𝐗𝐗. 𝐍𝐨𝐧 𝐝𝐢𝐫𝐥𝐨 𝐚 𝐍𝐨𝐚𝐡
Casey finì di ripulirsi il ventre dal freddo gel che durante l'ecografia era andato un po' ovunque, sparso dalla sonda. Con la coda dell'occhio vide il dottor Connors, un medico che lavorava all'ospedale locale, far cenno ad Irene di seguirlo, come se volesse parlare con lei in privato.
Irene guardò ora Connors, ora Casey, poi si decise a raggiungere l'uomo in corridoio e a chiudersi subito dietro la porta.
Leroin, intanto, si rimise a posto la maglietta e si alzò dal letto, una mano sulla schiena e l'altra posata sulla testiera. Era trascorso un mese da quando erano riusciti a convincere il signor Tarren a fargli condurre una vita più normale e all'aria aperta e, in effetti, ciò aveva giovato molto al suo umore e alla sua salute fisica in generale.
L'espressione di Connors di poco fa, tuttavia, lo aveva un po' messo in allarme e si chiedeva perché, lì dentro, nessuno volesse mai parlare direttamente con lui di certe cose. Insomma, era lui che stava cuocendo nel forno la prole del demoniaco rampollo dei Tarren! Doveva pur avere uno straccio di diritto di sapere cosa stava accadendo davvero nella sua pancia.
Sbuffò e gironzolò per la stanza senza un reale motivo, in attesa di ricevere notizie e sì, di andare al piano di sotto per sgraffignare qualcosa in cucina o addirittura convincere Irene a ordinare una pizza o qualche altra schifezza.
Accidenti, avrebbe dato tutto l'oro del mondo pur di metter le mani su un bel cheeseburger al bacon farcito di tanto cheddar, di senape e ketchup. Ora che ci pensava, non avrebbe disdegnato neppure una bella porzione di croccanti patatine affogate nel cioccolato come solo la tavola calda locale sapeva farle.
Aveva fame, cavolo! Perché quei due non si davano una mossa?
Sbuffando per l'ennesima volta come un mantice, tornò a sedersi sul letto, imbronciato e impaziente.
Nel frattempo Irene stava pregando Connors di smetterla coi giri di parole e dire quale fosse con esattezza il problema. Come se il fatto di una gravidanza gemellare non fosse già di per sé una bella gatta da pelare, tra l'altro!
Il medico sospirò, poi le fece prendere in mano il risultato dell'ecografia. «I feti stanno bene, signorina. È il signor Leroin a preoccuparmi, in realtà.» Frugò nella propria valigetta e ne estrasse una cartellina sottile e bianca. La aprì e la capovolse in modo che anche la ragazza potesse leggere. «L'ultima volta che sono stato qui ho preso dei campioni del sangue di Casey e... come può vedere... per ora si tratta di un problema di coagulazione abbastanza blando, ma se non tenuto sotto controllo potrebbe peggiorare. Il punto dove voglio arrivare, signorina Tarren, è questo: quel ragazzo, se la questione dovesse subire un peggioramento, potrebbe incorrere in complicanze. È un difetto raro tra gli Alphaga e diverso da quello riscontrato negli umani, ma quel giovane purtroppo ne soffre e di solito è ereditario. Il mio consiglio è di evitare tutto ciò che potrebbe giocare a sfavore di tale condizione. Potrei prescrivergli il farmaco con cui viene curata la malattia, ma cinque volte su dieci è stato appurato che in gravidanza potrebbe avere ripercussioni sullo sviluppo del feto o sulla sua stessa salute e sopravvivenza.»
Irene fissò ora Connors, ora le analisi. Dire che fosse scioccata e un tantino in preda all'angoscia sarebbe stato riduttivo. Si era affezionata molto a Casey a furia di fargli compagnia, uscire insieme a lui e conoscerlo meglio. Non voleva che morisse. Ricacciò indietro le lacrime e si chiese se il ragazzo fosse a conoscenza di quel problema di salute. Si domandò anche se ad aver peggiorato tutto e innescato il tracollo fosse stato l'incidente avvenuto il giorno in cui avevano rintracciato Leroin e quest'ultimo era rimasto ferito da un colpo di pistola. Un attimo dopo si sentì stupida e si disse che sì, la faccenda doveva aver sicuramente avuto un grosso peso sul difetto del giovane indigo.
Accidenti a Dominic e alla fissa di quei buzzurri di portarsi dietro le pistole!
«C-Che cosa consiglia di fare, allora? Voglio dire... non c'è qualche altro rimedio, oltre al farmaco in questione? Non ho idea se Casey accetterebbe di correre il rischio o meno. Ultimamente sembra aver preso a cuore questi due bambini.»
Connors si sfregò la fronte, lievemente costernato. «Ormai è tardi, altrimenti... beh, perdoni la schiettezza, ma avrei suggerito l'aborto. La gravidanza oramai è troppo avanzata e anche se provassimo a rimuovere chirurgicamente i feti, potrebbero verificarsi delle complicazioni durante l'operazione e sarebbe rischioso operare sapendo che il ragazzo potrebbe avere un collasso. Si può solo andare avanti e sperare che vada tutto per il meglio. È naturale che i gemelli dovranno nascere tramite cesareo, un parto naturale corrisponderebbe a una condanna a morte più che certa per Leroin, sia perché è un indigo e si sa come va a finire in casi simili, sia perché nel caso peggiore saremmo pronti a intervenire e a impedire la perdita di troppo sangue. Per il momento... proviamo con un rimedio naturale a base di erbe mediche. Le farò avere in giornata la prescrizione e se vuole darò io stesso le direttive alla farmacia per la preparazione del farmaco. Non le assicuro che guarirà il ragazzo da questa condizione, ma potrebbe comunque arginare gli scenari peggiori e stabilizzare la situazione.»
Irene annuì, asciugandosi con discrezione le guance. Non le era mai piaciuto piangere di fronte agli altri. «La ringrazio, dottore. Quando tornerà a visitare Casey?»
«Data la delicata situazione, tornerò fra un paio di settimane. Va monitorata il più possibile e raccomando anche riposo, sforzi ridotti al minimo e soprattutto tanta, tanta calma e pazienza, nonché un'alimentazione adeguata e di ferreo regime. Niente bibite zuccherate o caffeina. Fra due settimane tornerò qui e visiterò di nuovo il ragazzo. Fino ad allora spero che il rimedio gli rechi almeno un po' beneficio.»
La ragazza fece un cenno, strinse la mano al medico e lo guardò andarsene. Fece un bel respiro e rientrò, l'ecografia ancora stretta nella mano. Vide Casey venirle incontro.
«Allora? Che succede?» chiese lui trafelato.
Irene cercò di trovare le parole adatte, ma la sola cosa che riuscì a fare fu passargli l'immagine e dirgli che i bambini stavano bene.
Casey guardò per un attimo il piccolo riquadro in bianco e nero. «Non mi sembra abbiano qualche problema» disse cauto. «Come mai hai quella faccia da funerale, allora?»
Lei si umettò le labbra. «Non credo tu lo sapessi, ma dagli ultimi esami che hai fatto risulta che tu abbia un problema di coagulazione. Per ora non è esagerato, ma potrebbe peggiorare col tempo, specialmente durante la gravidanza. Il medico dice che è un difetto genetico, perciò... suppongo che tu lo abbia ereditato da uno dei tuoi genitori, Casey.»
Leroin non impiegò molto tempo per trovare il messaggio fra le righe della spiegazione offerta da Irene. «Quindi... significa che ho maggiori possibilità di non uscire vivo dal parto? Vuoi dire che potrei davvero morire?» Non riusciva a crederci. Com'era possibile che fosse passato dalla padella alla brace fino a tal punto? Avrebbe ricevuto mai una notizia buona a tutto tondo?
Irene lo prese delicatamente per le spalle. «Calmo e respira. Per il momento non ci sono problemi gravi e se ci recheremo in ospedale in tempo per il cesareo, credimi sulla parola, non correrai rischi. Sta tutto nel tempismo, Casey, capito? Stai bene e loro stanno bene quanto te, non c'è alcuna ragione per cui le cose dovrebbero andar male. Connors ti ha prescritto un rimedio abbastanza efficace che non nuocerà ai gemelli e terrà nel frattempo sotto controllo il tuo problema.» Gli prese il viso tra le mani, un gesto in un certo senso materno e spontaneo.
Il poveretto, intanto, tremava come una foglia. «L-Lo sapevo che sarebbe finita così. I-Insomma... le cose sembravano andare fin troppo bene, doveva pur esserci il tranello dietro l'angolo!» Era chiaramente in preda al panico e non si poteva dargli torto. Dava molto da pensare che Connors avesse detto che, se solo la gravidanza non fosse stata così avanzata, avrebbe subito consigliato l'aborto.
Irene lo guardò lasciarsi cadere sul letto, entrambe le mani sul grembo e gli occhi fissi sul pavimento. Prese posto accanto a lui e gli circondò le esili spalle con il braccio per confortarlo e dargli forza. «Fino ad ora non ci sono stati gravi problemi, Cas, e questo vuol già dire molto. Devi solo evitare di sforzarti e prendere con costanza la medicina che ti ha prescritto Connors. Il resto lascialo a me, d'accordo? Non permetterò che ti accada qualcosa di male, lo giuro.»
Lui, però, non sembrava averla neppure sentita. «Irene?»
«Dimmi.»
«Non... non dirlo a Noah, ti prego» mormorò sconfitto e affranto il ragazzo. «Uscirebbe di testa, ormai lo conosco. Non gli sta già bene tutta questa situazione, figurarsi se venisse a sapere che corro seriamente il rischio di non uscire vivo da quel dannato ospedale e di dissanguarmi in sala parto.»
La giovane Tarren lo guardò con aria contrariata e tesa. «Devi dirglielo, Casey. Non puoi nascondergli una cosa del genere. Si tratta della tua salute e Noah tiene a te. Vorrebbe che tu glielo dicessi, a mio parere.» Ormai quei due erano amici affiatati, parlavano sempre e di tutto o quasi, perciò sarebbe stato ingiusto tagliar fuori McKay a quella maniera. Irene sbuffò. «Se prendo Nic, giuro che gli torco il collo e lo faccio castrare.»
«Ormai il danno è fatto. Sarò costretto a lavorare come un asino per mantenere due marmocchi e stare pure attento ogni volta che mi ritroverò a dover affettare le carote, sempre che riesca a sopravvivere.»
«Non dovrai far niente, invece. Credi sul serio che quando te ne andrai ti lascerò partire a mani vuote? Mio padre ha una cassaforte strapiena di soldi e neanche si accorgerà se gliene ruberemo un po'. A quel punto potresti vivere come un principe, Cas, fidati! Niente carote da affettare per te, altro che storie!»
«Certo,» Casey tornò al suo solito atteggiamento sardonico, «così poi ci darà la caccia anche in capo al mondo. No, grazie. Preferisco affrontare a petto in fuori le carote, per quanto mi riguarda.»
«Meglio rischiare che fare la fame o rischiare la salute, gioia. Quei soldi potrebbero aiutarti a trovare una cura, magari c'è una terapia sperimentale in un'altra città Alphaga o forse potresti rivolgerti a risorse diverse dalla medicina vera e propria.»
Casey sospirò e si alzò. «Sarà meglio dirlo a tuo fratello, che ne dici?» disse, fingendo un tono pimpante, anche se non lo entusiasmava affatto aver a che fare con quell'essere. Non c'era stato alcun progresso, per quanto Dominic si stesse impegnando davvero a rimediare agli errori commessi. C'erano strappi che non potevano esser rammendati, fine della storia.
«Vuoi che venga con te?» disse Irene.
«No, tranquilla. So fronteggiarlo.»
«Cerca di non discuterci di nuovo o mi toccherà poi ascoltare le sue lamentele per tutto il resto della giornata, e sai che allegria.»
«Farò quel che potrò.» Casey uscì dalla stanza e lungo il corridoio, nemmeno lo avesse invocato tramite un rituale esoterico, ecco che incrociò proprio Dominic. Lo squadrò gelidamente, poi, senza troppi giri di parole, gli spiattellò ogni cosa saltando i convenevoli.
Nic, confuso, lo ascoltò dall'inizio alla fine e fu solo quando l'indigo tacque che il viso di Tarren assunse una sfumatura cerea, quasi cadaverica. «Porca puttana.»
«Già, più o meno è stato il mio stesso pensiero» ringhiò Casey. La rabbia tornò rapida a scorrere in lui come un torrente e il ragazzo non ragionò quando agguantò per i vestiti Dominic e lo forzò al muro con violenza, gli occhi dardeggianti. «Sei proprio una testa di cazzo. Non solo mi hai ingravidato e non solo ho due pagnotte nel forno che potrebbero farmi restare secco in sala parto, ma ora salta fuori che potrei crepare per dissanguamento, nel peggiore dei casi!»
«Non puoi incolparmi anche di questo» ribatté Dominic. «Non ho deciso io che dovessero esser due, sai? E neanche tu eri a conoscenza di questa storia del difetto genetico.»
Casey ringhiò ancora, più simile all'animale selvatico il cui istinto era ben radicato nella sua natura Alphaga, che a un ragazzo. «Vorrei avere il batacchio come te e solo per sbattertelo dove sai bene e restituirti tutto con gli interessi! Prima o poi lo avrò, te lo assicuro, e allora tornerò a cercarti per avere una rivincita! Poi mi dirai se ti piace esser violato come hai fatto con me e a quel punto, Tarren, anche tu potresti incorrere in seri problemi di coagulazione, visto che ho intenzione di sbranarti!» Lo lasciò andare, mollandogli un pugno finale sulla spalla per nulla amichevole. «Adesso non fai più lo sbruffone, eh?» lo apostrofò implacabile. «Ma guardati! Ora che anche tu sei caduto dalla grazia dell'onnipotente Mr. Tarren sei diventato un rinnegato come tutti noi e te ne stai al tuo posto! Questa è autentica evoluzione, te lo concedo!»
Scosse il capo. «Sai che c'è? Neanche ti odio più. Mi fai solo una gran pena. Ti commisero.» Si avvicinò, ormai erano a una spanna l'uno dall'altro. «Se maledettamente dovessi morire, stai pur sicuro che tornerò dalla tomba per tormentarti in eterno, Dominic Tarren. Sarebbe bello vederti cercare di sfuggire all'ira vendicativa di uno spettro.»
Dominic annuì, immobile come una statua, gli occhi che non osavano incrociare direttamente quelli del più giovane. «Cristallino.»
«Bene, finalmente parli anche tu la mia lingua, Cocco di Papà.» Casey si allontanò. «Voglio uscire, quindi di' ad Irene che l'aspetto al piano di sotto. Intanto chiedo a Noah se vuole unirsi a noi.» Si fermò e si voltò, arricciando le labbra in un sorrisetto forzato. «Ovviamente non sei invitato, mi sembrava giusto ricordartelo per evitare altre incomprensioni.» Gli fece ciao con la mano e accompagnò il saluto con un fischio irrisorio, poi si allontanò e scese le scale. Poteva non avere il permesso né la possibilità di mangiare tutte le schifezze del mondo e avere molte probabilità di non campare abbastanza a lungo da affibbiare nomi decenti ai suoi figli, ma non avrebbe mai e poi mai rinunciato a cogliere l'ennesima occasione per far sentire Dominic un verme.
Un po' di sano rancore, d'altronde, meritava di provarlo in tutta libertà e tale diritto nessuno sarebbe riuscito a sottrarglielo.
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