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34. Rosedale

GRACE'S P.O.V

Toronto.

La maggior parte delle città non ha bisogno di descrizioni. Basta il riferimento ad un simbolo o un monumento particolare perché venga ricordata o immaginata, ma questo non è il caso di Toronto.
Nessun monumento particolare, tradizione o cultura è così eclatante o diversa, da rimanere impressa; Toronto ha bisogno di descrizioni, dettagli, racconti che riescono a diffondersi anche sotto la superficie dell'asfalto; il Path.

Mad ha sempre trovato fastidioso passeggiare lungo i ventisette chilometri di gallerie sotterranee, sostenendo che fosse ormai superata la necessità di trovare una soluzione alternativa al freddo rigido che in inverno bloccava completamente la città in superficie.

Io l'ho sempre amato. Se la madre di Mad non avesse lavorato nell'ufficio bancario del Path, probabilmente non lo adorerei così tanto; passavamo interi pomeriggi ad aspettare che il suo turno di lavoro finisse in modo da poter tornare a casa senza utilizzare l'autobus e occupavamo quel tempo a parlare, ridere, passeggiare. Eravamo io e lei, ed era perfetto.

Perfetta era la magia che si respirava in quei tunnel, apparentemente bui e tristi, in realtà luminosi e vivi; credo siano la parte di Toronto che mi è mancata di più, quella che nonostante tutto, mi rappresenta.

Path è sinonimo di adolescenza, di sbagli, di serate da ricordare e altre da dimenticare. È sinonimo di Candy, dei negozi migliori e dei principali centri di attrazione di Toronto e ho davvero una voglia incredibile di tornarci.

Sono a casa e ancora fatico a crederci, otto ore fa ero a Londra ed ora sono qui, e sono felice di esserci.

La gente è affollata all'esterno dell'aeroporto in cerca dei propri famigliari esattamente come me, ma a differenza loro, non ho fretta.

Esco dalle porte automatiche trascinando la mia valigia e immediatamente il freddo secco della sera mi accoglie. Credo ci siano all'incirca zero gradi, ma qui si fanno sentire sempre di più; il freddo riesce a superare tutti gli strati di vestiti arrivando direttamente a me che rabbrividisco e mi stringo forte nel mio cappotto.

Mi guardo intorno cercando di scorgere fra la folla mia madre. Non può fare appello alla sua altezza per emergere, ma quando scorgo una folta chioma di capelli biondi e ricci capisco che possono appartenere soltanto a lei.

Aspetto che mi veda osservandola con un sorriso stampato. Il suo cappotto firmato la avvolge completamente mentre ansiosa si guarda intorno cercando me. È bello che lo faccia, che trasmetta la sua voglia di vedermi, anche se probabilmente fra dieci minuti avrà già trovato un pretesto per riprendermi, ma non importa. Questa è mia madre, la donna che mi ha cresciuto, che ha contribuito a rendermi la persona che sono, e non potrei mai smettere di volerle bene, nonostante le sue azioni mi hanno più volte indotto a farlo.

I suoi occhi blu trovano i miei e il suo sorriso migliore nasce spontaneo sulle sue labbra sottili. Si dirige nella mia direzione quasi correndo e io aspetto che mi raggiunga, lasciandomi avvolgere dalle sue braccia che profumano di casa.

Profumano della sua schiuma per i capelli, di Hypnotic Poison, di affetto, di mamma, di felicità. "Grace", afferma liberandomi dell'abbraccio.

"Ciao mamma!". Ho abbandonato la mia valigia da qualche parte ma non importa, non riesco a smettere di guardare quella donna dai tratti severi visibilmente emozionata di vedermi.

In un altro contesto glielo farei presente, ma ora come ora, tutto ciò che voglio è che le cose vadano bene. Sono venuta qui per essere felice, per aggiustare i pezzi rotti della mia vita e per recuperare quelle certezze che mi sono mancate.

"Papa' ci aspetta in macchina e la nonna ha già preparato la cena. Sforzati di urlare più del solito perché negli ultimi tempi è diventata più sorda del previsto. Ha preparato tutti i tuoi piatti preferiti come se a tutti gli effetti in questi anni non ti fossi nutrita per niente, ma riusciremo a depistare tutti i suoi tentativi, te lo prometto!"

Sorrido a mia madre scuotendo appena la testa. La seguo fra la folla mentre mi aggiorna su tutte le novità di Rosedale. Riesco sempre a stupirmi che qualcosa di nuovo riesca ad esserci in un quartiere così tranquillo, ma mia madre riuscirà sempre ad avere qualcosa da dire, che si trovi in un eremo disperso fra le montagne, oppure al centro di Time Square.

La macchina di papà entra nel mio campo visivo e il mio cuore prende a battere più forte quando scende dalla macchina correndomi incontro con un sorriso timido in volto. Eccolo il mio uomo, la persona dalla quale ho ereditato le mie caratteristiche migliori, e nella quale riesco per la maggior parte delle volte a specchiarmi.

Credo siano rare le persone come lui, quasi in via di estinzione quelle che fanno tutto per gli altri, e lui è esattamente questo; farebbe di tutto per mia madre, nonostante per la maggior parte del tempo abbia comportamenti sbagliati.

Fa di tutto per me, l'ha sempre fatto e sono certa lo farà sempre. Vorrei davvero trovare un uomo che sappia dare ai miei figli quello che lui ha dato a me: tanto.

Ricambio il suo abbraccio con gli occhi lucidi che anche in questa occasione, sono così simili ai suoi. Sale in macchina facendomi segno di fare lo stesso ed obbedisco. Mamma ricomincia con i suoi racconti infiniti, introducendo l'argomento Gregg nell'immediato. Mi limito ad evitare con maestria il discorso appellandomi ad un semplice "Va tutto bene", mentre papà la interrompe di tanto in tanto per rivolgere domande a me.

Li aggiorno sul mio lavoro, sui progetti che ho, e che spero di riuscire di portare a termine nel migliore dei modi, tralasciando volontariamente tutta la parte della mia vita che ultimamente si è semplicemente persa.

Papà alterna lo sguardo dalla strada allo specchietto retrovisore controllando che io stia bene. Ha sempre avuto questa abitudine e l'ho sempre apprezzata, mi dava la certezza di non essere mai sola, mai allo sbando, ma sempre certa che lui sarebbe corso in mio aiuto se qualcosa fosse andato storto.

In questi anni non ho potuto fare affidamento su di lui, preferendo le mie forze, la mia strada e la mia determinazione, ma è confortante verificare che lui ci sarà sempre nonostante gli anni passino veloci per entrambi.

Rosedale è sempre uguale, con i suoi giardini curati e le grandi ville. Ho sempre amato quella che io definisco "la città dentro la città"; è un angolo di tranquillità all'interno dell'innovazione e della ricerca continua di Toronto e sono davvero fortunata ad essere cresciuta e vissuta qui.

Le rose non sono in fiore, l'inverno è ormai inoltrato, ma la magia di questo posto non riuscirà mai a spegnersi.

Scorgo i mattoni a vista di casa mia e un sorriso spontaneo nasce sul mio viso. È bello essere qui, è bello percepire ogni cosa come se nulla fosse cambiato. È bello poter scendere dalla macchina e trovare la famigliarità del giardino, delle tende cucite a mano che si intravedono oltre i vetri. È bello e strano che il mio sguardo cada sull'unica finestra dei vicini che dà sul nostro cortile, quella della stanza di Mad.

La luce è spenta, so che non arriverà prima di domani mattina, ma ho troppa voglia di vederla per riuscire a guadare da un'altra parte.

"Torna domani mattina", afferma mia madre guardandomi con attenzione.

Mi sta studiando, muore dalla voglia di capire cosa si nasconde dietro al mio sguardo, ma non posso permetterle di superare la linea che con tanta fatica ho tracciato fra noi.
Annuisco mantenendo fede alla promessa che ho fatto a me stessa, quando sono salita su quell'aereo per Parigi. Mi dirigo verso la porta di casa trovando davanti ai miei occhi tutto come lo avevo lasciato.

Ci sono solo piccole aggiunte di soprammobili, quelli che mia madre ama disporre ovunque, ma non è cambiato nulla e questo è estremamente confortante.

Sono a casa, sono io, sono felice.

***

Avevo quasi dimenticato la comodità del mio cuscino, ma soprattutto quella del mio letto che ha conciliato la mia prima notte senza sogni dopo tanto tempo.

Sognare mi piace, ma preferisco farlo ad occhi aperti perché in quel caso sono io a decidere in che direzione andranno le cose. Quando a dirigere i sogni invece è l'inconscio, le cose possono andare in modi diversi e non sempre vanno nella direzione giusta, soprattutto se passi l'intera notte nel tentativo di pagare un cartone d'acqua alle casse automatiche di Tesco, come se fosse a tutti gli effetti una missione impossibile.

Ma non è il caso della notte appena trascorsa e nonostante io non abbia la minima idea dell'ora, non ho intenzione di aprire gli occhi, nè di alzarmi dal letto.

Mi avvolgo ancora di più nelle coperte, ignorando la luce del sole che filtra fra le tende della stanza. Non ho nulla da fare oggi, e l'unico appuntamento non sarà prima di stasera, quindi ho intenzione di godermi a pieno la mia piccola vacanza.

"Amica, starei volentieri a guardarti dormire per altre due ore, ma ho già portato pazienza nella mezz'ora appena trascorsa e ho appena terminato il bonus settimanale."

È un sogno?

Mi metto a sedere cercando la fonte della voce nella mia stanza. La trovo seduta sulla mia vecchia poltrona e non attendo oltre; mi alzo e mi dirigo in quella direzione.

Mad fa lo stesso avvolgendo le sue braccia intorno al mio corpo. Non importa se fa freddo, se la mia amica sembra ancora più alta del solito, perché lei è finalmente qui.

"Avresti dovuto svegliarmi!" la rimprovero allontanandomi appena da lei.

Mad scuote la testa sorridendo. "Ero troppo occupata ad osservare i poster alle pareti per farlo. Dovresti davvero pensare di toglierli sai? Erano brutti anni fa, e lo sono a maggior ragione tutt'ora", afferma guardandosi intorno.

Seguo il suo sguardo imbattendomi nei Green Day, per passare ai Sex Pistols, gli Offspring e i Yellocard, transitare nei Blink 182 e sfuggire dai Red Hot Chili Peppers. Tutto quello che riesco a fare è sorridere perché non c'è nulla di brutto in quello che vedo, a parte i capelli di Anthony Kiedis s'intende.

Torno ad osservare la mia amica che ha qualcosa di diverso. "Cosa hai fatto ai capelli, Mad?" domando trovandoli troppo biondi per i miei gusti.

"Non sono bellissimi? Ho deciso di dare una svolta al mio look, ho solo aggiunto qualche tono più chiaro. Gigi sostiene che mi valorizzano e in tutta sincerità lo penso anche io. Tu no?"

Giusto, la sua nuova fantastica amica Gigi. "Penso soltanto che tu sia troppo bionda, ma credo di poterci fare l'abitudine con il tempo. Nulla di irreparabile insomma..."

Mad annuisce tornando a sedersi sulla mia poltrona. "Forza accomodati, ho un sacco di cose da raccontarti!"

Ok, le avrei anche io in realtà, ma sembra lei abbia più urgenza, quindi immagino di doverle dare la precedenza. Prendo posto sul mio letto avvolgendomi la coperta sulle spalle, forse non è stata una bella idea quella di dormire soltanto con la maglietta di Jamie.

"Liam è tornato a Londra stamattina, va tutto a gonfie vele, a quanto pare hanno problemi con Zayn e mi sono offerta volontaria per un lavaggio del cervello, ma il suddetto Liam non ha voluto, quindi ora si trovano ad affrontare la situazioni da soli e ovviamente non ne verranno a capo. Taylor si sta vedendo con qualcuno, non vuole confessare il nome, ma io punto tutto su Calvin Harris, anche se qualche sera fa è uscita con - colui che non deve essere assolutamente nominato- . A volte dubito dell'intelligenza di quella ragazza, ma è mia amica quindi dovrei cercare di capirla nonostante sia difficile negli ultimi tempi. I dj sembrano andare molto di moda, l'accoppiata bionda più dj, sta sostituendo quella di modella più calciatore, vedi Gigi e Joe Jonas, i tempi dei Jonas Brothers sono terminati. Stando alle statistiche quindi io passerò presto fuori moda, Liam non diventerà mai dj, in quel caso la nostra relazione terminerebbe. Il lavoro va alla grande, non ho un secondo libero, fra un'ora devo essere a Downtown per un servizio fotografico e Emily non sarà li ad assistermi, se non hai nulla di più costruttivo da fare, puoi gettare la maglietta di Jamie nella cesta dei vestiti dimenticati, e unirti a me. Ultimo aggiornamento, ma non per importanza, Red darà la festa di Natale quest'anno, ho cercato di fargli ammettere che è perché quest'anno ci siamo anche noi, ma è ancora più cocciuto di come lo abbiamo lasciato."

Ok. Troppe informazioni in un solo racconto e troppi riferimenti che mi mandano in confusione.

Bionde, dj, colui che non deve essere assolutamente nominato, e soprattutto Red e La festa di Natale.

Sorvolerò l'argomento Harry per ovvi motivi che riguarderebbero un litigio che non sono pronta ad affrontare, preferendo concentrarmi sul ragazzo che mi ha dato molto da pensare negli anni della mia adolescenza.
Non ricordo nemmeno più come è diventato amico di Mad, essendo più piccolo di noi di sei anni, so solo che avevo una cotta evidentemente immatura nei suoi confronti e Mad non faceva altro che alimentarla.

All'epoca tutte le paranoie sull'età erano l'argomento del giorno, ma per Red aveva sempre una scusa. In ogni caso ricordo alla perfezione le sue feste e tutto quello che accadeva in quelle serate bizzarre del Path.

"No", affermo decisa.

"A cosa di preciso? A Zayn, alla moda bionda più dj, o al servizio fotografico?". Mad sorride come se dovesse ottenere qualcosa da Liam e sorriso certa che è sempre riuscita nel suo intento fin ad ora. Ma io non sono Liam e con me non funziona.

"Non verrò alla festa di Red, e non butterò la maglietta di Jamie", chiarisco stringendomi maggiormente nel piumone.

"Grace non avevi scelta, posso concederti la maglietta di Jamie, ma non puoi dire di no alla festa."

Dannazione. Mad ha sempre odiato le feste particolarmente rumorose, ma quelle di Red a suo parere non erano affatto. "Non siamo un po' troppo cresciute per quel genere di feste?" domando.

Un osservatore esterno non troverebbe nulla di male in una festa del genere, sono io che non sono pronta a tuffarmi nuovamente in quel passato.

"Siamo cresciute e anche Red l'ha fatto e oserei dire che è cresciuto decisamente bene, non puoi perdertelo!"

Aria, ho bisogno di aria, fa veramente caldo, ma affondo in qualsiasi caso la testa sotto il piumone. 

La risata di Mad riempie la stanza contagiando anche la mia che soffoco sotto il piumone. Sono in pieno imbarazzo ingiustificato, ma riesco ad essere felice perché non sembra essere cambiato nulla. Noi per lo meno sembriamo sempre le stesse.

"Amica, abbiamo bisogno entrambe di quella festa e sono certa che se dovessi proporlo a Candy verrebbe anche lei, ti terrò lontana dal liquore alla liquirizia stavolta, te lo prometto!"

Mad si sdraia al mio fianco rifugiandosi sotto al piumone con me. Il sorriso è sempre stampato sul volto e nonostante stia giocando la carta vincente - Candy - per convincermi, non riesco a non sorridere a mia volta.

Non è il liquore alla liquirizia il problema, non so nemmeno qual è il problema a dire la verità, quindi forse Mad ha ragione e dovrei andarci.

"Ok, ma niente riferimenti non casuali al passato, ok?" 

Mad mi guarda sbarrando gli occhi. "Non puoi farmi promettere una cosa che senza dubbio non manterrò!"

Scuoto la testa affondando nuovamente la testa nel piumone. Sarà un disastro.

SPAZIO AUTRICE

Buongiorno mondo!

Non so in che parte d'Italia siate ma qui splende il sole alto nel cielo rendendomi felice :D Il capitolo poteva essere pubblicato ieri ma arrivata a 2000 parole ha ben pensato di autodistruggersi cancellandosi tutto, quindi ho dovuto riscriverlo ma nemmeno questo oggi riesce ad affliggermi!

Detto ciò, vi consiglio (se non l'avete già fatto) di passare da Girlies a leggere il capitolo di Emily.

Buona giornata a tutti, sperando che possa essere bella e entusiasmante :*

Un abbraccio!

Greta <3









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