Capitolo 27: Vivere maliziosamente
Leonardo
<<Devi continuare così per molto?>> chiede la ragazza dai capelli rossi.
La sto visitando da un'ora quando, in realtà, un esame d'ispezione come quello che mi hanno chiesto i Romanov dura solo una quindicina di minuti.
Sono al castello Romanov, nella stanza medica costruita appositamente per mio padre, per permettergli di fare delle ricerche sugli Akamu. Su uno sgabello girevole è seduta una ragazza, un vampiro come me, che i re mi hanno chiesto di esaminare con scrupolo. Ho constatato che è sana e mi sono assicurato che non abbia subito delle variazioni, essendo stata a stretto contatto con gli Akamu. Mio padre mi ha solo detto di fare questo. Non conosco nemmeno il suo nome.
<<Sei molto bello, sai>>, dice sbattendo le palpebre più e più volte.
<<Stai tentando di corrompermi?>> domando accennando un sorriso.
<<No, sto solo cercando di capire perché tu mi stia trattenendo qui da più di un'ora>>.
<<Devo controllarti meglio. Non posso permettermi di fare errori>>, rispondo in tono severo.
<<Ah. Dannazione!>> esclama sbuffando. Si alza velocemente, mi mette una mano dietro alla nuca e mi porta verso di lei. Le nostre bocche si toccano, il mio cuore esplode e non sono...
Mio padre mi aveva parlato di quanto fosse difficile con il tempo andare avanti con normalità; che più passava il tempo, più le emozioni sparivano. Poi, però, incontrò mia madre e si sentì esplodere, letteralmente, di sensazioni.
Io non ho ancora perso la capacità di provare emozioni, dunque perché mai mi sento come la descrizione di mio padre?
La ragazza mi balza addosso e mi circonda i fianchi con le gambe. Le mie mani finiscono sulla sua schiena e... il telefono nella tasca posteriore dei miei pantaloni inizia a squillare.
Che cosa sto facendo?
La ragazza scatta e si allontana di due metri. Ha il capo chino e tutti i capelli sono davanti al suo viso, ma riesco a vederla massaggiarsi le labbra con la mano.
<<Scusami...>> balbetta. Prendo il cellulare e leggo il nome di chi mi sta chiamando. Papà.
Che tempismo! Che cosa vuole?
<<Perché l'hai fatto?>> chiedo.
<<Non... lo so. Scusami, davvero. Ho sentito questa strana scintilla tra di noi e... ho compreso...>> È confusa.
Il telefono smette di suonare. La ragazza corre velocemente verso la porta, ma la sorprendo richiudendola rapidamente prima che possa uscire.
<<Che cosa avevi sentito?>> domando continuando a fissarla. Ancora con la testa china, alza le spalle. Improvvisamente le prendo il mento, costringendola a guardarmi negli occhi, e sospiro.
Che cosa mi sta succedendo? Che cos'è questa sensazione nel cuore? È la stessa che ho provato quando zia Lisandra è stata rapita, quella sensazione d'ansia che si prova per qualcuno che si ha paura di perdere per sempre, ma questa volta è più forte. Molto più forte. È come se non riuscissi più a essere padrone del mio corpo, come se avessi trovato una parte che pensavo di possedere, ma che solo ora mi rendo conto di non aver mai avuto.
<<Come ti chiami?>> chiedo.
<<Mi chiamo Sara>>, sussurra lei mordendosi un labbro.
<<Io sono Leonardo>>, rispondo.
I nostri occhi si attraggono, ma restiamo in silenzio. Un silenzio pieno di significato. Pieno di parole.
All'improvviso sorride. <<Perché sorridi?>> chiedo.
<<Penso di aver trovato il mio Ateyo>>, risponde ridacchiando. <<Ha i capelli arruffati e rossi>>.
<<Perché pensi che sia io?>>
<<Perché ho il dono dell'Ateyo>>.
<<Anche mia zia Lisandra ce l'ha>>, dico.
<<Lisandra... tua zia?>> chiede stupita. Sgrana gli occhi e spalanca la bocca. Se fosse stata un'umana, molto probabilmente sarebbe impallidita.
Il telefono torna a squillare, interrompendoci.
<<È mio padre, scusa>>, dico. <<Papà, dimmi>>, rispondo.
Leonardo, hai visitato la nuova Romanov? mi chiede mio padre all'altro capo del telefono.
Rivolgo uno sguardo a Sara, che dondola le spalle ed evita il mio sguardo. <<Sì, è a posto. È un vampiro come noi. Non ha subito alcuna variazione dal contatto con quegli esseri>>, rispondo.
Bene. Sono contento. Devi portarmi qui alcuni strumenti del laboratorio. È estremamente urgente, dice in tono deciso.
<<Perché? La mamma sta male? Sta succedendo qualcosa al bambino?>>
No. Tua madre sta bene. È difficile da spiegare al telefono. Leo, stai bene? Ti sento strano...
<<Sto bene, papà. Che cosa ti serve?>> Mi risponde con un elenco dettagliato. Chiudo la telefonata e sospiro confuso.
<<Stai bene?>> mi chiede Sara con voce debole.
<<Non lo so>>, rispondo francamente. Mi passo una mano fra i capelli e poi sulla bocca, cercando di pensare.
<<Non lo so>>, ripeto. <<Mia zia viene rapita. Insieme al re della società dei vampiri, oltretutto. Mia madre è incinta e, nonostante questo, a causa di tutta questa situazione ha passato le ultime due settimane a scrivere i pensieri di Lisandra su dei fogli sparsi. Riusciamo a recuperare Lucius e compari tu al suo fianco, un'altra Romanov, mentre Lisandra è ancora chissà dove. Quelle lucertole ci mangiano e domani andremo in battaglia proprio contro di loro. Domani sarà la fine di tutto>>, sbotto.
Lei si avvicina e mi accarezza una spalla. <<Da quanto non mangi?>>
<<Cinque giorni>>, dico triste.
<<Sei affamato. Devi mangiare prima della battaglia>>.
<<Devo andare ad aiutare mia madre e mio padre>>, affermo iniziando a prendere quello che mi è stato richiesto.
Inizialmente lei mi osserva in silenzio, sedendosi di nuovo sullo sgabellino, ma poi si alza ed esclama: <<Dimmi cosa ti serve!>>
<<Che cosa?>>
<<Vengo con te. Ti aiuto>>, dice con un'espressione seria.
<<Non ho tempo per discutere>>, ribadisco.
<<Non stiamo discutendo. Cosa devo prendere?>>
Sbuffo contrariato, ma non ho tempo da perdere. A quanto pare, mia madre ha bisogno di me. Anche se mi piacerebbe avere altro tempo da passare insieme a Sara Romanov per capire questa storia dell'Ateyo, devo andare. Arriviamo davanti alla casa nel bosco e mio padre esce immediatamente per aiutarci. È sorpreso alla vista della ragazza, ma non dice una parola. Prende gli oggetti dalle sue mani e rientra velocemente.
Cammino, ma mi accorgo che Sara si è fermata.
<<Non vieni?>> chiedo indicando la casa con il capo.
<<È meglio che io aspetti qui>>, sussurra imbarazzata. Subito dopo, sento il vagito di un neonato. Viene da casa mia.
<<Va'!>> urla Sara, così corro dentro casa. Chiudo la porta e vedo mia madre tenere tra le braccia un bambino sporco di sangue nero e con il viso intriso di lacrime. Ha ancora la sua piccola pancia e sento il battito del feto. Questo significa che non è mio fratello. Mio padre è accanto a lei, già operativo con tutti gli strumenti che gli ho portato. Nonostante lo sconcerto, appoggio velocemente i macchinari al loro fianco, attivo il programma di isolamento acustico della casa e do una mano a mio padre.
Dalla rapidità dei suoi gesti capisco che non è il momento di fare domande. Prende diverse siringhe, misura la pressione, la temperatura, il peso e solo dopo dieci lunghissimi minuti si rilassa, concedendomi così il tempo di esporre i miei dubbi. Mia madre culla il piccolo, ormai pulito, che si addormenta all'istante ed emette un sospiro di sollievo, smettendo di piangere. Mia madre scambia uno sguardo con mio padre e poi sorridono entrambi verso di me.
<<Adesso potete spiegarmi cosa sta succedendo?>>
<<È una storia lunga, Leo>>, risponde mia madre con voce rauca.
<<Mamma, sembri esausta. Cosa succede?>> chiedo.
<<Abbiamo perso Lisandra>>, replica debolmente mio padre.
<<Che significa 'perso'?>>
Mio padre mi mette una mano sulla spalla e scuote la testa. <<Il loro contatto... Il loro rapporto mentale si è spezzato...>>
<<Questo non significa che è morta>>, ribatto.
<<Non lo so>>, singhiozza mia madre, cercando di muoversi il meno possibile per non svegliare il bambino.
<<Chi è quest'ometto?>> chiedo tentando di cambiare argomento.
<<Lui è il figlio di Lessie>>, risponde mia madre accennando un sorriso.
<<Come?>> domando stupito.
<<Lascia stare. È lunga da spiegare>>, dice mio padre. I miei genitori si scambiano un'altra serie di sguardi, facendomi intendere che stanno conversando nella mente.
<<Leo, sei sicuro di stare bene?>> chiede mia madre ridacchiando debolmente.
<<Sì>>, borbotto. I miei genitori sogghignano. <<Che cosa avete?>>
<<Oh. Ha iniziato a piovere forte>>, afferma mia madre.
<<Cosa?>> Mi volto di scatto ed esco velocemente. Sara è ancora lì?
Una strana sensazione si impossessa del mio corpo: sento le mani formicolare e i piedi levarsi in aria. E se... se ne fosse andata? Ho paura di...
No. È lì. Ha le braccia incrociate al petto e la schiena ed è appoggiata a un albero. È bagnata fradicia, ma mi sta aspettando.
Non ci conosciamo nemmeno, ma non mi importa. In fondo, abbiamo tutta l'eternità per farlo. Domani andrà bene, vinceremo la battaglia e vivremo per sempre, insieme. Corro verso di lei e la bacio.
Si stacca da me, deludendomi, e chiede confusa, ma estasiata: <<Questo per che cos'era?>>
<<Hai detto di avere il dono dell'Ateyo, ma non serve, perché ogni fibra del corpo mi dice che tu sei quella giusta per me. Sei quel pezzo di puzzle che ritenevo inutile, ma che in realtà è fondamentale. Non ci conosciamo. Per niente. Siamo due sconosciuti, ma quando ti sono vicino mi sento vivo>>, dico con fervore. Ho una mano tra i suoi capelli bagnati, mentre l'altra è sulla sua schiena.
<<È vero, siamo due sconosciuti...>> dice, ma la interrompo con un bacio.
<<Aspetta>>, mi ferma ridendo. <<Fin da piccola desideravo un matrimonio. Volevo incontrare l'anima gemella e rimanere insieme a lei per sempre. Tuttavia, la vita non mi ha dato nient'altro che dolore... Io, Leonardo, non voglio essere solo la tua Ateyo, ma desidero essere qualcosa di più. Non ci conosciamo e forse sarà difficile, ma sono abbastanza forte per poterlo sopportare e...>> La scuoto e le do un altro bacio.
<<Tu parli sempre?>> chiedo sorridendo. Ha una ciocca di capelli bagnata sulla faccia, così gliela sistemo dietro l'orecchio sinistro. <<Non so se sarà difficile. Si vede che sei forte, ma, vedi, non è sempre bello essere considerati forti. Essere considerati forti significa che nessuno ti aiuta, perché tutti pensano che tu possa farcela esclusivamente con le tue forze, quando invece stai quasi per cadere. Sono stato circondato d'amore e per te sarò più di un Ateyo, così come tu lo sarai per me>>.
Lucius
La mia schiena era appoggiata a un tronco d'albero vicino allo spiazzo bianco della radura. La neve aveva coperto tutto quanto, ma non il dolore che provavo.
Lucius non potrà calmarsi finché Lisandra non sarà al sicuro, ma dovrà farlo, perché non possiamo permetterci di dover controllare anche lui. Così aveva detto la strega, la migliore amica di Lisandra. Avevo visto nella mente di mio fratello e del mio amico Emilian che cosa erano riusciti a fare per porre fine a questa guerra: avevano stretto un patto con i nostri nemici. Sebbene non accettassi l'idea, sapevo che era l'unico modo. Io non ero abbastanza lucido. La mia mente continuava ad andare a Lisandra: ci eravamo uniti a livello carnale e passionale. Lei ha provato piacere e io ho vissuto un altro momento di gioia solo grazie a lei. Tuttavia, quando pensavo avessimo raggiunto l'apice della nostra relazione, si era voltata e, nonostante mi avesse lanciato una polvere in grado di immobilizzarmi e addormentarmi, sentivo il suo dolore e le sue emozioni: era triste, arrabbiata e frustrata.
Perché l'hai fatto, Lisandra?
Non riesco a credere che tu sia andata con gli Akamu... e con Michele.
Stiamo aspettando l'arrivo della strega e del marito, ma alla fine arriva solo quest'ultimo insieme al figlio e a mia nipote, Sara, che mi guarda di sottecchi.
<<Lucius, che cosa ci fai qui?>> chiede Alec.
<<Nostro fratello non ha voluto riposarsi>>, spiega Nicolae, contrariato.
<<Non ho bisogno di riposo. Sono un vampiro>>, ribatto. Subito dopo arrivano i Mikelaus al completo – ovviamente senza Lisandra - e si mettono a parlare con Sebastian. Mi focalizzo su di loro, ascoltando la conversazione.
<<Ha mangiato?>> chiede Emilian a mio fratello.
<<No. Si rifiuta>>, sussurra Sebastian.
<<Lucius?>> mi chiama qualcuno. È Nicolae. Mi volto verso di lui e alzo le sopracciglia. Ho sempre meno voglia di parlare. Il mio unico obiettivo è riavere Lisandra tra le mie braccia. Tutti i vampiri che mi circondano hanno passato la notte a mangiare, mentre io sono rimasto al castello a osservare la luna e a pensare a Lisandra.
<<Sono arrivati tutti. Stanno aspettando nel bosco. Vado a dare loro istruzioni>> mi informa Nicolae. <<Sara vorrebbe parlarti. Provaci, per favore>>.
Mi volto e vedo Sara esitare, dondolando sui talloni. Le faccio un cenno con il capo per dirle di seguirmi e mi incammino verso un tratto del bosco in cui non c'è nessuno.
<<Come stai?>> chiedo di fronte al suo silenzio.
<<Bene>>, risponde.
<<Bene>>, ripeto. Percepisco tutti i movimenti intorno a noi. Sento Nicolae discutere con tutti i capi dei diversi partiti e la voce di... Michele!
<<Stanno arrivando!>> urlo a gran voce. Camminano velocemente verso gli altri, che ora si trovano al centro della radura. All'improvviso, Sara mi stringe il braccio.
<<Cosa stai facendo?>> sbraito.
<<Devi vedere una cosa!>> risponde a gran voce.
Licano
Sentiamo tutti l'urlo di Lucius - Stanno arrivando! - rimbombare tra gli alberi. Così i vampiri, con i re al centro – a eccezione di Lucius, che non so dove sia -, si posizionano al centro della radura. Le streghe e i cacciatori si sistemano sul lato destro, tra gli alberi, con un incantesimo di invisibilità che li protegge, e lo stesso fanno i lupi dal lato sinistro. Percepisco l'arrivo delle lucertole da nord e, stringendo la mano di Cocco, mi preparo al peggio. Tuttavia, inaspettatamente dal bosco escono Lucius e Sara Romanov. Lei gli sta stringendo un braccio e stanno discutendo.
<<Cosa stai facendo?>> sbraita Lucius.
<<Devi vedere una cosa!>> risponde Sara a gran voce. Gli stringe una mano e chiude gli occhi.
Alcuni di noi lo guardano confusi, in preda all'ansia. Lui muove gli occhi da destra a sinistra, facendomi capire che sta assimilando delle informazioni importanti, e d'un tratto si stacca bruscamente.
<<Ne sei sicura?>> chiede con sconcerto il re, arrabbiato.
<<Sì>>, rispose Sara con tono triste. <<È tutto quello che so>>.
Lucius cambia espressione dieci volte in un secondo, ma poi sceglie di restare rigido e impassibile. Che cosa ha scoperto?
Raggiunge i suoi fratelli, ma proprio in quel momento le lucertole entrano nella radura e iniziano a correre verso di noi.
Spazio Autrice
Ecco qui un nuovo capitolo!
Per sapere le date dei futuri aggiornamenti, guardate il mio sito Instagram, dove potrete trovare le date, citazioni e tante anticipazioni. Il personaggio di Sara Romanov è dedicato a Sara_08 che mi ha sempre sostenuto. Love you ❤️
Vi chiedo, gentilmente, se vi è piaciuto, di lasciare una 🌟 e di commentare con le vostre opinioni 🌈 (Sono davvero curiosa). Se magari vorreste invitare i vostri follower a leggere la mia storia, ne sarei più che felice.
Vi aspetto❤️
Un saluto a tutti con amore ❤️
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