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La prima serata insieme

La serata sarebbe stata a tema anni '80 e Armin aveva cercato di vestirsi di conseguenza.

Eren, prima di uscire, lo osservò e si stupì di quanto stesse bene anche indossando un look più casual rispetto al solito. I capelli erano lasciati sciolti come sempre, a incorniciargli il viso e a mettere in risalto gli occhioni blu in cui amava perdersi di tanto in tanto. Aveva una camicia a quadroni neri e rossi, che gli cadeva larga sui fianchi slanciando la sua figura, dei jeans neri piuttosto fascianti e ai piedi le solite All Star bianche. Per completare il look, Armin si fece prestare dall'amico una giacca di jeans oversize, prima di osservarlo a sua volta.

Si fece scappare un sorriso constatando che Eren non si era impegnato più di tanto a cercare un outfit particolare, indossando quello che utilizzava più o meno quotidianamente: una maglia nera dei Guns N' Roses, che si era premurato tempo prima di tagliare all'altezza delle spalle trasformandola in una canotta, dei jeans scuri strappati sulle ginocchia, le Vans nere e l'immancabile giubbotto di pelle.

Dopo pochi minuti, Sasha chiamò Armin al cellulare e i due uscirono di casa dopo aver salutato i signori Jaeger.

- Wow ragazzi, state benissimo! - li accolse Sasha appena furono fuori dal portone.

- Anche tu non scherzi! - constatò Armin guardando l'amica: portava un vestito bordeaux senza maniche, stretto in vita e largo dai fianchi in giù. Non arrivava al ginocchio e all'altezza del busto era presente una fascia di pizzo che lasciava intravedere la pelle. I suoi capelli castani erano raccolti in uno chignon morbido da cui scappava un ciuffo di capelli che le copriva la fronte e parte dell'occhio sinistro.

- Ciao, Eren! - salutò allegramente la ragazza, prima di mettersi in cammino in mezzo ai due ragazzi.

- Allora, ehm... - Armin si schiarì la gola e si voltò per guardare Eren, prima di rivolgergli la domanda che lo turbava dalla sera prima: - Come si chiama la persona che verrà stasera? -
Sasha gli lanciò un'occhiata, annuendo quasi impercettibilmente.

- Ah, è il mio migliore amico, si chiama Connie -

I due amici tirarono un sospiro di sollievo all'idea di non dover condividere la serata con la ragazza dallo sguardo gelido.

- Vi avviso, ha la brutta abitudine di sparare cazzate! Voi ignoratelo, ok? -

Armin e Sasha risero: - Ho come l'impressione che ci troveremo bene con il tuo amico! - rispose la ragazza, per poi aggiungere - Non vi ho detto ancora la parte migliore, ragazzi... questa è una serata OPEN BAR!! -

- Ci sarà da divertirsi allora! Non vedo l'ora di vederla ubriaco, maestro - disse Eren, lanciando un'occhiata furtiva ad Armin.

- Te l'ho già detto Eren, non bevo! -

- Ma glielo hai detto perché non bevi? - si intromise Sasha, rivolta all'amico.

Armin fece roteare gli occhi lasciandosi scappare un sorriso imbarazzato.

- Allora c'è un motivo! Adesso sono curioso - disse Eren.

- Dato che lui non te lo dirà mai, te lo racconterò io - attaccò Sasha, ma fu subito interrotta da un Armin palesemente a disagio: - Sasha non è il caso! -

- Oh sì che lo è! Forza maestro, me lo dica lei! -

Ci fu qualche momento di silenzio, dopo di che Sasha riprese a parlare: - Armin ti ha mai detto quanto ama gli animali? Soprattutto... i cani? -

Eren fece un'espressione stupita, credendo che la ragazza d'un tratto volesse cambiare discorso per non mettere ulteriormente in imbarazzo l'amico.

- No, mai... ma che c'entra? -

Armin sospirò, ma non aprì bocca, piuttosto iniziò a guardare il marciapiede sotto le sue scarpe, sperando così di troncare la conversazione.
Speranza del tutto vana, come si rese conto non appena Sasha aprì bocca nuovamente.

- E' successo quest'estate, eravamo da un amico al mare. E' ricco questo amico, ha una casa bellissima, con la piscina, e una sera abbiamo deciso di divertirci un po'. Sai musica, alcool, eccetera. Ah, e ha anche due cani questo ragazzo -

A queste parole Eren si voltò verso il biondo, continuando a non capire dove volesse andare a parare con quel racconto, mentre Sasha faticava a trattenere una risata.

- Il tuo amico, qui - e dicendo questo indicò con la testa il ragazzo accanto a lei - dopo aver bevuto ha deciso che faceva troppo caldo per lui, così ha ben pensato di togliersi i vestiti, rimanendo letteralmente in mutande! -

Eren iniziò a ridere immaginando la scena - Hai capito il libraio? - disse andando ad affiancarsi e a scompigliare i capelli ad Armin, il cui viso aveva raggiunto una sfumatura cremisi che scatenò ulteriori risate negli altri due.

- Non farti ingannare da questo faccino angelico, Eren... In ogni caso aspetta, non è mica finita! - rincarò la dose Sasha - dopo un po' ci siamo resi conto che era sparito. Una ragazza ci disse di averlo visto coccolare i due cani l'ultima volta, così siamo andati a controllare che andasse tutto bene e cosa abbiamo trovato?! Armin addormentato come un bambino nelle cucce, coperto di bava e ancora in mutande! -

Eren riprese a ridere ancora più rumorosamente di prima.

- Per quanto ne so, potreste esservi inventati tutto! Io non ricordo niente di quella sera - sbottò Armin.

- Oh fidati, neanche volendo ci saremmo potuti inventare una scena del genere! - scherzò Sasha.

Armin si sentì sollevato quando poco dopo arrivarono al locale e si recarono alla biglietteria, per poi posare le giacche al guardaroba.

- Io aspetto Connie qui fuori, ok? - disse Eren, vedendo che gli altri due erano già sul punto di entrare. In quel momento, da dentro l'edificio si sentirono le prime note di "Celebration".

- Adoro questa canzone! Corri Armiiiin - strillò Sasha afferrando l'amico per una manica e trascinandolo con sè. Armin guardò Eren con aria rassegnata e un sorriso - Ci vediamo dentro - e sparì nella penombra del locale.

Eren non dovette aspettare molto, perché dopo pochi minuti arrivò Connie, con cui scambiò un saluto veloce prima di entrare, alla ricerca di Armin e Sasha.

- Finalmente conoscerò la tua cotta, eh? - disse Connie ammiccando verso l'amico, che alzò gli occhi al soffitto sospirando, ma senza ribattere. Quando Connie si metteva in testa qualcosa era impossibile fargli cambiare idea, tanto valeva dargliela vinta subito.

Superarono un corridoio sulle cui pareti erano affisse locandine di musical e gruppi storici, poi si trovarono in un salone dal soffitto alto, con un palco sul fondo da cui il dj intratteneva il pubblico e sceglieva le canzoni.

Le luci colorate e intermittenti illuminavano la pista da ballo ed Eren, dopo essersi abituato all'oscurità, cercò con lo sguardo Armin e Sasha e li individuò dopo qualche minuto in mezzo al salone.

Stavano ballando sulle note di "Walking on Sunshine", guardandosi negli occhi mentre ne cantavano le parole.

Eren diede una gomitata a Connie e indicò con un cenno della testa i due. Entrambi si misero a osservarli e non poterono fare a meno di constatare quanto fossero belli. Si scatenavano, saltavano, facevano le giravolte e contagiavano l'ambiente intorno con la loro energia.

Appena la canzone finì, Armin si voltò verso l'ingresso e rivolse un grande sorriso a Eren quando lo vide. Prese Sasha per un gomito e andò a presentarsi al nuovo arrivato.

- Ciao, sono Armin! - disse tendendogli una mano, ancora ansimando per i troppi salti.

- Piacere, Connie! - rispose, poi si rivolse a Sasha, che si presentò a sua volta.

Eren propose di andare a sfruttare l'occasione di avere cocktail gratis e tutti e quattro si recarono al bar, situato sulla destra del locale.
Sasha ordinò un mojito, seguita a ruota da Connie.

- Un Cuba libre e un sex on the beach - chiese Eren al barman, appoggiando un gomito al bancone e rivolgendo un'occhiata maliziosa ad Armin.

- Ho paura a chiedertelo, ma perché ne hai ordinati due? - chiese lui.

- Dovrai bere anche tu, caro mio -

- Eddai Eren... -

Tuttavia, quando gli porse il cocktail ordinato apposta per lui, non riuscì a rifiutare.

- Va bene dai, un bicchiere non sarà la fine del mondo -

I quattro brindarono e iniziarono a bere, un sorso alla volta per gustare i loro cocktail.

Sasha e Connie sembrarono subito in sintonia. Dal momento in cui Sasha aveva esclamato - Ehi, hai preso il mio stesso cocktail! - avevano iniziato a parlare, lasciando Eren e Armin fuori dal discorso. Ma i due ragazzi non ne fecero un problema, anzi, si scambiarono uno sguardo d'intesa e sparirono tra la folla, lasciandoli soli.

- Non se ne sono neanche accorti! - esclamò Armin guardandosi indietro.

- Scommetto che tra un mese quei due staranno insieme -

- Mmh... tre settimane! -

Eren guardò Armin con aria di sfida, poi gli porse la mano: - Scommettiamo? -

Armin rise e ricambiò lo sguardo: - L'ultima volta non ti è andata bene, ne sei sicuro? -

- Assolutamente! Un mese -

- Tre settimane - rispose Armin, accettando la sfida e stringendo la mano dell'amico.

I cocktail finirono abbastanza velocemente ed Eren fu felice di aver azzeccato i gusti del biondo, così si offrì di andare a prenderne un altro.

- Non mi freghi, ho detto che non ne avrei bevuto più di uno e così sarà! Piuttosto, andiamo a ballare! -

- Ma io non ballo... -

- Niente storie. Io ho bevuto, tu balli - Armin prese una mano di Eren e lo trascinò verso la pista.

Il contatto fece trasalire Eren: la mano dell'altro ragazzo era minuta ma robusta, la sua pelle era così morbida che trovò difficile non accarezzarla all'istante.
Per un attimo i sensi gli si appannarono. Per le luci che non gli permettevano di vedere chiaramente, per l'alcool che iniziava a fare effetto o per il casto pensiero che gli guizzò nella mente appena l'altro gli prese la mano, non è dato saperlo.

Immerso in queste sensazioni, si rese conto troppo tardi di trovarsi in mezzo alla gente, a guardare Armin scatenarsi sulle note di "Footloose".

- Balla con me, Eren! - il biondo gli prese anche l'altra mano e iniziò a muoverle a destra e sinistra, seguendo perfettamente il ritmo della canzone.

Eren era spaesato, non aveva mai ballato. A dir la verità, in generale non aveva mai avuto un grande controllo dei propri movimenti, con la sua altezza e la sua andatura vagamente dinoccolata e poco elegante.

Ma dopo qualche minuto, contagiato dalla vitalità di Armin, si lasciò andare in una danza scoordinata e del tutto spontanea, senza aver lasciato le mani dell'altro ragazzo, che più passavano i minuti più sembrava esaltato, le guance chiare che iniziavano a prendere colore a causa dello sforzo non indifferente che stava sostenendo sulla pista da ballo.

Qualche canzone dopo, Armin si avvicinò all'orecchio di Eren e, cercando di sovrastare il rumore che li circondava, gli urlò: - Sto morendo di sete, ti va se andiamo a prendere da bere? -

Eren si limitò ad annuire e seguì l'amico verso il bancone. O per meglio dire, si mise a correre per anticiparlo e ordinare nuovamente qualcosa di alcolico, immaginando che Armin sarebbe stato capace di prendere una bottiglietta d'acqua.

- Eren! - cercò di opporsi l'altro, ma ormai il calore che stava provando era troppo per poter ignorare un bicchiere di liquido ghiacciato, di qualunque cosa si trattasse.

- Sappi che più tu mi farai bere, più io ti costringerò a ballare! E la responsabilità delle mie azioni ricadrà tutta su di te! -

Eren rise prima di rispondere: - Inizio a prenderci gusto, nel ballare! E non so quanto questo vada a tuo favore -

Questa volta, i cocktail finirono prima del previsto e le menti dei due amici iniziavano a essere un tantino più offuscate del normale.

- Sai, Eren, non so come tu abbia fatto a indovinarlo, ma il sex on the beach è il mio preferito -

- Istinto - rispose con un occhiolino e, senza lasciargli possibilità di replica, approfittò di quella confessione per ordinarne un terzo all'istante.

E Armin, la cui forza di volontà iniziava a indebolirsi, accettò con un sorriso, quasi sollevato all'idea di abbassare ulteriormente la propria temperatura corporea.

Vennero raggiunti da Sasha e Connie, che avevano passato l'ultima mezz'ora a parlare di tutto e niente. Ordinarono quello che per loro era probabilmente ben oltre il terzo bicchiere e quando dalle casse Sasha sentì uscire l'inconfondibile melodia di "You're the One That I Want ", dal musical di Grease, le bastò scambiarsi uno sguardo complice con Armin per recarsi di nuovo in mezzo alla gente e improvvisare una danza che imitava in tutto e per tutto quella di Danny e Sandy.

A Eren parve di ricordare di una conversazione avuta qualche giorno prima con Armin su quanto fosse bello il musical "Grease", durante la quale non si sarebbe mai immaginato di avere una dimostrazione in diretta dell'amore del biondo per questa canzone.

Eren e Connie li raggiunsero a canzone quasi finita, giusto in tempo per assistere allo spettacolo di Armin e Sasha che iniziavano a ballare "Like a Virgin".

Il biondo, tra l'effetto dell'alcool, quello dell'affanno e quello dei riflettori che cominciavano a dargli alla testa, stava sudando. Quando Sasha se ne accorse, proprio sul ritornello, gli sbottonò la camicia con un unico strappo, sotto lo sguardo più che sorpreso di Eren e Connie, che si chiesero divertiti con che diavolo di matti si fossero trovati a trascorrere la serata.

Armin non capiva quasi più niente e prese a ridere senza speranze di ricomporsi. Le lacrime si stavano mescolando alle gocce di sudore che gli scorrevano giù per le tempie sulle guance ormai paonazze, ed Eren sorridendo si rese conto di quanto fosse aggraziato anche con i capelli scompigliati, il volto bagnato e il petto scoperto, in quel momento di totale disinibizione.

Nonostante fosse stato il primo a dare segni di cedimento, dopo altri due o tre giri di cocktail - ormai avevano perso il conto - anche gli altri avevano iniziato a straparlare.

Mentre iniziava "I Wanna Dance with Somebody ", Connie prese Sasha sulle spalle e girò su sé stesso una, due, tre volte, tanto che la poveretta, dopo una decina di giri, si sentì costretta a uscire dal locale per prendere un po' d'aria, accompagnata dal ragazzo.

Gli altri due, invece, rimasero ancora un po' insieme a godersi quel piacevole senso di intorpidimento, la musica che pulsava nelle orecchie e le luci che li costringevano quasi a chiudere gli occhi, resi sensibili dalla ciucca.

La canzone successiva, scelta per permettere alle coppiette presenti in sala di avere un momento intimo, era "Heaven".

Eren guardò Armin e sembrò sul punto di lasciare la pista, ma il biondo non glielo permise: gli prese per la seconda volta entrambe le mani e prese a ridere, di quella sua risata contagiosa.

Nessuno dei due era granché cosciente e presero a roteare sul posto, sempre più vicini, senza scollare gli occhi l'uno da quelli dell'altro ma senza smettere di ridere. E come era capitato già il pomeriggio precedente in pasticceria, gli sguardi delle persone intorno parvero infastiditi da quei versi al limite dello sguaiato.

Peccato che a loro due non potesse fregare di meno.

C'erano Eren e Armin. Armin ed Eren. Il resto del mondo non contava.

Alla fine della canzone, la fronte di Armin era appoggiata alla spalla di Eren e i suoi occhi erano chiusi.

- Ehi, starai mica dormendo? - gli chiese il moro scrollando la spalla su cui era posato l'altro.

- Quasi - rispose sbadigliando il biondo.

- Dai, andiamo a cercare quei due dannati -

Barcollando e tenendosi ancora per mano, i due si fecero strada tra le persone, percorsero il corridoio dei poster, ripresero le giacche e uscirono, respirando a pieni polmoni l'aria fresca della sera.

Armin offrì ospitalità agli altri tre. Per Sasha, casa Arlert era ormai una seconda casa e per gli altri due non ci sarebbero stati problemi.

- Sai, Armin - attaccò Sasha, biascicando pericolosamente le parole - tuo nonno dovrebbe adottarmi! I miei non mi permetterebbero mai di tornare a casa in questo stato. Men che meno con gente del genere - disse indicando Eren e Connie e tendendo un braccio intorno alle spalle di Armin con l'intento di farsi sorreggere.

Arrivati davanti a casa, Armin inserì le chiavi nella toppa e prima di entrare si voltò a zittire con l'indice sulle labbra gli altri tre: - Ssh -

Sasha, che era subito dietro di lui, lo imitò, rivolta agli altri due che erano l'uno accanto all'altro. E Connie a sua volta, con i migliori intenti, si girò e zittì... il vuoto. Probabilmente senza nemmeno accorgersene.

I quattro lanciarono scarpe e giacche alla rinfusa nell'ingresso, poi seguirono Armin fino al piano di sopra, nella mansarda.

Senza guardarsi intorno, Sasha si buttò sul "suo" divano, quello che utilizzava ogni volta che andava a dormire dall'amico.

Eren, senza troppi complimenti, si lasciò cadere sul divano comodo, quello davanti alla TV, seguito da Armin che si accoccolò sulla penisola, la testa contro quella di Eren.

Dire che chiacchierarono ancora un po' sarebbe un eufemismo: si scambiarono qualche battuta sulla serata trascorsa poi calò il silenzio.

Armin era disteso su un fianco, con la testa che girava nel buio, i timpani pervasi dall'eco ancora assordante della musica ad alto volume e l'aspro sapore dei residui dell'alcool in fondo alla gola.

Alzò leggermente la testa, ancora con gli occhi chiusi, si sporse sul viso di Eren e gli offrì un leggero ma prolungato bacio sulle labbra.

Per poi tornare ad appoggiare la testa sul cuscino e addormentarsi, con la vaga sensazione che qualcuno avesse infilato le dita tra i suoi capelli e gli stesse accarezzando la testa.

Il risveglio fu letale.
Non ricordava di aver mai avuto un mal di testa simile, se non quella famosa volta dei cani. Rimase disteso ancora qualche istante poi si fece forza e aprì gli occhi, puntellando i gomiti sul divano.

Il suo sguardo si posò prima su Sasha, che dormiva a bocca aperta, con un leggero filo di bava che le colava sulla guancia, poi su Connie, che si era addormentato abbracciato alla ragazza.

Armin sbuffò divertito prima di voltare la testa e soffermarsi su Eren, che stava ancora dormendo, a pancia in su. Russava leggermente e delle ciocche di capelli gli ricadevano sul viso, infastidendo le palpebre che si muovevano impercettibilmente. Si trovò a sorridere, Armin. Fino a che non gli tornò in mente, come un sogno, il gesto della sera prima.

Si mise di scatto a sedere e si portò istintivamente una mano sulle labbra, sgranando gli occhi.

Ma che mi è preso? Era sveglio? Se ne sarà accorto? Probabilmente no, altrimenti mi avrebbe preso a pugni... Oddio, ma che ho nella testa? Sapevo che non avrei dovuto bere!

- Buongiorno! - il flusso di pensieri venne interrotto dalla voce di Eren, stropicciata dal sonno.

- B-Buongiorno... - Armin sentì il calore correre alle sue guance e non riuscì a incrociare lo sguardo dell'amico.

Amico? Ghignò una vocina nella sua testa.

- Stai bene, Armin? - chiese il moro mettendosi a sedere a sua volta.

- Ehm... sì, tutto a posto - rispose, sforzandosi di guardarlo in volto e di offrirgli un sorriso rassicurante.

- Ho sognato una cosa strana, sai? - disse Eren.

Ecco, ci siamo.

- Ah sì? - Armin iniziava a sentirsi sulle spine.

- Sì... venivo inseguito da una specie di essere umano ma di dimensioni giganti, che voleva mangiarmi. E ho sentito una rabbia dentro che non ho mai provato, ho sentito il bisogno di ammazzare lui e tutta la sua specie -

Armin tirò un sospiro di sollievo: - Che sogno bizzarro -

- Già... - Eren non osò confessargli che ciò che aveva placato la rabbia del suo sogno era stato l'arrivo di Armin stesso, che gli aveva dato un lieve bacio sulle labbra un attimo prima che si svegliasse.

Che cavolo di sogno... questo è Connie che mi sta influenzando con 'sta storia della cotta.

Eppure, in un angolo ben nascosto sul fondo del suo cervello, si era instillata la consapevolezza di quanto quella sensazione fosse stata benefica, non solo ai fini del sogno, ma gli aveva provocato un benessere generale. Era stato uno di quei sogni che ti coccolano durante tutta la giornata, a cui ripensi con un pizzico di malinconia chiedendoti quanto sarebbe stato ancora più intenso se si fosse trattato della realtà.

- Eeeeehi! - l'urlo di Sasha fece sobbalzare sia Eren che Armin, entrambi persi nelle loro elucubrazioni.

Anche Connie si svegliò di soprassalto e subito tolse il braccio dalla vita di Sasha, con un'espressione, ancora intontita dal sonno, che tradiva un certo spavento.

- Hai dormito abbracciato a me? - chiese la ragazza, con un tono tra l'accusatorio e lo schifato.

- I-Io non lo so, non ricordo nemmeno come ci sono arrivato qui - rispose Connie alzando le braccia innocentemente.

Non fecero in tempo ad approfondire il discorso che il viso serafico del signor Arlert fece capolino dalla scala a chioccola.

- Buongiorno, signori, vedo che vi siete svegliati! - disse, salendo gli ultimi gradini.

Squadrò il quartetto e con un mezzo inchino salutò Sasha, ormai ospite abituale.

- Noi non ci conosciamo, invece - disse rivolto a Connie.
- Sono il nonno di Armin, molto piacere -

Connie strinse la mano che l'uomo gli stava porgendo e rispose alla presentazione.

Quando il nonno si rese conto che era presente anche Eren lo salutò, ampliando visibilmente il sorriso e strizzandogli l'occhio amichevolmente.

Eren provò il desiderio di sprofondare all'istante tra i morbidi cuscini del divano ripensando alla figura barbina che aveva fatto in libreria l'ultima volta che aveva avuto a che fare con il signor Arlert, ma fece buon viso a cattivo gioco e ricambiò il cortese saluto.

- Bene, non pensavo foste così tanti quando ho preparato la colazione... vorrà dire che andrò a preparare dell'altro tè! - concluse il vecchietto, rivolgendo un ulteriore sorriso alla stanza e ripercorrendo le scale diretto in cucina.

I ragazzi si presero qualche minuto per svegliarsi del tutto, poi si recarono uno dopo l'altro nell'ampio soggiorno, dove li aspettava una tavola imbandita su cui erano presenti leccornie dolci di vario tipo.

Sasha non ci pensò due volte e si fiondò su un bombolone al cioccolato grande quanto la sua mano, riempiendosi bocca e vestito di briciole e granelli di zucchero.

Eren si affrettò a seguirla, addentando un croissant alla crema prima ancora di essersi seduto a tavola.

- Ho fatto scorta in pasticceria stamattina, sapevo che ne avreste avuto bisogno! - esclamò il nonno di Armin tornando con un grosso bollitore pieno di tè fumante.

- Adoffami, nonno Arlert! - sputò fuori Sasha, scatenando una risata generale.

Mentre gli altri continuavano a parlare, dopo colazione, Eren si perse a osservare meglio quella casa così grande, o quantomeno la parte che riusciva a scorgere da quella posizione. Il tavolo intorno al quale erano seduti era rettangolare, di legno massiccio e profumato. Sulla parete opposta troneggiava un grosso camino spento, circondato da scaffali pieni di libri. Così come piene di libri erano le due librerie sulle pareti adiacenti. Non che ci fosse da stupirsi, visto il mestiere di famiglia.

Al centro della stanza era appoggiato un grosso tappeto dalla trama intricata, sui toni del blu e del bordeaux.

Gli sarebbe piaciuto rimanere oltre in quella stanzona accogliente, ma i suoi genitori lo aspettavano per pranzo e, dopo aver ringraziato più volte Armin e il signor Arlert, si diresse verso casa insieme a Connie, ripensando a quanto, in una sola notte, si fosse ulteriormente solidificato il suo rapporto con il giovane libraio.

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