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~ Oh dolce vendetta (p. 2)~

Gli stivali della donna erano totalmente immersi nelle pozze fangose che ricoprivano le strade. Lilienne sentiva freddo e le mani erano sanguinanti e spaccate per via delle basse temperature, ma ciò non bastò a fermarla. Corse più veloce della luce, facendosi spazio tra la folla e ignorando l'acqua piovana, fin quando raggiunse la locanda dove alloggiava il dottore Rousseau. Si soffermò qualche istante a osservare il portone in legno poi, dopo aver aspirato e buttato fuori dalla bocca una nuvoletta densa di aria  condensa, si fece forza ed entrò.
Ciò che vide la disgustò parecchio, la locanda era stracolma di uomini ubriachi e gentaglia di basso borgo, tutti buttati sui tavoli sparsi al centro della stanza intenti a dare attenzione a qualche donnaccia.
Si guardò in giro finché adocchiò una donna dietro il bancone posto in fondo all'area, era una bella giovane dai capelli rossi e le labbra carnose.

<< Mi scusi signorina, cerco il dottore Claude Rousseau. So che alloggia in una delle vostre stanze e avrei l'urgenza di parlare con lui.>>

Affermò in tono deciso, senza far traspire il disagio che provava a stare in quel luogo pur senza occultarne il disgusto. La ragazza la guardò indignata, sentendosi probabilmente offesa dai modi della donna e senza proferire parola le intimò di seguirla. Salirono due rampe di scale  a chiocciola poste a fianco del muro sinistro giungendo in lungo corridoio spoglio con varie porte.

<<La stanza del dottore é la dodici.>>

Affermò la locandiera, Lilienne notò che aveva una voce sgraziata e rauca, davvero in contrasto con la bellezza del suo viso. La ringraziò frettolosamente per poi raggiungere la stanza desiderata e iniziare a bussare senza sosta,

<< un momento, un momento!>>

Rispose pacamante la voce dell'uomo, seguita dal cigolare della porta. Claude comparve sulla soglia è con nonchalance si adagiò allo stipite, osservando con curiosità la figura davanti a sé.
La rabbia di Lilienne scoppiò con tutta la furia che possedeva.

<<Voi siete un vile bugiardo! Mi avevate giurato una vita migliore per Annamerie! Mi avevate promesso che si sarebbe ripresa e invece piange e si dispera, non sembra essere più in lei!>>

Iniziò a colpirlo ripetutamente sul petto mentre lasciava che le lacrime la liberassero dal tutto il dolore che provava, Claude la lasciò fare fin quando le prese i polsi bloccandola. Avvicinò pericolosamente viso a quello della donna e senza distogliere lo sguardo dal suo le fece segno di fare silenzio.

<< non avete motivo di allarmarvi signorina, vi ho fatto una promessa e l'ho mantenuta, é normale che la fanciulla sia spaesata, ma se volete vi accompagno volentieri a casa e darò un'occhiata alla mia paziente.>>

Era incredibilmente calmo e non batteva ciglio, le mani strette intorno ai polsi della cameriera iniziarono a farle quasi male. Lilienne non riuscì a proferire parola, era stordita dalla tranquillità del dottore e per un secondo pensò di aver esagerato, ma quel pensiero durò solo pochi istanti. Si ricompose e assumendo nuovamente l'aria inferocita di poco prima ordinò a Claude di seguirla.

Pochi minuti dopo arrivarono a casa Blanche, un fremito percosse la schiena di Lilienne quando, avanzando dentro casa, un urlo agghiacciante risuonò per tutta la villa. Si precipitò su per le scale e passo dopo passo, i rumori di vetri rotti e grida di dolore rimbombarono sempre più violentemente dentro i suoi timpani. Giunta in cima le scale la visione del colonnello Blanche seduto sul pavimento di fronte una porta, mentre supplicava sua figlia di farlo entrare le straziò il cuore. André batteva le possenti mani contro il legno, con il capo chino coperto dalle lunghe ciocche corvine, ma non appena udì i singhiozzi di Lilienne voltò il capo di scatto nella direzione da cui proveniva il suono.
Accanto a lei vide una  figura vestita completamente di nero, alzò lentamente lo sguardo percorrendo la figura e, quando realizzò chi aveva di fronte fu come se il sangue smettesse di scorrere nelle sue vene.

Restò inerme fermo nella posizione in cui lo avevano trovato, non fece nulla tranne piantare il suo sguardo sul viso di Claude. Gli occhi del colonnello si spalancarono e piccole vene dai toni rossastri si dipinsero sulla tela bianca del bulbo.
Sembrava un cane rabbioso pronto ad avventarsi sul corpo di chi lo aveva appena percosso.
Si alzò lentamente, quando poi il dottore fu ad un passo da lui chinò il capo in segno di reverenza.

I giorni successivi all'esperimento furono i peggiori, André sentiva il cuore preda di una perenne tachicardia che rischiava di farlo svenire più volte durante l'arco delle giornate.
Lo tenevano incatenato al tavolo su cui si era svolto il rito per trasformarlo in una chimera, stava lì a fissare un punto sul soffitto sporco e ricoperto di ragnatele. Provava ad aggrapparsi ai ricordi, alle emozioni passate, a qualunque cosa potesse fargli ricordare chi era e cosa avesse vissuto. Le voci provenienti dai tavoli accanto a  sé, degli esperimenti che a differenza sua erano morenti e malformati, gli provocavano conati di vomito dettati dal nervoso.
L'unica persona che vedeva era quell'uomo abbigliato con una veste talare rossa come il sangue, era un abito antico con un'incisione disegnata sulla schiena. Egli lo andava a trovare tre volte al giorno, farneticando su quanto fossero grandi i piani di Dio per il suo vicario e i figli da quest'ultimo creati. L'uomo in rosso però si rese presto conto del disappunto che provava André per le sue parole e, poco tempo dopo, iniziò a mostrargli ciò di cui era capace. Affondò la mano dentro il suo petto strappandogli brutalmente il cuore e lo pose al centro di un cerchio disegnato con il sangue.
Ad André mancò l'aria per tutta la durata della strana funzione, era come se l'ossigeno non arrivasse ai polmoni, agonizzando per l'aria che non riusciva ad arrivare.
Ciò che vide poi lo tormentò per sempre: si vide catapultato in un capo di battaglia. Una landa desolata ricoperta di carcasse e mucchi ossa, dove demoni d'ombra mangiavano l'anima di quelli che portavano un briciolo di vita ancora dentro se stessi.
Vide poi che alcuni di questi demoni venivano chiamati da qualcuno, da voci che provenivano dal cielo plumbeo che li sovrastava.
L'uomo diceva che l'alchimia era un legame che metteva in contatto diretto gli esseri umani con i poteri divini, André al contrario maturò l'idea che essa non fosse altro che un biglietto di sola andata verso l'inferno.

<< Quindi siete stato voi ad occuparvi di mia figlia.>>

Disse con una nota di disprezzo,

<<sì.>>

fu l'unica risposta.

<<ora se non vi dispiace vado ad occuparmi della mia paziente caro André.>>

Sorrise e superandolo colpì la porta con un calcio netto ed elegante. Entrò dentro e l'odore malsano di sangue misto a quello di chiuso lo avvelenò minacciando il suo organismo di farlo rigettare. Osservò la stanza immersa nell'oscurità scorgendo nell'angolo in fondo  una figura rannicchiata.

Annemarie aveva le braccia graffiate e sanguinanti, i capelli scompigliati e arruffati. Non voleva vedere nessuno e quando si rese conto dell'uomo che aveva violato il suo diritto di restare chiusa in stanza, lontano da tutti, prese in mano un vaso e lo lanciò con tutta la forza che possedeva emettendo un urlo quasi disumano.

Claude con un gesto lento e misurato si tolse il cilindro dal capo, si avvicinò lentamente adagiandosi sul pavimento accanto a lei.

<< Buongiorno signorina Blanche, non guardatemi con quegli occhi pieni di disprezzo. Voglio solo aiutarvi... Forza alzatevi fatevi vedere mia splendida creatura.>>

<<Chi siete? Cosa volete da me? >>

Chiese con voce tremante.
Sulla soglia della porta apparve la figura del colonnello che con le lacrime agli occhi vide per la prima volta come fosse diventata sua figlia dopo l'intervento del dottore.

<<Padre? Pa-padre...>>

La ragazza continuò per diversi minuti a chiamare tra i singhiozzi il padre che per via della rabbia e dello shock non era riuscito a risponderle.
André sospirò ed entrò a passo lento, squadrando ogni angolo di quel posto. Le tende erano chiuse sulle finestre e non permettevano nemmeno ad uno spiraglio di luce di entrare, la specchiera con il mobiletto da toiletta, posta infondo alla stanza era stata lanciata sul pavimento e frammenti di vetro si erano cosparsi ovunque.
Annemarie accovacciata vicino i pezzetti di vetro aveva i piedi tagliati e la sua immagine ormai mostruosa si rifletteva frammentaria su quelli che un tempo formavano il suo amato specchio.
La ragazza tremava e si lamentava, non appena il padre le fu vicino si gettò tra le sue braccia in cerca di conforto.

<<Bambina mia cerca di calmarti, papà di tispiegherà tutto. Te lo prometto risponderò a ogni tua domanda, ma prima vieni siediti sul tuo letto.>>

Il colonnello prese la figlia tra le braccia e l'adagiò sul grande baldacchino, ella si guardava intorno confusa, senza capire.

<< Chi è costui?>>

Domandò indicando l'uomo dagli abiti neri che non le toglieva gli occhi di dosso. Claude si avvicinò e portando l'unica mano della ragazza alla bocca le fece il baciamano.

<< sono il dottore Claude  Rousseau, signorina. Se voi adesso avete la fortuna di trovarvi ancora qui tra noi è grazie a me.>>

A quelle parole un'immensa rabbia riempì il cuore di Annemarie. Era colpa sua se avrebbe condotto una vita da reclusa, se il suo bellissimo corpo era ormai un ammasso di carne rattoppata e la sua anima tormentata da quegli esseri che da quando si era svegliata non avevano fatto altro che urlare dentro la sua testa.

"É colpa sua ragazzina, uccidilo!"

Le gridavano con forza, ma lei non voleva fare del male a nessuno. Non era mai stata in grado di difendersi da sola, aveva sempre contato su suo padre e su...Dimitri.  Pensò con amarezza, dov'era adesso lui? Era morto? No, no non voleva saperlo. Non sarebbe riuscita a superare tale perdita.

<<Non voglio farti del male.>>

Sussurrò, poi attaccò.
Come se il suo corpo non le appartenesse non riuscì a frenarlo. Quelle voci avevano preso possesso e l'unica cosa che volevano era fare del male, ma quando Claude pose davanti a sé la mano destra con un'incisione alchemica gli esseri si fermarono riconoscendo colui con cui avevano stipulato l'accordo.

<<arretrate e lasciatela libera.>>

Per Annemarie fu come risvegliarsi dopo pochi attimi vissuti da spettatrice in un brutto sogno. Restò inerme ferma nel punto in cui le voci l'avevano condotta, con la fronte che le bruciava per via del marchio che aveva in comune con l'uomo dinnanzi a sé.
Lasciò che le mani poste davanti la bocca le scivolassero lungo le gambe per poi, lentamente, inginocchiarsi.

<<Cosa é accaduto?>>

Intorno a lei regnava il silenzio, André la guardava con compassione, capiva il suo tormento e il suo dolore, ma ormai non poteva far nulla per impedirlo.

<<Vedete signorina Annemarie voi non appartenete più alla categoria, infima e fragile, degli esseri umani. Siete una creatura molto più importante una bellissima chimera creata da me sotto richiesta di qualcuno che vi ama profondamente. Non disperate per la vostra bellezza perduta, adesso siete in grado di commettere grandi gesta. Avete la forza di cinquanta uomini addestrati dall'esercito e l'agilità di un ghepardo. Siete inferiore solo a me, vostro creatore e a nessun altro. >>

La ragazza però non apprezzò le parole dette dal dottore, continuò a lacrimare silenziosamente.

<<Cosa me ne faccio della forza e dell'agilità? Io non voglio essere superiore a nessuno! Voglio solo che la mia vita torni come prima, voglio svegliarmi e ritrovare il mio bel viso intatto, uscire all'aria aperta e andare alle feste, ridere e non avere preoccupazioni. Non voglio questo aspetto orrido e queste maledette voci che mi straziano l'anima, voglio far sparire tutto questo!>>

Sul viso di Claude si dipinse un'espressione di puro disgusto. Che ragazzina sciocca e indegna del grande dono che le aveva offerto.

<< vuoi tornare come prima, benissimo fanciulla esaudirò le tue richieste.>>

Affermò con il suo solito tono basso e infimo, stava per iniziare un nuovo rituale quando la sua mano fu bloccata da quella del colonnello.

<<Lei vuole restare così.>>

<<padre cosa dite io...>>

<<Stai zitta!>>

Tuonò il colonnello,

<< Non vivrai nemmeno un secondo senza le voci che senti dentro di te, sono loro che ti tengono in vita stupida! Ascoltami e non piangere più, tu resterai così è ti vendicherai di chi ha permesso che tutto ciò accadesse. Non guardarmi così come se non capisci. Il tuo amante ha permesso tutto questo, pensi che io non fossi a conoscenza di quello che facevi alle mie spalle?>>

<<Padre io non volevo tradirti!>>

<< Però lo hai fatto. Io ho permesso che tu facessi quello che volevi, ho fatto finta di non sapere e sai perché? Perché  desideravo solo che tu fossi felice, detestavo quel viscido garzone e lo odio ancora. Mia cara figlia presto lo odierai anche tu. Lui è vivo.>>

Una luce di speranza illuminò il viso di Annemarie, ma solo per un attimo.

<< É scappato dal bosco con una donna, una ragazza dai lunghi capelli color dell'oro e la pelle diafana. Dalla sottana che aveva il giorno in cui li ho visti ho dedotto che sia una ragazza di buona famiglia, i miei sospetti sono stati confermati qualche giorno fa. La ragazza è figlia di Jan Doupins un ricco imprenditore. Capisci cosa ti ha fatto trascinandoti nel bosco? Ti ha teso una trappola solo per fuggire con un'altra e vendicarsi del licenziamento che gli ho procurato. È un essere meschino e merita di morire, tu stessa puoi farlo, anzi devi essere tu. Per il tuo onore e per il mio, vendicati!>> 

La testa di Annemarie sembrava scoppiare, conosceva bene Dimitri, non avrebbe mai fatto nulla del genere lui...lui le voleva bene. Non poteva però tradire per la seconda volta così suo padre, lui aveva fatti troppo per lei. E quella donna? Possibile che una perfetta sconosciuta le avesse rubato ciò che lei agognava da quando era bambina? Quella miriade di pensieri non le permise di rispondere. Fece solo un lieve cenni del capo.

Claude aveva ascoltato la discussione con un acceso interesse, Sherry! Sherry era scappata con un estraneo chissà dove, sicuramente lui l'aveva plagiata una ragazza così remissiva e taciturna, cresciuta lontano dagli uomini sarà stata una facile preda per un seduttore. Doveva trovarlo e fargliela pagare, avrebbe pianto sangue il giorno in cui avrebbe sperimentato sulla sua pelle cosa vuol dire mettersi contro Claude Rousseau: il vicario di Dio.

<< Se questa è la verità caro padre, voglio che muoia anche lei.>>

Furono la rabbia e l'invidia a parlare per lei, ma se ne pentì subito dopo.

<<Non riuscireste mai a torcerle nemmeno un capello e, anche quando vi riusciste, sarò io stesso a mettere fine alla vostra misera esistenza. Sherry Doupins è la compagna che Dio mi ha affidato e se adesso si trova nelle mani di quel porco andrò a cercarli anche in capo al mondo.>>

I presenti furono spiazzati da quella affermazione, in quella stanza ognuno di loro aveva un motivo per riversare il proprio odio su Dimitri e Sherry.

<<Non dobbiamo andare fin in capo al mondo, hanno preso un treno diretto in Russia. Ho avvisato le autorità del posto per bloccarli non appena arrivino. >>

<< Perfetto monsieur Blanche, ma ricordate: un solo capello biondo fuori posto e per vostra figlia è la fine. Adesso preparate i bagagli, andremo da loro il prima possibile. Dobbiamo solo fare una tappa nella mia abitazione, poco più di mezz'ora e dopo partiremo per la Russia. Tutto chiaro colonnello?>>

<< Sì, dottore.>>

Detto questo Lilienne che fino ad allora era stata in disparte si fece avanti per accompagnare il dottore nella sala degli ospiti, nel mentre che i suoi padroni si fossero preparati per la partenza. Quando André le fu vicino lo fermò, per guardarlo dritto negli occhi "Verrò con voi." furono le uniche parole che si scambiarono. Dal canto suo André non voleva sentirla o parlarci, aveva condannato sua figlia e questo non poteva perdonarlo.  Jhosephine andò incontro a Annemarie cercando di aiutarla, ma la visione di ciò che aveva visto la turbò profondamente. Non appena rientrò nelle sue stanze prese una bottiglia di brandy che continuò a versarsi nel bicchiere finché non finì.

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