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~Un lampo di genio~

*Capitolo curato ed editato da Enis Slama*

Sherry sentì la testa di Dimitri poggiarsi pesantemente sulle sue gambe. Era pesante, immobile. Non dava segni di vita. Sfinita e trafitta dallo sguardo dei passeggeri all'interno del vagone insieme a lei, fece per svegliarlo in
qualunque modo, dapprima schiaffeggiandolo sul volto.

«Monsieur, forza: svegliatevi! Monsieur: mi sentite?»

Qualcuno si sporse oltre la propria poltrona per osservar con più attenzione cosa stesse accadendo, bisbigliando parole a lei incomprensibili.
Il vagone in cui erano saliti era molto simile ad un piccolo salotto dalla forma rettangolare dove al centro, grazie al poco spazio disponibile, i passeggeri potevano camminare.
All'ingresso, due divani a quattro posti con grossi cuscini color panna dai ricami dorati e, oltre di essi, una lunga fila di poltrone disposte l'una di fianco all'altra, dalla tappezzeria verde smeraldo ricamata in oro, simile a quella dei divani.
Al centro delle poltrone si trovava un tavolino in legno di noce dai piedi intagliati a regola d'arte e, intorno, due grandi finestre che rendevano l'ambiente più spazioso di quanto non fosse in realtà.
Sherry, che indossava ancora la sottana, si sentì deridere da qualcuno lì vicino, irritandosi. Era l'unico indumento che possedeva e le trasparenze di essa mostravano appena i suoi piccoli e tondi seni che, insieme ai lunghi capelli spettinati, la facevano somigliare ad una donna di strada.
Le dame, con le loro espressioni disgustate, trattenevano tra le proprie braccia i loro bambini, continuando a guardarla con disprezzo.
Erano finiti nella prima classe e ciò, pensò lei, non avrebbe portato a nulla di buono. In quelle condizioni, aggiunse subito dopo nei suoi pensieri, il bigliettaio non avrebbe tardato ad arrivare.
Tentò così di aggiustarsi la veste alla meno peggio, arrossendo allo sguardo lussurioso dei gentiluomini che la stavano osservando con malizia. Era visibilmente a disagio e Malorie, notandola in difficoltà, le strinse una
mano in modo furtivo, tentando di non farsi vedere dalle persone circostanti. Sorridendole lievemente, Sherry
tornò ad occuparsi del malato, ignorando finalmente gli sguardi altrui. Dimitri, sembrò riprendere
conoscenza.

«Mademoiselle, non allarmatevi: va tutto be...ne...»

Stava per avere un altro mancamento ma la ragazza tentò in tutti i modi di tenerlo sveglio.
«Vi ho detto che non ce n'è bisogno... s-sto bene!»
«Come siete ostinato! Fate silenzio e non lamentatevi del mio aiuto o vi lascerò qui da solo.»
«Dovrei essere io a prendermi cura di voi... invece siete di nuovo voi ad aiutarmi»
Dimitri fece un leggero sorriso. Si sentiva in colpa. Odiava che quella ragazza il cui animo era già abbastanza
turbato dovesse preoccuparsi anche di lui.
Lei lo osservò con occhi lucidi. Si era sempre sentita un peso per tutti ma quella volta era diverso: sentiva
l'insano desiderio di non allontanarsi da lui, di prendersene cura e di divenire la sua ancora di salvezza.
«Non dite sciocchezze... quando sarà il momento ricambierete il favore.»
Disse in modo dolce, cercando di rassicurarlo.
In quello stesso istante, mettendo il braccio intorno al suo collo con attenzione, cercò di incamminarsi in
direzione della quarta classe dove ad accoglierli non vi sarebbero state né comodità né lusso ma solo un
ambiente privo e spoglio. L'ideale, per due fuggitivi.
Rabbrividendo al pensiero, Sherry tentò di farsi coraggio, decisa a dimostrare a se stessa di non essere un
semplice soprammobile da tenere in casa per le occasioni importanti. La mancanza delle comodità a cui era
abituata, quindi, svanì nell'esatto momento in cui si rese conto degli sguardi colmi di disprezzo dei passeggeri seduti comodamente sulle loro eleganti poltrone. Quello, sarebbe stato il suo riscatto con la vita.
Quanto a Dimitri, invece, ammaliato dallo sfarzo e dal lusso del posto, desiderò rimanervici ancora un po',
seduto tra banchieri e proprietari terrieri. Poco gli importava del modo in cui lo stavano guardando, anzi,
sembrò non farvici nemmeno caso.
Non aveva mai vissuto nel lusso e la compagnia di Sherry lo faceva sentire un galantuomo. Lei era raffinata, elegante, e si chiedeva spesso da dove tirasse fuori, quella ragazza tanto minuta, tale forza d'animo.
Si dimenticò per un attimo del dolore provato poc'anzi, lasciando il suo stato d'animo mutare repentinamente
nel momento in cui il suo sguardo si posò sulla città che, velocemente, passò dinanzi i suoi occhi.
Era stato l'ennesima fonte di dolore per suo nonno, l'ennesimo fallimento a discapito di chi lo amava, prima per Annemarie e adesso per André. Delle lacrime amare cominciarono ad inumidire i suoi occhi.
Perché doveva sempre essere un fallito, nonché un'anima in pena perennemente in mezzo a una tempesta di guai? Alzò gli occhi al cielo per cacciare quei fastidiosi rivoli d'acqua che infuriavano per uscire, ma i suoi pensieri volarono lontani per alcuni momenti.

Correva a perdifiato tra i vicoli stretti di Lione: era scappato dall'istituto e dalla "megera", come la chiamava lui, ovvero l'insegnate di matematica.
La donna, come suo solito, aveva preso di mira la sua compagna Annemarie. La trattava male senza alcun motivo e quella stupida reagiva piangendo e minacciando di dire tutto al suo papà, ma l'eccessivo timore che provava per la donna le impediva di mettere in pratica le sue minacce. Annemarie era più piccola di lui, aveva una costituzione robusta e un dolce viso da bambola. La maestra, invece, era una donna sgraziata e per nulla affascinante, dai lineamenti aspri e una voce gracchiante. Ne era invidiosa e questo si riversava proprio sulla bambina. Tutto ciò che diceva era sbagliato: se la vedeva parlare con qualche ragazzino, per esempio, meritava di essere punita. Dimitri non sopportò molto tale ingiustizia e, due mesi dopo l'inizio della scuola, gridò in faccia alla donna quanto fosse spregevole e brutta, quanto la sua materia fosse noiosa e lei una pessima insegnante. Finì per inseguirlo fino al cortile. Quanto al ragazzo, allora poco più di un bambino, iniziò a correre verso la parte ovest della città, giungendo, in tarda serata, nei pressi di un passaggio angusto e dalle macerie depositate lungo un lato della strada. Lì, una lunga muraglia separava la città in due come fosse un recinto per animali e al centro, in fondo ad una via, tra due muri paralleli, un cancello in ferro battuto.
Studiandolo, il ragazzo si guardò dapprima tutto intorno, sicuro di non esser osservato da alcuno e così, preso coraggio, cominciò a scavalcarlo, tra cumuli di macerie e ciottoli. Mai nessuno, prima di allora, aveva osato addentrarsi nei meandri di quel luogo. Quella parte della città era stata distrutta dalle guerre e dalle battaglie e, in seguito, fu abbandonata e dimenticata insieme ai suoi orribili segreti.
E così, scavalcando con agilità i vari ostacoli, Dimitri si ritrovò dinanzi a un varco nel muro con il cuore in gola, raggelato dalla presenza di alcuni bambini intenti a giocare al suo interno. Erano " le chimere:
bambini nati da esperimenti secoli prima grazie agli alchimisti. I suoi stessi genitori, anni prima, avevano
contribuito alla creazione di quegli esseri destinati all'eterna sofferenza.
Non erano umani. Non erano dei semplici mostri. Erano esseri deformi con un'anima.
Gli alchimisti avevano tentanto, per moltissimi lustri, di creare ciò che definivano "l'essere perfetto", decisi a regalargli una forma quanto più umana possibile. Tuttavia, i risultati non furono quelli sperati.
Dimitri era stato in quel posto più volte: li osservava da lontano in modo curioso e, ogni tanto, parlava con qualcuno di loro. Aveva sofferto insieme a loro, per i loro corpi non vivi che cadevano in mille pezzi e aveva imparato a detestare quell'arte crudele che non aveva provocato altro che sofferenze.
Restò lì per una notte e un giorno, finché delle guardie lo prelevarono e lo riportarono dal suo tutore.
Rischiò di essere affidato a qualcun altro con l'accusa, da parte della maestra, che il longevo uomo non fosse in grado di badare a un ragazzino. Riuscirono però a restare ancora insieme, seppur il nonno fu costretto a pagare una prospicua somma di denaro.
André non fece mai pesare nulla al nipote ma, in cuor suo, Dimitri sentiva il peso del suo carattere indomito.

Sherry si avvicinò al ragazzo e, con un delicato tocco della mano, gli asciugò il viso.
E così, avvicinando le labbra ad un passo dall'orecchio del ragazzo, gli sussurrò dolcemente:

«Vostro nonno starà bene.»

Rincuorato, Dimitri accarezzò il piccolo palmo della ragazza con un tocco delle sue stesse labbra.

«La ragazza che era con me quella notte è figlia di un colonnello... io e quell'uomo non siamo mai andati
d'accordo e adesso credo che abbia saputo della dipartita di Annemarie. Avrà sicuramente addossato la colpa
su di me. Perdonatemi, vi ho arrecato un ulteriore problema!»

Sherry lo fissò in silenzio, annuendo comprensiva. Successivamente, senza aggiungere parola, tornò a
camminare insieme a lui in direzione della quarta classe.
Malorie restò zitta e immobile com'era solito fare. In quell'ambiente non molto spazioso non poteva permettersi di fiatare e, se solo qualcuno l'avesse riconosciuta, sarebbe andato nel panico gridando alla vista di un demone.
Tuttavia, la sua natura birichina le imponeva di fare qualcosa: doveva aiutare in qualche modo i due giovani.
Nascosta con agile scatto oltre le tende delle finestre, si guardò intorno, notando, esattamente dinanzi i suoi occhi, un uomo alto e grassoccio vestito di un completo nero gessato e con un bellissimo cilindro issato sul capo dello stesso colore.
Era seduto su una delle poltrone, la mano sinistra poggiata su un lungo bastone e la destra trattenente un fazzoletto madido di sudore.
"Che disgusto!" Pensò la piccola bambola che, aguzzando la vista, notò accanto all'uomo una borsa da viaggio semi aperta.
Strisciò giù fino al pavimento e, nascondendosi dietro i mobili, raggiunse l'uomo intento a guardare fuori dalla finestra, assorto completamente nei suoi pensieri. Non fu affatto difficile sfilargli il biglietto che teneva in una tasca all'interno della borsa, "Bene, adesso ne manca solo uno", pensò lasciandosi andare ad una risatina diabolica. Tutto ciò che doveva fare era prendere due biglietti, darli a Sherry, aspettare il bigliettaio e proseguire il viaggio in tutta tranquillità. Sembrò filare tutto liscio come l'olio, quindi Malorie si avviò verso Sherry e Dimitri.
Ci furono diversi ostacoli che le impedirono di arrivare da loro senza esser notata.
Poi la notò. A pochi centimetri di distanza vi era una donna sulla trentina, alta e snella con dei lucenti capelli neri raccolti e due grandi occhi castani che lasciavano intuire un carattere pacato e affettuoso. Ella, con modi eleganti ed un'espressione dolce, cullava tra le braccia una bambina che sembrava non aver nessuna intenzione di dormire. La madre si alzò, passeggiando avanti e indietro al fine di favorire il sonno della sua creatura, mentre quello che probabilmente doveva essere il marito leggeva, poco distante dalle due, un giornale, aspirando con grandi boccate il fumo da una vecchia pipa in legno.
Era un uomo alto, con dei corti capelli bruni, un viso squadrato e due grandi baffi. I suoi piccoli occhi sembravano aver un'espressione davvero stupida e i suoi modi altezzosi e vanitosi lo facevano apparire davvero ridicolo.
Malorie pensò che una madre così presa dalle cure della figlia non avrebbe dato peso alla vista di un giocattolo che non conosceva. Quanto al padre, neanche l'avrebbe notata.
Velocemente piego i biglietti e li posizionò dentro l'abitino e, con un abile salto, salì sulla carrozzina e ci scivolò dentro, approfittando così della distrazione dei due genitori. Come pianificato, la donna fece un'espressione corrucciata alla vista della bambola ma, dando la colpa alla stanchezza del viaggio, non badò alla cosa più del dovuto.
Dimitri camminava al fianco di Sherry, mantenendosi ad alcuni centimetri di distanza dal suo corpo. La ferita doleva e la vista non era molto chiara ma non voleva essere di peso più di quanto già fosse. Era un uomo e, per quanto poco coraggioso e forzuto, doveva cercare in qualche modo di non lasciare tutto il carico sulle spalle di quella che, nell'ultimo periodo, era divenuta la sua compagna di sventure.
Riusciti ad oltrepassare la seconda classe senza intoppi, in quel luogo meno lussuoso ma di certo non meno
ospitale del precedente, si accorsero che qualcosa non andava.

«Mademoiselle, la prego, mi dica che quella piccola peste si trova sotto la vostra gonna.»

L'espressione di lei si fece seria.

«No...»

Cominciò guardandosi intorno preoccupata.

«Non è con me: pensavo fosse in braccio a voi!»

Sembrò rimproverarlo.

«No, mademoiselle! Vi ricordo che fino a pochi minuti fa non avevo le forze per occuparmi di quel
mostriciattolo.»

«Non chiamatela così e, oltretutto, non mi sembra né il momento né il luogo adatto per discutere!»

«Avete iniziato voi: io stavo solo puntualizzando!»

Imbronciato, il giovane incrociò le braccia, lasciando Sherry costringersi a non lasciarsi scappare un sorriso.

«Sembrate un bambino...»

La dolcezza disarmante delle sue parole lasciò Dimitri spiazzato, e così, scambiandosi uno sguardo d'intesa,
si sorrisero a vicenda per un lunghissimo secondo. Successivamente, tornarono seri.

«Sarà meglio tornare indietro.»

Nel dire ciò, Dimitri si trovò dinanzi a sé un imponente uomo alto all'incirca un metro e novantacinque. Era il
controllore e la sua sagoma lo faceva sentire piccolo e insignificante.
Era un uomo con pochi capelli lunghi e lisci, gli occhi erano grandi e distanti e il naso aquilino rendeva la sua
figura per niente aggraziata. Era davvero un dispiacere per la vista. I bottoni della divisa sembravano in
procinto di scoppiare per la grossa pancia e i pantaloni, alquanto striminziti, sembravano avvolgerlo come
una retina di cotone avvolgeva un salame.

«Signori, dovete aver sbagliato vagone: questa è la seconda classe...»

Lanciò un'occhiata maliziosa agli indumenti della ragazza, la quale, ricambiò con un espressione di disgusto.

«Perdonateci! E la prima volta che io e mia sorella prendiamo il treno... dobbiamo aver confuso i vagoni.»

«Non c'è alcun problema: mostratemi i biglietti e vi condurrò alla classe opportuna.»

Sorridendo, non smise di staccare gli occhi di dosso dal seno di Sherry che, in quel momento, in preda al
panico, pensò di dover dar fuoco all'intero vagone. Quanto a Dimitri, adocchiò una bottiglia da spaccare in
testa all'uomo. Tuttavia, tutti loro furono distratti dalle improvvise voci provenienti dalla prima classe.

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