8. Una giornata speciale
Il primo sabato di luglio era una giornata splendida, avrebbero potuto essere al mare o in qualsiasi altro posto invece erano in chiesa, alle quattro del pomeriggio, per il matrimonio di Nadia e Gabriele.
Michele si toccava il nodo della cravatta, non era abituato a portarla e gli dava decisamente fastidio.
«La messa è finita, andate in pace.»
Grazie a Dio, pensò Michele. Guardò senza farsi notare il suo ragazzo: Mattia al suo fianco era di una bellezza rara, non vedeva l'ora di poterlo baciare in privato da qualche parte.
Gli sposi furono sommersi da amici e parenti e il fotografo li reclamò per le foto di rito. Anche Michele fu costretto a posare in alcune di esse. Mattia lo osservava divertito in disparte, per niente infastidito dalla cosa. Erano arrivati insieme, si erano seduti dietro i genitori di Michele e avevano seguito la cerimonia con le mani che si sfioravano ogni tanto. Per lui era stato molto bello.
«Mattia, Mattia...» la voce di Giulio lo riscosse dai suoi pensieri.
«Vieni, facciamo le foto coi fratelli Meriggio e i partners.»
Il ragazzo divenne tutto rosso e Michele se la rideva; il fotografo aveva chiamato le compagne dei fratelli della sposa e Giulio aveva chiamato lui.
«Dai, Mattia» disse Nadia sorridendogli. Alla fine, anche se Michele non era stato il suo testimone, i due si erano parlati di nuovo e in parte si erano chiariti. Il maggiore continuava ad asserire che fosse merito del ragazzo più giovane, perché piaceva a Nadia e a tutti quelli che aveva conosciuto della famiglia Meriggio.
«Don Flavio, viene pure lei?» chiese lo sposo. Il parroco annuì e si mise vicino agli sposi e a Michele. Mattia arrivò un po' titubante e fu subito acchiappato dal fidanzato che se lo mise al fianco stringendolo un po' di più del necessario. «Altrimenti non ci stiamo tutti nella foto» soffiò piano all'orecchio del minore facendogli venire la pelle d'oca.
Terminate le pose di rito uscirono per lanciare il riso.
Erano già in macchina quando il cellulare del maggiore iniziò a squillare. Michele mise il vivavoce.
«Mamma, dimmi?»
«Tesoro, siete partiti per la cascina?»
«Sì, cioè no, quasi. Perché?»
«La macchina di papà non si accende e dovresti venire a prenderci, Giulio è già a metà strada.»
Michele sbuffò. «Accompagno Mattia e poi torno da voi.»
«Tesoro, ma così faresti la strada due volte.»
«Mamma!»
«Dai, vieni...» concluse sua madre con tono supplichevole.
«Dobbiamo tornare indietro, a quanto pare i miei sono rimasti a piedi. Mi dispiace...» sbuffò infastidito il più grande.
«Se vuoi cerco un taxi, o chiamo Simone» provò a suggerire Mattia.
«Non dire sciocchezze... Solo se faranno qualche commento spiacevole tu non rispondergli, okay? »
Mattia annuì e strinse la mano di Michele; il rapporto coi suoi sembrava migliorato ma le vecchie ferite potevano sempre sanguinare.
Tornarono alla chiesa e i genitori del più grande li stavano aspettando. Michele fermò la sua golf nel piazzale per farli salire.
«Grazie, caro, più tardi verrà il meccanico col carroattrezzi a prendere la macchina di papà. Domani, poi, ci riporta tuo fratello in città.»
Michele annuì incerto se presentare o meno ufficialmente il compagno ai suoi.
«Io sono Mattia» disse per lui il più giovane «Signora Meriggio, vuole salire davanti?» chiese voltandosi verso di loro.
«No, grazie, caro, va bene così...»
«Andiamo, ci aspetta mezz'ora di macchina, almeno» bofonchiò Michele. Suo padre non aveva detto una parola.
Uscirono dal traffico di Milano per dirigersi verso la Brianza. L'agriturismo dove si sarebbe svolto il rinfresco si trovava in un borgo non troppo lontano dalla città, anche se era praticamente in campagna.
«Mattia, tu studi o lavori?» chiese d'improvviso il padre di Michele.
«Entrambi. Lavoro come graphic designer in un negozio in centro, facciamo soprattutto skate personalizzati, ma anche snowboard e tavole da surf. E da settembre inizierò la Facoltà di Lingue, qui a Milano. Prima non è stato possibile, i miei non ci sono più da diversi anni e io e mio fratello abbiamo dovuto aspettare un po' prima di rimetterci in carreggiata.»
Il più giovane lo disse con una leggerezza che a Michele fece stringere il cuore.
«Oh, caro...» disse allora la signora Anna stringendogli una spalla. Il ragazzo sorrise grato di quel gesto di comprensione. «Quando sono morti non avevo neanche quindici anni e mio fratello a malapena diciannove. È stata dura, ma ce la siamo cavata. I De Pascalis non demordono mai.»
Il Sig. Meriggio ebbe un lieve sussulto. «Sei il figlio di Ezio, Ezio De Pascalis?»
«Sì, perché? conosceva mio padre?»
«Sì, abbiamo lavorato insieme all'inizio delle nostre carriere, poi io sono stato promosso e trasferito di sede. Ho saputo che era morto, ma non sapevo che avesse dei figli...»
«Già, papà era un uomo riservato. Lui è mamma ci hanno avuto da grandi...»
«Mi dispiace...»
Mattia scosse le spalle: «È quel che è! Oggi è un giorno di festa, basta pensare a cose tristi.»
Tutti annuirono e Michele pensò che amava quel ragazzo da morire, e ancora non glielo aveva detto sul serio. Certo, lo chiamava amore e si vedeva lontano un miglio che era innamorato perso di lui, ma le tre paroline magiche non le aveva mai pronunciate.
***
Quando furono all'agriturismo i genitori del più grande andarono subito dagli ospiti mentre Michele e Mattia si diressero verso il tavolo degli aperitivi.
«Ti va un prosecco?» chiese il più piccolo, anche se sapeva che l'altro era astemio.
«Aver superato indenni questo viaggetto vale mille punti. Comunque prenderò un analcolico, ma tu, amore, bevi pure.»
«Non importa...»
«Ehi, non devi privarti di qualcosa, qualunque cosa, perché lo faccio io, okay?»
«Due analcolici» chiese comunque Mattia al cameriere.
«Davvero, amore...» Michele lo osservava. Aveva notato che il ragazzo non beveva quando erano insieme; solo la prima volta che si erano baciati la sua bocca aveva un retrogusto di vodka.
Mattia prese i due bicchieri colorati e ne porse uno al più grande. «È solo che parlare dei miei... scoprire che tuo padre conosceva il mio, mi ha messo un po' di agitazione... Poi siamo al matrimonio di tua sorella, tutti ci guardano e insomma...» Michele gli prese una mano fra le sue fregandosene degli altri.
«Tu sei il mio ragazzo e io sono il tuo, noi ci amiamo. Il resto non conta» disse in modo che solo lui lo potesse sentire. Il cuore di Mattia gli rimbombava nelle orecchie. Michele gli aveva detto che lo amava, non direttamente, ma lo aveva detto. Loro si amavano.
«Un bellini, per favore» chiese quindi il più grande al cameriere, per poi porgerlo al suo uomo che gli mostrò un ampio sorriso con tanto di fossette.
***
La festa era quasi terminata, Mattia se ne stava al fianco di Michele chiacchierando con gli altri invitati al loro tavolo. Giulio e Patrizia erano intenti a discutere di fiori e giardinaggio con i cugini dello sposo. Il tavolo era composto dai testimoni, le loro compagne, il fratello della sposa e la cugina dello sposo e i rispettivi accompagnatori. Un gruppo eterogeneo e ben assortito. Sergio e suo marito Fabrizio erano simpatici. Avevano parlato di fumetti, arte e tante altre cose.
«Sei stanco?» chiese Michele quando ormai gli sposi avevano già tagliato la torta.
«Un po'» ammise il riccio.
Michele strinse appena la mano del ragazzo sotto il tavolo e si alzò. «Signore, signori, è stato veramente un piacere...»
Anche gli altri presenti al tavolo si alzarono e iniziarono i saluti di rito.
«Ragazzi, fatevi dare il mio cellulare da Gabriele, se capitate al lago di Como. Saremo tutta l'estate lì» disse Sergio abbracciando Mattia. Il ragazzo rispose con entusiasmo. Michele lo guardava curioso, il suo ragazzo era così: espansivo e vitale.
«Su andiamo, dobbiamo salutare gli sposi.»
«Oh! Certo.»
Michele spinse Mattia lontano dall'altra coppia e cercò di individuare sua sorella e il marito tra gli ospiti, che benché meno numerosi di prima erano sempre molti. Suo fratello stava ballando con la compagna a centro pista e lo salutò con una mano. Per la famiglia era previsto il pernottamento all'agriturismo e Michele aveva già le chiavi della loro dependance che era isolata rispetto alle altre.
«Eccoli» disse Mattia indicando un angolo dove erano seduti gli sposi insieme ai genitori di Michele.
I due uomini si diressero verso di loro, Mattia un passo indietro rispetto al maggiore.
«Noi andiamo» disse Michele in tono asciutto. I suoi rimasero in silenzio mentre Nadia sorrise apertamente. «Hai le chiavi? Ci vediamo a colazione?»
«Certo.»
«Grazie di essere venuti.»
«Grazie a te di avermi invitato» rispose d'impulso Mattia, facendo spuntare i suoi riccioli oltre le spalle del compagno.
«È stato un piacere.»
«Vi aspetto a cena una di queste sere.»
«Mamma!»
«Sto parlando con Mattia e non con te.»
«La ringrazio, Signora Meriggio, vedremo se e quando sarà possibile.»
«Salutami tuo fratello» disse il padre di Michele sotto lo sguardo sbalordito del figlio, «mi farebbe piacere andare al cimitero dai tuoi, se non vi dispiace.»
«Sicuramente! Lo chiederò a Simone e poi le farò sapere.»
«Allora andiamo» concluse nervoso Michele, anche se nessuno dei suoi familiare sembrava ostile, anzi. Mattia li aveva conquistati tutti, perfino suo padre.
Il più grande salutò ancora e si incamminò verso il loro alloggio seguito dal più piccolo. La loro valigia l'aveva lasciata nel pomeriggio, quando avevano fatto la registrazione. Una volta in stanza Michele si allentò il nodo della cravatta e si voltò verso Mattia, che si era già buttato sul letto tutto vestito.
«Dai, non è andata così male!»
«No, diciamo di no» rispose pensieroso il più grande. In realtà era andato tutto bene. Sua sorella si era sposata; la festa era riuscita e nessuno aveva fatto troppo caso a lui che aveva portato un uomo come accompagnatore.
«Ehi» lo richiamò il riccio, che nel frattempo si era tolto l'abito da cerimonia per rimanere in boxer e camicia.
«Sei sexy» disse Michele osservando il corpo del suo uomo. Mattia era magro e più alto di lui, sinuoso e bello, molto bello.
«Beh, signor Meriggio, lei invece mi pare troppo vestito» rispose l'altro avvicinandosi a Michele, che ancora non aveva iniziato a spogliarsi.
«Dobbiamo parlare.»
«Oh, mi devo preoccupare?»
«No, direi di no. Ma copriti che mi distrai.»
«Togliti almeno la cravatta e la giacca, amore.»
Michele annuì, era nervoso. Con gesti meccanici fece quello che il compagno gli aveva chiesto e appoggiò gli indumenti sulla toeletta. Prese una maglietta bianca dalla valigia e la indossò in modo frettoloso.
Intanto Mattia si era messo anche lui una maglia e un paio di bermuda.
«Volevo dirti che Andrea ha preso Zeus e lo riporterà lunedì.»
Mattia annuì.
«Ho lasciato un biglietto in cui lo pregavo, d'ora in poi, di non usare le chiavi, ma di suonare prima. Nel caso io o te fossimo in casa.»
«Va bene, ma per me non è un problema. Te l'ho già detto. Se tu vuoi me, davvero, io non temo Andrea... Cioè, lo temo, ma...» Mattia aveva parlato velocemente e senza guardare Michele in faccia. Il suo cuore batteva furioso. Sapeva che Michele provava qualcosa per lui. Glielo aveva detto anche nel pomeriggio che si amavano, ma mai gli aveva detto ti amo.
«Mat, guardami.»
Il ragazzo alzò piano il volto incastrando i suoi occhi in quelli del compagno.
«Ascoltami, io non sono bravo con le parole e forse per me è presto...» disse il più grande sospirando, «ma questa giornata non sarebbe mai stata possibile senza di te...» Michele porse una mano verso il più giovane e fece in modo che l'altro si avvicinasse a lui. Solo quando furono fronte contro fronte, Michele parlò di nuovo: «Ti amo, e non so nemmeno se l'ho mai detto a nessuno. Il fatto è che tu mi sei entrato sotto pelle in un modo così facile e immediato che il mio cervello è andato in tilt milioni di volte... Se tu decidessi di lasciarmi, la mia vita non avrebbe più senso, io..,»
«Shss, io non ti lascio, okay?» Gli occhi di Mattia erano lucidi e brillanti allo stesso tempo. «Ti amo anch'io e se vuoi non dovrai più dirmelo, io lo saprò comunque!»
«Te lo dirò ogni volta che vorrai, amore...» Michele lo baciò con urgenza facendo aderire i loro corpi e spingendo il ragazzo verso il letto. «Ah, ricciolino, mi stavo quasi scordando. Andiamo in ferie.»
«Oh, e dove?»
«Santorini, riccio, ci verresti con me?»
«Ovunque con te, Lele!»
ANGOLO AUTRICE
Ecco a voi l'Epilogo di questa storia fatta di speranza e tanto amore! Non disperate, però, perché ci saranno almeno 3 Cap. Extra. Uno per San Valentino, uno l'8 marzo e uno il 25 aprile. Date che non c'entrano con la storia dei ragazzi, ma che sono importanti per me e le voglio festeggiare con loro e con voi.
Inoltre, forse a breve, ci sarà una mini long su Simone e... lo scoprirete solo leggendo.
Baciotti Cometa1975
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