Capitolo 17: SOS
Lisandra
Le foglie cadute hanno ormai tempestato il terreno di colori vecchi e malinconici e gli alberi hanno perso la loro chioma verde lucente: l'autunno è arrivato. Alcuni anziani definiscono questa stagione portatrice di cambiamenti: è un momento dell'anno in cui tutto muta e ci si organizza per il futuro prossimo. Ciò è particolarmente evidente nella natura, dove gli animali si preparano all'inverno imminente: gli orsi vanno in letargo e gli scoiattoli cercano di prendere il maggior numero possibile di ghiande e nocciole per poter sopportare il clima rigido in arrivo.
Tuttavia, non avrei mai pensato che questa stagione avrebbe portato così tanti cambiamenti nella mia vita.
Uno di questi fu la conferma della morte di Alina, la mia prima tutrice. Accadde di sera: mi trovavo in braccio a Lucius, che mi annusava i capelli e sorrideva, e leggevo I fiori del Male di Baudelaire. Alucard entrò dalla finestra con rapidità felina, facendomi sobbalzare, mentre Lucius si limitò ad allarmarsi.
<<Alucard, cosa succede?>> chiese accarezzandomi la spalla.
Il segretario di Lucius sembrava confuso. Indossava la sua solita divisa e aveva una scatola marrone in mano.
<<Che cos'è?>> domandò Lucius indicando il pacco con la testa.
<<Ehmmm... Stavo aiutando Michael nei diversi tipi di combattimento>>, spiegò con titubanza, come se non volesse parlare davanti a me.
<<Eravate nel bosco. È successo qualcosa?>> chiese Lucius.
<<È comparsa questa scatola...>> annunciò timidamente. <<C'è scritto Per Lisandra>>.
Lucius si irrigidì e mi costrinse a spostarmi dalle sue ginocchia al divano. Si avvicinò rapidamente alla sua guarda reale. Ignorai il suo sguardo minaccioso, velato di preoccupazione, mi alzai e raggiunsi i due vampiri al centro della stanza.
<<Ho provato ad aprirla. Né io né Michael abbiamo avuto successo. Potrebbe essere stata sigillata con la magia>>, sussurrò Alucard.
<<Dammela>>, dissi. Presi la scatola misteriosa con velocità inaspettata facendo sussultare i vampiri, che mi guardarono sorpresi.
<<Lisandra, è pericoloso!>> esclamò Lucius cercando di togliermi la scatola dalle mani.
<<Penso di avere confidenza con il pericolo: fin da piccola ho attirato drammi. E poi tu sei il mio Ateyo. Ho una certa esperienza nel settore>>, lo sfidai. Lucius alzò un sopracciglio e incurvò il labbro in una smorfia; si mise alle mie spalle e appoggiò delicatamente il mento tondo sulla mia spalla.
<<Fa' attenzione>>, mi sussurrò nell'orecchio.
Esitai qualche secondo perché sentivo addosso gli occhi di due vampiri, ma mi decisi ad aprirla.
La scatola finì a terra nell'esatto momento in cui alzai il coperchio. Lucius si mise immediatamente davanti a me, mentre Alucard si chinò e coprì il contenuto del pacchetto.
<<Quella è... era...>> balbettai confusa.
Non ebbi nemmeno il tempo di articolare la frase. Alucard uscì velocemente dalla porta e Lucius mi prese la testa tra le sue possenti mani. <<Troveremo il responsabile>>, mi sussurrò dopo avermi dato un bacio. A quel punto, saltò dalla mia finestra.
Era la testa di Alina.
Non penso di poter dimenticare tanto facilmente lo sguardo vacuo tra le palpebre semichiuse del capo della mia tutrice, morta.
Non so come, ma Lucius riuscì a scoprire l'assassino di Alina: tutto venne ricollegato agli Akamu.
La mia vecchia tutrice era stata mandata in missione per conto dei Romanov in cerca di nuovi adepti, ma non aveva fatto ritorno. Ora sappiamo qual era stata la sua fine.
Quell'avvenimento fu la prima tessera del lungo e tormentato domino che è la mia vita.
<<Come va con Alucard?>> chiesi a Michael mentre andavamo in sala per l'addestramento delle guardie reali.
<<Veramente bene>>, ammise gesticolando come un vero latin lover. <<L'altra sera mi ha portato nel bosco e non puoi capire cosa è successo. I suoi muscoli erano così possenti... E poi il suo...>> disse con enfasi.
<<Non mi interessano i particolari>>, lo interruppi.
Non volevo sapere nulla in merito alla sua vita amorosa così accesa e spinta, anche perché la mia era prossima allo zero.
Dopo l'episodio della testa di Alina, Lucius si impegnò maggiormente per trovare maggiori informazioni sugli Akamu. Sapeva che la battaglia a sud di Vatra Dornei non poneva fine alla guerra: era necessaria la testa della regina. I tre fratelli Romanov, dopo quanto accaduto al compleanno di Lucius, organizzarono dei gruppi di ricerca che non ottennero alcun risultato: non riuscirono a trovare nessuno. Di conseguenza, il clan Romanov stava perdendo sempre più elementi e Lucius era sempre più irritabile. Come al solito, Alucard entrò in camera mia senza bussare per poi svignarsela dalla finestra, lasciando il posto a Lucius, che rimaneva tutta la notte con me, ma quella volta mi disse: <<Non verrà stasera>>.
<<Perché?>> chiesi delusa. Il mio cuore si era fermato.
<<È in riunione>> ammise con sguardo cupo. <<Se vuoi posso...>> continuò. <<No, va' pure da Michael>>, lo interruppi avendo intuito dove voleve andare a parare. Alucard annuì con tristezza mascherata e saltò dalla finestra, lasciandomi sola. Sarei stata più comprensiva, se solo lui stesso avesse avuto il coraggio di venire a dirmelo, invece no.
Passavo più tempo da sola e con suo figlio Michael - e insieme al gruppo di Alexia all'addestramento delle guardie reali - che con Lucius. Come se non bastasse, anche quando eravamo nella stessa stanza, lui non era realmente presente: si sedeva alla mia scrivania a studiare qualche vecchio documento senza farmi avvicinare. Molte cose stavano cambiando. Io stavo cambiando: Jane mi obbligava a mangiare e subito dopo correvo in bagno e non riuscivo più dormire. Ovviamente, Lucius non lo notava...
Iniziai a sentirmi prigioniera nella mia stessa casa, nella mia stessa camera: al mattino Jane, la mia antipatica guardia personale, mi teneva segregata nella mia stanza; a pomeriggio inoltrato mi allenavo con Phoenix e Costanzo, litigando sempre e comunque con Alexia la borghesotta, che si credeva Dio sceso in terra, e con le sue caprette, che non facevano altro che eseguire i suoi ordini; infine la sera, sul tardi, mi sedevo sul davanzale della finestra della mia stanza, nascosto dalla pesante tenda bordeaux, e leggevo o sognavo a occhi aperti, aspettando che Alucard arrivasse con delle cattive notizie.
<<Aspetta...>> lo bloccai non appena entrò nella stanza e chiuse la porta dietro di sé. <<È in riunione o magari sta studiando un piano d'attacco e organizzando un nuovo gruppo di ricerca. Non importa. Va' dal tuo Ateyo>>.
Lui mi rivolse uno sguardo che diceva: <<Non so cosa fare. Vorrei aiutarti>>. Tornai a guardare al di là del vetro e vidi la guardia correre nel buio pesto della foresta circostante.
Mi fu vietato di uscire dalla stanza, se non previa autorizzazione. Non potevo andare in biblioteca e nemmeno vedere la mia famiglia, perché era troppo impegnata, né i miei amici, per qualche strana ragione che non ho mai compreso. Andavo esclusivamente agli allenamenti per le guardie reali, che con il tempo erano diventati praticamente insostenibili a causa della borghesotta. Non mi facevano leggere il giornale dei vampiri; anzi, ci misi molto ad accorgermi che questo divieto esisteva da molto tempo. Non avevo mai messo occhio su un solo articolo del giornale, a eccezione di quello che aveva letto Jules quando ero in un letto d'ospedale. Così decisi di chiedere aiuto all'unica persona in grado di sviare la sicurezza dei Romanov: Jules. Presi il telefono, le scrissi un messaggio e attesi una sua risposta.
SOS: sono rinchiusa da giorni. Penso di impazzire. Ho bisogno del tuo aiuto.
Rispose dopo qualche minuto.
Di che cosa hai bisogno? Sarò la tua fata madrina.
Tutti gli articoli che riesci a trovare di questi due mesi, quelli che parlano di me e magari di Alucard e Michael.
Dammi venti minuti e sono da te.
Dopo circa venti minuti, infatti, la sento fuori dalla mia porta inveire contro Jane, il mio carceriere. Mi alzo e corro ad aprire la porta.
<<Ho tutto il diritto di incontrare la mia migliore amica>>, squittisce Jules.
<<Non è autorizzata a entrare, signorina>>, risponde a denti stretti la mia guardia, guardando storto la mia migliore amica.
<<Senti, stronzetta...>> dice minacciosamente Jules. <<Ho fatto di tutto per questo castello e tu sei ancora viva grazie a me e alla ragazza che c'è lì dietro. Perciò tu mi fai entrare>>.
<<Falla entrare, Jane!>> ordino severamente. Non avevo mai usato un tono simile. Lei mi guarda stupita, spalancando la bocca e mostrandosi oltraggiata. <<Andrò subito a dirlo ai re>>, minaccia a denti stretti. Sibila qualcos'altro, ma io e la mia migliore amica le sbattiamo la porta in faccia.
<<Lessie!>> squittisce Jules saltandomi addosso. La prendo fra le braccia stringendola forte e inizio a ridere, annusandole i capelli rossi. Rido di gusto.
<<Jules, non sai quanto mi sei mancata>>, sussurrò. <<Mi sembrano passati secoli dal nostro ultimo incontro>>.
<<Anche tu>>, risponde la mia migliore amica.
Ci stacchiamo l'una dall'altra con riluttanza e ci sediamo sul mio letto.
<<Come sta Alex? Come sta Leo? Come stai tu?>> La riempio di domande. <<Raccontami quello che sta succedendo lì fuori. Qui dentro mi sembra di impazzire>>.
<<Non ti fanno proprio uscire?>>
<<Certo. Il massimo che posso fare è andare in una delle mille sale di questo castello trappola, ovviamente scortata dalla perfida Jane, e osservare Alexia laborghesotta farsi beffe di me>>, rispondo con sarcasmo. <<Da alcuni punti di vista, mi sembra di essere tornata all'asilo>>. Jules ridacchia.
<<C'è da dire, però, che è comprensibile. Non tutti hanno la fortuna di nascere in una famiglia aristocratica...>>, risponde.
<<Nessuno più di me potrebbe capirlo, ma questo non significa che possono permettersi di comportarsi in questo modo>>, ribatto alzando le sopracciglia.
<<Questa frase non mi è nuova>>, ridacchia riferendosi alla Flaved Lessie.
<<Già. La Flaved Lessie. Sembra passato un millennio dall'operazione>>.
<<Sarebbe bello rimetterla in piedi>>, propone.
<<Sì, è vero. Se solo non fossi considerata un'emarginata sociale... A quanto pare, vengo definita "puttanella">>, spiego scura in volto. <<Chi mi seguirebbe?>>
<<Io, Alec, Leo, Dragos, Abel... Devo continuare con l'elenco?>> ribatte incrociando le braccia al petto.
<<Hai portato ciò che ti ho chiesto?>> chiedo cambiando argomento.
<<Che fatina madrina sarei, altrimenti?>> sghignazza. Schiocca le dita e appare una pila di giornali.
<<Una pila? Quanti giornali sono?>> chiedo avvicinandomi ai fogli bianchi e neri.
<<Sono circa una cinquantina>>, risponde. <<Sono già suddivisi per argomento, ma questi sono i più importanti>>, spiega porgendomi cinque quotidiani. Ritorniamo sul mio gigantesco letto e ci sediamo l'una davanti all'altra. Sistemo i giornali in mezzo a noi, così da leggerne facilmente il contenuto.
Spazio autrice
Ecco qui un nuovo capitolo!
Lisandra prigioniera nella sua stessa stanza... non è una cosa sospetta?
E Lucius sempre più distaccato? Alcuni di voi saranno di sicuro contenti di quello che sta per accadere in questi prossimi capitoli. Preparatevi.
❤️
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