9. Il Club Del Thè
20/9/2024
Allora forse non ci crederai, ma anche se nella data ho scritto che oggi è il 20, in verità è il 21, ma non volevo rompere così questo ciclo stupendo di giorni della settimana scrivendo ciò che è successo ieri in una pagina con scritta la data di oggi, perciò dato che ieri non sono riuscita a scrivere sul mio diario, oggi scriverò di ieri.
Sembra un po' uno sciogli lingua questa spiegazione, ma amen.
Tanto hai capito lo stesso.
Allora, cominciamo col dire che stanotte ho sognato nuovamente il Giardiniere.
Non accadde nulla di strano fino a quando, prima di andare via, il Giardiniere con un gesto delle mani, mi fece smettere di fluttuare, ed io caddi a terra.
"Ma che modi sono?"
"Sai Lena, sei la mia cliente preferita"
"Si vede..."
Si avvicinò a me, e si tolse il cappello.
"È da tanto tempo che faccio questo lavoro. Ti ho vista crescere".
Lo posò sulla mia testa, e si allontanò.
"Sei particolare. Quando sono convinto di averti finalmente fatta svegliare, il tuo sogno continua".
Si appoggiò al muro.
"Lo sai vero che non è normale?".
"Diciamo che l'avevo intuito...".
"O sei sotto incantesimo, o sei destinata a prendere il mio posto".
Il mio cuore perse un battito.
"Come?".
Il Giardiniere si riavvicinò a me, e si riprese il cappello.
"Sinceramente non so quale delle due opzioni sia peggio".
"Grazie, molto rassicurante".
Con lo stesso gesto che aveva usato per mettermi giù, mi fece fluttuare di nuovo in aria.
Mentre cominciai ad uscire dalla stanza, mi rivolse un'ultima frase:
"Se sei destinata proprio tu ad essere la prossima, allora preferisco non lasciare più questo lavoro. Vivi finché puoi. Addio Lena, onestamente spero di non rivederti più in questo contesto".
So che è solo un sogno, ma se il Giardiniere avesse detto la verità?
Ho un po' paura diarietto.
Non voglio diventare il prossimo Giardiniere.
Comunque, appena mi svegliai cominciai a cercare il mio kimono blu, che mi sarebbe servito per andare al Club del Thè.
Già, ho scoperto che bisogna anche avere l'abbigliamento adatto per entrare.
Lo tirai fuori dall'armadio, e lo misi nel mio zaino.
Riguardo alle prime ore, non ho nulla da dirti, sono state abbastanza noiose.
È successa solo una cosa strana: alla seconda ora ci fu la merenda in giardino, ed io volevo fare due parole con Alessia.
Quando la vidi stava parlando con una ragazza mulatta, che aveva dei capelli lucidissimi, neri come i suoi occhi, ed un tatuaggio in arabo sulla clavicola.
Mentre parlavano mi guardavano, e mi lanciarono delle occhiate non proprio amichevoli.
Quando finirono di parlare andai verso Alessia, ma lei mi ignorò completamente.
Fu strano, perché mi pareva di aver legato bene con lei... .
In ogni caso, forse Sawyer vide la scena, dato che non appena Alessia mi ignorò, lui mi venne incontro sorridendo:
"Ehi, stai meglio di ieri?"
"Si, diciamo di sì..."
"Bene dai allora".
Per il resto della giornata mi trattò come sempre, come se il giorno prima non fosse accaduto nulla, e per questo gli sono molto grata.
Comunque, senza che me ne accorgessi le ore volarono, e, in men che non si dica, arrivò la quinta.
Dato che inizialmente nemmeno io mi ero resa conto di come era passato il tempo, arrivò Tom in classe mia a chiamarmi. Dopodiché lui si diresse verso il bagno dei maschi, ed io verso quello delle femmine.
Uscii e trovai Tom già pronto.
"Accidenti, non è tanto largo il tuo kimono..." si lamentò lui.
"Ringrazia che io almeno ce l'abbia un kimono a casa, potevo non averlo proprio".
Fece un movimento di disappunto con la testa, e poi cominciò a camminare verso la stanza del Club del Thè.
Sembrava non ci arrivassimo più, quando finalmente capii il motivo: la stanza del Club del Thè era di fianco all'ufficio del preside.
Tom si avvicinò alla porta, ma prima di bussare, si girò verso di me:
"Sei sicura, quindi?".
Annuii.
"Sicurissima".
Tom abbassò la maniglia.
Non appena la lasciò, con un cigolio, la porta si chiuse da sola, e ci ritrovammo in una stanza non molto luminosa.
Davanti a noi si stanziava un tavolo bassissimo, infatti le quattro persone che vi stavano attorno erano in ginocchio.
Purtroppo dopo poco riconobbi due di loro: Lexi e Beatrice.
"Ma chi si rivede" mi apostrofò fin da subito Lexi, ma la ragazza di fianco a lei le tirò una gomitata, e cominciò a parlare:
"Buongiorno, e benvenuti al Club del Thè. Prego, prendete posto davanti a noi".
Mi ritrovai davanti e a capo tavola alla mia sinistra due ragazze sconosciute, tra le quali quella che stava parlando prima, mentre alla mia destra si sedette Tom.
La ragazza che stava parlando prima tirò fuori una specie di scatola cilindrica, e un tabellone rotondo.
Poi riprese a parlare, e nel mentre versò del thè nelle tazze davanti a noi:
"Le regole sono poche".
Indicò il tabellone davanti a noi, simile a un gioco dell'oca, con tanti disegni numerati in una spirale, e continuò:
"Vedete questo tabellone? Provate a memorizzare più o meno la disposizione dei disegni, orientandovi con quello al centro, ovvero una tazza di thè".
Dopo un po' indicò la scatola cilindrica finita davanti alla ragazza alla mia sinistra:
"Lì, ci sono gli stessi disegni, sul fondo della scatola. Il fondo non si muoverà, ma la parte sopra della scatola invece ruoterà, per dare un po' di movimento. Il gioco consiste in questo: in ogni casella del tabellone sul fondo della scatola, c'è una fessura. Una piccola spada verrà lanciata lì dentro mentre il corpo della scatola si muove. Voi avrete una spada di plastica colorata come pedina, e con quella dovrete indicare dove secondo voi è caduta la spada. Se secondo voi è caduta nella casella 49, quindi quella con la tazza da thè, al posto di metterci la pedina dovrete appoggiarci la vostra tazza da thè, perché si può scegliere di indicare quella casella solo una volta, e se si sbaglia si ha perso. Se sbagliate quattro volte, perdete definitivamente.
Se indovinate cinque volte, avrete vinto e potrete farci tre domande su chiunque o qualunque cosa qua alla Windsor".
"Ma per i punti, vengono sommati quelli di tutti e due?"
"Si".
Tom mi guardò esterrefatto:
"Non ce la faremo mai" mi sussurrò.
"Rilassati".
"Beh allora, che il gioco cominci".
La ragazza con davanti la scatola si sfregò le mani facendo muovere il suo anello nella mano destra, poi fece ruotare il corpo della scatola, e vi lanciò contro la spada argento.
Cercai di intuire dal suono dove potesse essere finita, mentre tiravo dei piccoli pizzicotti a Tom, che guardava il tutto con sguardo perso.
L'ultimo "tic" della spada lo sentii molto vicino a me, perciò optai per una casella verso destra: la numero 4 con disegnata al centro una medusa.
Tom si svegliò dal suo stato di trance totale, e mise la sua spada sulla casella affianco alla mia, che aveva come disegno un omino.
La ragazza con la scatola mostrò l'esito: casella 3, cioè quella scelta da Tom.
"Hai visto Tom, ogni tanto azzecchi qualcosa" lo lodai.
Lui si asciugò il sudore sulla fronte con la mano.
"Fortunati. Vediamo come ve la cavate al prossimo turno" sentenziò Lexi, infastidita.
La ragazza della scatola la fece ruotare di nuovo e rilanciò la spada su una parete a caso.
'Strano. Mi pare di aver sentito un "tic" in un punto molto vicino a quello di prima. È possibile?'.
Seguii il mio intuito, e misi la mia spada nella casella prima di quella con la medusa, dove vi era raffigurato un Sole.
Tom invece sparò a caso, e la mise dalla parte opposta.
La ragazza fece vedere di nuovo il risultato: 'ho fatto giusto'.
"Wow, siete straordinariamente bravi" disse Beatrice.
"O fortunati" la corresse Lexi, infastidita ancora più di prima.
"Zitte. Continuiamo" le ammonì la ragazza che ci spiegò le regole.
In un momento fulmineo, forse me ne accorsi solo io, la ragazza con la scatola si tolse l'anello, e lo mise alla mano sinistra.
Fece gli stessi movimenti dei turni prima, ma stavolta il "tic" arrivò da molto più lontano.
Misi la pedina dal lato opposto rispetto a quello in cui era caduta prima la spada, e Tom mi imitò, mettendo la spada nella mia stessa casella.
"No, Tom" gli sussurrai.
"Cambia casella".
"Perché".
"Se sbagliamo entrambi arriviamo a quattro errori".
"Ma io mi fido di te".
La ragazza mostrò l'esito di quel round, ed io abbassai la testa, rassegnata.
"Brava Lena" mi disse Tom, tirandomi una gomitata.
Guardai l'interno della scatola.
Avevo fatto giusto.
Stavolta fu Tom a lodarmi, ed io mi asciugai il sudore dalla fronte.
Il penultimo round.
La ragazza non aspettò un secondo e lanciò la spada.
Il "tic" arrivò da una distanza simile a quella di prima.
'Idiote. Ormai ho capito il vostro gioco'.
Misi la pedina nello stesso spazio di prima, e stavolta Tom tentennò, sembrava in crisi.
Stava per prendere la sua tazza da thè, quando glielo impedì, cercando di non darlo a vedere.
"Mettila nella casella affianco alla mia, e al prossimo turno, mettila nella mia stessa casella" gli sussrrai.
Tom annuì ed eseguì.
"Lukasiak ha indovinato di nuovo".
Guardai Tom.
"Sei sicura di ciò che mi hai detto?"
"Sicurissima, fa come ti ho detto per favore".
"Va bene".
In uno scatto fulmineo, la ragazza mise l'anello nella mano destra.
Sorrisi.
Lanciò la spada contro una parete, ed io sentii il "tic" dalla stessa identica distanza di tre turni prima.
'Vada per il sole'.
Tom mise la sua pedina nella mia stessa casella.
La ragazza della scatola fece una smorfia.
"Avete vinto" sentenziò lei.
Io scoppiai a ridere.
"Lo sapevo" dissi tra me e me.
"Scusami?" chiese seria la ragazza delle regole.
"Ho detto che siete delle sporche, idiote, barone. Mi hai sentito questa volta?".
La ragazza della scatola mi guardò esterrefatta.
"Impossibile".
"No, invece è più che possibile. Guardate che me ne sono accorta che la spada è magnetica, e l'anello pure. Per la prossima partita trovate un modo per barare un po' meno ovvio, per favore".
Ci misi tre turni per confermare la mia teoria.
Tutte quelle del club avevano un anello al dito, perciò chiedere di cambiare la ragazza alla scatola con qualcun altro, o dire nel bel mezzo della partita che stavano barando, non avrebbe avuto senso, avrei solo mandato in fiamme la mia ultima possibilità di sapere qualcosa su Camille.
"Brava" rispose sorridendo la ragazza delle regole.
"Ora potete farci tre domande".
Guardai Tom.
Lui mi sorrise.
"Prego signorina, scelga lei".
Ci pensai su un attimo.
"Sapete cosa è successo a Camille?".
Beatrice stava per rispondere, ma prima di aprire bocca i suoi occhi cambiarono colore, e da nocciola diventarono verdi come il suo kimono.
"No, non sappiamo nulla su cosa le sia successo. Ma qualcuno qui alla Windsor invece lo sa bene, però si sta nascondendo".
Finito di parlare, i suoi occhi tornarono marroni.
'Allora c'è sul serio un incantesimo che vi impedisce di mentire'.
Pensai di nuovo.
"Sapete se è uno studente?".
Stavolta rispose Lexi, anche i suoi occhi cambiarono prima di parlare, ma i suoi diventarono gialli, come il suo kimono.
"Secondo le nostre fonti, no. Non è uno studente".
Pensai un'ultima volta.
'Non posso chiedere se è un professore perché se fosse così me l'avrebbero già detto, visto che sono molto precise. Ma allora cosa posso chiedere?'.
La voce di Tom interruppe i miei pensieri.
"Quella persona che sa cosa è successo a Camille, è anche la stessa che vi ha fatto questo incantesimo?".
Gli occhi della ragazza della scatola si illuminarono di rosso, ma lei ci fece attendere un bel po' prima di rispondere, e quando rispose, la sua bocca tremò, come se volesse dire qualcos'altro, ma le venne impedito.
"No".
Raccattai il mio zaino che era all'angolo della stanza, e feci per uscire, ma la ragazza delle regole fermò me e Tom.
Mi ricordai che lei era l'unica a non aver parlato, e che quindi aveva ascoltato tutte le domande che avevamo fatto.
"Ora sapete un bel po' di cose, non è vero?".
Tirò fuori dalla manica un bastoncino d'incenso, lo mise in bocca e con un accendino bruciò un'estremità.
L'aria si impregnò dell'odore del bastoncino, ed io cominciai e vederci sfocato, e a barcollare. Cercai invano la mano o il braccio di Tom, ma anche lui stava avendo la mia stessa reazione.
L'unica cosa che sentii prima di chiudere gli occhi, fu la voce ovattata delle ragazze:
"Portateli al pozzo della Fata Bianca"
"Ma non sappiamo nemmeno se esiste la Fata Bianca, non dovrebbe essere morta?"
"Deficienti, che la Fata sia viva o no, non mi interessa, voglio solo che li portiate lì. Se è viva farà il suo lavoro, altrimenti lo faremo noi".
Poi crollai.
(Ora hai capito perché non ho potuto scriverti?).
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