente difficile dal momento che tutto ciò che vorrei è avvicinarmi a lei e tenerla fra le mie braccia.

"Non verrà da nessuna parte con te."

Ero talmente preso dall'osservare lei, da non rendermi conto che non siamo più soli qui fuori. Alzo lo sguardo trovando quella donna che per troppo tempo ha condizionato la vita di Grace. Riconosco alcuni dei suoi tratti ed è davvero strano pensare che due persone così simili esternamente, possano essere quasi completamente differenti.

"Buongiorno signora". Sto cercando di essere educato, è pur sempre sua madre e so quanto in realtà mi abbia sempre odiato.

"Non è più un buongiorno, ti chiedo gentilmente di lasciare questa casa e di smetterla di importunare mia figlia", ribadisce, affiancando Grace.

"Mamma torna dentro, non sono affari che ti riguardano", la interrompe Grace.

La amo, amo la sua forza e la sua determinazione, amo il fatto che mi stia dando del filo da torcere, amo che riesca a tener testa a quella donna che per troppo tempo ha condizionato le sue scelte e la sua vita.

"Sono affari che mi riguardano, Grace. Tu sei affare mio, e lo sarai sempre! Deve lasciarti in pace, darti la possibilità di vivere una vita serena, di proseguire per la tua strada senza fare ulteriori sbagli perché lui di certo lo è stato. Sei stata sotto i riflettori di quelle stupide riviste solo per colpa sua, sia ringraziato il cielo che il tuo datore di lavoro non ti abbia licenziata per questo! Non è il ragazzo giusto per te Grace, apri gli occhi una volta per tutte, guarda la realtà e smettila di sognare come una bambina, perché i sogni non durano! La vita è un'altra e tu hai il dovere di viverla. Hai un ragazzo che ti sta aspettando a Londra, e non permetterò a lui di rovinare tutto ancora!"

Se il tono di voce di Grace era alto prima, quello di sua madre lo batte senza dubbio. Dovrei sentirmi ferito e offeso per le parole che ha detto, dovrei sentirmi in colpa e forse arrabbiato con lei, ma non riesco ad esserlo quando quello che vedono i miei occhi è una stretta al cuore.

Grace sta piangendo, guarda sua madre e semplicemente piange, lascia che le sue parole la scalfiscano, scavino nel profondo abbattendo quei muri che nemmeno io sono riuscito a superare così facilmente.

Faccio un passo avanti cercando di raggiungerla, di abbracciarla, di portarla via da qui, perché ora più che mai sono certo che sia la cosa giusta ma sua madre mi fulmina con lo sguardo mettendosi fra noi. "Non costringermi a chiamare la polizia Harry", afferma arrabbiata.

Se i suoi occhi potessero mi fulminerebbero, ma non riuscirà a farlo perché ho bisogno di raggiungere Grace e lo farò; con o senza il suo consenso.

Grace si asciuga nervosamente le lacrime. "Mamma la devi smettere! Smettila con queste stronzate, smettila con queste stupide idee insensate. Non ho nessun ragazzo che mi aspetta a Londra, e grazie al cielo il mio datore di lavoro è abbastanza intelligente da valutare le mie capacità e non quello che dicono i giornali. Smettila di pensare che io non sia in grado di prendere delle decisioni da sola. So quello che voglio, l'ho sempre saputo e quando ti arrenderai al fatto che non è la stessa cosa che vuoi tu, forse sarà troppo tardi. Non mi stai proteggendo, mi stai perdendo e non ne posso davvero più mamma! Lo sbaglio che ho commesso è essere tornata qui, sperando di trovarti cambiata, ma non accadrà mai perché troverai sempre un modo per sminuire quello che sono, e quello che faccio!"

Grace scompare oltre la porta di casa. Vorrei seguirla, ma sua madre è ancora davanti a me bloccandomi il passaggio. Guarda la figlia immobile, con le lacrime agli occhi a sua volta, senza fare o dire nulla.

Un uomo dai capelli scuri compare sulla porta di casa. Lo riconosco come il padre di Grace, e non ho la minima idea di quello che dovrei dire. Mi sento improvvisamente in colpa per essere venuto qui, per averla fatta piangere, per aver creato questa discussione. Non volevo rovinare i festeggiamenti a nessuno, volevo solo darci la possibilità di essere felici.

La madre di Grace entra in casa ignorandomi completamente. Supera il marito senza una parola lasciandoci soli.

"Vuoi entrare?" mi domanda lui dopo una pausa di silenzio.

Non lo so, voglio entrare ad osservare un campo di battaglia? Sono in netta inferiorità numerica, e sono certo che Mad sia pronta per un nuovo attacco, ma ho bisogno di guardare negli occhi Grace, e capire che sta bene.

Annuisco facendo un passo avanti. Lo seguo chiudendo la porta alle mie spalle; non era questo il modo in cui avevo pensato di incontrare i suoi genitori, ma la nostra storia non si è mai basata sulla logica e forse non lo sarà mai.

Lo seguo all'ingresso soffermandomi a guardare ogni dettaglio della casa. È molto bella e ordinata, calda, accogliente e la foto di Grace all'ingresso riesce a strapparmi un sorriso.

"Aveva quindici anni in quella foto", afferma suo padre fermandosi al mio fianco.

Era bellissima anche allora, con i capelli più lunghi e un sorriso spensierato in volto. "Non è cambiata", affermo quasi in un sussurro.

"Esteriormente no, ma dentro tanto e nonostante mia moglie creda il contrario, io penso che sia cambiata soprattutto grazie a te Harry."

Mi volto trovando lo sguardo serio di quell'uomo così simile a lei; hanno gli stessi occhi e lo stesso sguardo. "Anche io sono cambiato grazie a lei, e ne sono davvero innamorato. L'ho lasciata perché pensavo di fare il suo bene, ma non l'ho fatto. Abbiamo sofferto entrambi e io sto soffrendo tutt'ora. Sua figlia è in grado di dare tanto alle persone e io ho bisogno di lei."

Il padre di Grace sorride appena, posandomi una mano sulla spalla. "È la tua ultima possibilità Harry, mia moglie ti ammazzerà la prossima volta, e sarò costretto a lasciarla fare. Prenditi cura di mia figlia", mi avverte.

Non sembra uno scherzo e ammetto di essere abbastanza spaventato dalle sue parole, ma mi sforzo di sorridere perché tutto ciò che voglio è stare con Grace e avere davvero la possibilità di prendermi cura di lei.

Suo padre prosegue in salotto e lo seguo. All'interno ci sono Mad con quella che credo sia la sua famiglia, e una signora anziana dagli occhiali spessi. "Tu sei Harry, vero?" domanda.

Annuisco spostandomi i capelli dalla fronte. "Sono io. Buongiorno a tutti", affermo.

Buongiorno? Davvero Harry? Hai appena rovinato loro il giorno di Santo Stefano.

"Accomodati pure", afferma nuovamente la nonna di Grace. Obbedisco prendendo posto sull'unica poltrona rimasta libera.

Mad continua a fulminarmi con lo sguardo, senza sosta. Prima o poi si stancherà?

Perdo il conto del tempo che passiamo in questa situazione strana e silenziosa, intervallata soltanto da qualche domanda che la nonna di Grace rivolge ai presenti. Mi sento uno spettatore in questo momento, quello di un cortometraggio in bianco e nero che in una situazione normale, avrei anche apprezzato.

Il cortometraggio finisce quando i colori tornano a dipingere la stanza. Grace compare sulla porta del salotto con una valigia fra le mani e gli occhi arrossati dal pianto. "Andiamo", afferma.

Mi alzo meccanicamente in piedi raggiungendola a passo svelto. "Stai bene?"

Grace sorride amaramente scuotendo la testa "Andiamo e basta per favore."

Annuisco prendendo la sua valigia fra le mani. Mi volto appena incrociando lo sguardo di suo padre; mi occuperò davvero di lei e spero che lui capisca che non sto mentendo.

Saluto con un gesto della mano i presenti e la seguo fuori dalla porta.È silenziosa e svelta, come se a tutti gli effetti stesse scappando da tutti, anche da me.

Apro la macchina e sale senza dire nulla. Carico la sua valigia nel baule vicino alla mia e prendo posto al suo fianco. Do un ultimo sguardo alla casa e poi a lei prima di partire e lasciare alle nostre spalle una famiglia sicuramente turbata.

"Non volevo rovinarvi la giornata se è quello che stai pensando, mi dispiace davvero", mi scuso.

Grace volta il viso nella mia direzione sforzando un sorriso. "Non sei stato tu a rovinarla, hai semplicemente fatto quello che ti sentivi di fare Harry, è il tuo modo di essere e non puoi cambiarlo."

Deve aver pianto molto perché la sua voce è più bassa del normale. Percorro la strada in silenzio, non so cosa dire e fare. Vorrei abbracciarla e dirle che va tutto bene, ma è troppo fragile in questo momento e ho una dannata paura di spezzarla ancora.

Grace osserva il panorama fuori dal finestrino. Avremo molto tempo da trascorrere in auto e spero che non rimarrà delusa una volta arrivati a destinazione.

"Non torniamo a Londra?" domanda non appena superiamo l'aeroporto.

Scuoto la testa sorridendole. "No piccola."

Grace continua a guardarmi. "Harry chiamami con il mio nome per favore. Dove stiamo andando?" domanda dopo una pausa di silenzio.

Non ha senso nasconderle la nostra destinazione, la vera sorpresa l'avrà una volta che scenderà da questa macchina. Spero che le possa piacere, spero di non aver fatto l'ennesima cavolata, spero dannatamente tanto che mi dia un'altra possibilità. "Mont-Tremblant", rispondo.

"Non mi dirai cos'hai in mente di preciso, vero?" chiede sorridendo appena.

Scuoto la testa ancora. Se le dicessi dove siamo diretti probabilmente mi chiederebbe di fermarmi e di riportarla indietro, e non è una delle opzioni contemplabili.

È totalmente assorta nei suoi pensieri, persa a guadare il paesaggio che corre veloce fuori dal finestrino, passando dagli edifici alti di Toronto, ai laghi caratteristici del Canada. Vorrei fotografarla, immortalare questo momento e portarlo sempre con me, e spero che mi darà la possibilità di farlo durante la nostra permanenza in Québec.

"Non è sempre stata così. Da bambina avevamo un bellissimo rapporto, è stata più di una mamma e ha saputo volermi bene davvero". La sua voce è poco più di un sussurro, il suo sguardo fisso sulla strada mentre il mio fatica a rimanere dove dovrebbe essere.

"Ti vuole bene anche adesso, Grace. Sta solo cercando di proteggerti da me, dalle cose che a suo parere possono farti male". Sto difendendo sua madre, ma penso davvero quello che dico. Nessuna madre riuscirebbe a voler male ai propri figli, a maggior ragione la sua.

Grace posta lo sguardo nel mio, costringendomi a ricambiarlo. "Ha detto delle cose orribili su di te."

Sorrido constatando che sono abbastanza importante per lei, da essere preoccupata per me. "Hanno fatto di peggio, piccola", la rassicuro.

Non la sto guardando, ma sono certo che i suoi occhi si stiano alzando al cielo. Ne ho la conferma quando il mio nome esce dalle sue labbra con tono di rimprovero. "Harry..."

È adorabile. "Grace..."

La sto esasperando, ma non è un male, voglio farla stare bene, voglio che smetta di pensare alle cose che le ha detto sua madre concentrandosi su altro, qualsiasi cosa sia.

"Ascoltiamo la musica", esclama sospirando.

Obbedisco facendo partire il cd che mi ha accompagnato durante il tragitto dall'aeroporto a casa sua. La voce dei Coldplay riempie l'abitacolo, sono tentato di sostituirlo dal momento che Grace non predilige per loro, ma non posso interrompere le note di Shiver.

Lei mi osserva attentamente e questo mi basta per capire che Shiver è perfetta.

Lascio che le parole della canzone riempiano il nostro silenzio, che colmino le cose che non ho ancora avuto modo di dirle.

"Se non avessi litigato con mia madre probabilmente non sarei qui Harry, voglio che tu lo sappia", confessa guardandomi.

Ho sempre apprezzato la sua sincerità, ma in questo momento risulta fastidiosa. Sospiro cercando di concentrarmi sulla strada, sulla canzone che mai come ora sembra essere perfetta.

Potrei arrabbiarmi, dirle quanto le sue parole mi stiano ferendo, ma non servirebbe a nulla. Indipendentemente dal motivo per cui è qui con me, c'è. Mi sta dando l'opportunità di sistemare le cose e voglio farlo davvero, anche se gli ostacoli fra di noi sembrano essere infiniti.

Mi manca la nostra corsa, mi manca avere un punto d'arrivo in cui noi siamo i protagonisti; non importa se sarà una corsa ad ostacoli, l'importante è superarli e raggiungere il traguardo con la consapevolezza di avercela fatta.

"L'importante è che tu sia qui."

-Did you want me to change? Well I changed for good, and I want you to know, that you'll always get your way. I wanted to say, don't you Shiver-


SPAZIO AUTRICE

Questa storia non doveva andare così. Continuo a ripeterlo ma è la verità; sono consapevole delle lacune che ha, che alcuni di voi non sembrano vedere, ma che so esserci.

Ho valutato tante volte la possibilità di interromperla e cancellare questo sequel ma sarebbe stupido farlo dal momento che siamo praticamente giunti alla fine.

Ringrazio quindi le persone che stanno continuando a seguire la storia nonostante non sia al livello di A kind of magic, GRAZIE DAVVERO :D

Al prossimo capitolo!

Un bacio, Greta :*


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