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16. I killers

Giacomo mi lasciò davanti all'ingresso dell'Accademia, come avevamo stabilito. Meglio non entri, lui.
Ma il suo bacio, dolcissimo e inatteso mi ha scaldato il cuore e mi ha fatto ritrovare il coraggio che pensavo aver perso. A dir la verità, mente eravamo in macchina e stavamo giungendo qui, a "casa" mia, molti interrogativi mi erano sorti nel cuore. Come staranno i miei compagni? Come reagiranno? Speriamo bene..
E i comandanti? Mi sottoporranno a interrogatori per verificare la mia integrità? Non riesco a rispondere a tutte queste domande, ma il tepore benefico che ho nel corpo mi aiuta e così, prendendo coraggio, varco il portone. La scena che mi si para davanti è alquanto normale. Ci sono i miei amici, Lea in primis (Così dice Jack) seduti al nostro tavolo mentre i capitani e i graduati che stanno giocando a carte o leggendo il giornale. Avanzo di qualche passo. Le teste di tutti si girano. Incredibile! E non ho fatto rumore. Le espressioni si tendono, si scolpiscono nei visi. Il sergente Mailcot, il più cattivo della congregazione, mi guarda torvo, tenendo una carta vicente semi-scoperta, tanto è scioccata. I visi dei miei compagni sono i primi a riprendersi.
-Jeanette!- urla Lea.
-Lea!- rispondo di rimando io, volando ad abbracciarla. Ognuno interrompe le proprie azioni per venirmi vicino, congratularsi, stringermi la mano. È bello. Una delle cose per cui amo questa famiglia allargata. Ognuno è importante, qua dentro. Dal più grande dei capitani al più semplice e stupido delle reclute. Il pensiero che circola è:" eh brava che sei fuggita". Ma io non sono fuggita. Io...mi sono innamorata.
E in amore non si può fuggire. Mi invitano a pranzare, accetto volentieri e così trascorriamo insieme,dopo tempo intramontabile, alcune ore. I miei compagni vogliono assolutamente spiegazioni, e poichè a loro non riuscirei comunque a nascodere qualcosa, gli racconto tutto.  Mentre Lea si entusiasma e si rallegra per me, noto che i tratti di Mirko e Niko si adombrano, man mano che procedo nel racconto.
-Non capisco perchè sei così allegra, Jeanette..Dopo tutto sono morte delle persone, e anche tante, per mano del tuo fidanzatino!-
Dannazione! Sofya e Marika! Mi ero completamente dimenticata di loro. Rivedo ancora una volta la pistola, con il suo leggero rinculo, che consegna alla triste morte le vite giovani delle mie amiche. Mi assalgono i ricordi più dolorosi. Il cenno del "Dio" a Smily, che si lecca le labbra e inizia a scalpare (perchè si, fece così). L'espressione sadica di quest'ultimo mentre compiva quell'orrendo gesto. Mi sta venendo da piangere. Guardo l'orologio. Sono le 18. Tra un po'..

Un esplosione. Mi giro svelta, impugnando il coltello, regalino di Smily. I miei compagni tirano fuori le pistole di ordinanza. Tutti pronti a reagire. I graduati mettono ordine nelle nostre file
E poi loro. Entrano. Sbucano dal fumo come diavoli dall'inferno.
Sono armati di tutto punto, con tute infrarossi e perfettamente equipaggiate. Tutti tranne Jack. È vestito come un classico boss mafioso, con i suoi meravigliosi anelli, con il frac nero, la cravatta argentata. Sembrerebbe un innocuo riccastro, se non fosse per il cinturone da cui pendono le colt dorate di cui va fiero.
I graduati mandano uno di noi ad avvertire i comandanti. La situazione potrebbe precipitare da un momento all'altro.
-Scusate per il portone. Vogliamo parlare con voi.- la voce che mi ha tanto spaventato, fatto innamorare e fatto letteralmente impazzire. La voce fredda, priva di sentimenti, e metallica.
Il sergente Mailcot si fa coraggio e prova a rispondergli.
-Cosa volete?-
-Parlare con voi. Mi sembrava di essere stato chiaro. Andate a chiamare qualcuno che mi possa capire.- ordina tetro.
-Ma chi siete voi per darci degli ordini?- chiede il sergente Mailcot, sempre più stupito.
-I killers.- è la serafica risposta.


Il sergente è stupito da questa faccia tosta, si volta verso di noi e lentamente si incammina verso gli alloggiamenti del comandante.
-Signore?- lo chiama Jack, con voce soave.
Il sergente esegue una mezza piroetta e punta addosso al killer due occhi di fuoco.
-Cosa c'è ancora?- chiede rude. Non capisco se dica qualcos'altro perchè la visuale è ostruita da uno dei più grandi. Ormai sono tutti pronti a combattere, ma non potrebbero niente contro i fucili dei compagni del mio killer, che hanno una cadenza di più di 30 colpi.
Giacomo si accende con calma una sigaretta. L'accendino è dorato.
Le mani inanellate si muovono svelte per non entrare a contatto con la fiamma.
-Signor..sergente..Si sbrighi.-
-Ma..-
-Niente ma.- un movimento e il sergente si ritrova la canna della pistola del killer contro, dentro la narice sinistra.
-O il colpo potrebbe partire..-
Lo spinge, il sergente, appena riacquistato l'equilibrio, si affretta a correre.
-Talvolta i migliori aguzzini sono un po' lenti di comprendonio...- è il commento di Smily che segue.
-Ben detto!- ringhia il boss.

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