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purgatoried torsos

«Intensa serata di studio, eh?» l'apostrofò Harley mentre scivolava all'interno della stanza, immersa nell'oscurità: poco ci mancò che Lucretia si chiudesse le dita nella porta per lo spavento.

«Cristo, Harley» ribatté la ragazza accendendo la luce ed illuminando la sua compagna di stanza pericolosamente abbarbicata sul davanzale della finestra spalancata; «pensavo fossi in giro con i tuo amici alternativi» continuò ridacchiando mentre si lasciava cadere sul letto, senza sfilarsi scarpe o cappotto.

Harley, intenta a rollarsi una sigaretta, la lingua stretta tra i denti, sembrò non darle ascolto. Osservò per un attimo la sua creazione alla luce calda che filtrava fuori dalla stanza, nel buio della notte, prima di infilarsela con soddisfazione nella tasca della giacca di jeans.

«Oh sì, il piano era quello» rispose poi, arrotolandosi le maniche e saltando all'interno della stanza: Lucretia sorrise quando notò che le unghie dei piedi scalzi erano pitturate di almeno tre colori diversi.

«Ma poi» continuò lasciandosi cadere al fianco di Lucretia, «dato che io sono una persona responsabile, al contrario di qualcun altro»; Lucretia le tirò un pugno scherzoso al braccio. «Dicevo, dato che sono responsabile, quando ho visto che iniziava a girare roba strana ho pensato di far su le mie cose e tornarmene a dormire...»

La ragazza la spiò da dietro le dita: una ciocca di capelli neri sospesa davanti al volto, Harley aveva assunto un'espressione imbronciata. «Forse dovrei tagliarli» mormorò sovrappensiero, prima di accorgersi dello sguardo di Lucretia e farle una linguaccia. Lucretia scoppiò a ridere.

«Vuoi che spenga la luce? D'altronde sono già-» si interruppe per guardare l'orologio al polso dell'amica; «caspita sono già le dieci, meglio che tu fili subito a letto o chi lo sente Addams domani» la prese in giro tirandosi su a sedere e cominciando a slacciarsi le scarpe.

Harley le lanciò un cuscino.

«Basta parlare di me, Lucretia Evans: dimmi piuttosto dove hai passato la tua estenuante serata di studio» la interrogò Harley, ancora sdraiata sul suo letto.

Lucretia scrollò le spalle: «Ho solo preso una boccata d'aria» rispose con tono noncurante, calciando le scarpe dall'altra parte della stanza, «e poi ho incontrato due ragazzi... particolari, diciamo, che hanno attaccato bottone.»

Harley si sollevò, piantando un gomito nel materasso per poterla guardare in faccia: gli occhi di due colori diversi sfavillavano alla luce artificiale. «Particolari in che senso?» la incalzò, sorridendo; Harley aveva un modo particolare di sorridere, Lucretia l'aveva notato fin da quando le aveva quasi incrinato una costola abbracciandola durante il loro primo incontro (Lucretia non era tipo da abbracci, e dopo averglielo spiegato Harley non era mai andata oltre una pacca sulla spalla): quando sorrideva, la ragazza stringeva la lingua tra i denti bianchissimi, e le si formava una fossetta profonda sul lato sinistro del viso. Lucretia lo trovava adorabile, ma Harley faceva finta di vomitare ogni volta che glielo facevano notare.

«Beh tanto per cominciare, una mi è finita addosso e mi ha quasi fatto cadere dalla scala antincendio» continuò tornando a sdraiarsi al fianco della sua compagna di stanza, che si sporse su di lei per guardala negli occhi.

«Era carina almeno?» insistette Harley.

Lucretia si morse l'interno della guancia, per un attimo indecisa su come rispondere. Involontariamente strinse le braccia al petto, come per proteggersi, ma al breve lampo di apprensione –paura?- che attraversò gli occhi di Harley si diede dell'idiota: Harley era una ragazza grandiosa, e non era certo affar suo a chi si interessava.

«Oh non mi è successo niente, Harley, grazie per avermelo chiesto» borbottò Lucretia, dando la schiena all'amica e fingendosi offesa.

Pungolandola tra le costole, Harley la pregò di non fare la bambina e di raccontarle il resto.

«Okay okay, smettila! Penso abbia detto di chiamarsi qualcosa come Gal...?» ma prima che potesse finire la frase, la ragazza era già scattata in piedi con un verso strozzato, correndo all'armadio e spalancando le ante con violenza.

«Gal?» quasi strillò Harley, puntando l'indice verso una delle foto che tappezzavano l'interno del mobile; Lucretia si tirò su, divertita. «Gal come Gal Greyjoy, fidanzata con Harry Styles? La coppia più, più» per la prima volta da quando l'aveva conosciuta poche settimane prima, la sua compagna di stanza sembrava a corto di parole. «Insomma la coppia più figa della scuola ti viene addosso e... e si mette a chiacchierare con te e tu lo racconti come se non fosse successo nulla?» Harley la stava fissando con sguardo quasi accusatorio, e Lucretia soppresse a fatica una risata.

La ragazza alzò tre dita, bilanciandosi a fatica sul letto con l'altro braccio. «Tre giorni» disse, ignorando l'espressione esaltata di Harley, «l'università è cominciata da tre giorni, cosa vuoi che ne sappia delle dinamiche di potere all'interno del college? E poi aspetta, perché hai le loro foto attaccate all'armadio?» continuò, lasciando uscire la risata che non era più in grado di trattenere. Harley arrossì appena sotto l'incarnato olivastro, torturandosi una ciocca di capelli.

«Non ho solo le loro foto» borbottò imbarazzata, «ci sono tutti i miei amici e uh gli scatti dal corso di fotografia e okay, sì, qualche decina di persone troppo attraenti ed assolutamente fuori dalla mia portata» concluse lasciandosi cadere a terra, la schiena contro il suo letto.

Lucretia la osservò per un attimo, gli occhi chiusi e la testa reclinata sul materasso: Harley era stata disponibile con lei fin dal primo giorno, e la sua personalità esuberante e spontanea l'avevano aiutata a superare i primi momenti di malinconia, ma Harley era anche una ragazza senza peli sulla lingua e spesso priva di filtri. C'erano state occasioni in cui la sua assoluta limpidezza aveva scioccato non poco Lucretia, ancora così abituata alla riservatezza della provincia ed alla sua normalità quasi stantia. Eppure, dopo sole due settimane di convivenza, Harley era diventata una parte della sua vita a cui non sarebbe stata in grado di rinunciare.

Le toccò un ginocchio con delicatezza, riscuotendola. «Scommetto che a biologia è pieno di gente che darebbe un rene per uscire con te» la rassicurò con un sorriso, a cui Harley rispose con un grugnito disilluso.

«Ma per favore, li hai visti quelli in corso con me?» sbuffò mentre si alzava e, sfilatasi giacca e maglione con un unico movimento, si avvolgeva nelle coperte e affondava la testa del cuscino. «Morirò sola e triste e circondata solo da gatti» mugolò in modo quasi incomprensibile mentre Lucretia si spogliava a sua volta, scivolando sotto le coperte e spegnendo la luce con un sospiro.

«'Notte, vecchia zitella» disse in direzione del letto della sua compagna di stanza, che le rispose con un vaffanculo ovattato ma assolutamente comprensibile.

Lucretia si addormentò con un mezzo sorriso ad arricciarle le labbra.

***

«Harley? Harley hai preso tu il mio- oh Dio santissimo» si lasciò sfuggire quando Harley aprì la porta del bagno, un sorriso a trentadue denti ad illuminarle il volto.

La ragazza si passò una mano tra i capelli accorciati di fresco, notevolmente più corti della sera prima; si appoggiò con fare noncurante allo stipite della porta, bloccandole l'accesso al bagno.

«Allora? Che ne dici?» domandò con tono sfacciato, scompigliandosi i capelli che ora arrivavano appena sotto le orecchie: Lucretia, riacquistato il controllo, abbassò le mani che aveva istintivamente portato alla bocca per la sorpresa.

«Io- Harley stai benissimo, ma... ma quando è successo? Ho dormito per due giorni?» la interrogò senza riuscire a distogliere lo sguardo dal nuovo taglio dell'amica. Harley per tutta risposta scrollò le spalle e la superò, dirigendosi verso l'armadio.

«Mi sono svegliata presto questa mattina» le rispose dopo qualche secondo passato ad esaminare gli abiti appesi alle grucce, «e visto che non sapevo cosa fare ho deciso di darci un taglio» Lucretia alzò gli occhi al cielo, disperata, «letteralmente... E poi, anno nuovo nuova me, no? Come ti sembrano questi?» continuò voltandosi e sventolando un paio di jeans in direzione della ragazza.

Lucretia annuì senza guardarli veramente, intenta a spiare preoccupata all'interno del bagno.

«Scusa se te lo chiedo, ma dove sono-»

«Dove sono i miei capelli?» la interruppe Harley, rovistando in una tasca della felpa che usava come pigiama ed estraendone un sacchetto di plastica strettamente annodato. «Non preoccuparti» continuò facendole l'occhiolino, «ho pulito tutto prima che tu potessi andare nel panico. Il bagno è tutto tuo.»

La ragazza la ringraziò con un sorriso, prima di chiudersi in bagno ed uscire poco dopo, asciugandosi il viso con un asciugamano: gettò la maglia sformata del pigiama sul suo letto ancora disfatto, prima di recuperare le scarpe che la sera prima aveva malamente gettato via ed infilarsele saltellando su un piede solo.

Si posizionò davanti allo specchio, passandosi il rossetto mentre elencava mentalmente le materie che l'aspettavano quel giorno: il college era stato un grande miglioramento rispetto alla cittadina sperduta in cui aveva passato gran parte della sua vita fino a quel giorno, ed il numero apparentemente infinito di aule ed edifici che componevano il Carleton era ancora un labirinto per lei. Aggrottò le sopracciglia, tentando di ricordare in che edificio si svolgesse la lezione di storia moderna, ma senza successo.

Sospirando, tornò a concentrarsi sul suo riflesso, e per poco non sbavò malamente il rossetto: Harley le si era avvicinata di soppiatto, senza alcun rumore, ed ora osservava assorta una ciocca di capelli chiarissimi che teneva delicatamente tra pollice e medio.

Colpendola delicatamente con il rossetto, Lucretia la riportò alla realtà, costringendola a lasciarla.

«Stavo pensando» esordì Harley, ma la ragazza la interruppe con un secco no mentre dava gli ultimi ritocchi alle labbra.

Harley la ignorò.

«Dicevo, ho appena finito di seguire un corso online su come tingere i capelli, e trovo che il lilla ti starebbe divinamente» continuò senza riuscire a rimanere seria mentre Lucretia la fulminava con lo sguardo e, scostatala con una spallata amichevole, si affrettava a recuperare il cappotto e la borsa dei libri dal pavimento.

«Non azzardarti mai più a proporre una cosa simile, Harley Damiano, o sarò costretta a rivelare ad Addams che hai una cotta per lui» minacciò Lucrezia mentre ficcava in malo modo gli appunti ancora sparsi sulla scrivania all'interno della borsa.

Harley sgranò gli occhi, portandosi una mano al cuore in un gesto teatrale. «Non oseresti...»

Lucretia scoppiò a ridere. «Muoviti dai: cotta o non cotta Addams non ti perdonerà un altro ritardo.»

Mentre si chiudevano la porta della stanza alle spalle, Harley le sventolò davanti al naso la sportina ancora piena dei suoi capelli: «Che ne dici se, invece che smaltire questa roba in modo ecosostenibile come una brava cittadina, facessi una sorpresa al carissimo professor Addams?» L'uomo in questione era un borioso misogino sulla sessantina, professore di biochimica e fermo sostenitore del fatto che Bush fosse stato la cosa migliore ad essere capitata all'America negli ultimi vent'anni. Ogni volta che Harley era costretta a seguire una sua lezione metteva a rischio la sua intera carriera scolastica.

Trascinando la compagna di stanza lungo le scale ed attraverso il giardino, Lucretia scosse la testa. «Buttali via e non farti venire strane idee... Dio, sto cominciando a chiedermi se tu abbia davvero vent'anni, dovresti essere tu quella matura e noiosa, non io» scherzò mentre si facevano largo tra la marea di studenti assonnati che affollavano l'atrio.

Harley le fece il dito medio, calcandosi il beanie sui capelli corti e salutando con una linguaccia Lucretia prima di scivolare via in direzione dell'aula di biochimica.

La seguì con gli occhi per qualche secondo, prima di controllare sul cellulare la posizione dell'aula di storia: quando la individuò, ovviamente dalla parte opposta del campus, emise un gemito frustrato e si incamminò a passo svelto lungo gli ampi corridoi.


***

Buonasera a chiunque sia arrivato fino qui!
Finalmente sono riuscita a concludere ed editare questo secondo capitolo; non andate nel panico davanti all'assenza di Harry, perché ritornerà molto presto e, con lui, faranno alfine la loro comparsa anche gli altri ragazzi! Intanto incontriamo Harley, che sinceramente adoro in modo spassionato e che non vedevo l'ora di introdurre, ergo reputo questo sia un capitolo abbastanza importante per la storia e tutti i personaggi.
Mi piace dare tempo alle relazioni perché si sviluppino, quindi ho deciso di approfondire un po' le dinamiche tra le nostre due compagne di stanza!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a leggere la storia; commenti, critiche & consigli sono sempre ben accetti (certo nel limite dell'educazione) quindi non siate timidi!

Erin

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