19. Ingranaggi
(Risponderò ai commenti dei capitoli precedenti appena possibile. Nel frattempo grazie infinite a tutti :*)
GRACE'S P.O.V
La domenica nella maggior parte delle culture, è considerata come il giorno di riposo per eccellenza. In America invece, il giorno di riposo non esiste, tutto continua a correre a un ritmo incessante.
L'America è uno degli ingranaggi più complessi che io mi sia trovata a osservare, ma nonostante tutto funziona. Funziona in un modo talmente lineare, da essere praticamente impossibile trovare dei difetti.
Londra non è un ingranaggio, è un motore pluricollaudato destinato ad avere prestazioni elevate. Non importa se gli anni passano, se le tecnologie evolvono, Londra sarà sempre un complesso ordinato ad opera d'arte.
Sto passeggiando fra questi colori singolari da mezz'ora ormai e mi sento bene. La domenica mattina londinese profuma di tranquillità, la stessa che anche io stamattina, riesco a percepire. L'intenzione primaria era di correre, ma una volta indossate scarpe e la tuta, mi sono semplicemente guardata intorno e ho iniziato a camminare.
Ho tolto le cuffie, la musica è un modo per estraniarsi dalla realtà, ma stamattina ho bisogno di viverla. Gregg stava ancora dormendo quando sono tornata a casa. Il suo telefono poggiato sul tavolo del mio appartamento e lui sdraiato sul divano ad aspettarmi.
Avrei potuto svegliarlo, parlargli, ma non era il momento giusto per le spiegazioni che di certo avrebbe voluto da parte mia. La serata di ieri sera è stata un fulmine a ciel sereno e se penso che non ho avuto nemmeno bisogno di un contatto diretto con lui per sentirmi così, non posso fare a meno che sorridere. Harry riesce sempre ad arrivare oltre. Non ho bisogno di contatto, di gesti particolari, il fatto che lui semplicemente ci sia è una consapevolezza talmente grande, da farmi vacillare.
Aver ammesso i sentimenti che ancora provo per lui, non è stato un male ma al contrario una liberazione. Ho continuato a negarlo per tutti questi mesi, cercando di aggrapparmi soltanto alla freddezza, ma questo non è bastato ad affogare quel sentimento così caldo e forte che provo.
Le consapevolezze sono alla base della mia vita, lo sono state sempre, ma queste non sempre sono bastate a cambiare le cose. So di amarlo ancora, di sentire la sua mancanza fatta di piccoli gesti speciali, ma questo non basta per riportare indietro la lancetta del tempo e ristabilire gli equilibri che si sono spezzati.
Con la consapevolezza posso costruire la soluzione, posso affrontarlo senza giri di parole, senza nascondermi dietro a nulla che non sia la verità. Sento di poter guardare nei suoi occhi verdi e dirgli quanto mi ha deluso, quanto il male che mi ha fatto, sia inciso in profondità. Non voglio più la sua amicizia, non voglio più mantenere un rapporto civile perché la consapevolezza che racchiude dentro di se, può salvarmi o distruggermi.
Mi ero ripromessa che non avrei più messo in secondo piano me stessa. Io vengo prima di tutto perché non ho a disposizione una macchina del tempo e nemmeno un'altra vita da vivere. Ho solo questa e non ho nessuna intenzione di avere rimpianti.
Forse è proprio questo il messaggio velato che mia madre ha cercato di trasmettermi in tutti questi anni, l'unica differenza è che nel suo modo di vedere le cose, non sono concessi sbagli e io ne ho fatti abbastanza. Sono consapevole che ne farò ancora tantissimi, ma questo non mi deve impedire di vivere a modo mio.
Sorrido stringendomi nella felpa pesante.È una giornata fresca, ma il sole illumina le strade di questa Londra mattutina che sto davvero apprezzando. Le mamme con i bambini sono pronte per un giro nei negozi, per una passeggiata in centro, oppure per recarsi alla messa. Li osservo attentamente riuscendo a immaginare nella mia mano, una più piccola, delicata e sottile. Ho sempre amato i bambini e potrei restare ore a osservarli mentre nella totale semplicità, fanno e dicono quello che l'istinto gli dice di fare.
Respiro a pieni polmoni l'aria frizzante prendendo posto su una panchina lungo la strada. È un luogo affollato, nel bel mezzo del traffico, ma stamattina preferisco questo tipo di ambiente piuttosto che la calma di un parco qualunque.
Ho una proposta da valutare in modo critico. Per tutta la notte ho pensato alla risposta migliore e in tutti i casi, qualcosa che riuscirebbe a turbare la mia tranquillità c'è. Andare a quella festa vorrebbe dire tuffarmi a capofitto nel passato, essere circondata da persone che non fanno parte dei miei standard e con le quali non riuscirò mai a integrarmi, ma potrebbe anche essere la soluzione a tutto; alla consapevolezza, agli ingranaggi, e alla paura.
Gregg è uno dei motivi per cui dovrei dire no, forse il motivo più grande e determinante. Significherebbe metterlo in secondo piano, preferire lui e assecondare la mia voglia di ritrovare quegli occhi bellissimi e non è giusto. Non è corretto nemmeno che io sia qui, a ignorare per l'ennesima volta le sue chiamate quando solo dodici ore fa, eravamo vicini come forse non lo siamo mai stati. Pensavo di essere riuscita ad andare oltre, ma a ogni passo che faccio lontano da lui, un ostacolo enorme si pone fra me e la via d'uscita e si sa, non sono mai stata brava nella corsa ad ostacoli.
"Dove sei?"
Tengo stretto il cellulare fra le mani. Mi sarei già mandata al diavolo una decina di volte se fossi stata al suo posto, ma lui, nonostante tutto, insiste, è determinato e questo mi provoca una stretta al cuore. Ho sempre voluto un ragazzo come lui e Jace in parte era proprio questo, ma da quando Harry mi ha aperto le porte di una nuova vita, mi sono resa conto che niente di quello che in realtà desideravo, era giusto per me.
Non ho bisogno di qualcuno che mi avvolga, che si faccia carico dei miei problemi in continuazione perché avrei a che fare con la copia esatta di me stessa. Gregg è quello che sono io con le mie amiche, con le persone a cui voglio bene, è quello che negli anni ho cercato di limitare, ma che non sono riuscita a fare.
Non posso rimediare, cambiare quello che sono, posso solo trovare una persona che mi completi, che mi prenda per mano e che con carattere e determinazione, mi spinga ad uscire dal guscio nel quale per anni mi sono rifugiata.
Guardo con insistenza lo schermo del cellulare. Mad mi odierà, finirò per litigare con Eloise e Gregg non la prenderà bene, ma ho bisogno di chiudere questa faccenda per sempre. Compongo il numero della mia amica in velocità. Mi ucciderà per averla svegliata a quest'ora del mattino, ma spero che la mia proposta sia abbastanza entusiasmante da farle dimenticare tutto.
"Grace..."
Sorrido riconoscendo la voce assonnata di Jane. "Jane ho una proposta per te" spiego giocherellando con la zip della felpa.
"Dovevi farlo proprio alle nove di domenica mattina?"
"Ed Sheeran darà una festa per promuovere l'album in anteprima. Siamo invitate..."
Non ha senso girarci intorno, Jane si perderebbe in racconti strani della serata appena trascorsa e la mia giornata è ancora lunga. Ho bisogno di sapere se andrò a quella festa oppure no.
"Cosa, chi, quando? Grace se è un scherzo ti faccio licenziare! Oh mio dio!" urla Jane.
Sicuramente ora è sveglia, il suo tono di voce è più alto di un'ottava e sono costretta ad allontanare il telefono dall'orecchio. "Non scherzo su queste cose Jane, dimmi solo sì o no. Èvenerdì sera al Palace Hotel", spiego velocemente.
"Grace non avresti dovuto nemmeno domandarlo, ci sarò, assolutamente e oh mio dio, dobbiamo trovare il vestito e tu non ti opporrai. Dio Grace, non hai idea di quanto ti voglio bene in questo momento!"
Sarà una lunghissima settimana fatta di parole da parte di Jane che organizzerà l'evento nei minimi dettagli, ma non importa, ho bisogno davvero di scrivere la parola fine a questa storia assurda che se fossi un editore, non pubblicherei mai.
"Perfetto, allora ci vediamo domani al lavoro. Buona giornata Jane!" esclamo alzandomi dalla panchina. Non aspetto nemmeno la sua risposta e mi affretto a scrivere un messaggio di conferma a Niall.
"Venerdì ci sarò, porto un'amica. Buona giornata. Grace."
Breve, concisa diretta. Non è uno degli sms tipo che solitamente invierei, ma devo approfittare dell'onda di determinazione che mi ha appena investito. Dovrei essere preoccupata, ansiosa; tutto finirà in bellezza, a una grande festa, quella che ho sempre sognato a formare il più grande ossimoro di sempre, ma non importa.
Percorro la strada che mi ha condotto in centro a ritroso, osservando ancora una volta quello che mi circonda da una prospettiva diversa. Mi piace anche questa, forse ancora di più, perché Londra si sta svegliando definitivamente e quando l'ingranaggio parte, niente e nessuno è in grado di fermarlo.
Raggiungo il mio palazzo indossando il cappuccio grigio. Sono certa che qualche paparazzo sarà pronto a immortalare il mio ritorno e mi rendo conto di quanto la situazione sia assurda. Non sono nessuno, non ho doti canore e nemmeno di attrice, non sono una modella e men che meno una figlia d'arte, sono solo Grace, ma questo sembra bastare a loro per attirare gente in cerca dell'ennesimo scoop.
Alcuni di loro mi riconoscono, ma riesco ad evitarli senza incontrare i loro sguardi curiosi. Saluto il portiere con un gesto della mano e salgo sull'ascensore.
Mi appoggio alla parete fredda, in netto contrasto con il calore del sole che mi accarezzava fino a poco fa. Sto per dare l'ennesimo colpo di grazia a Gregg, ma devo farlo, per me, per lui, per la persona che voglio continuare ad essere.
Percorro il corridoio percependo come unico rumore, quello delle mie scarpe sulle piastrelle chiare. Raggiungo la porta dell'appartamento e senza indugiare oltre faccio scattare la serratura.
Il profumo di caffè raggiunge i miei sensi e immediatamente mi accorgo di averne bisogno. Gregg è seduto sullo sgabello della cucina con una tazza fumante fra le mani. Mi sta guardando, mi sta studiando, ma tutta la rabbia che pensavo di trovare nei suoi occhi non c'è.
"Buongiorno", affermo prendendo posto di fronte a lui.
"Sei andata a correre?" domanda allungando la tazza di caffè nella mia direzione. Conosce tutto quello che voglio, quando lo voglio e come lo voglio; questa cosa è tanto piacevole quanto destabilizzante.
"Quello era l'intento, ma ho semplicemente camminato", spiego sorseggiando il mio caffè.
Gregg annuisce continuando a guardarmi. Il distaccamento che c'è fra noi è evidente, ma non sembra una cosa univoca e tanto meno forzata, sembra spontanea e non capisco come mai lui non mi stia urlando contro. È quello che mi merito, anche solo per il fatto di non avergli risposto al telefono.
"Eloise non si è ancora ripresa, è stato divertente vederla parlare in quel modo assurdo stamattina, ma forse la prossima volta è meglio evitare", afferma ridendo.
Rido anche io con lui annuendo appena. Ha ragione, sono stata un'irresponsabile a lasciarla sola con il suo effetto post alcool, ma questo forse lui non lo sa. "Farò in modo che non ci sia una prossima volta", affermo.
Avvolgo la tazza del caffè con entrambe le mani lasciando che il calore che la ceramica trasmette, si diffonda in tutto il corpo.
"Stasera andiamo al cinema, ti va?" mi domanda dopo una pausa di silenzio.
Lo guardo in attesa di qualcosa, qualsiasi cosa ma non questo. Cosa diavolo sta facendo? Voglio andare al cinema con lui, ma non ha senso che lui non provi fastidio. Non va bene il modo in cui mi sono comportata, ne sono consapevole e a lui non deve andare in alcun modo bene la situazione.
"Perchè stai evitando il discorso?" domando istintivamente.
"Non lo so evitando Grace, non ho nulla da dire..."
"Gregg non so perché tu stia sfoggiando le tue doti da attore proprio adesso, ma dovresti essere abbastanza incazzato, non così tranquillo. Non ti rispondo da ieri sera, non sono tornata qui a dormire stanotte e diavolo sai che c'è un motivo per cui mi sono comportata così,quindi perché non me lo chiedi e basta?"
Ancora una volta Gregg mi ha fatto perdere la pazienza. Odio che non dica le cose, che non mi mandi al diavolo senza preoccuparsi delle conseguenze perché ho bisogno di persone così al mio fianco. Non ho bisogno di tutele, non di mezzi termini, ma di sincerità e spontaneità.
"Non ho motivo di chiedertelo perché so benissimo cosa è successo. Lo sapevo ancor prima che tu uscissi di casa stasera e potevo solo sperare che tu tornassi con lo stesso sorriso con il quale ti ho lasciata. Sapevo che le possibilità erano poche, Eloise non ha fatto altro che parlare di Louis per tutta la settimana, solo voi evidentemente non avete capito che ci sarebbe stato anche lui, perché oltre ad essere scontato, era anche ovvio. Ha visto quelle foto e non si era ancora fatto vivo, sarebbe successo prima o poi e questa serata era perfetta. So cosa provi per lui e so quanto vali, tanto da capire che non è così stupido da gettare la spugna. Potevo solo sperare che tu tornassi, ma il giorno in cui tu entrerai da quella porta solo con la voglia di incontrare me, è lontano Grace..."
Non c'è più nessun attore davanti a me, c'è solo Gregg e ogni sua parola è un colpo al cuore. "Se voglio che quel giorno arrivi posso solo continuare a dimostrarti quanto ci tengo. Ti ho già detto mille volte che so perfettamente a cosa sto andando incontro, lo faccio nella perfetta consapevolezza che un giorno potresti benissimo non entrare più da quella porta, ma finché non sarai tu a dirmelo io non lascerò perdere."
Lo guardo senza essere in grado di dire nulla. Il suo ragionamento fila, l'ingranaggio che riesce ad essere funziona sempre alla perfezione e l'unica pecca forse è nel credere che a Harry importi davvero qualcosa di me. Non valgo così tanto per lui e me l'ha dimostrato in più occasioni, ma non voglio soffermarmi su questo dettaglio quando davanti a me ho un concentrato di cose positive che non sono ancora egoisticamente pronta, a lasciar fuori dalla mia vita.
"Venerdì andrò ad una festa, ci sarà anche lui". Non so perché glielo sto dicendo, forse perché ho bisogno di essere sincera, fargli capire quanto è alto il muro che lui sta cercando di abbattere.
"Sarò qui quando tornerai", afferma semplicemente.
Ho voglia di abbracciarlo, di porre fine a queste distanze stupide che sono soltanto superflue. Seguo il mio cuore che mi sta portando solo vicino a lui e le sue braccia sono pronte ad accogliermi. Forse è un masochista, ma anche io dopo tutto lo sono. Stiamo combattendo contro due muri diversi, con la stessa altezza, ma diversi metodi di costruzione.
Vorrei che potessimo superarli insieme, arrivare in cima mano nella mano, ma non è possibile. Solo uno di noi ne uscirà illeso e nel frattempo, possiamo solo continuare a costruire il nostro dolce ingranaggio.
SPAZIO AUTRICE
Capitolo di passaggio, non programmato e probabilmente insensato, ma ogni tanto questa storia mi fa uno strano effetto e ho bisogno di essere Grace :D
Al prossimo capitolo!
Un abbraccio! Greta ♡
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