Capitolo 3: Il contatto
𝓛𝓾𝓬𝓲𝓾𝓼
Milena è accanto a me e ridacchia.
«Zitta», borbotto a denti stretti.
«Hai abbassato lo sguardo non appena lei ha posato gli occhi su di te», sghignazza dondolando leggermente le spalle.
«Chiudi la bocca!»ribadisco ringhiando. «Da quando sei diventata così fastidiosa? Non avevi detto che saresti stata il più lontano possibile da me?»continuo a bassa voce.
«Semplice: prima tu raggiungerai Lisandra, prima io sarò libera dalla prigionia», risponde con un sorriso falso.
«Egoista, come sempre», affermo.
«Da che pulpito!»ribatte Milena con tono di sfida.
«Chiudi il becco! Non riesco a sentire, c'è troppa confusione», ringhio cercando di focalizzarmi sulla conversazione tra Lisandra e Alexandru.
«Stai cercando di origliare?»sogghigna Milena.
«No, sto cercando di capire. O meglio, di capire lei», rispondo osservando i due ragazzi.
Milena sospira e alza le spalle. «Sai cosa sta pensando?»
«Tu non leggi nella mente, quindi chiudi quella bocca!»ringhio minacciosamente.
«Sta sbuffando e pensando Tu lo guardi e lui abbassa gli occhi. Io andrei da lei a dirle Tu lo guardi e lui abbassa gli occhi perché ti stava già guardando», ridacchia attirando l'attenzione di Sebastian, che si trova dal lato opposto della sala da ballo.
«Bisognerebbe innamorarsi così, sai?»mi bisbiglia nell'orecchio Milena. Sebastian si avvicina circospetto.
«Zitta», la fermo. Sposto lo sguardo e osservo la piccola Mikelaus. Indossa una abito blu notte con un corpetto in velluto che le cade dolcemente sulle spalle e una gonna in tulle blu crepuscolo. Alexandru le cinge la vita dolcemente, mentre lei mantiene una certa distanza. Sembra diffidente. Ha paura di qualcosa. Ma di cosa?
«Di cosa?»chiede nuovamente il novello sposo, scostandola leggermente.
«Io...»balbetta lei a testa bassa.
Il mondo umano l'ha rovinata. Che cos'ha? Trema, ma non ha freddo.
«Che cosa ti spaventa tanto?»chiede dolcemente il novello sposo con tono preoccupato.
La musica finisce e lei non ha ancora risposto.
«Fratello, ti disturbo?»domanda Sebastian alzando un sopracciglio. Si siede al mio fianco.
«No, fratello», rispondo pacatamente.
«Sembri assorto. Che cosa ti turba?»Segue il mio sguardo e alza un sopracciglio non appena capisce che sto guardando Lisandra Mikelaus.
«Dovremmo ucciderla», sibila a denti stretti.
«Fratello, vorrei parlarti in privato», affermo alzandomi. Attendo che Sebastian mi segua e andiamo in biblioteca.
Racconto della scoperta: Lisandra Mikelaus è la mia Ateyo. In più aggiungo qualche particolare in merito alle supposizioni di Milena.
«Stai scherzando?»sbotto stupefatto Sebastian.
«No, fratello», rispondo cercando di rimanere calmo.
«Quindi è stata lei? È stata lei a entrare e a svegliarti? È lei la tua Ateyo?»chiede disorientato.
«Sì», ribadisco.
«Come ha fatto?»domanda il mio fratello biondo.
«Non lo so... Non avrei mai pensato di...» mormoro.
«Di stare con una ragazzina?»ride in modo saccente.
«Dovrebbe compiere diciannove anni tra pochi mesi», gli ricordo.
«Ne sei innamorato?»chiede di getto.
«No!»sbotto.
«Quando rispondi così velocemente, di solito, è un sì...»
«Ho fatto un'eccezione».
«Ho visto come la guardi: nella radura non le toglievi gli occhi di dosso e quando è entrata nella sala da ballo, i tuoi occhi hanno ripreso vita. Non ti ho mai visto così, se non per Milena, la sera del ballo», spiega.
«Non lo so», borbotto. «Credi che Milena dica la verità?»domando.
«Intendi se sia possibile che la piccola Mikelaus, durante il suo periodo di tortura con i ribelli, abbia viaggiato nel tempo e si sia infilata in corpi di persone che tu avresti dovuto incontrare?»
«Esattamente».
«Molto probabile. Milena, quando era umana, aveva gli occhi azzurri, ma quando l'abbiamo conosciuta al ballo i suoi occhi erano neri come la pece. Non capisco nulla di questo discorso spazio-tempo. Non è normale», afferma Sebastian poggiandosi una mano sulla fronte, confuso.
«Da quando la nostra vita è normale?»sghignazzo. Sebastian risponde con una risata.
«Cosa hai intenzione di fare?»chiede.
«Deve venire a vivere qui e sposarmi», impongo.
«E la obbligherai a vivere una vita che magari non pensa di voler vivere?»mi interrompe Nicolae comparendo dal fondo della biblioteca. «Vi ho visto allontanarvi, così vi ho seguito...»spiega. «Non vi ha sentito nessuno», mi assicura subito dopo.
«Che cosa mi suggerisci di fare allora?»ribatto aggressivamente.
«Sei famoso per le tue capacità da corteggiatore burbero», ridacchia Sebastian.
«Conquistala. Falla innamorare di te», propone Nicolae.
«Stava ballando con suo fratello Licano. Va', mettiti in mezzo e presentati. L'hai già fatto, o sbaglio?»irrompe Sebastian alzando un sopracciglio riferendosi al ballo con Milena, quando avrei dovuto avere il terzo turno con lei e invece feci di testa mia.
«Cosa dovrei farle? Darle dei cioccolatini e dei fiori?»chiedo confuso.
«Devi renderla tua, ma senza forzarla», risponde Nicolae.
«Devo proprio?»sospiro sconsolato.
«Per tutta la vita sei stato abituato ad avere la pappa pronta. Ora devi sudartela», risponde Sebastian con uno strano sorriso sulla faccia.
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«Non ti manca tutto questo?»chiede d'un tratto mio fratello mentre danziamo.
«No». Sì.
Nonostante la mia nuova vita umana mi abbia fatto divertire e provare nuove emozioni, non è stato come vivere con la famiglia Mikelaus e con i miei amici della Flaved Lessie. Solo ora mi rendo conto che avrei potuto cambiare il mio nome, ma non l'ho fatto. Avrei potuto tingermi i capelli per diventare una nuova persona, ma non l'ho fatto. Non ho fatto nulla per cambiare la mia persona, anche se pensavo di cercare una nuova vita.
Ho sempre pensato, nel corso di quest'anno a Vatra Dornei, di non volere più una vita nel mondo sovrannaturale, di voler abbandonare tutto e tutti, ma non ho fatto molto caso alle mie sensazioni. Devo solo accettarlo. Ho sempre desiderato avere un pizzico di sovrannaturale nella mia vita. E allora perché sono scappata dopo averlo ottenuto?
Ho chiuso le emozioni per troppo tempo dentro a una scatola in camera mia, quella scatola che mi aveva fatto recapitare Anca all'inizio della mia avventura nel mondo umano.
«Stavo ascoltando prima, quando parlavi con Alex. Che cosa ti spaventa tanto?» chiede preoccupato Licano.
I miei occhi finiscono oltre le sue spalle e osservano i tre fratelli Romanov entrare nella sala da ballo.
Licano mi fa volteggiare fino a farmi dare le spalle ai tre re, che emanano superbia e potenza.
«Senti, Lic... devo dirti una cosa», mormoro a bassa voce.
«Che cosa?»
«Sono successe un sacco di cose», bisbiglio.
«E spero che tu possa raccontarmele», risponde pacatamente.
Per la prima volta agisco impulsivamente pur mantenendo una leggera razionalità. Chiudo gli occhi e mi concentro leggermente, mentre Licano corruga la fronte, confuso. Una leggera aura invisibile ci circonda, rassicurandomi e permettendomi di parlare liberamente, senza che nessuno origli.
«Lic, mi dispiace», sussurro a testa china.
«Non dirlo», mi zittisce. «Io potevo...»
«Sono sempre stata al centro della tua vita e non ti ho permesso di vivere la tua. È stata colpa mia. Sono stata egoista», mi scuso.
«Avrei potuto comunque starti accanto... Tu sei stata imprigionata e poi... ti volevano tutti morti qui», sussurra debolmente.
«Sì, sono successe tante cose, ma l'importante è essere tornati insieme», dico con un sorriso.
«Che cosa ti hanno fatto lì dentro? Perché io sento di non sapere nulla rispetto a tutti gli altri?»chiede in modo retorico.
«Il nonno sarebbe venuto a saperlo e ora ti sto dicendo tutto. Non mi importa più se lui lo verrà a sapere. Ti dirò tutto quello che vuoi sapere», affermo.
«Perché hai deciso di mentire all'iniziazione?»domanda Licano.
«Era la cosa giusta da fare. Io, ancor prima di venire qui in Romania, sapevo come ci si sentiva a essere considerata Feccia pur sapendo fare molte cose. Se nessuno è disposto a cambiare, allora devi farlo tu, no?»spiego. Licano sorride.
«Come e quando hai scoperto di essere una Skiarat?»esorta mio fratello.
«Quando ci hanno mandato a uccidere i cacciatori».
«Stai bene? Ti piace la vita con quella famiglia umana?», mormora.
«Sono stata meglio», rispondo con amarezza. «C'è una cosa importante che devo dirti», dico all'improvviso. Nel frattempo comincia un altro brano.
«Che cosa? Mi preoccupi», insiste con tono allarmato.
«Ho trovato il mio Ateyo», rispondo d'un fiato. Licano si irrigidisce.
«Chi è?»
«È complicato», ammetto stringendomi nelle spalle.
«Chi è?»chiede un'altra volta in tono più minaccioso.
«È del clan Romanov», sussurro.
«Lis, non ti ho chiesto di giocare agli indovinelli. Ti ho chiesto chi è il tuo Ateyo», esorta Licano.
«Lucius», rispondo trattenendo il fiato.
Licano deglutisce a fatica. È una cosa difficile da digerire, lo capisco, ma...
«Oh signore...»afferma stupefatto con gli occhi spalancati. Mi stacco da lui e mi volto.
Lucius Romanov in carne e ossa, davanti a me.
«Potrei avere l'onore?»chiede gentilmente tendendo una mano verso di me. Licano mi rivolge uno sguardo preoccupato e uno strano formicolio mi pervade il petto.
Annuisco nervosamente e afferro la mano del re Lucius. Il contatto con la sua mano fredda mi fa rabbrividire, ma la cosa che mi scuote maggiormente sono i suoi occhi, fissi su di me.
La musica continua e lui mi mette una mano sul fianco.
«Non ci siamo ancora presentati», afferma mentre balliamo. Il mio cervello cerca di elaborare il fatto che è la terza volta che danzo con lui.
«Un completo nero con bordi rossi e una grossa collana con lo stemma della casata dei Romanov. Capelli lunghi neri, occhi rossi come il sangue e un atteggiamento dispotico. Se non erro, sei Lucius Romanov», ribatto con sarcasmo, ridacchiando e sbattendo le palpebre. Tutti i nervi sono sull'attenti, ma allo stesso tempo sento di poter essere me stessa con lui.
«Che lingua la ragazza!»esclama in modo presuntuoso. Rido di gusto. «La faccio ridere, signorina?»
«No, signore. Tuttavia, questa frase mi ha fatto venire in mente la volta in cui mi è stata detta per la prima volta», rispondo sorridendo.
«Allora deve esserci un fondo di verità», ammette Lucius.
«Assolutamente», rido.
«Un cuore che cerca sente bene che qualcosa gli manca, ma un cuore che ha perduto sa di cosa è stato privato», afferma.
«È Goethe!»esclamo.
«Questa volta sa chi è?»sorride presuntuosamente.
«Non capisco», rispondo leggermente in ansia.
«Quale persona le è interessata di più?»insiste.
«Come, prego?»ribatto staccandomi violentemente da lui.
«Come vorreste essere chiamata? Lucinda? Darla? Denise? O forse Milena?»insinua con atteggiamento borioso.
La musica si ferma e tutti gli occhi sono su di noi, al centro della sala. Con uno scatto rapido, Licano e Alexandru mi raggiungono e lo stesso fanno Sebastian e Nicolae con Lucius.
«Meno male che avresti dovuto avere maggiore delicatezza!»esclama retoricamente il fratello biondo.
«Fratello?»interviene Nicolae appoggiando una mano sulla spalla di Lucius, ormai arrabbiato.
«Tutto bene?»chiede preoccupato Licano al mio fianco. Tuttavia non faccio caso a lui né ai re davanti a me. Il brusio della folla si fa molto più forte. «Meno male che è solo un sogno...»è l'unica cosa che riesco a capire, prima di...
Cosa significa che è solo un sogno?
COSA SIGNIFICA?
Il mio petto si alza e si abbassa bruscamente.
Tutto intorno a me inizia a girare vorticosamente e a diventare sfocato. Sono io che giro e che non vedo più o è il resto del mondo?
Cosa sta succedendo?
Non riesco più a respirare.
Tutto diventa buio.
Lucius? Lucius, dove sei? Ti prego. Dove sei? Ho bisogno di te. Ti prego.
Non avrei mai pensato di chiedere aiuto a Lucius Romanov, tantomeno di supplicarlo, ma ho bisogno di lui. Voglio ritornare a ballare con lui, non importa dove. Voglio che ci sia lui.
Un lampo bianco irrompe nel buio e il suo candore si diffonde per tutto lo spazio. Resto immobile per terra.
Dove mi trovo?
Sbatto ripetutamente le palpebre. La testa continua a girare vorticosamente. Al centro della stanza, se così si può definire, si materializza una grande pozza scarlatta.
Mi alzo e inaspettatamente si creano dei cerchi continui, come se qualcosa stesse venendo a galla.
All'improvviso, una donna esce dalla pozza di liquido rosso camminando lentamente, facendomi uscire il cuore dal petto per lo spavento. È ricoperta di sangue ed è nuda, con i seni tondi e sodi. Ha delle curve da favola. I capelli, bruni e anch'essi sporchi, sono sistemati in maniera ordinata e le arrivano alla fine della schiena.
«Finalmente ci incontriamo, Lisandra Mikelaus», afferma la donna.
«Come sai il mio nome?»borbotto in maniera scontrosa.
«Io so molte cose», ribatte.
«Chi sei?» chiedo sconvolta.
«Mi conoscono con molti nomi, ma tu puoi chiamarmi Lilith», afferma con superbia.
Deglutisco a fatica.
«Lilith, la prima moglie di Adamo?»
«Non azzardarti a menzionare quell'essere benevolo», ringhia con disgusto. «Io sono la moglie del sommo padrone degli inferi», continua con orgoglio.
Rimango senza fiato. Non è possibile. È tutta una barzelletta.
«Non mi credi, vero?»sghignazza con un sorriso beffardo stampato sulla faccia. Alza la mano sinistra e un vento improvviso mi fa sbattere contro una strana parete, scaraventandomi di nuovo a terra.
«Non capisco. Dove sono? Cosa ci faccio qui? E poi che razza di posto è? Non...»balbetto velocemente.
«Ti ho osservato per molto tempo e ho pensato: questa ragazza è la compagna destinata all'uomo che ha trasformato il mio amato, quindi perché non fare lo stesso? Potrei renderti un originale, eppure...»sospira con uno strano tono di voce, come se avesse un secondo fine.
«Perché? Eppure cosa?»
«Perché così ci divertiremmo, no?»ridacchia alzando le spalle in maniera sensuale.
«Non ha senso», commento. «Tuttavia, ho ragionato diverse volte sul da farsi e poi... un lampo di genio», mi interrompe.
Mi sento tutta scombussolata.
«Mi dispiace che tu abbia dovuto vivere tutto ciò che hai subito nei diciotto anni della tua vita, perciò ti concederò tre desideri per intervenire nello spazio-tempo. Devi solo scegliere le occasioni in cui interporsi», spiega Lilith..
«Non sto capendo», mormoro confusa. Continuo a scuotere la testa e a guardarmi intorno.
«Ogni volta che lo riterrai opportuno, accendi un sogno e lascialo bruciare in te. — William Shakespeare», afferma.
Scuoto la testa confusa.
«I vecchi tempi non tornano più. Lo dice già il nome, sono vecchi. I nuovi tempi non possono mai essere come i vecchi. Quando tentano di farlo, risultano vecchi e logori, come le persone che li desiderano. Mai rimpiangere i vecchi tempi. Chi li rimpiange è vecchio e triste. — Daniel Glattauer».
La testa continua a girare. Sento che sto per svenire. «Il diavolo non viene da noi con la sua faccia rossa e le corna. Lui viene da noi travestito da tutto quello che hai sempre desiderato. — American Horror Story», ribatto. La donna sporca di sangue alza un sopracciglio.
«Ci hanno promesso che i sogni possono diventare realtà, ma hanno dimenticato di dirci che anche gli incubi sono sogni. – Oscar Wilde», dice inclinando la testa.
«Devi continuare ancora per molto?»chiedo con acidità.
Ad ogni avvenimento è collegato qualcosa: alla morte di Jules è collegata quella di Alec. Se cambiassi qualcosa, necessariamente muterebbe anche il resto delle vicende.
«Quali sono i tuoi maggiori desideri?»La sua voce emana lussuria e sensualità.
«Deciditi. Il tempo sta per scadere», continua dondolando la testa. Inizia a giocare con le dita, muovendo l'indice a destra e a sinistra a mo' di lancetta. All'improvviso, alza la mano destra e incomincia il conto alla rovescia. «Tre... due... uno...»
«Mio padre», balbetto insicura. «Il primo desiderio è salvare mio padre», ripeto.
«Qual è il secondo desiderio?»chiede Lilith con un sorriso beffardo.
«Jules. Voglio salvare Jules», dico all'ultimo istante.
Più cambierò qualcosa, più tutto verrà alterato.
«E il terzo?»esorta Lilith.
Scuoto la testa. No.
«No, cosa?»
«Non saprei cosa desiderare», rispondo timidamente. Non voglio cambiare nient'altro.
«Ne sei proprio sicura?»sospira con tono tentatore.
Annuisco.
«Non desideri magari... di non essere entrata nella sala Sulbèn... di non essere intrappolata e torturata da Michelle Krauss?»
Scuoto nuovamente la testa. Respiro a fatica. «Hai detto di volermi trasformare in un originale. Perché ci hai ripensato?»chiedo con cautela.
«Che senso avrebbe? Sono più divertenti i tre desideri», risponde con sensualità Lilith, emettendo un piccolo sbuffo. «Così puoi incolpare solo te stessa per le tue scelte»
«E concedermi l'immortalità non lo sarebbe?»ribatto. «Soffrirei in eterno».
«No», risponde.
«Perché?»insito.
«Perché saresti indistruttibile, se non con il fuoco, e non mi divertirei più», ride fingendo un broncio.
«E allora cosa lo è?»
«Per esempio, dire a quei poveri esseri umani che il fuoco e lo smembramento sono le uniche cose che possono distruggere i vampiri, nonostante loro lo abbiano interpretato come messaggio di Dio», commenta.
«Quindi non state espressamente da una parte, voi». Sto cercando di capirci qualcosa. Lilith fa gli occhi dolci.
«Non potremmo raggiungere un compromesso?»propongo.
«Io non scendo a compromessi!»urla scaraventandomi contro il muro bianco indistinto. Il suo viso, sporco di sangue, si corruga.
Mi alzo con cautela. «Allora, che ne dici di svagarti di più? Perché non regalarmi l'immortalità lasciandomi tutte le debolezze umane?»Lilith alza un sopracciglio con tono di sfida. «In fondo, con le streghe lo fate...»
«Potrebbe essere divertente», si lascia convincere.
Fa un sorriso maligno e, pochi secondi dopo, schiocca le dita. La sensazione di cadere mi pervade improvvisamente e intorno a me tutto diventa nero, come se stessi precipitando in un grosso e profondo buco nero. L'ultima cosa che sento è Lilith che ridacchia.
«Bene, iniziamo dal primo desiderio».
9 maggio 2011
Qualcuno mi scosse e pregai con tutte le mie forze che fosse Lucius. Non volevo nessun altro all'infuori di lui.
«Lis, va tutto bene. Era solo un sogno», affermò una voce calda e familiare. Aprii gli occhi e vidi davanti a me un uomo pallido con i capelli corti neri. Mio padre.
«Papà?»borbottai debolmente.
Avevo la voce stridente, come quando ero piccola. Abbassai la testa e mi guardai le mani: erano piccole e soffici. Analizzai la mia posizione. Ero sul vecchio e piccolo letto della mia camera minuscola in Canada e mio padre, vivo, era davanti a me, seduto su una sedia di legno chiaro.
«Va tutto bene», ripeté poggiandomi una mano sulla guancia.
Era buio. L'unica fonte di luce era la piccola spina attaccata sulla destra del mio armadio a muro.
«Papà?»sussurrai iniziando a piangere.
Scostai con fatica le pesanti coperte e mi buttai tra le sue braccia.
«Papà», ripetei piangendo.
«Che cosa hai sognato?»mi chiese accarezzandomi la nuca.
«Io... C'era una persona cattiva che voleva farmi del male e poi... tu non c'eri più e...»singhiozzai.
«Era solo un sogno. Io rimarrò qui per sempre», sorrise.
Spostai per un secondo lo sguardo verso il comodino, dove di solito tenevo una sveglia con uno schermo luminoso che mostrava il giorno e l'ora. Era il 9 maggio 2011 e il giorno successivo sarebbe stato il 10 maggio, il giorno in cui mio padre non fece più ritorno a casa.
«Papà, tu ami la mamma?»chiesi con l'ingenuità di una bambina.
«È complicato, tesoro», cercò di spiegare malgrado io sapessi la verità.
«Papà, lo sai che Matteo è innamorato di me?»
«Matteo, il bambino della porta accanto? Ma no. Sicuramente gli piaci, ma non pensò che sia innamorato».
«Ma non vuol dire la stessa cosa?»
«NO, tesoro. Essere innamorato vuol dire ben altro...»disse con amarezza. La Lisandra grandepensò subito ad Anca.
«Quindi, se lui mi aiuta a colorare, mi chiude il grembiulino, lava i miei pennelli, mi dà il pezzo più grande della sua merenda, gioca con i miei capelli, non è innamorato?»
Mio padre rimase in silenzio per alcuni secondi. «Oh, scusa, non sapevo di tutte queste cose. Forse è molto più innamorato lui di molti adulti. Dovremmo prendere tutti lezioni da Matteo», mi rispose ridendo.
La sua risata mi rese felice, ma allo stesso tempo mi riempii di tristezza.
La porta, socchiusa, si aprì e sulla soglia apparve mia madre, Jennyfer. Sotto di me sentii mio padre irrigidirsi, mentre mia madre ci guardava con rabbia.
«L'ho sentita piangere, così sono venuto a tranquillarla», spiegò lui.
«Lo vedo», disse freddamente mia madre. «Posso parlarti in cucina?»continuò a denti stretti. Mio padre annuì e mia madre uscì dal mio campo visivo. Papà mi prese in braccio, mi mise sotto le coperte e si soffermò a darmi un bacio sulla fronte.
«Papà», sussurrai quando fu a meno di un centimetro da me. «Domani non andare al lavoro. La mamma ti ucciderà».
Lui si alzò e uscii dalla stanza in silenzio. Le mie palpebre si fecero sempre più pesanti e mi addormentai.
Era strano. Nel sogno, tutti gli avvenimenti che avvennero da quel fatidico giorno in poi mi passarono davanti come un trailer, con un'unica differenza: mia madre venne uccisa da mio padre. Di conseguenza, non sono responsabile della sua morte. Eppure, se lei non è più esistita dopo i miei nove anni, avrei dovuto trasferirmi immediatamente in Romania e cambiare subito le mie amicizie, con la conseguente eliminazione spazio-temporale della Flaved Lessie.
Perché non cambiano, allora?
12 maggio 2011
«Abbassa la voce, che tua sorella sta dormendo», sibilò mio padre dalla cucina. Mi alzai in punta di piedi, mi avvicinai alla porta e poggiai un orecchio sulla porta.
«Che cosa significa quello che mi hai mostrato? Perché hai gli occhi rossi? E perché li ho anch'io? Cos'è successo?»balbettò Licano.
«Ti sei semplicemente arrabbiato e quello che ti ho mostrato ha scatenato una reazione a catena che tua madre aveva fatto reprimere da una strega», spiegò papà.
«Quindi in cosa mi sto trasformando?»chiese mio fratello in preda al panico.
«Abbassa la voce», ribadì mio padre. «Sei arrivata», affermò, poi, con sollievo.
«Chi è questa donna?»domandò furioso Licano, adolescente.
«Ti istruirà e ci aiuterà con il trasloco in Romania», affermò papà.
«Trasloco in Romania? Non si può», interruppe Licano.
«Per quale motivo?»
«Lisandra si è appena trovato un nuovo amico. Deve finire di studiare e a andare al liceo... Non potete semplicemente prenderci e portarci in Romania. Abbiamo una vita qui e per lei sarebbe un cambiamento senza senso. Ha solo nove anni. Se io scomparissi se ne accorgerebbero tutti e...»balbettò mio fratello.
«Va bene, figliolo. Calmati, però», disse mio padre in tono pacato.
«Emilian, come facciamo con i suoi occhi?»Era la voce di Anca.
«Delle lenti a contatto. Le ho sempre usate», sussurrò mio padre. «Finito il primo ciclo scolastico, prima di iniziare il liceo si torna a casa, però», disse in tono severo.
Fine estate 2016
La macchina si fermò davanti alla tenuta, che ormai conoscevo assai bene. La scrutai con malinconia. Non potevo ammettere a me stessa quanto mi mancasse vivere lì. Scesi e chiusi la portiera. La grande porta d'ingresso si aprì e apparve l'uomo-triangolo.
«Bentornato a casa, signore», affermò felice.
«Grazie», rispose mio padre. «Questi sono Licano e Lisandra», ci presentò. L'uomo-triangolo fece una riverenza.
Papà si mise tra me e Licano e ci condusse nella sala. Per la prima volta vidi i miei nonni.
«Anca ci aveva avvisato del vostro arrivo». Non appena la porta si aprì, la voce profonda di mio nonno rimbombò tra le mura. L'arredamento non era cambiato, così come i suoni.
«Mi chiamo Grigore Mikelaus e sono tuo nonno. Accanto a me c'è Crina Mikelaus, mia moglie e tua nonna», affermò.
Le presentazioni continuarono esattamente come si erano svolte nell'altra linea temporale, se così posso definirla, e si ripeterono le mie abituali ore di addestramento, con la sola eccezione che Anca non avrebbe più desiderato uccidermi per via della mia eccessiva somiglianza a mio padre. I segreti che sapevo già vennero a galla lentamente e più o meno come accaduto nell'altra linea temporale. Persino il libro del mio clan era stato modificato dal capitolo su mio padre in poi.
Emilian Mikelaus
Emilian Mikelaus, una volta Emilian Daraboi, nacque nel 1700 da una famiglia aristocratica della Romania. A ventun'anni organizzò una festa nella sua grande tenuta per celebrare la sua maggiore età, in occasione della quale incontrò gli amanti Mikelaus. Durante i festeggiamenti egli cadde da tre rampe di scale e la coppia decise di salvarlo. Da quel giorno divenne loro figlio. Emilian Mikelaus, sebbene non sia davvero imparentato con lui, di corporatura assomiglia al Mikelaus originale in modo incredibile; è un uomo astuto, intelligente e un ottimo combattente. Per questo motivo fu accolto nel clan Mikelaus così come in quello dei Romanov. Il clan Mikelaus, composto da tre elementi, si stabilì nella tenuta Daraboi, ora Mikelaus. Nel 1750, grazie ad una strega, si scoprì che Emilian e Grigore provenivano dallo stesso ramo della famiglia Mikelaus.
Nel 1980 Emilian fu rapito da alcuni cacciatori americani e tenuto in ostaggio prima da Peter Stiel e poi, dopo la sua morte, da sua figlia Jennyfer Stiel.
Nei primi tempi l'umana cacciatrice Jennyfer Stiel lo tenne in una prigione, poi in una casa usandolo per il suo puro piacere, dando vita a due ibridi: Licano e Lisandra Mikelaus.
Alcuni anni dopo la nascita della figlia femmina, Emilian reagì con successo ai soprusi della guardia, ottenendo la morte della sua carceraria e il completo possesso dei suoi figli.
Egli possedeva un grosso potere difensivo, oltre a quello fisico e mentale che gli permetteva di difendere se stesso e gli altri attraverso il controllo della mente.
Anca Mikelaus
Nacque nel 1770 da una famiglia borghese della società francese. Allo scoppio della rivoluzione francese, nel 1789, conobbe Emilian Mikelaus in occasione di una rivolta nel corso della quale l'esercito del re irruppe e la ferì. Il giovane Mikelaus la riconobbe subito come sua compagna nella vita e la trasformò. Rimasero insieme fin quando lui non venne rapito dai cacciatori americani.
Oggi la giovane Mikelaus è tornata insieme al suo compagno.
Ella possiede il potere della telecinesi.
Licano Mikelaus
È un ibrido nato dalla fusione tra il vampiro Emilian Mikelaus e Jennyfer Stiel nel 1998. Nel 2016 scoprì la verità sulle sue origini e chiese la trasformazione, che venne accettata.
Egli è un giovane nato per essere un guerriero e possiede il potere dell'idromanzia
Mentre alcune cose erano rimaste immutate, altre erano cambiate.
Il giorno dell'Iniziazione all'istituto Romanov
Il giorno che temevo di più, quello in cui avrei deluso mio padre, arrivò. Dopo l'iniziazione andai a casa e non cambiò molto: venni trattata esattamente come aveva fatto mio nonno nell'altra linea temporale. Quella volta, tuttavia, lo fece mio padre. Emisi un grande respiro, che conteneva tutta la frustrazione possibile e immaginabile. Se non avessi fatto quella scelta, se non avessi scelto la Feccia, molte cose non sarebbero accadute: non avrei conosciuto i ragazzi, non avrei capito di essere la Skiarat, non avrei formato la Flaved Lessie, non verrei chiamata la sanguinaria, non avrei dato modo a Ruxandra di conoscere Alex, non avrei conosciuto Jules, non avrei costruito una casa tutta mia, non avrei aperto il sarcofago d'oro della sala Sulbén... Qual era la difformità? Anca non partecipava più alla Flaved Lessie, poiché, anche lei delusa dai miei fallimenti, non si era più avvicinata a me.
Se non fosse stato per quel giorno, io non sarei mai stata rapita e, di conseguenza, non avrei mai conosciuto Lucinda, Darla, Denise e Milena e non mi sarei mai innamorata di un mostro senza cuore come Lucius Romanov.
«Hello! Mi senti?»Qualcuno mi schiaffeggia. Apro gli occhi, li sbatto ripetutamente e sobbalzo quando mi rendo conto che davanti a me c'è Lilith. Non è più ricoperta di sangue e ha i capelli pettinati all'indietro in maniera ordinata, ma è ancora nuda.
«Ti è piaciuto questo primo desiderio?»sogghigna. Annuisco.
«Sei pronta per il secondo?»chiede entusiasta.
«Sì», rispondo. Sono stanca tanto mentalmente quanto fisicamente.
La moglie del signore degli inferi schiocca le dita e tutto intorno a me diventa vorticosamente nero.
La prima cosa che sentii fu il dolore, seguito da un tintinnio metallico. Aprii gli occhi e non vidi altro che del tessuto scuro e fastidioso sulla testa.
«Muoviti», ringhiò qualcuno tirandomi e facendomi quasi cadere.
«Sono umana. Va' con calma», borbottai.
Mi fermarono e mi obbligarono a inginocchiarmi.
È il momento di riportare Jules indietro?
«Che cosa significa?»urlò Sebastian alle mie spalle.
Mi sembra così strano ritornare qui, alla vera luce..., pensai.
«Questo è un omaggio a voi!»urlò Michèlle con gioia, scatenando cori di esultanza.
«Mamma, posso farlo io anch'io? Non lasciamo ai lupi tutto il divertimento», sentii supplicare Jules.
Jules!
Lo stomaco andò in subbuglio e i polmoni smisero di funzionare per un po'.
«Mostrami cosa sai fare. Sono orgogliosa di te, figlia mia», rispose Michèlle.
Mentre Jules si avvicinava con passi decisi, il mio respiro si faceva sempre più pesante.
Mi tolse il cappuccio, ma tenni la testa bassa, in attesa della sua battuta.
«È ora di fare quello che dobbiamo fare», mormoro sorridendo.
Ecco la frase d'inizio. Mi scaldò il cuore, sciogliendolo come se fosse cera.
Tutti i prigionieri, incappucciati, ruppero le loro catene di corda con movimenti fluidi e rapidi, si tolsero i cappucci e uccisero i lupi vicini, depredandone i corpi e ricavandone le poche armi necessarie. Jules mi liberò e ci mettemmo spalla contro spalla.
«Mi sei mancata», sussurrò con gioia. «Dico davvero». La abbracciai nonostante il momento fosse poco indicato.
Lei sciolse l'abbraccio, si voltò e attese che mio nonno le leggesse la mente. Lui spalancò gli occhi, corse al fianco di Lucius e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
Lucius ascoltò attentamente Grigore e fissò negli occhi Jules. Rimasi con lo sguardo rivolto al presidente della ribellione, che ci guardava con odio, rabbia e stupore.
Jules, cosa gli hai detto?
Lo stretto necessario affinché ci aiutino, ridacchia nella mia mente.
Lucius alzò una mano e tutti coloro che erano dietro di lui iniziarono a correre verso di noi. La presidentessa della ribellione fece lo stesso e tutti coloro che erano al suo seguito cominciarono a correre nella nostra direzione.
Jules tentò di passarmi un fucile.
«No, preferisco i coltelli», afferma facendo l'occhiolino e prendendo due coltelli dalle sue tasche.«Sei pronta?»chiesi con una certa eccitazione mentre giocavo con i coltelli tra le mani.
«Sempre», sorrise al mio fianco Jules.
Un cacciatore umano corse verso di me. Gli andai incontro e gli tagliai la gola, con fermezza.
Un cacciatore, un lupo, un cacciatore, un lupo. Tutti facevano la stessa fine: morti.
A metà battaglia, alcuni cacciatori e lupi scapparono, mentre le streghe si strinsero le mani e iniziarono a mormorare parole indistinte, proprio come io ricordavo. Mi fermai per esaminare ciò che mi circondava: tutto era uguale, anche se questa volta Jules doveva sopravvivere.
I tre fratelli Romanov e i nobili al loro fianco si gustavano la scena violenta. Quando vidi un lupo in fiamme passare davanti a me, mi accorsi che accanto a me c'era Ruxandra. Aveva liberato il suo spazio vitale e mi guardava con un miscuglio tra l'ansia del momento e la gioia per il fatto di vedermi viva e vegeta accanto a lei.
«Dagli fuoco», sogghignai indicando con la testa le streghe.
Lei ricambiò il sorriso e corse verso le streghe. Agitò le mani e tra di esse comparve una fiamma.
All'improvviso, le streghe cominciarono a scappare, tranne una: Michèlle Krauss. Era immobile in mezzo alla radura, con lo sguardo fisso alle mie spalle.
Mi voltai e vidi Jules con due cacciatori alle calcagna.
Michèlle le stava lanciando un incantesimo destabilizzante perché voleva farla morire. Nell'altra linea temporale ci era riuscita, ma questa volta non gliel'avrei permesso. Ritornai con lo sguardo davanti a me e corsi precipitosamente verso la madre di Jules. Quando gli occhi della donna puntarono su di me, tuttavia, era troppo tardi. La sua gola era ormai tagliata e da essa sgorgava sangue a fiotti. Mi voltai verso Jules nello stesso istante in cui i cacciatori caddero a terra agonizzanti e morenti.
Tirai un sospiro di sollievo. Jules è salva, pensai.
«Jules?»chiesi con voce tremante.
«Uh», disse contenta passandosi una mano sulla fronte per asciugarsela dal sudore. Alec le corse subito accanto, la baciò e l'abbracciò. «Sei viva. Lo sapevo», le sussurrò all'orecchio. La baciò sul collo. Se lui fosse stato umano, avrei visto di sicuro delle lacrime su quel viso. Jules ricambiò tutto quell'affetto con il viso intriso di lacrime di gioia.
Emisi un respiro di gioia, ma all'improvviso i miei ricordi del vero vennero modificati: Alec non volle più morire.
«Bene, bene, bene...»disse Sebastian con un applauso, attirando l'attenzione di tutti i presenti nella radura.
«Lis?»La voce di mio fratello mi scaldò il cuore, ma allo stesso tempo mi spaventò. E ora cosa gli dico?
«Lic, ciao!»sorrisi voltandomi verso di lui.
«Ciao», sussurrò facendo un passo avanti.
Ecco mio fratello: indossava la divisa dell'Élite e aveva le mani sporche di sangue.
«Stai bene?»mormorò.
«No», risposi rimanendo al mio posto e scuotendo la testa, ma con un lieve sorriso sulla faccia. Licano balzò al mio fianco con velocità vampiresca e mi abbracciò.
Mi voltai verso Lucius, che aveva gli occhi fissi su di me, e pensai alle sue ultime parole durante il matrimonio di Ruxandra e Alexandru. Lui sapeva, o verrà a sapere a breve, dei miei viaggi nel tempo.
«Nonno!»esclama ad alta voce mio fratello voltandosi verso il confine della radura, dove si trovavano i Romanov e i nobili. «Potresti avvicinarti e sforzarti a leggere nella mente di Lisandra?»chiese in tono serio. Nonno Grigore balzò al fianco di mio fratello in meno di un secondo.
Chiusi gli occhi e mi abbandonai al suo ingresso nella mia mente, ma tenni chiuse le parti della mia vita che dovevano rimanere segrete, come il fatto di essere l'Ateyodi Lucius Romanov o il mio incontro con Lilith, la regina degli inferi. Gli lasciai libero accesso ad avvenimenti come l'iniziazione dei Romanov, la prima battaglia, la Flaved Lessie, il loro abbandono, la costruzione della mia nuova casa, il rapimento, il dolore delle torture e la battaglia appena terminata. Nel frattempo osservai Lucius. Stava salutando Costanzo, ma guardava di sottecchi la sorella. Nonostante stessero parlando, non riuscii ad afferrare i suoni e non capii cosa si stessero dicendo.
Sebastian, il fratello irruento, abbracciò la sorella con trasporto, mentre Nicolae, il più anziano, fece un sorriso di nascosto.
Mio nonno fece un passo in avanti, richiamando la mia attenzione, e mi rivolse uno sguardo inespressivo.
«Allora?»disse con amarezza.
«Cosa?»sbottai con una rabbia improvvisa.
«È tutto vero», disse con stupore.
«Sì», risposi voltandomi. Il nervosismo si impadronì di me. Cosa mi stava succedendo? «Sì, ho fatto tutto quello che hai visto!»urlai attirando l'attenzione dei tre fratelli.
«Che cosa ha fatto?»disse con curiosità Lucius senza levarmi gli occhi di dosso, facendo un passo in avanti. Mi scrutò con attenzione e questo mi mise a disagio.
Grigore si voltò verso Lucius e poi verso di me, fissandomi con esitazione.
Mio nonno è in difficoltà? Non sa se parlare o meno.
«Io sono la vostra Skiarat», mi pavoneggio.
Sebastian aprì la bocca, Nicolae si irrigidì e Lucius spalancò gli occhi. Tutti i presenti si zittirono, scambiandosi sguardi sconcertati, e attesero un giudizio da parte dei loro re.
Lessi nella mente dei tre re. Sebastian esultava per aver trovato la Skiarat dei vampiri, Nicolae cercava di analizzarmi e Lucius immaginava le grandi cose che avrebbe potuto fare con me e i miei poteri.
Pensarono esattamente le stesse cose, ma questa volta reagii.
«Non sarò la vostra pedina. Non sarò la pedina di nessuno se non di me stessa. Farò quello che voglio, quando voglio», intimidii puntando un dito prima verso la mia famiglia e poi verso i Romanov. Infuriata, mi teletrasportai in città per andare a fare la ragazza alla pari.
Il resto delle vicende proseguì esattamente nello stesso modo. Solo un piccolo dettaglio cambiò: Jules difendeva la mia posizione nel mio mondo umano con l'aiuto di Anca. Non scrissi la lettera in cui parlavo della mia ansia per il primo giorno di scuola, ma gliene parlai di nascosto nella mia camera tra patatine, risate e chiacchierate fino alle due di notte.
«Verrò trasformata a breve».
«Vuoi farlo davvero?»chiesi.
«Sì, non voglio rischiare di morire facilmente», rispose Jules portandosi una patatina alla bocca. «Ho rischiato fin troppo la vita, ma sarà complicato».
«Perché?»
«Perché farò un incantesimo grazie al quale manterrò i miei poteri e mi verrà permesso di avere un figlio dopo la trasformazione», mormora. «Devo solo capire qual è».
«È grandioso».
Il matrimonio non si fece più, perché Jules rimase incinta.
Torno al presente con la mente, al matrimonio di Alexandru e Ruxandra, e vedo la mia migliore amica, sana e salva, con un vestito prémaman lilla, un grosso pancione e Alec al suo fianco.
Mi trovo di nuovo nello spazio bianco e sono ferma per terra, con la faccia rivolta verso il soffitto chiaro e infinito.
«Allora, che ne pensi?»Una voce sensuale mi riporta alla realtà. La mia vista è sfocata, ma riesco a capire chi ho davanti.
Lilith.
È ancora nuda, ma non più sporca. Emana un'aura potente, quasi temibile.
Sono tornata nel presente?
«È stato divertente vederti uccidere Michèlle Krauss e hai quasi acceso il mio piccolo cuoricino quando hai abbracciato il tuo papà a nove anni... oh...», dice impassibile.
«Ora cosa succede?»sbiascico.
«Adesso arriva la parte più divertente», esulta.
«Che cosa?»balbetto.
«La parte più divertente», ripete in tono serio.
«Verrò trasformata nell'originale?»
«Peggio», sussurra con libidine. Nei suoi occhi si accende una luce rossa e bianca strana e sinistra.
«Cosa c'è di peggio?»
«Ci annoiavamo lì sotto», bisbiglia facendo finta di essere una santarellina.
«Con sotto... intendi l'inferno?»sollecito e lei annuisce.
«Che cosa hai fatto?»chiedo con affanno.
«Abbiamo, tesoro. Abbiamo», ribatte. «Cosa pensi che abbia fatto la Ribellionementre tu eri a Vatra Dornei?»
«Io non lo so», balbetto. «Non l'avevamo battuta?»
Lilith ride di pancia. «Ti ricorda qualcosa il nome Margie?»esorta. Scuoto la testa, così lei continua: «Viola e Gabriel Mabuse?»
«Sì, ma cosa c'entrano loro?»rimando confusa.
«E Mancu Mabuse?»continua la prima moglie di Adamo.
«Non so chi sia», ammetto confusa.
«Te lo dico io, allora. È il padre di Gabriel, un cacciatore, morto durante la battaglia della radura con Michelle Krauss...»
«Battaglia della radura?»
La battaglia della radura con la ribellione. Non può essere.
«Quella lì. Esattamente quella a cui stai pensando».
«Com'è possibile?»chiedo sconvolta.
«Com'è possibile?»ripete imitandomi. «Mancu Mabuse è morto durante la battaglia. Sai, mi hai sorpreso quando ti sei teletrasportata in città e poi boom, sei entrata in quell'agenzia», ridacchia. «Avresti dovuto leggere nella mente di Margie, non credi? Ma eri così stanca e così ti sei affidata a dei piccoli e sciocchi umani».
«Non capisco», dico sconcertata.
«Non appena hanno capito chi tu fossi realmente, hanno elaborato un piano strategico: ti avrebbero usato per arrivare ai Romanov. Tuttavia, non avevano preso nota del fatto che tu avessi iniziato a lavorare con la wedding planner, che è una schiavetta di Milena Romanov. Pensavano che fosse un vantaggio e invece...»sghignazza. «Lo vedremo cosa succederà ora», afferma con entusiasmo.
«Cosa dovrebbe succedere?»esorto.
«Come sei ingenua... Il piano strategico consisteva nel ritrovo dei membri fondatori della ribellione con lo scopo di attuare una vendetta nuda e cruda», spiega.
«E cosa intendevi con ora?»Chi è sopravvissuto alla battaglia?
«Stanno per entrare nel castello, non è ovvio?»ribatte sconcertata.
«Voglio i numeri», ringhio con prepotenza.
«Te lo dico solo perché mi sei simpatica... Sono dieci cacciatori, tre streghe, dieci figli della luna e l'unico vampiro sopravvissuto, Bojan», mi comunica. «Ma solo i tuoi amicistanno...»
«E perché sono qui? Fammi andare lì! Riportami subito!»ordino con aggressività tanto nella voce quanto nel corpo. Ho il respiro pesante e le spalle si alzano e si abbassano con violenza.
«No, dobbiamo esaudire prima il terzo desiderio», mi interrompe con un sorriso malefico. «Sei pronta? Farà molto male», dichiara con gioia.
Si avvicina lentamente e, con una velocità sovrumana e un sorriso funesto dipinto sul viso, poggia due dita sulla mia fronte: un dolore lancinante inizia a propagarsi. Parte lentamente dalla fronte, si espande piano piano alla testa, scende per il collo e si dirama per tutto il corpo. È come un incendio: prima è piccolo, ma poi man mano diventa sempre più grande e riesce a bruciare tutto.
Ho ancora il corpo dolorante, ma dovevo intervenire. Era colpa mia: ero stata io a portare Viola e le streghe dai Romanov. Se fosse accaduto qualcosa, la colpa sarebbe stata mia.
«Facci divertire», sogghignò la prima moglie di Adamo. Si congedò così Lilith, lasciandomi sofferente sul pavimento dello spazio bianco. Man mano divenne tutto più nitido e trasparente: stavo tornando nella sala da ballo. Iniziai a udire qualcosa non appena i ribelli fecero il loro ingresso nella stanza. Quando una delle streghe lanciò un incantesimo lampo, mi sentii di intervenire nonostante le poche forze a disposizione.
Mi misi involontariamente davanti a Lucius Romanov. «Basta!»urlai.
𝓛𝓾𝓬𝓲𝓾𝓼
«Dov'è andata?»La voce del giovane Mikelaus rimbomba nella sala.
Mi volto verso Alucard, che intercetta il mio sguardo e attende i miei ordini.
«La festa è finita. Via tutti», ordino a denti stretti.
Alucard annuisce e insieme alle altre guardie conduce fuori tutti tranne la famiglia Mikelaus.
Al mio fianco ci sono i miei fratelli: Sebastian adirato e Nicolae spazientito. Sul fondo della sala da ballo accanto ai troni, Costanzo e Phoebe stanno sull'attenti, pronti a intervenire se ne presentasse l'occasione. Davanti a me, invece, c'è l'intera famiglia Mikelaus. Licano, Alexandru e la sua compagna, Grigore, Crina, Anca, Alina e il resto della sua piccola cerchia, composta dalla guardia e dalla servitù. Licano mostra tutti i segni del nervosismo, Ruxandra stringe il braccio del suo compagno, mentre i due anziani rimangono impassibili e rigidi davanti a noi.
La grande porta d'ingresso si chiude e la tensione nell'aria si fa palpabile.
«Pare che il vostro membro più piccolo abbia la strana abitudine di sparire nel nulla», commenta Nicolae dimostrando di essere tutt'altro che calmo.
«Noi non ne sappiamo nulla», spiega Crina.
«Sei stato tu a toccarla per ultimo», afferma Licano con rabbia, indicandomi.
Sebastian si sposta minaccioso in avanti. Licano, di rimando, fa un passo indietro.
«Dove l'avete spedita?»sbotta Alexandru, il nuovo membro nobile della famiglia.
«Non azzardarti a rivolgerti così a noi!»esplode Sebastian facendosi sempre più minaccioso.
«Sei entrato da poco nell'aristocrazia. Ti consiglio di moderare i toni», suggerisce Grigore.
«Ti conviene seguire quel consiglio», lo intimidisco. «Dov'è la ragazza?»
«Dovrebbe capirlo lei dove si trova Lisandra in questo momento. In fondo è il suo Ateyo», dice Grigore con estrema calma.
Licano si volta. «Come? Me l'ha detto pochi secondi fa e...»balbetta irrigidendosi.
«L'Ateyodi Lisandra è Lucius Romanov?»chiede stupefatta Ruxandra.
«Cosa?»urla perplesso Alexandru. Grigore, con Crina al suo fianco, rimane immobile, mentre Anca abbassa gli occhi.
«Aspetta un attimo... lei te l'ha detto?»lo blocco.
«Questo significa che ne è conoscenza?»interviene Nicolae.
Licano annuisce.
«Non la toccherai», ringhia Licano. Rido.
«Mi stai minacciando, ragazzino?»ribatto con impeto. Al mio fianco Sebastian ride, mentre nella sala rientrano le guardie.
«È mia sorella», risponde il giovane.
«La mia Ateyo», contesto.
«Lei non è tua!»abbaia Licano.
«Calmati, Licano!»dice Emilian.
«E chi lo dice?»interviene Nicolae in tono saccente.
Il ragazzo rimane in silenzio, ma i suoi occhi esprimono rabbia.
«Perché mai non dovrebbe essere mia?»chiedo alzando un sopracciglio.
«Perché non ti interessa nient'altro che il potere», irrompe Grigore. Il suo intervento mi coglie alla sprovvista.
«Grigore!»lo ammonisce Crina.
«Smentisci?»chiede lui.
«No, hai perfettamente ragione», rispondo cercando di non mostrare la mia improvvisa tristezza.
Ha ragione. Io voglio solo il potere.
Tuttavia, capisco immediatamente che sto solo tentando di autoconvincermi.
Per questo mio carattere assurdo mi sono guadagnato la fama di essere senza cuore, ma solo io so quanto non me la meriti. È per questo che nel tempo ho costruito la fortezza del mio carattere con tutti i mattoni che mi sono stati tirati addosso.
«Non me ne frega assolutamente niente! Lui non la toccherà!»urla Licano.
«Non intendo farlo», rispondo tranquillamente.
«Cosa?»strepita Sebastian.
«Lei è libera di fare quello che desidera», rido. «Proprio come ha detto lei in quella radura: non sarò la vostra pedina. Non sarò la pedina di nessuno se non di me stessa. Farò quello che voglio, quando voglio»,ripeto le parole di Lisandra.
«Fratello, che cosa stai dicendo?»domanda Nicolae angustiato.
«Grigore ha ragione: la ragazza mi interessa solo per il potere e tornando qui può darmelo tranquillamente. Non la obbligherò a fare nulla con me», rispondo fingendomi pacato. Licano sfoggia un sorrisetto compiaciuto. «Perché tanto sarà lei a volerlo», continuo. L'espressione del giovane Mikelaus cambia radicalmente.
«Dovremmo calmarci tutti», propone Emilian mettendosi al centro della discussione.
Nella stanza c'è molta tensione, nonostante ciò è la mia testa che sta esplodendo. Ho appena dato totale libertà alla donna che dovrebbe essere di mia proprietà di fare quello che desidera? Che cosa mi è saltato in mente?
«Signore?»Pollux viene al mio fianco. «Abbiamo avvertito delle presenze nei tunnel sotterranei».
«Cosa?»sbotta Sebastian.
«Indagate, subito!»ordino a denti stretti.
«Lucius, mio figlio non voleva mancare di rispetto», fa ammenda Emilian.
«È la gioventù odierna», commenta tranquillamente Nicolae.
«Scuse accettate, ma che non riaccada più», dico severamente.
«Papà!»cerca di ribattere Licano, che però viene subito zittito dal padre.
«Potremo darvi una mano nel risolvere la... questione...»propone Crina in riferimento all'infiltrazione di alcuni esseri nei nostri tunnel sotterranei.
«Mi manca l'azione!»esclama Emilian elettrizzato. Proprio mentre annuisco, si iniziano a sentire dei forti rumori dall'esterno della porta d'ingresso della sala del banchetto, collegata a quella in cui ci troviamo ora. Tutti ci voltiamo verso l'arco che divide le due sale.
«Che cosa avvertite voi?»ringhia Sebastian.
«Puzza di cane», risponde con odio Grigore.
«Se devo proprio analizzarli tutti, sono quattro lupi, tre streghe e tre cacciatori», risponde Emilian con eccitazione.
«Sono d'accordo», intervengo.
La novella sposa si aggrappa al compagno mantenendo un atteggiamento aggressivo, Costanzo si mette davanti a Phoenix, Sebastian ringhia e Nicolae rimane impassibile al mio fianco. Davanti a noi, i Mikelaus sono in assetto da battaglia. Subito dopo aver osservato la famiglia nobile con la quale negli ultimi tempi abbiamo avuto delle tensioni, mi rendo conto che nella stanza ci sono solo due membri del corpo di guardia: Alucard e Pollux. Saranno anche forti, ma sono pochi.
«Hanno attirato tutte le guardie nei sotterranei per lasciarci scoperti», constato. Sebastian, alla mia sinistra, si agita.
«Alucard! Pollux! Portate le nostre compagne in biblioteca e proteggetele!»ordina Nicolae in tono serio e profondo.
Non mi ero accorto della loro presenza... La mia mente è ancora fissa su Lisandra, scomparsa. Di nuovo.
I rumori cessano, ma vengono rimpiazzati dal cigolio sinistro e fastidioso della grande porta.
«Siamo in maggioranza numerica. Possiamo farcela!»incita il giovane Mikelaus.
Sulla soglia, sotto l'arco, appaiono quattro esseri a due zampe con peli bruni e neri, seguiti da due donne e da un ragazzo con due fucili e un lanciafiamme e da tre donne con lunghi capelli grigi, delle streghe.
«Voi chi sareste?»ride Sebastian al mio fianco.
«Mai sottovalutare il nemico», sussurro a denti stretti. Sebastian alza le spalle, conservando il suo atteggiamento di superiorità.
«Dov'è Lisandra?»chiede a gran voce il cacciatore con il lanciafiamme tra le mani.
«Cosa c'entra Lisandra?»interviene Licano facendo un passo in avanti.
«È stata lei a condurci qui!»esclama la donna con il fucile in mano e una viola fra i capelli. «Mi presento: il mio nome è Viola Mabuse».
«Qual è il motivo della vostra visita?»chiedo cercando di mantenere la calma.
«La città è stanca di vivere nel terrore. Per colpa vostra abbiamo un coprifuoco e nessuno osa mettere piede fuori dalla porta della propria casa. Per colpa vostra mio marito è morto e mio figlio crescerà senza un padre. Per colpa vostra un sacco di famiglie stanno piangendo la morte di un loro caro», afferma una delle streghe.
«E voi cosa vorreste fare?»sfido minaccioso.
«Uccidervi!»grida un'altra strega con delle rughe più marcate sul viso. Alza le mani al cielo e inspira. Quando butta fuori tutta l'aria, le ricadono le mani e riporta le braccia all'altezza dei fianchi. Un lampo impetuoso illumina la stanza, ci disorienta e ci scaraventa a terra. Tocco con le mani il pavimento cercando di capire dove sia andato a sbattere e capisco di essere sui gradini. Tento di aprire gli occhi sbattendo ripetutamente le palpebre.
«Basta!»urla una voce femminile. Una che conosco bene. Fin troppo.
Apro gli occhi e la vedo: Lisandra. Indossa ancora l'abito blu notte, ma i capelli corvini, non più in un'acconciatura, le ricadono lungo le spalle.
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