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~Maledetta~

Piccoli fiocchi cangianti si posarono sulle spalle di Dimitri, in quel momento intento ad osservare quelle
soffici stelle bianche che scendevano lentamente in direzione del suolo, decise a ricoprire ogni cosa.
Trovava poetico quel paesaggio innevato illuminato dolcemente dalle calde luci dei lampioni. Lanciò uno
sguardo a Sasha e, prendendo una piccola quantità di neve, la tirò sulla schiena dell'individuo. La sua mira
pessima però fece sì che ad esser colpito fu solo il cappello dell'uomo. In tutta risposta, Sasha si fermò
guardandolo con espressione irata,
«Ora ti insegno io le buone maniere!»
Dimitri rise di gusto, riscaldando il cuore di chiunque lo guardasse. Lo zingaro a sua volta iniziò a lanciare
palle di neve, desideroso di far fare lo stesso anche a Sherry, limitatasi ad osservarli senza far nulla.
Dimitri le si avvicinò lentamente, prese la mano sinistra della ragazza tra le sue e le lasciò un mucchietto di
neve sul palmo. Le sorrise, incoraggiandola. Il garzone aveva intuito che Sherry non aveva mai avuto
l'occasione di giocare con qualcuno. Voleva darle l'opportunità di farlo, di giocare come un essere normale.
Si mise dietro di lei, avvicinandosi al suo orecchio,
«Vedete quell'uomo laggiù?»
Le chiese indicandole un mercante dalla faccia buffa e paffuta che Dimitri aveva adocchiato per via delle
innumerevoli lamentele a discapito di chi, semplicemente, rifiutava la sua merce.
Sherry socchiuse gli occhi aguzzando la vista per cercare di scorgere la figura in mezzo alla confusione e,
successivamente, arricciando il naso, sgranò gli occhi annuendo.
«Benissimo, ora seguite i miei movimenti!»
Dimitri fece scivolare la mano lungo il braccio della ragazza e, impugnando insieme a lei la neve, le fece
lanciare la pallina proprio sul viso del mercante. Quello di tutta risposta iniziò a sbraitare furioso,
«L'ho preso in pieno! Avete visto come sono brava?»
Sherry sembrava euforica. Dimitri non l'aveva mai vista così radiosa e fu pienamente soddisfatto del risultato
ottenuto. Mentre osservava le bancarelle però, notò qualcosa che lo turbò profondamente.
Su alcuni pali vi erano dei volanti con il suo viso ritratto. Erano identici a quelli che ormai tappezzavano
Lione con l'unica differenza che, accanto a lui, era ritratto il viso di una fanciulla incredibilmente simile a
Sherry.
"Maledizione!" Pensò tra sé imprecando, strattonando la sua compagna senza rendersene conto.
«Mademoiselle guardate lì in fondo, sul palo della luce a destra.»
Il viso della fanciulla si scompose in una smorfia strana. Comprese ben presto che non vi era tempo da perdere. Con maestria si frappose davanti a Sasha e, nonostante la statura minuta, l'aria minacciosa che aveva
assunto la fece sembrare davvero temibile. Toccò il ferro delle manette, concentrandosi su di esse per alcuni minuti finché non le vide sciogliersi sotto gli occhi increduli di Sasha. Lo zingaro la guardò con un'espressione spavalda dipinta sul volto bronzeo.
Che Sherry non fosse una fanciulla indifesa lo aveva capito già e quel gesto non fece altro che confermare
nuovamente i suoi sospetti. Non aveva paura: sarebbe stato al suo gioco finché non avrebbe capito come uscirsene. In fin dei conti, ciò che una vita passata per le strade in compagnia degli altri bambini rapiti e sfruttati gli aveva insegnato era proprio che una via d'uscita c'era sempre, doveva solo attendere il momento giusto. Finse stupore: era davvero un ottimo attore, finché la sua vicina interiore non lo bloccò. "Suvvia Sasha, potresti urlare e far scoprire che la ragazzina è un'alchimista. Non sarebbe in grado di uccidere tutti
questi civili e tu potresti scappare. Poi che fine farà insieme al ragazzo non sarà affar tuo." fece segno di sì
con il capo, lasciando Sherry del tutto estranea al motivo del suo gesto solitario.
Sasha stava per attuare il suo piano quando una seconda voce interiore si fece spazio fra i suoi pensieri: "Non
volevi venderla? Asseconda le sue richieste e quando ne avrai l'opportunità potrai colpire!"

«Sì, sì hai ragione anche tu, ma... e va bene, ho capito!»
Lo zingaro si diede un pizzico sul viso per poi tornare a fissare Sherry.
«Nipotina vuoi farmi del male?»
«Per adesso no, ma voi verrete con noi e ci aiuterete o morirete, a voi la scelta!»
Ella non aveva nessuna intenzione di ucciderlo ma in qualche modo dovevano uscire da quella situazione.
Non poteva permettere che Sasha scappasse, lasciandoli da soli in un paese di cui non sapevano nulla.
Sasha li osservò ancora qualche istante finché un lampo di genio non attraversò la sua mente.
«Dimitri, venite con me! Andremo alla locanda del vecchio Boris, un amico di infanzia e, una volta giunti lì,
farò in modo che nessuno vi riconosca.»
Dimitri tirò un sospiro di sollievo,
«Ma...»
proseguì lo zingaro,
«Esigo che mi spiegate perché vi cercano!»
Lo sguardo del garzone s'incupì. Avrebbe dovuto raccontargli ogni cosa e fidarsi di Sasha era una scelta
molto azzardata.
Annuì lievemente con fare indeciso, lasciandosi avvolgere dal mantello di visone dallo zingaro, intento a
lanciare dinanzi al viso del mercante alcune monete.
Quanto a Sherry, nascosta a sua volta, intravide Malorie intenzionata ad allontanarsi senza apparente motivo.
"No! Cosa sta combinando quella bambola?"
Pensò tra sé e sé Sherry stringendosi nella pelliccia, pronta ad inseguirla a passo svelto.
Seppur interdetti dai suoi modi di fare, Sasha e Dimitri la lasciarono proseguire, ascoltando le sue parole
sibilate in lontananza.
«Fra mezz'ora esatta tornate in questa piazza!»
Detto questo, sparì tra la folla.
Malorie si fermò poche strade sopra, oltre un angusto vialetto innevato dall'atmosfera macabra, dinanzi il
ciglio della porta di una chiesetta malconcia. La sua piccola testa era inclinata verso l'alto mentre i grandi
occhi viola erano fissi su un rosone. Su di esso si trovavano alcuni pezzi mancanti.
Raffigurava due bambini intenti a giocare, protetti dalla luce che emanava la Madonna alle loro spalle.
Perché stava andando lì? Si domandò Sherry quando una fitta attraversò dolorosamente il suo cuore,
lasciandola senza fiato. Cercò di chiamarla, non ricevendo alcuna risposta. Vide Malorie sparire lentamente
al suo interno, un passo alla volta.
Sherry si vide costretta ad entrare a sua volta, lasciandosi andare ad un incontenibile conato di vomito.
Fin da piccola le chiese l'avevano sempre terrorizzata. Detestava il forte odore di incenso e quelle statue che
sembravano quasi intenzionate ad accusarti.
Sì guardò intorno spaesata.
Nulla di quel posto le era familiare, eppure Malorie sembrò trovarsi a casa.
In sottofondo a i suoi pensieri il parroco recitava delle preghiere, come una litania monotona e ripetitiva le si
insinuava dentro la testa, quasi fino a confonderla e a renderla nervosa.
Accompagnata da quella spiacevole composizione di parole gracchiante attraversò la navata centrale, quando
la voce del prete, ormai diventata un'esclamazione forte e chiara, la fece sobbalzare.
«Tu! Demone maledetto... sei venuta di nuovo per tormentarmi!
L'uomo si era alzato dal suo posto e inveiva contro di lei. Cosa stesse accadendo non lo capiva.
«Cosa state dicendo? Io non so chi voi siate!»
Sherry urlò. Conosceva un poco il nuovo russo per via dei suoi studi ma non lo comprendeva perfettamente,
quindi sperava di aver frainteso le parole del vecchio.
Egli si avvicinò sempre di più e la ragazza poté notare alcuni particolari che a distanza non aveva colto.
L'occhio destro non vi era più: al suo posto vi era una pallina di vetro che, forse per via del tempo passato,
era ormai opaca. La sua trasparenza aveva lasciato posto a un colorito biancastro.
Una cicatrice percorreva metà di quel viso e il braccio dello stesso lato era paralizzato.
Fu però in grado di affondare velocemente la mano tra i boccoli biondi della ragazza, portando il capo di ella
all'indietro.
La guardò dritta negli occhi e un odio profondo si fece spazio in quell'unica pupilla.
«Non c'è dubbio... sei proprio tu, maledetta! Hai un viso da dolce bambina ma lo sguardo furbo da demone è
sempre lo stesso. Tra mille riconoscerei questi capelli dorati e le tue lentiggini. Ho aspettato anni perché
sapevo che saresti tornata. Tu che sei stata il mio incubo per anni... tu che mi hai ridotto in questo stato!»
Alzò il tono di voce mano mano e, in un impeto crescente di rabbia, la scagliò al suolo. Sherry non ebbe il
tempo di reagire, ancora confusa e stranita dall'avvenimento.
Si lanciò su di lei ancora, brandendo un pugnale precedentemente nascosto sotto la tunica talare. Fu in quel
momento che ella reagì. Bloccato il polso dell'uomo un attimo prima che egli affondasse la lama nel suo
petto, lo lasciò cadere sul pavimento, salendo sul suo corpo e bloccandolo con il proprio peso. In quello
stesso istante qualcuno si insinuò nei suoi pensieri. Le voci erano tornate.
"Sei finalmente tornata il mostro di sempre, bambina. Non potrai mai scappare da ciò che sei, il destino ha
già scelto per te."
Fu come se tutto andasse a rallentatore, dai granelli di pulviscolo che fluttuavano nell'aria alla mano del prete
che, liberandosi, attorniò l'esile collo di Sherry.
"Preferisco morire piuttosto che scegliere di compiere questo destino. Sono stanca di provocare solo morte!"
Chiuse le palpebre pronta a lasciarsi andare per sempre, mentre le voci dentro di lei cercavano di prendere
possesso del corpo.
Sentiva le forze venirle meno, mentre la pressione esercitata sul suo collo aumentava sempre di più.
Un battito dopo l'altro il cuore iniziò a palpitare più velocemente. Il fiato si fece corto e la bocca si schiuse
ansimando.
Le mani iniziarono a battere sul pugno del vecchio mentre il corpo veniva scosso dagli spasmi.
Sentiva che le forze la stavano abbandonando per sempre.
Poi le palpebre si riaprono di scatto, posandosi sul simbolo che la legava a Dimitri.
Lui aveva bisogno di lei per vivere. Non doveva morire.
I serpenti del marchio si divincolarono e, con movimenti sinuosi, iniziarono a strisciare fuori dalla pelle di
Sherry, avvinghiandosi con prepotenza al braccio dell'uomo.
La fanciulla vide il terrore impadronirsi del prete. Egli spalancò la bocca iniziando a farfugliare implorazioni
e preghiere, sgranando l'occhio fisso sul corpo di Sherry che, liberatasi dalla morsa e in piedi, lo inchiodò al
suolo con uno sguardo.
Fu sopraffatto al punto che si urinò addosso per lo spavento.
Sherry era confusa. Cosa avesse spinto quell'uomo ad attaccarla proprio non riusciva a comprenderlo.
Era però ormai troppo spaventato per scagliarsi nuovamente su di lei e forse tale paura l'avrebbe spinto a
parlare. Si inginocchiò a pochi passi da lui, poggiando una mano sul suolo e richiamando sotto la sua pelle i
serpenti.
Non parlarono finché, stranamente, fu il prete a interrompere quel mutismo.
«Sarai la protagonista dei miei incubi per sempre! Perché Dio non ha fatto sì che un tale abominio morisse da
bambina non riesco a comprenderlo.»
Sherry aggrottò la fronte,
«Cosa vi ho mai fatto prima di oggi per odiarmi tanto? Credetemi se dico che non ho ricordo alcuno di voi.
Per ciò che mi riguarda non ho mai varcato la soglia di quella porta prima di un'ora fa. Spiegatemi cosa feci,
perché io non lo ricordo!»

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