~la fine..o l'inizio?~
~TRAILER UFFICIALE~
RINKU - Lady_Ameliha [BOOKTRAILER-WATTPAD]: https://youtu.be/b6nj4qOXOPs
video realizzato da DeHead
Grazie mille!
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Capitolo corretto ed editato da EnisBS95.
Era una fredda mattinata di novembre:
Sherry Dupoins, la fragile bambina dai lunghi capelli color dell'oro che abitava nell'ultima casa del quartiere di Rubicon, giaceva immobile, ricoperta di sangue, nel lussuoso salone dell'abitazione di campagna dei suoi facoltosi genitori.
Otto anni dopo Dimitri, il garzone dell'emporio di viale delle rose, camminava silenzioso per i vicoli della sua bella città francese: Lione.
Era un ragazzo dal fisico snello. Non molto alto, camminava con movimenti ondulatori. I suoi lunghi capelli biondi ricadevano sul viso e nascondevano in parte
il suo naso aquilino. Tra le ciocche, furono visibili i suoi piccoli occhi azzurri come il cielo, profondi e pervasi da una profonda tristezza.
Non era particolarmente bello, ma il fascino da ribelle che scaturiva dal suo viso avrebbe fatto cadere la più desiderata delle dame.
Turbato dall'orrenda visione a cui aveva appena assistito, marciava con sguardo
basso e perso nel vuoto, assorto nei suoi pensieri.
Era stato mandando dal suo principale, il signor Theodore Georgette, poco prima, a svolgere una consegna nella sontuosa casa del dottor Sedrich Javier, che da anni non usciva dalla sua prigione dorata.
Nessuno sapeva il perché di quella scelta: le pettegole dicevano che era impazzito a
seguito della morte della figlia e che, qualche anno dopo il tragico avvenimento, compì una vera carneficina, uccidendo nel sonno tutta la servitù.
Per Dimitri però, quelle erano solo chiacchiere di giovani dame annoiate che cercavano, invano, di rendere i loro pomeriggi più interessanti con fantasiosi
pettegolezzi.
La realtà era ben diversa.
Il dottor Javier era un uomo buono e dall'animo romantico che, dopo la morte della figlia e l'abbandono da parte della moglie, era caduto in una forte depressione.
''Era davvero questa la realtà?''
Questa domanda attraversò come un lampo a ciel sereno i suoi pensieri, e la scena a
cui aveva assistito all'interno di quella casa gli si parò dinanzi gli occhi con violenza.
Scosse la testa, tentando di rimuovere dalla mente i suoi più oscuri pensieri.
《Sono solo dei simboli, nulla più》 Ripeté queste parole tra sé più volte, cercando di autoconvincersi.
Perché quei simboli avevano turbato tanto la sua mente?
Era sicuro di averli già visti, e la consapevolezza che potessero essere proprio quei
segni che lui ricordava lo fece rabbrividire.
Ciò a cui pensava il ragazzo era l'alchimia: un'antica arte magica legata alla scienza.
Secoli prima si credeva infatti che, grazie ad essa, si potesse trasmutare la materia e,
come bastasse, molti alchimisti, assetati dalla sete di potere, trascorsero la loro intera esistenza alla ricerca della pietra filosofale, a detta delle leggende, dai poteri incontrastabili.
Tale arte era però stata proibita dall'Europa, avendo portato sull'orlo della follia i suoi estimatori, nonché molti scienziati affermati che avevano osato praticarla.
Confuso quanto incuriosito, Dimitri si vide raggiungere da uno schiaffo nel preciso
istante in cui, affamato di risposte, domandò al solitario dottore se si potesse trattare
davvero di essa.
《Nulla che un Garzone possa capire. E ora va' via!》
Rispose con tono arrogante lui, guardandolo con disprezzo.
《Non ti pagano per curiosare nelle case altrui...》
E così, senza aggiungere parola, Dimitri se ne andò via da quella fredda abitazione, pronto a tornare nei vicoli affollati della città.
Si accarezzò la guancia dolorante, tremando per l'adrenalina che scorreva nel suo
corpo. L'unico motivo per cui non aveva osato rispondere a quel gesto, era dato dalla paura di perdere il posto di lavoro.
Egli era un ragazzo poco gestibile e, oltretutto, in seguito al rancore covato verso chiunque praticasse l'alchimia, pensò che il dottore si sarebbe meritato un pugno di
risposta.
Tentò di non rimuginarci su oltre, continuando a marciare a testa bassa sin quando
qualcuno, nascosto nel buio di un viottolo, lo afferrò per un braccio, spingendolo
con forza contro il muro vicino.
《Che faccia seria che avete, mio caro!》
Esclamò facendo una smorfia la giovane signorina Blanche.
Era una giovane ragazza dalla personalità esuberante, dal viso tondo tipico di una bambola e un corpo slanciato e formoso.
Gli occhi grandi di colore verde scuro erano incorniciati da delle folte ciglia nere. Le labbra carnose erano rosee e la testolina tonda era ricoperta di morbidi boccoli castani che le scendevano lungo le spalle. Come imponeva la moda del momento, indossava un abito di raso color purpureo con un bustino nero che le cingeva i fianchi floridi. La gonna semi ampia era lunga sulla parte posteriore, con un lungo
strascico che rischiava di farla cadere. La parte anteriore era però corta fino alle ginocchia, abbastanza lunga da non lasciar intravedere la crinolina, mai più corta.
Sotto di essa, ovviamente, si vedevano i mutandoni ricamati di colore bianco, che avevano il preciso scopo di non lasciare vedere nemmeno un lembo di pelle: solo le donnacce mostravano le gambe.
《Annemarie...》
La richiamò lui con tono di rimprovero,
《non è il luogo né il momento, questo: devo tornare all'emporio!》
Staccò dal suo collo le braccia avvinghiate della giovane, scansandola bruscamente.
《Come siete rude!》
Rispose lei nascondendo la sua espressione offesa.
《Suvvia mio caro, avete già lavorato abbastanza...》
Cominciò ad accarezzargli il viso con sguardo provocatorio, cercando i suoi occhi.
《 oltretutto avete anche rischiato la pelle, andando nella casa di quel pazzo!》
《E voi come fate a sapere dov'ero?》
Il suo tono era annoiato, per nulla attratto dalle sue movenze.
《Non ve lo dirò!》
cinguettò sorridendo, tentando di lasciar cadere il discorso.
《Ma parliamo d'altro. Non mi trovate bella oggi? Ho comprato l'abito nuovo per la
festa a casa Dell'avvocato...》
Dimitri non le lasciò finire la frase, scansandola con arroganza per continuare la sua
marcia in direzione dell'emporio. La ragazza però, per nulla intenzionata a lasciarlo
andare, lo seguì come era solita fare, ridendo e scherzando rumorosamente e, una
volta raggiuntolo, si avvicinò al suo orecchio per sussurrargli qualcosa:
《Questa notte non potrò uscire di nascosto: mio padre è tornato!》
Scoccandogli un bacio sulla guancia, si diresse tra le vetrine dei negozi vicini,
fingendo così di essersi persa nell'intento di osservarle.
Sua madre, preoccupata per la sua assenza, corse da lei nel momento in cui la rivide,
con sguardo smarrito, a pochi passi da lei, confusasi tra i passanti.
《Quella stupida oca mi farà licenziare》
Disse tra sé e sé Dimitri giungendo finalmente sul luogo di lavoro dove ad attenderlo
trovò il signor Georgette che, fumando la sua pipa, mostrò un volto tutt'altro che di
buon umore.
《Dimitri!》
Esclamò vedendolo giungere in sua direzione, accentuando il suo tono irato.
《Forza, muoviti! Non ti pago per bighellonare in giro.》
Il ragazzo, in tutta risposta, alzò gli occhi all'insù, borbottando a bassa voce.
《Se quei miseri spiccioli a settimana lo chiamate pagare...》
Si lamentava, e spesso. Ciò perché la realtà lo annoiava, così come tutte le persone
che, talmente occupate a pensare a loro stesse, ignoravano cosa ci fosse all'infuori
della propria e patetica vita.
Lo spirito ribelle e indomito lo aveva ereditato da entrambi i suoi genitori: Charlotte e
Marcus, che sparirono in strane circostanze quando lui era solo un bambino.
Sin dalla tenera età aveva infatti sognato una vita spericolata, composta da avventure
e fiumi di adrenalina, ma la realtà era ben diversa. Seppur bramoso di tutto ciò, il
suo animo timoroso lo aveva costretto ad una vita reclusa tra le vie della città, in cui
le uniche avventure vissute erano date dai guai in cui si cacciava periodicamente.
Si mise così il grembiule e andò a sistemare alcune cose nel retrobottega quando,
all'improvviso, una voce familiare lo chiamò.
《Ragazzo portami una bottiglia del miglior vino!》
Gli ordinò un uomo di bassa statura, dal fisico leggermente muscoloso e un viso
spigoloso, con su dipinto un sorriso sghembo.
《Subito, "colonnello!"》
Rispose Dimitri, che stava ancora domandandosi come un uomo del genere potesse
essere addirittura colonnello. A dire il vero, se lo chiedevano un po' tutti.
Arrivato in città circa dieci anni prima, quando Dimitri era ancora un bambino, era
solito notarlo dinanzi qualche locanda completamente ubriaco, intento a farfugliare
parole incomprensibili.
Senza apparente ragione però, un giorno lo si vide passeggiare al fianco del
banchiere inglese, Felipe Darwin, che lo presentò ad illustri personaggi della società.
Sparito poi per qualche mese, riapparve un giorno, come all'improvviso, alludendo a
quello che lui chiamava "un percorso di reinserimento". Aveva un aria diversa: sembrava aver acquistato sicurezza, forza e determinazione. Fu così che, grazie alle raccomandazioni del suo vecchio amico, dieci anni dopo arrivò a esser colonnello.
Scossa la testa per allontanare i pensieri, si recò nel retrobottega, osservò per bene le date delle bottiglie e ne scelse una delle migliori. Per un attimo tentennò, desideroso di sputare all'interno del vino scelto ma poi, pensandoci su con attenzione, preferì lasciar perdere.
Provava un'antipatia immotivata per il colonnello ma quel gesto, persino per lui, risultò troppo infantile.
Aprì così la porta impolverata e, trovandosi dinanzi il colonnello in attesa, gli porse
la bottiglia senza batter ciglio.
《Dieci franchi》
Disse con professionalità, senza lasciar trasparire alcun sentimento dal suo tono di
voce.
Nel porgergli il denaro, Dimitri notò con una fugace occhiata che, sul palmo della mano destra del colonnello, vi erano raffigurate delle strane incisioni.
《Garzone, non mi piace essere osservato!》
Lo riprese con tono di sfida, a tratti minaccioso.
《Perdonatemi!》
Tagliò corto lui con sarcasmo, tentando di non volgergli più lo sguardo, lasciandolo
andar via in silenzio.
Due giorni dopo Dimitri fu licenziato dal signor Georgette senza apparente
motivazione valida ma, per il ragazzo, non servì molto a comprendere il perché della
sua scelta. Il colonnello aveva qualcosa di grosso da nascondere e la curiosità di un
ragazzo fin troppo sveglio, che nutriva un'inspiegabile antipatia nei suoi confronti,
era un lusso che non poteva permettersi.
Era notte tarda e Dimitri camminava pieno di rabbia per le strade silenziose.
Con le mani in tasca calciò un sassolino paratosi lungo il suo tragitto e si lasciò alle
spalle, in lontananza, il vociare proveniente dalle locande poste agli angoli delle
viuzze, mentre donne allegre ed ubriache continuavano a vendersi per pochi denari
ai loschi figuri di turno.
Furioso per aver perso il lavoro, e di conseguenza l'unica cosa che gli permetteva di
andare avanti, bramava vendetta.
《Annemarie... sì, ho bisogno di lei.》
Pensò che la giovane mademoiselle Blanche, la figlia maggiore del colonnello
Francis, fosse un ottimo mezzo per la sua piccola e personale vendetta.
Si incamminò velocemente verso la propria abitazione, dove alloggiava insieme al
nonno. Sapeva che sarebbe arrivato lì in tarda nottata.
La sua piccola abitazione infatti si trovava in periferia, lontana dai rumori e dai vizi
cittadini.
Camminò per circa mezz'ora tra strade buie e ratti grossi quanto conigli fin quando,
giunto nella stradina in mezzo alla collinetta che conduceva alla casa del vecchio
nonno, la vide. Era piccola, perfetta per due persone sole. Le pareti in muratura
erano basse e l'unica finestra posta nell'angusta cucina non mostrava alcuna luce
accesa.
Entrato dalla porticina principale, passò per il piccolo corridoio spoglio, dove le
uniche cose che lo rendevano accogliente erano i due ritratti della sua famiglia.
La stanza del nonno in cui giunse era una piccola area quadrata di all'incirca cinque
metri per lato. Appoggiata al muro centrale vi era la testata del piccolo letto, dove tra le coperte di lana blu dormiva pesantemente l'anziano uomo. Infine, dopo essersi
accertato che il vecchio André non avrebbe sentito alcun rumore, andò nella piccola
soffitta, prese un piede di porco e un grosso sacco.
Dopodiché infilò il resto del materiale ed uscì silenziosamente dall'abitazione.
Arrivò al centro della città verso le tre di notte, fermandosi dinanzi una sontuosa
villa con un grazioso giardino. Scavalcò il cancello in ferro battuto e si precipitò sul
muro sinistro della casa dove, circondata da una rigogliosa edera, vi era la porta
d'entrata della servitù.
Stretto il piede di porco tra le mani, cominciò ad affaccendarsi contro la serratura,
sorridendo radioso una volta riuscita a scassinarla.
《È fatta!》
Disse in un sussurro soddisfatto, pronto ad entrare con il sacco sottobraccio.
Camminò con passo felpato per i corridoi a tratti tutti uguali, se non fosse stato per i
quadri dalle differenti rappresentazioni che andavano dalla caccia ai semplici
paesaggi e la tappezzeria ricamata, complessa e dalla tipica provenienza orientale.
Il salotto in cui sbucò era ampio, i muri color panna erano adornati da decorazioni in
oro e rilievi floreali.
Sulle quattro pareti vi erano raffigurate quattro splendide dame in rappresentanza
delle quattro stagioni, una più bella e armoniosa dell'altra. A far da contraltare a
cotanta bellezza visiva vi era però una grande finestra dalle tende marroni, a detta di
Dimitri non molto ben abbinata al resto.
Ad attirare la sua attenzione però, fu una grande vetrina al cui interno erano ben
esposte argenteria e porcellane di vario tipo.
《Ha così tante porcellane che non si accorgerà di qualche mancanza...》
Pensò affrettandosi a riempire il sacco allegramente.
Quando gli sembrò di aver ripagato finalmente il conto con il colonnello, salì al
piano superiore, dove ad attenderlo vi erano le stanze della famiglia Blanche.
Cercava la stanza di Annemarie, ma qualcosa lo incuriosì, costringendolo ad
arrestarsi.
Oltre il corridoio alla sua destra, furono udibili delle stranissime voci dai toni per
nulla rassicuranti. Qualcosa di strano stava accadendo e non poteva permettersi di
non indagare. E così, incurante del pericolo e preso dalla curiosità, si avvicinò in
silenzio in direzione della porta socchiusa, gettando uno sguardo all'interno della
stanza.
Il colonnello, in piedi dinanzi uno specchio, sembrava parlare con qualcuno. Quel qualcuno però lo terrorizzò, paralizzandolo del tutto.
Cosa fare, dinanzi un qualcosa di così inumano? Pensò rabbrividendo, ma Annemarie, intravedendo la sua sagoma nell'ombra una volta fuori la sua stanza, gridò a squarciagola, costringendolo a trovare riparo tra le pareti.
Era sudato, terrorizzato, ma, respirando profondamente, provò a calmarsi.
Attese l'arrivo della ragazza verso di sé e così, furtivamente, l'afferrò tappandole la
bocca, tentando di calmarla a sua volta.
《Calmati, sono io!》
Annemarie, liberandosi un urlo soffocato, lo riconobbe subito dopo.
《Cosa ci fai qui a quest'ora?》
Gli domandò con tono vago, guardandolo negli occhi.
《Sono venuto a prenderti!》
Pur notando il sacco pieno di oggetti rubati, la ragazza, eccitata per l'incontro
inaspettato, si lasciò portar via con il sorriso sul volto. Venuta a sapere dell'ingiusto
licenziamento del suo amante infatti, ritenne quello uno giusto riscatto.
Avrebbe fatto qualunque cosa per lui.
La condusse velocemente fuori dall'abitazione, tenendola stretta per mano, deciso a
non raccontarle nulla dell'orrida scena a cui aveva assistito, pronto a rimuovere
l'evento persino dalla sua testa.
Giunti al cortile, scavalcarono il cancello e si diressero verso il bosco al confine
della città.
Il sentiero che portava nel cuore del bosco era buio e circondato da alberi di pino e
fiori e così, dopo un lungo vagare, Annemarie, notando l'animo turbato del suo
"rapitore", decise di rompere il silenzio aleggiante intorno a loro.
《Mi rapisci e dopo mi porti in mezzo al bosco.》
Fece notare ad alta voce con tono emozionato.
《Cos'altro mi aspetta, mio bellissimo fuori legge?》
Ridendo e scherzando civettuola, si vide afferrare con passione da Dimitri che,
cingendole i fianchi con decisione, le scoccò un lungo ed intenso bacio.
E così, tra baci e carezze, si sdraiarono sul freddo terreno, sicuri che niente e
nessuno avrebbe potuto interrompere il loro idilliaco momento.
Si sbagliavano.
Ruotando la testa in preda alla fibrillazione, Annemarie intravide distintamente, nel
buio della notte, due occhi nelle tenebre. Erano freddi, irati e dal colore del ghiaccio.
Fu in quel momento che rimpianse di esser stata tanto incauta e frivola.
Dimitri, confuso e preso alla sprovvista, fu lanciato con violenza in una direzione
imprecisata del terreno. Era senza fiato.
Annemarie gridò a squarciagola e lui, ripresosi dallo shock, tentò in qualche modo di
agire. Afferrati dei sassi, cominciò a lanciarli contro la strana creatura umanoide che
stava mordendo la ragazza, che fu sbattuta al suolo nel momento in cui, lo strano essere, mirò al ragazzo impaurito. Ruggendo in modo disumano, si precipitò contro di lui, serrandolo al suolo con la sua forza.
Gli occhi di Dimitri incontrarono quelli del mostro, presentandosi vuoti e privi di
qualsivoglia ragione.
Preso dal terrore causato dalla bestia, cominciò a tremare incontrollatamente,
ignorando le grida della ragazza ormai privata del braccio, immersa in una pozza del
suo stesso sangue.
Fece per chiudere gli occhi, pronto a morire, nella speranza di soffrire il meno
possibile ma, all'improvviso, uno strano lampo lo accecò.
Scagliato contro il tronco di un albero, vide la bestia svanire come fumo nell'aria a
seguito di una seconda e colorata esplosione di luce.
Successivamente, poco prima di perdere i sensi, riuscì ad intravedere nel buio una
figura, intenta ad osservarlo senza battere ciglio.
Dopodiché, troppo stanco per indugiare, si lasciò andare, svenendo esanime ai piedi
dell'albero in cui era stato catapultato.
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COVER UFFIALE CREATA DA @EnisBS95
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