CAPITOLO 9
Per quanto mi sforzassi di dimenticare, le parole di Scott si erano impresse nella mia mente come il fruscio del vento in una fredda notte d'autunno, come quando sta per cadere la neve e si prospetta una serata sotto la più pesante coperta.
Era questo ciò che aveva lasciato: una scia di vento gelido che nel mio stomaco continuava a danzare una melodia lenta e accompagnata da farmi provare ancora emozioni, le stesse che avevo per un attimo avvertito con le dita di Flinn incastrate alle mie, ma diverse.
Se quel contatto così delicato e ingenuo aveva scosso la mia anima, la voce di Scott mentre pronunciava la sua avversione nei miei confronti aveva creato una voragine nel mio petto così profonda da non vedere una fine.
Sempre se ce ne fosse stata una.
E tale era anche il mio sguardo, irreversibile il modo in cui di nascosto lo cercavano per scoprirlo sempre raggruppato a persone che io non conoscevo e che forse ero l'unica a non farlo.
Me lo ero chiesta in modo quasi disperato se, quando i miei occhi si obbligavano a disperdersi in altri visi, anche lui mi aveva più cercata.
Poi, ancora ferma a bordo piscina, tra uno spruzzo d'acqua sui piedi finitoci per sbaglio e un guardarmi attorno senza nessuna idea di cosa fare, al mio fianco si era avvicinata una delle due ragazze che avevo conosciuto senza alcun interesse quando Flinn ed io stavamo in cucina.
Non ricordavo neppure il nome e probabile mi fu che neppure lei ricordasse il mio, ma la sua capigliatura ondulata e castana spinta con un gesto rapido di mano dietro le spalle, mi incoraggiò a credere lo avesse fatto per mettere ancor di più in mostra il suo seno importante e coperto a malapena da una scollatura vertiginosa.
«Prima ti ho vista parlare con quel tipo laggiù», con un gesto del capo indicò l'esatto punto in cui Scott era fermo a parlare con altri ragazzi. Non mi servì neppure seguire il suo sguardo, avevo studiato così bene l'angolo in cui si era fermato che sapevo benissimo stesse riferendosi a lui:«Lo conosci?»
Mi sforzai di accennare un sorriso, il giusto che servì ad incurvare solo metà della mia bocca:«Non proprio».
«Dagli atteggiamenti nei tuoi confronti, sembrerebbe proprio il contrario», mi schernì senza nascondere un tono acido.
Sbuffai cercando di non farle notare quanto il suo avermi rivolto la parola, mi stesse irritando:«Arguta osservatrice, non ti sfugge nulla».
Lei sorrise compiaciuta:«Vorrei conoscerlo, non ti da fastidio se ci provo?»
Mi feci largo per lasciarle spazio e approvazione:«Prego, è tutto tuo».
E in maniera egoista avevo pensato che, se lei avesse provato con Scott, io avrei avuto campo libero con Flinn che in quel momento avevo perso di vista.
Ma cosa strana fu che insieme a lui era sparita anche l'altra ragazza che faceva coppia con la castana così, per non restare ancora ferma a guardarmi intorno, iniziai a cercarlo.
Dopo alcune sgomitate fra gli invitati che per poco mi lanciavano in piscina insieme a loro, riuscii a rientrare in casa e a piccoli passi e alcune spinte, andai al piano superiore dove gruppetti in coppie ci stavano dando dentro tra baci un po' troppo provoca e toccate intime che mi fecero venire il voltastomaco.
Ero quasi tentata dal voltarmi e ritornare in giardino quando, spinta da una stupida curiosità, aprii una porta che fu subito bloccata da due ragazzi.
«Guarda che devi aspettare il tuo turno», mi aggredì con voce feroce.
Lo guardai un po' spaventata dalla sua reazione, poi ruotai lo sguardo verso la sua ragazza poggiata al muro e infine mi permisi di vedere cosa ci fosse dietro quella porta.
Aprendola un po' di più, vidi qualcosa che i miei occhi non avrebbero dovuto vedere, poi i suoi occhi sgranati furono subito nei miei.
Sussultai:«Chiedo scusa», chiusi di tutta fretta la porta e guardai la coppia:«La stanza è tutta vostra».
Corsi giù per le scale sentendo, dopo poco, la voce affannata di Flinn che cercava in tutti i modi di fermarmi.
E non ebbi la prontezza di chiedermi perché stessi reagendo in questo modo, ma vederlo fare sesso insieme alla stessa ragazza che per sua ammissione non era il suo tipo, mi fece sentire sciocca di aver ascoltato parole false e di averci anche creduto.
Arrivata in giardino, la sua mano si strinse forte attorno al mio polso, una sensazione pesante, il suo palmo contro la mia pelle sembrava bruciare come l'acido, poi li avevo sentiti: quei calli e quelle dita ruvide su di me mentre continuavano a tenermi il viso rivolto sul pavimento.
Girandomi di scatto per divincolare la presa di Flinn, non mi accorsi che il mio piede non era poi tanto distante dal bordo piscina.
Un solo movimento e fui subito sott'acqua, incapace di risalire a galla e insieme a me un corpo in ombra che mi risollevava rapido per lasciarmi respirare.
Boccheggiai pesante mentre la mia coda ricadde sciolta sulle mie spalle, due mani mi tenevano la vita, non sapevo più se la mancanza di fiato fosse per l'apnea o per quel calore che sentivo da sopra i vestiti ormai bagnati.
«Se volevi tuffarti potevi farlo meglio, biondina», fu la sua voce a farmi riaprire gli occhi.
Cercai di respirare piano:«Pensi davvero che volessi farmi il bagno?» Gli risposi a gran voce, i capelli di Scott gli coprivano appena gli occhi, mandai giù il nodo in gola e mi allontanai dalle sue mani che mi tenevano ancora per i fianchi.
Tossendo un paio di volte, vidi dal bordo piscina la mano di Flinn protesa verso di me:«Leah, posso spiegare».
«Non devi dirmi niente», risposi in tono severo.
Cercando di lasciare la piscina, seguita da Scott, incrociai le braccia davanti al petto: il mio vestito, già scollato, era diventato trasparente.
Avevo gli occhi di tutti puntati addosso, mi sentivo piccola e piena di vergogna.
«Leah ti prego, lasciami spiegare». Cantilenò Flinn.
Mi voltai verso di lui:«Ti ho detto che non hai nulla da dirmi».
«E invece si, devo parlarti di ciò che hai visto». Insistette poggiandomi una mano sulla spalla per fermarmi.
Mi girai di scatto ma quando feci per rispondere, la mano di Scott chiusa a pugno contro la maglietta verde militare di Flinn, mi fece tremare le gambe. Aveva lo sguardo tenebroso e le mascelle serrate, sembrava un lupo pronto ad attaccare il suo agnello.
«Non ci senti? Ha detto che non devi dirle niente».
Flinn alzò le mani in aria mentre Scott, sotto gli occhi di tutti, sbottonò la sua camicia per poggiarla davanti al mio petto.
Quel suo gesto così inaspettato, aveva cancellato ogni piccola frustrazione.
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