~Un incontro inaspettato~
POV LEO
Sapete cosa era altamente frustante per il figlio di Efesto? Doversi fare la doccia contro la propria volontà e, sopratutto, aiutato da una figlia di Zeus. La sua migliore amica si era presentata con un sorriso a trentadue denti e gli occhi azzurri, guizzanti, come un mare in tempesta, e i capelli bianchi raccolti disordinatamente dietro la nuca.
-Piccolo fulmine!- strillò sull'orlo della felicità, non la vedeva da chissà quanto tempo. Trattenne l'impulso di saltarle addosso, limitandosi a cacciare le mani nelle tasche dei jeans e ad arcuare un sorriso sghembo.
-LANCIAFIAMME!- la figlia del re degli dei lo strinse in un abbraccio così forte da farlo soffocare, togliendoli l'aria ridendo.- Sei sempre un tappo, dovresti bere più latte e mangiare meno "doritos".
-Grazie, anche io ti voglio una Gea di bene.
-Eh, anche io mi voglio un mondo di bene, sono troppo bella per non farlo.
-Poco modesta, mi dicono gli uccellini.
-Non ti avevo detto di smettere di drogarti?
-Se gli alberi parlano. . .- La guardò negli occhi e si staccò da lei posando le mani sui fianchi, inarcando un sopracciglio. - Hirae, che ci fai qui? Tuo padre, minimo, ti fulminerà.
La bella Hirae fece il broncio, passando, in un baleno, da felice ad arrabbiata. Leo si pentì di avere chiesto, sapendo quanto fosse bipolare l'amica. La figlia di Zeus increspò le labbra scarlatte e piene, incrociando le braccia sotto i seni, riducendo gli occhi a due fessure.
-Pensavo ti avesse piacere vedermi, Valdez.
-Confessa, non resistevi stare troppo lontana da questo bel bocconcino.- si indicò ammiccando, poggiando il braccio sullo stipite della porta della cabina nove.
-Non dire sciocchezze! Sono più sexy di te- si mordicchiò il labbro inferiore, nascondendo una risata.
-Mi sei mancata, piccolo fulmine- Leo rise come non aveva fatto da quando Annabeth aveva fatto PUF.
-Ahw! Che tesoro che sei.
-Già, sono bellissimo.
-Come mai questa falsa modestia?
-Eh? Cosa intendi con falsa modestia?
-Di solito avresti preso un pennarello e avresti scritto dappertutto "Team Leo"
-Naaah.
-Confessa. Non puoi nascondere niente alla tua migliore amica
-Già.
Il figlio di Efesto si tolse dalla porta, facendo cenno con il capo all'amica, di entrare.
Dopo che i due si stesero insieme nel letto, con le gambe poggiate al muro, Leo spiegò tutto ad Hirae, riprendendo fiato di quando in quando, bloccando le lacrime che minacciavano di uscire come schegge di vetro. Perché si sentiva così? Non gli era mai capitato di sentirsi così per una ragazza, escludendo Calipso, ma tra loro non era funzionato. Non facevano scintille, così per dire. Sentiva un vuoto nel cuore, come se una metà avesse deciso di volare via come una angelo. Be', Annbeth non era poi così diversa da un angelo, anzi per lui era una dea. La sua musa. Sei ami qualcuno, il dolore fa parte del pacchetto. E ahimè, il poverino stava scoprendo cosa era provare dolore per amore. Quello che provava era un miscuglio di emozioni, come gli era successo alla morte della madre, che a quei tempi era la sua ragione di vita. Perdendosi nei suoi pensieri, decise di non ascoltare le continue lamentele dell'amica di come scocciava Zeus quando faceva il pigro.
Tutto intorno iniziò a diventare nebbia, come se si stesse dissolvendo. Il letto diventò una nuvola e ,l'amica mutò in fulmini, che rimbombavano in quel ambiente scuro e tempestoso. "Questa scena" pensò Lep " Mi ricordano i bellissimi occhi tempestosi e grigi di Annie"
Il proprio corpo si dissolse, teletrasportandosi fuori da quel luogo e riapparendo in una collina. Un brivido percorse la sua schiena. Cavolo se faceva freddo. Un silenzio inquietante regnava quel luogo che, però, fu rotto da un fischio, simile ad una freccia in volo. Infatti era una freccia, che si andò a conficcare nel pavimento..Qualche centimetro lontana dai suoi piedi. Dopo aver osservato la freccia, il proprio sguardo si posò su una figura snella e un corpo longilineo, con dei capelli biondi cenere raccolti severamente dietro la nuca.
-Leo!?-
-Annabeth?.
La ragazza corse verso di lui, con un sorriso felice dipinto sul volto che però si trasformò in preoccupazione.
-OH DEI!. Vattene.
-Molto gentile.
-Hem . . .Se non vuoi morire ti consiglio di scappare. C'è un drago che mi perseguita.
-Ma stiamo in un sogno. . .
-No, non lo sei.
-Ma mi sono appena addormentato!
-Leo, fidati di me. Ti fidi di me?
-Mi fido.
-Leo! LEO!- la voce di Annabeth si mutò in quella di Hirae, facendolo tornare nella realtà. Aprì gli occhi di scatto, con il respiro pesante e del sudore che scendeva lungo la guancia.
-Oh, Dei. Devi farti una doccia, puzzi.
-Grazie tante, credo intraprenderò il cammino per essere una puzzola.
-Sai che figata.
-Non proprio.
-A proposito, dobbiamo parlare con Chirone.
-Perché?
-Hai appena proferito una parte di profezia.
-Pft. Seh.
-Leo, dico sul serio.
-Yeh! Sono una puzzola-oracolo.
-Leo.
-Okay, okay. Devo farmi la doccia per forza, vero?
-Sì.
-Santi numi, che faticaccia.
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