Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝐈𝐈. 𝐓𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐠𝐢ù 𝐩𝐞𝐫 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐚


Imprecò sottovoce quando le chiavi gli caddero di mano e finirono a terra. Sbuffando le raccolse, inserì quella giusta nella toppa e la girò tre volte. Aprì e fece cenno al ragazzo di entrare. «Scusa se ti ho portato qui, ma non mi hai dato tante alternative. Contavo di tornare a casa, prima che tu piombassi in mezzo alla strada.»

«Non preoccuparti, ho solo bisogno di asciugarmi e poi mi avrai fuori dai piedi.»

«Ah, ottimo» commentò Noah, incerto se la risposta fosse stata sarcastica o meno. A quell'ora, stanco morto dopo il lavoro, entrava automaticamente nella ‟modalità stronzo". «Posso almeno sapere come ti chiami?» chiese, mentre accendeva qualche luce nello stretto corridoio. Casa sua non era di certo Buckingham Palace, ma col salario che aveva era già tanto se poteva permettersi quella topaia.

Il ragazzo si voltò di scatto e lo guardò sospettoso. «Perché vuoi saperlo?»

«Mi pare il minimo, dato che sei in casa mia e ti ho pure dato uno strappo. Se preferisci posso chiamarti Coso.»

Il giovane lo squadrò ancora, poi: «Casey. Mi chiamo Casey».

«Casey...?»

«Ho solo quel nome.»

«Va bene» ribatté lentamente Noah, soppesandolo: cominciava a credere che non avesse tutte le rotelle a posto. «Se vuoi asciugarti, il bagno è in fondo a sinistra. Non ho messo a posto, quindi sarà un po' tutto un casino.»

«Non importa. Grazie.»

«Prego» borbottò l'uomo, andandosene nella piccola cucina; lì si chinò verso il piccolo e basso frigorifero e si prese al volo una birra. Tirò via la linguetta e diede un bel sorso. Il sapore amaro del luppolo gli inondò subito la bocca. La birra in sé per sé non lo faceva impazzire, ma in tutta franchezza, forse, faceva meno danni di alcolici ben più forti.

Dopo qualche minuto sentì provenire dal bagno il suono dell'asciugacapelli; quando esso si arrestò, infine, udì dei passi. Tornò nel corridoio e squadrò il tizio di nome Casey. Sì, aveva decisamente i capelli color mogano, magari si erano schiariti un po' dopo essere stati asciugati; i suoi occhi, invece, erano decisamente castano-dorati. Sotto la luce fredda il suo aspetto smagrito e sciupato risaltava ancora più del solito.

Noah non poteva far a meno di chiedersi se fosse stato rapito e alla fine fosse riuscito a fuggire, o qualcosa di simile.

«Be', allora grazie per il passaggio e il resto, uh...»

«Noah, sono Noah.»

«Noah.» Casey accennò un saluto col capo, poi fece per andare alla porta e uscire.

Noah inizialmente non fece niente, tuttavia il suo buon senso, nonché la curiosità, mista a un accesso da buon samaritano tipico di lui, lo convinsero infine a fermarlo e a dire: «Ti conviene aspettare almeno fino al mattino. È un bel tratto di strada e non conviene farselo di notte».

«Starò bene. So cavarmela.»

«Sì, ma permettimi di dirti che se ti lasciassi andare adesso, mi sentirei uno stronzo. Insomma, ce l'ho una coscienza, sai?»

«Neanche mi conosci, che ti importa?»

«Si chiama altruismo. Viviamo in un mondo menefreghista, lo so bene, ma non tutti sono indifferenti.»

Casey si voltò a guardarlo e lo squadrò a lungo. «Oppure vuoi solo sapere cosa mi è successo, giusto?»

«Anche quello, sì.»

«Non mi crederesti e ti metterei solo nei casini. Fidati, amico, è meglio per te se ne resti fuori.»

«Sono già incasinato, credimi. Peggio di così mi resta solo da crepare.» Noah si avvicinò, mettendo le mani nelle tasche dei jeans.

Casey richiuse il portone e fece alcuni passi avanti, torturandosi le mani. «Sto scappando, come avrai notato.»

«Fin lì ci ero arrivato, infatti.»

«Il punto è che non posso dirti da chi o da quanto sto scappando. Sappi solo che si tratta di gente pericolosa, gente che saprebbe spezzarti come uno stuzzicadenti senza neanche troppi rimorsi. Mi sono accorto troppo tardi di cosa intendevano fare e ora ne sto pagando le conseguenze. Fine della triste storia della mia vita. Tu che scusa hai, invece?»

«Buono, buono, buono!» Noah agitò le mani. «Invece di andare dalla polizia scappi? Potrei capire se fossimo ai tempi del Far West, ma...»

Casey, di punto in bianco, sghignazzò amaramente. «La polizia non potrebbe far niente e neanche mi crederebbe!»

«Io però ti credo.»

«Non sai neanche un terzo della storia.»

«Be', mettimi alla prova, allora. Forza.»

«Certo, così mi porterai da qualche scienziato pazzo per farmi tagliuzzare come una rana. Grazie, ma preferirei evitare.»

«Così posso capire quanto sei incasinato» gli rifece il verso Noah, cominciando ad averne abbastanza di quell'atteggiamento. Un po' era lui quello poco tollerante, lo ammetteva, ma Casey a sua volta non era un tipo granché docile.

Il giovane scosse la testa. «Non posso. Mi vergogno già abbastanza così.»

«Oh, andiamo! Dillo e basta!»

«Non si tratta di dire o meno qualcosa! Si tratta di mostrartela!» sbottò Casey, senza alzare la voce. «La mia è una situazione troppo strana.»

«Ossia?»

Calò il silenzio, poi Casey sbuffò e alzò gli occhi al cielo. «L'hai voluto tu, sappilo.» Lentamente diresse le mani al lembo inferiore della maglietta, poi piano piano lo sollevò, finché non ebbe esposto il torace; fino al petto glabro, magro e fanciullesco non v'era nulla di strano, ma da quelli in poi la storia assumeva un che di inquietante: il ventre del ragazzo sembrava leggermente rigonfio, come la superficie di un palloncino. Non troppo evidente, ma in quel modo era perfettamente visibile, non più qualcosa che si poteva attribuire a un effetto ottico.

Noah sbiancò. «Cristo! Ora capisco! Devi avere uno di quei tumori con masse gigantesche! Ogni tanto sbucano fuori casi come il tuo! Casey, ascoltami bene: devi andare in ospedale e farti operare immediatamente, mi senti? Quella roba uccide!»

Casey scoppiò a ridere di cuore, lasciandolo a bocca aperta. Ma era matto? «Non c'è niente da ridere!» insisté Noah.

«Credimi, per come sono messo, la tua reazione è più che divertente!» Il ragazzo tirò giù la maglietta. «Non si tratta di un tumore, anche se in parte vorrei tanto lo fosse. Lì dentro non so cosa ci sia, ma non è una massa di cellule mortali. Certo, forse finirà per uccidermi se non me ne libero al più presto, ma...»

«Si può sapere di che diavolo stai parlando?» A Noah cominciava a girare la testa e fu costretto ad appoggiarsi al muro. Si portò una mano alla fronte, barcollando sul posto come un edificio in procinto di crollare su se stesso.

Il ragazzo si avvicinò del tutto. «Ecco, lo sapevo io» mormorò, roteando gli occhi. Attese qualche altro secondo, poi Noah – proprio come il ragazzo si aspettava – cadde a terra come un sacco di patate. «E poi dicono che sono io quello strano.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro