Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Nuove conoscenze

Dopo una settimana dal giorno in cui Eren aveva portato Armin a vedere il mare, era ricominciata la scuola.

Entrambi avevano ripreso a studiare e, da quando avevano scoperto di concentrarsi molto di più l'uno in compagnia dell'altro, erano molto spesso insieme.
Andavano in biblioteca o in libreria e sempre più di frequente Eren si fermava anche dopo aver finito di studiare per aiutare Armin con i clienti, che iniziavano ad abituarsi al suo modo di fare un po' maldestro e alle sue battute strampalate riguardo ai libri.

Un pomeriggio, dopo essere usciti dalla biblioteca della scuola, Eren annunciò ad Armin che il suo fratellastro, Zeke, sarebbe finalmente tornato a trovare la famiglia in settimana.

- Devi assolutamente conoscerlo! - gli disse mentre camminavano sul marciapiede, ancora ghiacciato dopo la nevicata di qualche tempo prima.

- Mi piacerebbe molto! Vive lontano da qui? -

- È andato a lavorare in Australia due anni fa insieme al suo... ehm... coinquilino -

Armin non capì il perché di quell'attimo di esitazione e lo guardò con un sopracciglio alzato, ma preferì non indagare oltre.

- È più grande di noi e fa il biologo marino, sai? - riprese Eren guardando davanti a sé.

- Oh, veramente? - ad Armin brillarono gli occhi per un attimo - Io vorrei studiare biologia all'università! -

- Lo so, per questo te l'ho detto - rispose Eren tutto fiero, voltandosi verso il biondo - Parlagli, lui ha studiato in città e saprà dirti qualcosa -

- Sicuro, non vedo l'ora di conoscerlo! -

- Dovrebbe arrivare venerdì pomeriggio in treno, se vuoi possiamo andare a prenderlo in stazione insieme - propose Eren.

Anche lui non vedeva l'ora di farli conoscere, soprattutto di presentare Armin a Zeke, sicuro che gli sarebbe piaciuto tantissimo.

- Ehm... al pomeriggio in realtà ho un impegno. Se venissi a trovarvi alla sera? -

Non capitava mai che Armin prendesse impegni senza dirgli di cosa si trattasse ed Eren si risentì un po' sentendo con quale nonchalance glielo aveva riferito questa volta.
Ma si ravvide subito del suo pensiero, rendendosi conto che aveva tutto il diritto di farlo senza dover spiegazioni a nessuno.
Magari avrebbe solamente indagato se si trattasse di un appuntamento galante o di qualcosa di diverso.

- Va bene, tanto rimarrà a dormire da noi insieme al... coinquilino e potrai stare fino a quando vorrai -

Parlando erano arrivati davanti a casa di Eren, dove solitamente si fermavano per chiacchierare ancora qualche minuto.

Ma Armin, per la seconda volta, spiazzò l'amico:
- Perfetto, grazie Eren! Ora scusa ma devo scappare, mio nonno mi aspetta a casa presto oggi -

- Perché? - chiese Eren, sempre più insospettito e vagamente agitato.

- È una storia lunga... poi ti spiegherò, okay? -

Si avvicinò per abbracciarlo forte, incastrando il suo viso nell'incavo del collo di Eren, che non si aspettava di trovarsi il pompon del suo cappellino a solleticargli il naso.
Cercò di trattenersi, ma nonostante gli sforzi starnutì violentemente, facendo scivolare Armin sul ghiaccio.

Per un attimo percepì il panico nei suoi occhi, ma i suoi riflessi furono tanto veloci da cingergli le spalle con entrambe le braccia, trattenendolo a sé contro il petto.
Per l'ennesima volta si trovarono vicini, troppo perché si potesse trattare di nuovo di una casualità.

Si guardarono a lungo, persi.

Si fissarono negli occhi, il respiro di Eren si fece irregolare, Armin invece sembrava trattenere il fiato.
Si strinsero più forte, il bisogno di avvicinarsi era fuori controllo, pareva non fossero più in grado di scollarsi l'uno dall'altro.

Finché Armin non sentì le guance andargli a fuoco: a quel punto, rendendosi conto della situazione, si tirò indietro e iniziò a balbettare un ringraziamento per come Eren gli avesse evitato una terribile caduta, salvato la vita e cose simili.
Quando si guardarono negli occhi di nuovo scoppiarono a ridere, le loro voci felici si levarono insieme a rallegrare quel freddo pomeriggio invernale.

Nessuno dei due si accorse che Carla li aveva fissati per tutto il tempo da dietro le tende, con lo sguardo intenerito e gli occhi lucidi.

- Ci sentiamo stasera, va bene? - disse Armin prima di allontanarsi dal portone di casa Jaeger e salutare Eren con un gesto della mano.

Quasi non aspettò una risposta e iniziò a camminare velocemente verso casa.
Affrettò il passo quando vide che il cielo iniziava a diventare buio e dopo poco stava aprendo la porta d'ingresso.
Lasciò giacca e zaino per terra e si fiondò al piano di sotto, nella cantinetta che nascondeva il suo segreto.
E subito si pentì di aver mentito a Eren, dal momento che non era il nonno ciò che lo stava aspettando.

Aprì la porta e fu accolto da un'ondata di aria fredda, accese la luce e infilò il maglione pesante che aveva lasciato sul mobiletto il giorno prima.

Si avvicinò al bancone sulla parete opposta, dove prese a contemplare il grosso cartellone che vi era appoggiato sopra e, dopo aver dato un'occhiata alla bottiglietta piena di sabbia e acqua di mare che aveva raccolto con Eren, sorrise, e iniziò a lavorarci su.

Rimase nella cantinetta per la successiva ora e mezza, finché non fu chiamato a cenare.

- Allora, come procede il lavoro? - indagò il nonno una volta a tavola.

- Bene, direi! Anche se non pensavo fosse così faticoso -

- Beh, è un lavoro delicato, impiegherai un po' di tempo. Vedrai che alla fine sarai soddisfatto -

- Lo penso anche io... - rispose Armin, guardando il minestrone nel piatto con aria sognante.

~•~

Venerdì pomeriggio, appena uscito da scuola, Armin corse al suo appuntamento senza aspettare, come faceva ogni giorno, che Eren uscisse.

Il ragazzo che avrebbe incontrato si chiamava Marco, lavorava come falegname e caso vuole che fosse il suo amico d'infanzia.
Non si vedevano da qualche tempo, pur rimanendo di continuo in contatto, e Armin gli aveva chiesto un grande favore l'ultima volta che si erano sentiti.
Questo era il motivo per cui era andato a trovarlo al suo laboratorio quel pomeriggio.

- Marco! Come stai? - gli saltò letteralmente al collo quando lo vide una volta arrivato e, dato che era molto più alto di lui, fu costretto a stare in punta di piedi.

- Armin! Io sto benone e tu? -

- A meraviglia! Hai già quello che ti ho chiesto? - gli chiese saltando i convenevoli e arrivando direttamente a ciò che gli interessava di più, con la voce rotta dall'emozione.

- Certamente, vieni! -

Marco si fece seguire sul retro da Armin e gli mostrò un grosso pannello di legno chiaro.

- È questo - gli disse posandolo su un piano da lavoro in metallo - Pensi che possa andare? -

Armin fece scorrere le dita sul materiale levigato, godendosi la sensazione che gli regalava il contatto dei polpastrelli con le zigrinature del legno.

- È perfetto, Marco! -

L'amico di Armin sorrise, formando due deliziose fossette ai lati della bocca, sulle guance spruzzate di lentiggini.

- Spero possa esserti utile! Voglio poi vedere il risultato, mi raccomando -

- Sarai il primo a vederlo, te lo prometto -

- E poi mi auguro che mi farai anche conoscere questo famoso Eren -

Armin sorrise al pensiero di fare incontrare il suo amico d'infanzia con il ragazzo di cui era innamorato e annuì guardandolo negli occhi, facendogli capire che sarebbe successo il prima possibile.

Uscito dal laboratorio si diresse verso casa cercando di camminare il più velocemente possibile. I movimenti, però, erano impacciati a causa del peso del pannello che portava sotto un braccio, mentre si aiutava a sostenerlo con entrambe le mani.

Non appena arrivò aprì la porta, posò il pezzo di legno in camera, si cambiò i vestiti e uscì neanche dieci minuti dopo, diretto alla stazione con la speranza di trovare Eren ancora lì.

Gli mancavano giusto pochi isolati per arrivare, quando il telefono squillò nella tasca.

- Eren? -

"Ehm... Armin, dove sei?"

- Quasi alla stazione! -

"Perfetto, loro sono appena arrivati"

- Vi raggiungo lì? ... Eren? -

Invece di una risposta, sentì dall'altro capo della cornetta una voce maschile chiedere a Eren se fosse al telefono con Armin ed Eren rispondere di stare zitto, cretino.

Armin ridacchiò tra sé e sé e voltò l'angolo trovandosi di fronte alla stazione.

"Armin?"

- Dimmi -

"Stiamo uscendo ora. Ci vediamo fuori, okay?"

- Va bene... Vi vedo! -

Chiuse la chiamata non appena vide, dalla parte opposta della strada, Eren in compagnia di due uomini: il primo aveva i capelli chiari, era alto e all'apparenza di muscolatura robusta, dall'aria simpatica e secondo le descrizioni doveva essere Zeke, il fratellastro.
Il secondo era moro, molto più basso, addirittura più di Armin stesso, e sembrava assolutamente poco cordiale.
Per un attimo il ragazzo si chiese che senso avesse portarsi fin dall'altra parte del mondo un coinquilino, per di più uno dall'aria così scontrosa.

- Ciao! - salutò con un grande sorriso non appena li raggiunse e si mise di fianco a Eren.

- Eccolo! Ragazzi, lui è Armin - lo presentò il moro.

L'uomo più alto si chinò verso di lui e gli porse la mano: - Zeke, molto piacere -

Dopo aver scambiato una stretta con lui, Armin si voltò a guardare l'uomo più basso, porgendogli la mano.
Lo sguardo impassibile, al limite del disgustato, che quello rivolse al suo palmo lo fece rabbrividire e la ritrasse subito.

- Levi - aggiunse poi con un cenno leggero del capo nella sua direzione.

Zeke rise di gusto assistendo alla scena e diede una rumorosa pacca sulla spalla a quell'uomo dall'acconciatura impeccabile e gli occhi dal taglio orientale.

- Questo signore è un po' schizzinoso. Perdonalo, se puoi, e quando ti sarai lavato le mani forse ti concederà una presentazione come si deve -

- Non c'è problema, figurati! Quindi voi siete coinquilini? -

Il silenzio che seguì fu a dir poco imbarazzante: entrambi gli uomini sgranarono gli occhi e Zeke si voltò a guardare Eren, seguito da Armin che non si spiegava una tale reazione a una domanda apparentemente semplice.

Eren era paonazzo, sembrava aver perso la facoltà di parlare: - Ah eh... ehm... beh - fu tutto quello che riuscì ad articolare.
Scatenando una fragorosa risata nel fratello e uno sguardo fulminante da parte di Levi.

- Devi sapere, Armin, che c'è un motivo ben preciso per cui io e lui siamo coinquilini -

Armin era confuso, continuava a non capire quale fosse il punto di tutto quel mistero.

- Levi è il mio compagno -

Il biondo non credette alle proprie orecchie: non avrebbe mai immaginato che gli si sarebbe presentata una coppia gay, non in un paese piccolo come quello, e ne fu immensamente felice.

Quello che non lo convinceva era l'esitazione di Eren nel parlarne, quasi se ne vergognasse e volesse tenerlo nascosto.

- Possiamo andare a casa ora? Dopo essere stato su tutti questi mezzi ho bisogno di una doccia - disse Levi afferrando il manico del suo trolley e dirigendosi verso casa di Eren, di cui evidentemente conosceva l'ubicazione.

I quattro ragazzi impiegarono una ventina di minuti a raggiungere casa Jaeger, dove Grisha li stava aspettando impaziente. Non appena arrivarono abbracciò il primogenito con un tale trasporto che fece commuovere Armin: doveva essere da molto tempo che non si vedevano e cercò di immaginare cosa un padre potesse provare in una situazione del genere.

Arrivò anche Carla, fino a quel momento intenta a preparare la cena, e si scambiarono saluti affettuosi.
Tutti tranne il basso Levi, che si limitò a rivolgere un mezzo sorriso ciascuno.

Dopo aver sistemato i bagagli ed essersi fatti una doccia, Zeke e Levi andarono a sedersi a tavola, dove li stavano aspettando Eren, Armin e Grisha, che chiacchieravano del più e del meno in attesa di riempire le pance vuote.

- Avete fame ragazzi? -chiese Carla uscendo dalla cucina con un vassoio di antipasti. Armin riuscì a sbirciare dietro la porta prima che si chiudesse e vide che sul piano cottura c'era roba da mangiare che sarebbe bastata per un esercito.
Quella cena sarebbe durata più a lungo di quanto aveva previsto e rivolse un sorriso furtivo in direzione di Eren, seduto accanto a lui, arrossendo lievemente.

Levi fu l'unico che se ne accorse e ovviamente non disse nulla, ma dentro di sé sentiva che tra quei due presto sarebbe nato qualcosa e non poteva che essere più che felice per il fratellino acquisito.
Tutto quello che mostrò fuori, però, fu un'espressione accigliata, che mise i brividi ad Armin non appena incrociò il suo sguardo.

La serata trascorse tra piatti gustosi, risate, aneddoti e discorsi più o meno seri.
Quando Eren vide il fratellastro uscire per andare a fumare lo seguì, sentendo il bisogno di parlare da solo con lui come non facevano da tanto tempo.
Si appoggiarono alla ringhiera di legno del porticato, dando le spalle alla strada ormai buia e deserta e guardando dentro la finestra della casa, calda e illuminata.

- Come va in Australia? - gli chiese non appena Zeke ebbe ritirato l'accendino nella tasca della giacca.

- Devo dire che temevo peggio. Invece sta andando alla grande, è un posto veramente avanti -

- Anche il lavoro? -

- Ah quello mi piace un casino. È tutto diverso da qui, molto più rilassante se vuoi. Per non parlare dei colleghi, che sono dei matti senza speranze! -

- E con Levi come va? -

Zeke si mise a ridere, facendo andare il fumo per traverso.

- Cos'è, un terzo grado? - chiese a Eren scompigliandogli i capelli.

- Lui non dice mai nulla, non si capisce come va tra di voi - si lamentò il minore.

- Tutto bene, tranquillo! Lo sai che è un pezzo di pane. Ed è molto premuroso con me, si occupa praticamente di tutto a casa quando io torno tardi per qualche motivo -

Eren sorrise, felice di sentire che il fratello era sereno e realizzato anche a migliaia di chilometri di distanza.

Zeke finì di fumare e lanciò un'occhiata sbieca nella sua direzione, beccandolo sovrappensiero a guardare dentro la casa, dove Armin stava aiutando Carla a sparecchiare e intanto sorrideva e chiacchierava con tutti. Persino Levi sembrava aver accennato un sorriso davanti a quel ragazzo così genuino.

- E tu, fratellino, che stai combinando qui? - incalzò, fingendosi disinteressato.

- Niente di che, in realtà -

- Beh ci sarà qualcosa da raccontare, no? Non ci vediamo da un secolo. Che mi dici di Armin, ad esempio? -

- Che... che intendi dire? - chiese Eren guardando verso il basso e iniziando a giocare con il bordo della felpa, cercando di risultare il più indifferente possibile.

- Ci sono passato, so riconoscere una cotta quando ne vedo una -

Il moro avvampò e sentì il cuore iniziare a martellargli violentemente le costole.

- C-Cotta? Ma che dici, siamo amici noi -

- Ah ah, e io sono una scimmia -

Lo sentì sospirare e per rassicurarlo gli mise un braccio intorno alle spalle, attirandolo a sé.

- Sarebbe una cosa bellissima, Eren. Dovreste solamente cercare di lasciarvi andare -

- Perché parli al plurale? -

- E me lo chiedi? Anche un cieco noterebbe come ti guarda -

- Anche Connie me lo dice... -

- E perché non ti fidi almeno di lui? -

- Non è che non mi fidi... È che non so cosa pensi Armin. Cioè, insomma, e se vi steste sbagliando tutti? - gli chiese, guardandolo nuovamente negli occhi.

- Eren quando qualcuno ti guarda in quel modo, soprattutto alla vostra età in cui si è più spensierati ed è molto più difficile nascondere i sentimenti, è impossibile sbagliarsi -

Il ragazzo tornò a sbirciare dentro casa e proprio in quel momento Armin si voltò a guardare fuori, rivolgendogli un timido sorriso e alzando la mano per salutarlo.
Eren ricambiò sia il sorriso che il gesto.

- È un ragazzo molto dolce, Eren. Non fartelo scappare -

- Lo so, lui è... perfetto -

Era l'una passata quando Zeke e Levi decisero di andare a dormire, stanchi e frastornati a causa del fuso orario.

- Armin è tardi, ti accompagno a casa - disse Eren quando tutti si alzarono da tavola.

- Ma che dici? - disse Carla sentendolo - Fallo dormire qui! -

- Non disturbatevi, non abito lontano - rispose Armin con la solita gentilezza.

- Ha ragione, puoi dormire qui - disse Eren, puntando i grandi occhi smeraldo nei suoi.
Furono proprio quelli a convincere il biondo a rimanere, nonostante non volesse creare ulteriore disturbo a quella famiglia così generosa.

- Va bene, scrivo a mio nonno -

Zeke lanciò un'occhiata al fratello e alzò il pollice in segno di approvazione, poi insieme al fidanzato augurò la buonanotte a tutti e si recò nella sua vecchia camera da letto.

Le luci della casa erano già spente da un pezzo quando Armin si alzò per andare in bagno, mezzo addormentato e appena in grado di intendere e di volere.
Quando tornò in camera dopo aver finito trovò Eren ad aspettarlo sveglio.

- Ehi, non dormi? - gli chiese rimettendosi sotto le coperte.

- Non riesco -

- Perché no? -

- Non riesco a fermare i pensieri - sospirò Eren con lo sguardo rivolto al soffitto.

- A cosa pensi? -

- A tante cose -

- Per esempio? -

Ci fu un attimo di silenzio, a cui non seguì una risposta, bensì un'altra domanda da parte di Eren: - Vuoi venire qui? -

Armin pensò di non aver capito bene: - Qui... dove? -

- No, lascia perdere -

Il biondo si disse di non illudersi, che sicuramente aveva travisato il significato di quella domanda e che Eren non l'aveva di certo invitato a raggiungerlo sotto le coperte.

Ma poi decise che tanto valeva provarci. Se aveva capito male sarebbe stato cacciato via, poco importava.
Scostò le coperte e si avvicinò al letto di Eren, che senza pensarci due volte si spostò contro la parete per lasciargli spazio.

Armin scivolò sotto al suo piumone caldo, mettendosi su un fianco come era abituato a dormire di solito.
Eren, che invece dormiva a pancia in su, rimase come paralizzato al suo posto per qualche minuto, quasi facendo attenzione a non respirare per paura di disturbarlo.

Finché non sentì la mano di Armin, leggermente fredda, prendere la sua e intrecciare insieme le dita.
Si voltò a guardarlo nella quasi totalità di luce, cogliendo solo i tratti delicati del suo profilo e il luccichio dei suoi occhi.
Alzò un braccio per farglielo passare sotto la testa e Armin si avvicinò per accoccolarsi sulla sua spalla.

Si addormentarono in quella posizione, Armin accarezzando il dorso della mano di Eren con il pollice mentre Eren giocava con i suoi capelli.

Fu la notte più serena delle loro vite.
Fino a quel momento.

Oi oi sognatori!
È la prima volta che mi prendo dello spazio dopo un capitolo, ma ci terrei a scusarmi se non riesco ad aggiornare con regolarità, a volte passano mesi prima che riesca a completare un capitolo.
Questa volta in particolare ho avuto un blocco, nonostante avessi bene in mente la storia non riuscivo a trovare le parole giuste, ho cancellato e riscritto più volte.
Spero sia stato un capitolo soddisfacente, sono stati introdotti nuovi personaggi e la storia si sta lentamente avvicinando alla sua fine.
Ho già iniziato a pubblicare altre storie e in futuro ho intenzione di provare con capitoli più brevi, chissà che riesca a non far passare le ere geologiche prima di pubblicare!

Un saluto a tutti e mi raccomando, leggete sempre 📚

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro