Farfalle
A metà della settimana seguente, Eren aveva già finito di leggere entrambi i libri: era rimasto sveglio fino a tarda notte solamente per sapere come sarebbero andate a finire le storie. Ovviamente, cercando di non farsi beccare dai suoi genitori o dai suoi amici: l'unico autorizzato a conoscere il segreto della sua nuova e crescente passione per la lettura sarebbe stato Armin.
Il compito in classe del martedì, che aveva come oggetto proprio "Il ritratto di Dorian Gray", andò alla grande, con i complimenti del professore di letteratura, il professor Smith, che esternò la sua meraviglia riguardo all'interesse dello studente e alla sua accuratezza nelle risposte fornite riguardo alla trama, ai personaggi e ai significati dell'opera.
Felice per aver raggiunto un traguardo simile, Eren decise di scrivere ad Armin appena uscito da scuola, per renderlo partecipe della sua gioia.
Più ci pensava e meno trovava le parole da usare, perché in fondo avevano parlato faccia a faccia solamente due volte e non si poteva proprio dire che avessero un rapporto di amicizia o di qualsiasi altro genere. Alla fine decise che non gli interessava, voleva solamente sentirlo e fargli sapere che la vittoria era in parte anche sua.
ciao armin ho fatto il compito su dorian gray ed è andato benissimo. il prof mi ha anche fatto i complimenti! e dato che non l'avrei mai letto se tu non mi avessi sfidato un po' il merito è anche tuo
Le sue mani presero a sudare tremendamente non appena ebbe mandato il messaggio.
Sulla strada di casa, Eren guardava in continuazione il cellulare, in attesa di una risposta. Non era mai stato così agitato per aver mandato un semplice messaggio a qualcuno, di solito non aveva problemi a comunicare con le persone, che fosse per messaggio o a voce. Eppure quel pomeriggio non riusciva a smettere di sperare in una risposta di Armin.
A casa non c'era nessuno: i suoi, come tutti i giorni, erano a lavoro e non sarebbero tornati prima di sera. Eren si tolse il giubbotto di pelle e lo appese all'attaccapanni, si tolse le Vans nere dai piedi e le lanciò dietro alla porta d'ingresso, poi portò lo zaino di scuola in camera. Si sedette sul letto e diede un'ultima occhiata al telefono: ancora niente. Lo lanciò sulla scrivania e andò a cercare qualcosa da mangiare in cucina.
Consumò il suo pasto sul divano del soggiorno, guardando la TV, per poi distendersi e godersi l'assopimento tipico del dopo pranzo. Stava quasi per addormentarsi, quando sentì la suoneria del telefono provenire dalla camera. Spalancò gli occhi e si lanciò letteralmente giù dal divano, per correre nella stanza e prendere il telefono.
Sbloccò lo schermo e... un messaggio da Connie.
Ancora ansimante per la piccola corsa ma soprattutto per l'agitazione, lesse.
Jaeger, ho un nuovo gioco, ti va se vengo a provarlo da te?
Eren sbuffò, ancora deluso perché sperava in un mittente diverso, ma gli rispose che non ci sarebbero stati problemi.
Connie era il suo migliore amico, si conoscevano dai tempi delle elementari. Quando Eren si era trasferito nel nuovo paese con i suoi all'età di sette anni, lui era stato l'unico che sembrava aver notato la sua presenza. Certo, all'inizio erano solo calci e pugni, ma le migliori amicizie non iniziano forse così?
Erano diventati inseparabili durante le medie e ovviamente si erano iscritti allo stesso liceo, nella stessa classe, e negli ultimi anni la cerchia di amici si era inevitabilmente allargata.
Se c'era una passione che i due avevano in comune era senza dubbio quella per i videogiochi: ogni volta che uno dei due ne otteneva uno nuovo lo condivideva con l'amico, fin da quando erano ragazzini. Certo, questo gravava notevolmente sul loro rendimento scolastico, con la conseguente preoccupazione dei rispettivi genitori, ma nessuno dei due era mai stato bocciato in tutti quegli anni e se l'erano sempre cavata con qualche ripetizione e un bel sospiro di sollievo alla fine di ogni anno scolastico.
Connie ci mise poco ad arrivare a casa dell'amico, poiché abitava a pochi isolati da lì. Senza troppi complimenti, andò a stravaccarsi sul divano, lanciando a Eren il contenitore del gioco e aspettando che lo facesse partire.
Non avevano iniziato da neanche dieci minuti, che il cellulare di Eren squillò di nuovo. Senza pensarci, mise in pausa il gioco e afferrò il telefono, che era rimasto sul divano accanto a lui.
- Ehi Eren! Ma che fai? - gli chiese Connie stupito: non era mai capitato che l'amico interrompesse un gioco, meno che mai per un messaggio.
Ciao Eren, sono così felice per te! Il merito è tutto tuo, io ti ho solo venduto un libro :)
- Eren? Che ti prende? - Connie si era voltato a guardare Eren, e trovandolo imbambolato, con un mezzo sorriso sulle labbra, si incuriosì e silenziosamente si avvicinò sopra la spalla del castano per sbirciare cosa stesse leggendo.
- Connie! - lo riprese l'altro, allontanando il telefono dalla sua vista.
- Uh uh, Eren ha una cotta - Connie alzò ripetutamente le sopracciglia, guardando Eren con aria maliziosa.
- Lo sapevo che mi stavi nascondendo qualcosa! -
Eren arrossì - Non ho una cotta. Mi ha scritto... un amico -
- Mi stai dicendo che ogni volta che leggi un mio messaggio hai quella faccia da ebete? -
L'aveva messo nell'angolo. - Non lo conosco bene, in realtà... -
Connie rimase in silenzio: non era bravo ad affrontare situazioni sentimentali e non voleva costringere l'amico a parlare di cose che lo mettessero in imbarazzo, così preferì appoggiargli una mano sulla spalla e stringerla leggermente. - Dai, rispondi che poi continuiamo a giocare -
Eren ringraziò mentalmente l'amico per non aver insistito con il discorso e tornò a riflettere su una risposta adeguata. Più volte digitò sullo schermo e più volte cancellò ciò che aveva scritto. Non aveva la più pallida idea di come continuare un discorso che era già finito in partenza, e alla fine optò per un semplice:
domani pomeriggio sei in libreria? magari potrei passare a prendere un libro nuovo
Appoggiò nuovamente il telefono accanto a sé e riprese a giocare, ma quasi subito questo riprese a suonare, costringendolo a mettere di nuovo in pausa il gioco. Connie si portò una mano alla fronte, rassegnato, sospirando rumorosamente mentre si lasciava cadere contro lo schienale del divano.
Domani no :( Sono qui oggi pomeriggio però!
- Connie... ehm... temo di dover andare via -
- Cosa?! Ma non puoi dire sul serio! -
Eren si era già alzato, pronto per mettersi giacca e scarpe e uscire. - S-Scusami... -
- Almeno mi spiegherai di cosa si tratta? - Connie prese il suo gioco e si avviò verso la porta per raggiungere Eren.
- Di un amico, te l'ho detto - ma non poté fare a meno di farsi scappare un sorriso pronunciando queste ultime parole.
- Sì, un amico... ricordami di non essere più amico tuo, o dovrò iniziare a preoccuparmi! -
- Grazie, Connie -
- Sei in debito con me, Jaeger! -.
Eren rise, chiudendo la porta alle loro spalle e dando una pacca amichevole sul braccio dell'amico.
- A domani, bro! -
- A domani, idiota! -
A passo normale, la libreria distava un quarto d'ora da casa di Eren, ma lui impiegò dieci minuti ad arrivare e quando fu in prossimità della vetrina, rendendosi conto di non essere nella migliore delle condizioni, si fermò e si passò una mano tra i capelli per renderli quantomeno presentabili, esattamente come aveva fatto il sabato mattina, ed entrò.
Armin, come se lo stesse aspettando, lo salutò da dietro al bancone, con un sorriso allegro e un gesto della mano.
- Ciao, Eren! -
- Ciao... - non sapeva spiegarsi il perché, ma perdeva tutta la sua spavalderia quando si trovava di fronte al biondo e a stento riuscì a stabilire un contatto visivo con lui.
- Sono davvero contento che sia andato bene il compito! - Armin aveva capito che Eren non amava la lettura ed era sinceramente orgoglioso del traguardo del suo nuovo amico.
Eren si grattò la nuca: - Grazie! Allora, che libro mi consigli oggi? -
Armin si illuminò, non immaginava che quel ragazzo gli avrebbe veramente chiesto consigli su altri libri da leggere, e uscì da dietro al bancone con un sorriso raggiante e le gote leggermente arrossate.
Studiò gli scaffali per un po', riflettendo se scegliere un titolo o due, ma la risposta dentro di sé fu quasi immediata: se gliene avesse dati subito due, probabilmente avrebbe dovuto aspettare un po' prima di rivederlo, così scelse un titolo solo, nella segreta speranza di rivedere presto Eren per un consiglio su un nuovo libro.
- Mmm, ti piacciono i gialli? - Armin decise di proporgli qualcosa di diverso dalla letteratura tradizionale. Si voltò a guardare Eren, che per tutta risposta fece spallucce.
- Non saprei, ehm... i film gialli li guardo e mi piacciono -
Armin fece un sorriso e puntò "Il cliente", di John Grisham, che era su uno degli scaffali più in alto. Si mise in punta di piedi per prenderlo, ma il libro risultò comunque irraggiungibile per la sua statura. Prima ancora di voltarsi per andare a prendere la scaletta, percepì un'ombra di fianco a sé: Eren, essendo più alto di lui, si era avvicinato per aiutarlo e aveva già alzato un braccio per prendere il libro.
- E'... è questo che ti serve? - chiese indicando un titolo senza prestare molta attenzione a quale fosse. Il suo sguardo si era soffermato sui grandi occhi di Armin, che si era voltato a guardarlo e non era stato più in grado di muovere un muscolo, in contemplazione degli occhi smeraldo di Eren.
- Sì... - Armin si scosse, rendendosi conto di non aver neanche controllato a quale libro si stesse riferendo Eren. Guardò verso l'alto, imbarazzato: - No, volevo dire... è quello vicino -.
Anche Eren cercò di darsi un contengo, si schiarì la voce e prese il libro indicatogli.
Armin corse dietro al bancone, prese una busta di carta e vi mise dentro il libro, per porgerlo poi a Eren.
- E' un regalo - gli disse senza riuscire a guardarlo negli occhi per più di un secondo e mordendosi il labbro inferiore.
Eren arrossì di fronte alla sua gentilezza. Prese la busta e nel momento in cui le loro dita si sfiorarono nell'atto di scambiarsi l'oggetto, sentì un caldo e piacevole formicolio partire dalla punta dei polpastrelli e arrivare fino alla base dei polsi.
- Grazie, Armin... - e senza aspettare una risposta uscì, confuso, imbarazzato, e con quelle maledette farfalle che continuavano a svolazzare nel suo stomaco.
~ • ~
Quando Armin arrivò a casa fu accolto calorosamente dal nonno e dal profumo del sugo che stava preparando per la cena. Si tolse la giacca e posò ordinatamente le scarpe sotto all'appendiabiti, poi andò ad abbracciarlo, ricevendo in cambio un bacio sulla fronte.
- Com'è andata la giornata? - gli chiese il nonno.
- Tutto bene! Sai, oggi è tornato il ragazzo di Dorian Gray... mi ha chiesto di consigliargli un altro libro -
Il signor Arlert sorrise, osservando gli occhi del nipote illuminarsi e un leggero rossore farsi strada sulle sue guance. - E tu cosa gli hai consigliato? -
- "Il cliente", è uno dei miei libri preferiti -
Il nonno annuì e tornò a occuparsi della cena: - Bravo ragazzo -
Armin andò a lavarsi le mani per poter aiutare il nonno in cucina e quando si guardò nello specchio sopra al lavandino si rese conto di aver assunto un particolare colorito in volto. D'istinto, si portò le mani fredde sulle guance, per nascondere il rossore e per dare un po' di sollievo alla pelle bollente.
Non poté fare a meno di pensare al modo in cui anche le guance di Eren si erano infiammate quel pomeriggio, nel momento in cui lo aveva aiutato a prendere il libro dallo scaffale. Si trovò a sorridere a quel ricordo, ma si diede subito una sistemata per poi tornare in cucina.
La serata si svolse come tutte le altre: dopo cena e dopo aver lavato i piatti, Armin andò a sedersi sulla grande poltrona di fianco al camino.
La casa in cui vivevano lui e il nonno era leggermente fuori dal paese ed era molto grande, con uno spazioso giardino sul retro. Gli interni erano accoglienti e in particolare Armin amava stare davanti al vecchio camino, anche quando era spento. Si accoccolava sulla poltrona, la stessa che usava il suo papà quando faceva arrampicare il figlio, ancora piccolo, sulle sue ginocchia per poi leggergli una storia. Spesso Armin si addormentava lì, cullato dai pensieri dei suoi genitori, che gli mancavano immensamente. Era ormai da dieci anni che non c'erano più e il nonno si era preso cura di lui fin da quel momento, diventando come un padre e un confessore per il nipote: sapeva tutto di lui e non sarebbe potuto essere più fiero dell'uomo che stava diventando.
Anche quella sera Armin aveva un libro sulle ginocchia, ma non riusciva a concentrarsi su cosa ci fosse scritto. Si trovò a leggere e rileggere le stesse frasi più volte, senza capire in che modo fossero collegate le une alle altre.
A un certo punto il telefono squillò, facendolo saltare sulla poltrona dallo spavento.
Con suo grande stupore, era un messaggio da parte di Eren, e il cuore di Armin iniziò a martellargli nel petto.
ciao armin scusa se oggi sono scappato senza salutare... grazie per il libro
Armin sorrise pensando alla dolcezza di quel ragazzo. Non lo conosceva, non sapeva nulla di lui, ma l'idea che si era fatto sul suo conto era assolutamente piacevole e iniziò a desiderare di poterlo conoscere un po' meglio.
Ciao, Eren! Non ci ho fatto neanche caso, non ti preoccupare :) Ti piace il libro?
Non dovette aspettare molto per una risposta.
non riesco a smettere di leggerlo!
Armin non sapeva se e come continuare il discorso, ma prima che potesse pensarci, gli arrivò un altro messaggio.
tu frequenti il mio stesso liceo vero? Non ci siamo mai incontrati
Gli stava per caso proponendo di darsi appuntamento a scuola?! Figurati Armin, non illuderti.
Sì, io sono nella sezione classica. Magari è per quello se non ci siamo mai visti!
Questa volta il messaggio ci mise molto di più ad arrivare, e Armin temette che Eren non avesse più nulla da dirgli o da chiedergli.
~ • ~
Eren passeggiava su e giù per la stanza, riflettendo su cosa scrivere ad Armin, e alla fine, troppo insicuro per fargli un qualsiasi tipo di proposta, gli scrisse semplicemente:
forte! magari ci beccheremo nei corridoi allora... buonanotte, uomo dei libri
Uomo dei libri?! E questa da dove ti è uscita? Sei un idiota, Eren.
Mi piace questo soprannome :) buonanotte, uomo lettore!
Eren andò a dormire sereno quella sera, in compagnia dei suoi pensieri e delle immancabili farfalle, che ormai si presentavano ogni volta che il volto di Armin gli passava per la mente.
Venerdì pomeriggio, mentre Armin usciva da scuola, si scontrò con Eren in uno dei corridoi. Furono presi entrambi alla sprovvista e arrossirono al contatto prima di salutarsi, un po' imbarazzati: non si erano mai incrociati a scuola e non sapevano come comportarsi in un luogo che non fosse la libreria.
Armin era con Sasha, la sua migliore amica, mentre Eren era con una ragazza alta, dai capelli corvini e gli occhi grigi, che non degnò gli altri due ragazzi di uno sguardo né di un sorriso.
- Ehi, Eren! - iniziò il biondo.
- Armin! Come va? -
- Tutto bene, abbiamo finito lezione ora, e tu? -
- Anche io -. Presumendo che i due si stessero recando in biblioteca, che era dalla parte opposta rispetto all'uscita dell'edificio, a Eren venne un'idea. - Oggi pensavo di andare a studiare in biblioteca... sai, ho deciso di migliorare un po' i miei voti e a casa non mi concentro molto -
La ragazza corvina lo guardò stupita, come se Eren avesse appena parlato in un'altra lingua: da quando gli interessava migliorare in qualche materia?
Invece, il volto roseo di Armin si illuminò: - Anche noi stiamo andando lì... volete venire con noi? -
- Sicuro! - Eren cambiò direzione per poterli seguire, con la ragazza al seguito che si mise a borbottare qualcosa di incomprensibile. Nel tragitto fino alla biblioteca scrisse un messaggio alla madre dicendole che non sarebbe potuto tornare a casa a causa di un lavoro di gruppo urgentissimo, e di aspettarlo per cena.
- Lei è Sasha! - disse Armin quando Eren posò il telefono in tasca, indicandogli l'amica.
- Molto piacere! - rispose la ragazza, ed Eren ricambiò il saluto.
- Lei è Mikasa invece - Eren presentò a sua volta l'amica, che continuò a non aprire bocca.
- Ciao... Mikasa - risposero, quasi all'unisono e un po' titubanti Armin e Sasha.
Una volta arrivato in biblioteca, il gruppetto puntò un tavolo vuoto e prese posto: le sedie erano disposte a due a due sui lati lunghi del tavolo e Mikasa non lasciò ad Armin neanche il tempo di pensare di sedersi vicino a Eren, che tirò a sé la sedia, fulminandolo per un attimo con il suo sguardo glaciale.
Armin deglutì a fatica e prese posto vicino a Sasha, per aiutarla con gli esercizi di matematica. Prima di iniziare, la ragazza tirò fuori dallo zaino un panino imbottito e iniziò a mangiarlo voracemente.
- Sasha! - Armin non riuscì a trattenere una risata. - Muoviti, che poi iniziamo -
Eren sorrise davanti a quella scena e prese un quaderno senza preoccuparsi di che materia fosse, intento com'era a catturare con lo sguardo ogni movimento del biondo mentre tirava fuori dallo zaino libri e quaderni e un portapenne, da cui tirò fuori delle penne e una matita per poi sistemarle ordinatamente davanti a sé.
Passò mezz'ora, senza che Eren riuscisse a concentrarsi o a concludere niente, il suo sguardo che guizzava dal quaderno al ragazzo che aveva di fronte, ogni tanto anche alla sua vicina.
Armin era concentrato sui libri, teneva la fronte leggermente corrugata e ogni tanto rosicchiava la punta della matita, il che, agli occhi di Eren, lo rendeva adorabile. Quando i capelli gli finivano negli occhi, Armin li soffiava via, con scarso successo, così era costretto a portarli dietro l'orecchio con un gesto frenetico della mano. Se Sasha aveva bisogno di una mano non si tirava indietro e le spiegava tutto pazientemente e con chiarezza.
Dopo due ore di studio, i ragazzi uscirono silenziosamente dalla biblioteca. Sasha salutò il gruppetto, abbracciò Armin e corse incontro alla macchina rossa del padre, che la stava aspettando da un paio di minuti.
Gli altri tre presero la stessa direzione. Mikasa abitava a qualche minuto a piedi da scuola e sembrò riluttante quando arrivò il momento di lasciare i due ragazzi da soli, ma salutò Eren ed entrò in casa.
L'atmosfera, a quel punto, si fece un po' più tesa: entrambi i ragazzi avrebbero voluto dire qualcosa, ma nessuno dei due osava parlare. Dopo qualche minuto, ad Armin venne in mente una cosa che aveva detto Eren quando si erano incontrati in corridoio nel pomeriggio.
- Allora, Eren, quali sono le materie che devi recuperare? -
- Uh? Latino e matematica -
- Sono toste, lo so... - Armin sbuffò.
- Beh, tu non mi sembri il tipo che ha problemi a scuola - Eren si voltò verso il biondo con un sorriso.
- No, in effetti... - esitò un po' prima di fare una proposta al castano. - S-Se vuoi io ti posso aiutare... ogni tanto -
Eren si fermò sul posto. - Dici davvero? - disse, cercando di nascondere un sorriso a trentadue denti.
- Sì, se può servirti! Dato che frequentiamo lo stesso anno, a me servirebbe come ripasso, come faccio con Sasha ogni tanto -
Eren non credeva alle sue orecchie: non avrebbe più dovuto cercare scuse per scrivergli o per presentarsi in libreria.
Riprese a camminare, poi aggrottò le sopracciglia e chiese ad Armin: - Come fai a sapere che anno frequento? -
Armin fece una risatina: - L'ho capito quando mi hai chiesto "Il ritratto di Dorian Gray". Anche noi l'abbiamo letto quest'anno -
- Certo che non ti sfugge proprio niente - Eren ammiccò nella direzione di Armin, che arrossì trattenendo un sorriso compiaciuto.
- Ehm, io sono arrivato - disse il castano davanti alla porta di casa, con una punta di rammarico nella voce.
- Allora quando hai bisogno di aiuto chiedimi, ok? Potresti venire anche in libreria, io spesso studio lì, quando non c'è tanta gente - disse Armin con lo sguardo fisso sulle punte delle sue scarpe.
- Benissimo! A-Allora domani ti scrivo, va bene? -
- Perfetto! -
Ci fu un ultimo scambio di sguardi, leggermente prolungato, dopodiché Eren salutò ed entrò in casa, al settimo cielo.
Armin aspettò che Eren chiudesse la porta d'ingresso e riprese il cammino, con la sensazione di camminare leggero sulla superficie di una nuvola.
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