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14. Tanto il resto cambia

"Fuori è quasi giorno,
sto pensando a te
disperato vuoto dentro me..."

GRACE'S P.O.V

La riunione per il nuovo progetto è appena terminata. Sapevo che non avrei vinto, ma sono felice che la mia idea, sotto certi aspetti, fosse alla base della proposta di Charlotte che ovviamente è stata valutata come la migliore.

Questo per me è già un grosso traguardo, entrare nell'ottica di un lavoro così importante è difficile e sono felice di essere riuscita ad avvicinarmi quanto più possibile, alla destinazione.

Il mio ufficio è silenzioso, Jane è uscita per delle commissioni e tutto è tranquillo. Mi ha chiesto circa cinque volte come stavo stamattina, e la risposta è sempre stata una: bene.

Bene è la prima cosa che mi viene in mente, non perché io stia effettivamente bene, ma perché ci vorrebbero troppe parole per descrivere il mio stato d'animo; parole che non sono riuscita nemmeno ad esternare con Jamie. Sono rimasta da lui per la notte, non avevo voglia di tornare al mio appartamento, di vedere Gregg o di dover affrontare qualsiasi tipo di conversazione. Ho solo bisogno di silenzio assoluto per cercare di riordinare le mie priorità.

Questo lavoro è la cosa migliore che potesse capitarmi e so anche che può essere l'unico appiglio efficace per restare a galla, per procedere a testa alta, per non soffermarmi a pensare.

Il mio telefono suona per l'ennesima volta e sono felice che Jamie abbia promesso di non dire nulla a Mad, perché sono certa che le sue chiamate, si sarebbero andate a sommare a quelle di Gregg ed Eloise.

Il mio messaggio mi sembrava sufficiente a tranquillizzare entrami, ma evidentemente nulla per la famiglia Sulkin è abbastanza.

Apro il PC e controllo la posta elettronica. Erika mi avvisa che il vestito per la laurea arriverà fra due giorni e che devo pensare a un oggetto che mi caratterizzi da abbinare. Ognuno di noi ha qualcosa che lo caratterizza e se penso alle mie amiche riuscirei a trovare almeno un particolare, che riesce a descriverle. Io invece non lo trovo.

Questo è anche il motivo per cui, se dovessi farmi un tatuaggio, non saprei cosa rappresentare. Sono tante cose, o forse non sono abbastanza singolare da trovare qualcosa che mi caratterizzi davvero. Ho tutto il tempo per pensare a quel dettaglio da aggiungere e nel caso non trovassi nulla, Erika si dovrà accontentare del vestito verde che mi farà indossare.

Controllo l'ora per l'ennesima volta, ho voglia di un caffè, ma è passata appena un'ora dall'ultima volta che ne ho bevuto uno e so che non mi fa bene.

Cerco di riportare l'attenzione sul lavoro, non ho nulla da sistemare, nulla a cui dedicarmi e questo perché mi sono ostinata a portarmi avanti più del dovuto. Tim mi ha dato il permesso di tornare a casa, ma non so se sono pronta ad affrontare Gregg.

Non riesco a capire come mi sento nei suoi confronti, avrei voluto che mi avvisasse di quella chiamata e che soprattutto non sparisse così all'improvviso. Se lui mi avesse dato le spiegazioni che cercavo, non sarebbe stato necessario chiamare Harry e forse ora non mi sentirei così bene.

Bene potrebbe diventare la mia parola preferita; è semplice, ha un bel suono, breve ed efficace e forse, a lungo andare, potrebbe diventare la realtà. Sentirmi così indifferente verso le cose che mi circondano e quelle che sento dentro di me, è strano, surreale. Ci sono persone che nascono così, ma io dovrò faticare per ambientarmi in questo nuovo habitat freddo che mi ha avvolto.

Il mio telefono vibra ancora sulla superficie scura della scrivania. Il sorriso di Eloise compare sullo schermo e so che dovrei risponderle. Non c'entra nulla con quello che è successo, si merita solo attenzioni e amicizia da parte mia e non è di certo quello che le sto dando.

Faccio un respiro profondo prima di premere il tasto verde e rispondere alla telefonata. "El..." mi appoggio allo schienale della scrivania voltandomi in direzione della grande vetrata alle mie spalle.

"Grace, finalmente! Ero già pronta a chiamare un taxi per farmi portare li. Cosa sta succedendo?" mi domanda.

Non sta succedendo nulla, proprio nulla. "Sono rimasta da Jamie per la notte. Stamattina sono passata a casa per cambiarmi e sono tornata al lavoro, va tutto bene", spiego.

"Gregg era preoccupato. Mio fratello è nato protettivo, ma quando si tratta di te riesce davvero a raggiungere livelli incredibili. Credo ti stia aspettando nel tuo appartamento fra l'altro, era stranamente ansioso e non mi piace vederlo così Grace..."

Chiudo gli occhi cercando di placare il senso di inquietudine che si sta facendo spazio dentro di me. "Lo so." ammetto.

"Grace io ti voglio bene, sei una delle persone a cui tengo di più in assoluto, ma lui è mio fratello. Non dovrei nemmeno fare questi discorsi, ma è necessario; non voglio vedere nessuno dei due soffrire e la situazione in cui si sta infilando Gregg, non mi piace. Ci tiene a te, non lo vedo così con una ragazza da tempo e vorrei con tutta me stessa che finisse bene, ma sono preoccupata e ho tutte le buone ragioni di esserlo. Farò finta che la tua improvvisa sparizione non abbia nulla a che fare con la telefonata da parte di Harry alla quale Gregg ha risposto, e nemmeno con quella foto che gira ovunque da ieri. Solo non fargli del male, non se lo merita."

Spalanco gli occhi perdendomi ad osservare una Londra agitata fuori dalle finestre. Sembra che tutto prosegua a ritmo incalzante la fuori, mentre la mia vita continua a fermarsi, a rallentare, a retrocedere incappando in situazioni scomode per me, e soprattutto per gli altri.

È giunto il momento di fare una scelta ancora una volta; Harry ha fatto la sua, continua a fare scelte senza darmi l'opportunità e il tempo di rielaborarle, e ora non ha più senso prendere in considerazione la sua presenza.

"Non gli farò del male El, vorrebbe dire fare del male anche a me stessa."

Non sto mentendo, sono sincera. Fare del male a qualcuno è l'ultimo dei miei intenti e vedere Gregg soffrire per qualcosa che ho causato io, farebbe senza dubbio stare più male me.

"È bello sentirtelo dire. La strada per diventare cognate è sempre più corta, non vedo l'ora Grace!"

Eloise ride e la sua risata da bambina, fa sorridere anche me. So che sta scherzando e per ora va bene così. "El, posso chiederti una cosa?" domando.

"Certamente."

"Quale oggetto, abbinato ad un abito, mi rappresenterebbe al meglio?"

Potrei chiederlo a chiunque, sono certa che tutte le mie amiche saprebbero darmi una risposta, ma so che Eloise ha qualcosa di speciale. L'ho notato immediatamente e la nostra intesa sembra persistere nel tempo, rafforzandosi e legandosi a noi come un lungo filo blu.

"Qualcosa di raro, un diamante scuro che brilla quando permette alla luce di entrare, e allo stesso tempo nasconde la sua luminosità, quando non vuole che si veda. Questo perché quel diamante non è consapevole del sole che brilla al suo interno..."

Eloise parla lentamente, dosando ogni parola e attribuendogli un significato speciale. Ascolto attentamente e la mia mente viaggia indietro nel tempo, quando aprendo quella scatolina bianca, il mio cuore si è riempito di gioia. Era il mio diciottesimo compleanno e il nonno mi ha consegnato il suo regalo lontano dagli altri, quando ormai i festeggiamenti erano terminati, e io consapevole di aver raggiunto quel traguardo importante.

Quella notte non c'erano le stelle, ma a noi non importava, la collana dal ciondolo scuro racchiusa in quella scatola, era sufficiente a illuminare il mio cielo; quello che gli occhi del nonno, illumineranno per sempre.

Sorrido ripensando a lui e una lacrima solitaria si fa spazio lungo il viso.

"Grace, sei ancora lì? Ho detto qualcosa di sbagliato?" mi richiama la mia amica.

Mi asciugo la lacrima sorridendo ancora a quel ricordo. "No El, sei stata stupenda come sempre. Torno a casa, grazie di tutto, davvero..."

Non le do il tempo di rispondere che sono già in piedi. Raccolgo tutto e velocemente mi incammino all'ascensore. Mi sento meglio, mi sento bene. Ero così impegnata a rincorrere qualcosa che mi ha cambiato la vita, da non riuscire a vedere oltre; oltre la sofferenza, gli sbagli, la vita stessa che correva al mio fianco e io non riuscivo ad afferrare.

Ora sono io a correre, fuori da questo edificio, per le vie trafficate di Londra perché ciò che voglio, è ritornare a essere quella ragazza solare capace di brillare.

Harry mi ha permesso di raggiungere le stelle senza doverle osservare, ma non ha indugiato un secondo nel privarmi di quello spettacolo, senza darmi il tempo di abituarmi. Non starò a guardare il mondo cambiare, il mio sogno è sempre stato quello di essere una protagonista, protagonista della mia vita che il nonno ha sempre provato a illuminare.

Basta pensieri, basta passato, basta scelte obbligate. È ora che io guardi avanti, verso qualcosa che forse deve tornare semplicemente a brillare, senza l'aiuto di qualcuno che non sia io.

Cammino veloce nei tunnel della metropolitana, rivolgendo un sorriso a chiunque intercetti il mio sguardo, perché è questo che sono e sarò sempre. Ho voglia di vedere Gregg, di dedicarmi alle persone che stanno puntando i riflettori nella mia direzione, senza necessariamente sentirmi in colpa.

Posso stare bene, voglio stare bene e ho tutte le intenzioni di ridare a quel termine il giusto significato; quello che si merita e sono consapevole di meritarmi anche io.

Saluto il portiere distrattamente salendo sull'ascensore. Mi sento nuovamente bambina, sorridente e ansiosa di vedere quello che l'aspetta a casa. Quello che trovano i miei occhi una volta raggiunto il pianerottolo, è uno spettacolo abbastanza bello da farmi sorridere ancora di più.

Gregg è seduto nel corridoio, davanti alla mia porta e non appena il rumore dei miei tacchi risuona sul pavimento i suoi occhi trovano i miei.

Rallento senza smettere di sorridere a lui e al suo sguardo che da preoccupato ritorna a essere rilassato. Si alza in piedi e senza dire una parola mi lascia lo spazio necessario per aprire la porta.

Mi segue all'interno ancora silenzioso e non so chi di noi due dovrà le sue scuse per primo, quello che importa adesso è che sono di nuovo qui e sono felice di esserci con lui.

"Mi hai fatto preoccupare", afferma alle mie spalle.

Appoggio le mie cose sul mobile all'ingresso spogliando l'impermeabile che indosso.

"Mi dispiace", rispondo voltandomi.

Gregg fa un passo nella mia direzione e prima che sia troppo tardi ho bisogno di fare chiarezza nella mia testa. "Perché non mi hai detto che era Harry al telefono?"

Si ferma indugiando sui suoi passi. "Perché non me l'hai chiesto."

Questa risposta non era fra quelle che mi sarei aspettata e l'insicurezza nel suoi occhi non mi piace. "Gregg non ha senso che tu menta. Avresti dovuto dirmelo e lo sai anche tu..."

Continua a guardarmi negli occhi e sul suo viso passano mille emozioni contrastanti. "Quando si tratta di lui tu cambi Grace, ti chiudi in te stessa, entri in un mondo tutto tuo e ti allontani da me. Succede da quando ti conosco e in questi ultimi giorni questi momenti stavano diminuendo. Mi importa di te, voglio vederti sorridere e se lui ti toglie il sorriso, allora non deve in alcun modo far parte della tua vita. Non spetta a me questa decisione, ma volevo solo evitare che tu ti isolassi un'altra volta."

Rimango a guardarlo perdendomi nelle sue parole, non c'è rabbia nella sua voce, soltanto delusione, la stessa che provo io nel riconoscere la verità in queste parole. Harry è in grado di fare molte cose, la prima di tutte influenzare le mie emozioni più degli altri e fra queste c'è anche la tristezza. So che mi ha lasciato andare e questa per me è l'ennesima prova che Gregg ha ragione, ma non sono certa di essere pronta a lasciare andare lui.

"Gregg hai ragione su tutto, ma Harry è stato importante per me. Credo che nessuno possa capire quello che sento in questo momento, probabilmente nemmeno Mad che ha vissuto giornalmente con me, la nostra storia. Forse esagero, ma non posso semplicemente cancellare quello che lui è stato per me", spiego.

Voglio essere sincera con lui, voglio che sappia che cosa mi passa per la testa e dargli qualsiasi spiegazione lui voglia.

Gregg si passa una mano nei capelli voltandosi. "Bene..."

Ancora quella parola, con un significato che anche in questo momento non è quello corretto. "Ti dico queste cose perché ci tengo a te. Tanto Gregg, e sono certa che la situazione può cambiare, voglio che cambi davvero e farò di tutto perché questo succeda. Non mi piace perdermi nei miei pensieri e nemmeno pensare costantemente a quello che a tutti gli effetti è passato."

Torna a voltarsi nella mia direzione, ma il dissenso non si è ancora allontanato dal suo viso "Te ne sei andata dopo quella telefonata e stanotte non sei rientrata a casa Grace, questo è il tuo modo di affrontare la situazione?"

Mi ero imposta di stare calma, di pensare positivo e cercare di risolvere, ma Gregg ha la capacità di farmi saltare i nervi come nessun'altro.

"Sparire per tutto il giorno senza nessun segno di vita invece è una soluzione corretta?" domando.

Gregg stringe i pugni lungo i fianchi e questo mi infastidisce ancora di più. Sto cercando di essere sincera, di spiegargli le cose come stanno, ma lui non vuole capire.

"Mi hanno preso Grace. Ho fatto le prove per quel dannato provino per tutto il giorno e la parte è mia. Sono passato stamattina per comunicarti la notizia e tu non c'eri. Io non stavo scappando, io stavo solo cercando di ottenere davvero quello che voglio. Non vedevo l'ora di comunicartelo e invece ho dovuto passare l'intera giornata attaccato al telefono per cercare di capire dove fossi e con chi fossi!"

Diavolo! Mi volto spostandomi i capelli su una sola spalla. Ho caldo, fa caldo, sono arrabbiata e delusa da me stessa. Sto diventando egocentrica, presuntuosa e anche egoista; mi sono dimenticata totalmente della sua audizione e non ho minimamente pensato che potesse avere davvero degli impegni. Diavolo!

"Mi dispiace", ammetto voltandomi nuovamente verso di lui.

"L'hai già detto", risponde Gregg avvicinandosi a me.

Lascio che mi raggiunga senza smettere di osservare i suoi occhi con attenzione. Sono sempre stata un disastro con le relazioni, di qualsiasi natura esse fossero, e questa è l'ennesima dimostrazione. Imparerò prima o poi, giusto?

"Mi dispiace", ripeto nuovamente. Non trovo altre parole che possano fare al caso mio, forse dovrei ricominciare a leggere in modo assiduo e arricchire il mio vocabolario.

Gregg sorride prendendo la mia mano e avvicinandomi al suo corpo. La sua altezza mi sovrasta e sono costretta ad alzare lo sguardo per ritrovare i suoi occhi. Le sue braccia mi avvolgono completamente, stringendomi al suo corpo che piano piano riesce a donarmi quel calore che in questi giorni mi è mancato.

Voglio davvero andare avanti, ne ho bisogno e so che con Gregg le cose diventano più semplici. Ho bisogno della sua presenza al mio fianco, delle sue incursioni e della sua iperprotettività e questa è una delle poche certezze che sono certa non cambieranno tanto velocemente.

Ricambio il suo abbraccio appoggiando la testa sul suo petto. Il suo cuore batte più forte del mio e vorrei tanto che questo battito potesse influenzarmi, risvegliare il mio cuore e accompagnarlo in un nuovo viaggio.

L'immagine della collana del nonno ritorna viva in me e forse l'idea migliore della giornata, accompagna questo bellissimo ricordo. "Vieni con me a Parigi, Gregg", affermo senza allontanarmi dal suo petto.

Si irrigidisce, ma non mi allontano da lui. Voglio davvero che ci sia, che conosca la vera Grace, quella che per troppo tempo è stata nascosta dietro a muri di freddezza e diffidenza.

"Sei sicura?"mi domanda.

Alzo lo sguardo cercando di sfoderare un sorriso abbastanza convincente da fargli capire che lo sono." Sicura."

Gregg accenna un lieve sorriso, guardano oltre le mie spalle. "Non lo fai solo perché ti senti in colpa per qualche motivo che non voglio più citare, giusto?" domanda ritornando a guardarmi.

Scuoto la testa, sorridendo appena. Poso istintivamente una mano sul suo petto in modo da sentire ancora il battito del suo cuore. È questo quello di cui ho bisogno, di una certezza così bella che potrebbe illuminare la mia strada, restando al mio fianco.

"Lo faccio perché voglio uscirne davvero Gregg. Non voglio più perdermi, e per riuscire a farlo, ho bisogno di te."

"Non verrò a cercarti,
io ti scorderò.
Servirà del tempo e guarirò..."

SPAZIO AUTRICE

Riesco solo ad elaborare capitoli tristi, nonostante l'obiettivo iniziale con A kind of magic fosse quello di creare una storia positiva senza troppi drammi... Bene, evviva i buoni propositi che vengono portati a termine -_-

Detto ciò, parlando di cose positive e belle, ho notato che le visualizzazione di A kind of magic continuano ad aumentare, nonostante la storia sia già conclusa *.* Inutile dire che ne sono felicissima :D Lo stesso vale per Let it be e mi ritrovo troppo spesso a sorridere come una scema allo schermo del computer/cellulare. Chi dovesse vedermi in quei momenti, penserebbe che ho dei problemi seri, ma senza dubbio è la stessa cosa che pensate voi ogni volta che mi perdo in questi spazi autrice senza senso.

Beeeeeeene!

Tornando alle cose serie, si parte per Parigi!

Il capitolo di Girlies è pronto, nei prossimi giorni lo pubblicherò e la nostra Erika ci delizierà con il suo racconto particolare della sua giornata.

Al prossimo capitolo!

Un bacio!

Greta ♡

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