7. L'Angelo Rosso
La cena termina con un dolce buonissimo, una specie di torta gelato innaffiata di liquore. Sono molto stanca, la testa mi fa male ma decido di non dire niente a nessuno, non voglio le loro cure. Non mi fido. Ripercorriamo il corridoio di prima, ora però è illuminato e così posso vedere che è decorato con numerosi quadri. Sono tutti riferiti alla loro vita mi dice il "Dio". Uno in particolare mi incuriosisce. Raffigura una bellissima ballerina dai capelli ramati e mossi, simili ai miei, in atto di danzare. La posa della ragazza è spettacolare ed emozionante, rivela una grande abilità e una melanconia infinita. Mi fermo per osservarla meglio.
-Ti piace?- mi chiede il mio nemico.
Il tono è indifferente, tuttavia proprio questo mi fa pensare che ci sia qualcosa sotto. Vedo i suoi occhi adombrarsi per un attimo.
-Si, molto. Chi è?- chiedo io.
-..- tace. Voglio capire chi è. Mi sembra triste, cerco di capire perchè.
-Hai detto che sono ritratti di persone che sono legate a te, ma non avendola ancora vista...- Stringe i pugni e sulle spalle scoperte i muscoli guizzano sedicenti. Sembra che questo argomento non gli piaccia.
-Taci.-
Mi blocco immediatamente. Non mi aspettavo una chiusura così brusca.
-Vedi..- riprende in tono infinitamente più dolce -Scusami, non intendevo essere duro ma non è un argomento di cui amo parlare. Ma visto che me l'hai chiesto ti risponderò. Seguimi.-
Incomincia a camminare lo seguo, fa passi tanto lunghi e veloci che sono costretta quasi a correre. Non sembra ma ho paura di averlo fatto arrabbiare. Mentalmente mi preparo a tutto. So cosa può fare questa gente. Una volta, durante un blitz in casa di uno dei capi di questa mafia di alto rango, trovammo una stanza chiusa. Procedemmo da manuale, aprimmo la porta e ci disponemmo pronti a sparare. Ai nostri occhi si presentò uno spettacolo orrendo. La stanza era separata in due da un vetro molto spesso. Ma la cosa scioccante era una ragazzina legata seduta su una sedia, semi-nuda. Di fianco a lei stava uno di questi killers, armato e con uno strano aggeggio in mano, come un telecomando. Gli intimammo la resa. Lui per tutta risposta pigiò il bottone sul quadratino di metallo. Una lama rotante si accese e taglio a metà, letterarmente, la povera bambina. Poi lui si sparò un colpo in testa. Questa gente non conosce la civiltà, questa gente non dovrebbe esistere. Per questo ci siamo noi. Per eliminarli tutti. Devono morire. Quando mi accorgo di essermi persa nei miei pensieri siamo arrivati a un'altra stanza. La porta è in legno nero, lucido ed elegante, sopra ci sono incise linee sinuose. Sono dorate e in alto vi è un iniziale: G.
Apre al porta e sempre con quell'inchino ipocrita mi invita a entrare. Ci ritoviamo in una sala con i muri neri, decorati con numerosi quadri che rappresentano tutti quella ragazza sconosciuta. Un altra porta, questa volta bianca con decorazioni argentate, spicca sulla parete di fronte.
C'è un tavolo, nero, al centro della camera e un pianaforte anch'esso scuro in un angolo. Tutto molto elegante. Vi sono una decina di poltroncine disposte in ordine sparso con il rivestimento rosso. Scaffali ricolmi di libri, con le rilegature bianche, grigie, nere. Mi fa cenno di sedere. Obbedisco. Tutta questa magnificenza mi ha stupito, mi piace molto questo ambiente così scuro e caldo, così accogliente. Chissà cosa mi dirà.
-Allora. Tu mi hai chiesto chi fosse quella ragazza. Cosa potrei dirti?-
-Guarda che non volevo essere invadente...non..-
-Non ti preoccupare. La pura curiosità non è invadenza. Poi quando prima ti ho chiesto se volessi sapere chi sono, chi siamo, tu hai detto di no ma io sapevo che tu mentivi.-
Come cazzo ha fatto a capire? Ero stata attentissima a non far trapelare nulla..
-No! Aspetta un attimo..Come hai fatto a capire che stavo mentendo?-
-Ne ho avuto la piena conferma ora. Ma è molto semplice. Ti tormentavi la ciocca a destra. Come lei...-
Questo fa esplodere la mia curiosità. Mio padre diceva sempre che avrei avuto non pochi problemi per questo ma io non gli ho mai badato troppo quando diceva così. Ma ora mi accorgo che ha ragione.
-Chi? Dai racconta.-
Sorride. Questo mi colpisce. Non è un sorriso come quelli che ho sempre visto sulla sua faccia da quando la sua vita si è incrociata con la mia, è si, un sorriso sottile ma non esprime crudeltà. Esprime allegria, felicità. Un bel sorriso allegro. Mi mette voglia di ridere. Ma devo stare in guardia. È un assassino.
-Era la mia ragazza, non in quel senso però. Il mio angelo. Ci eravamo conosciuti da piccoli e, dopo che una sparatoria le uccise entrambe i genitori lei venne a stare qua da noi. Io diventai per lei una specie di protettore, a volte litigavamo certo, ma poi tutto si sistemava. Era così dolce..Sapeva che non mi sarei mai potuto innamorare di lei per via di un giuramento che avevo fatto a mio padre...-
-Quale?- lo interrompo.
-Semplice, gli avevo promesso che avrei sposato una donna non appartente alla mafia e io rispettavo molto mio padre. Non gli ho mai esplicitamente disubbedito.-
-Che bravo bambino!- dico ironica.
-Già...Ma ho perso ogni occasione per ribellarmi al mio futuro..-
Si interrompe. Questo mi dà da pensare. Allora non è diventato così per scelta, ma per obbligo. Ma chissene frega. È un killer.
-Quindi..?-
-Lei invece si ribellava, eccome. Mi amava tanto e non aveva paura di dirlo. Come hai già visto in tutti questi quadri lei era un'appassionata di danza, una ballerina incredibile.
E mi provocava, ovviamente nei limiti del consentito. Lei..-
Si passa una mano fra i capelli.
Io mi sporgo più in avanti sulla poltrona.
-Mentre danzava, io la guardavo nascosto. Mio padre aveva ordinato che non potessi guardarla, forse perché assomigliava troppo a mia madre, morta durante uno spettacolo. Lei sapeva che la guardavo e allora, per eccitarmi, mentre danzava, si spogliava. Io non vedevo niente o quasi, ma lei era assolutamente convinta di quello che stava facendo. Erano bei tempi. Quando mio padre non era in casa, dormivamo insieme.
Non guardarmi male! Non dico che io non lo volessi. Tuttavia ho sempre rispettato il suo corpo. Lei era il mio angelo.-
-Ma poi cos' è successo? Sembri triste.-
-Triste? Sono distrutto.-
-Racconta. È interessante.- respira profondamente.
-...ok. Frequentavamo la stessa scuola, io in quinta, lei in terza. Le inviarono un biglietto dove IO dicevo di incontrarci in un vecchio capannone. Lei vi andò. Ma invece di trovare me, come era scritto su quel dannato foglietto, trovò 6 miei compagni.-
Oh no! Poveretta..
-La...-
-Si. Riuscì a chiamarmi e io volai lì, ma il peggio era già stato fatto. Respirava ormai a fatica. E quei 6 pazzi ridevano di gusto mentre io piangevo. Mi morì in braccio. E allora compresi quello che mi diceva spesso mio padre "Bisogna lottare per vivere." Li uccisi tutti.
Io avevo perso il mio Angelo. Il mio Angelo Rosso.
Se vi piace la storia mettete la stellina!! Ma mi farebbero piacere anche tanti commenti!
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