Libro 3: 22) Demoni a confronto
L'accademia ne era uscita completamente distrutta da quel conflitto. Prima l'esplosione di Heimerdinger che aveva fatto esplodere un'intera ala e l'ingresso principale, poi quella di Ziggs che aveva, letteralmente, completato l'opera iniziata dal collega. Poche macerie erano rimaste a causa della mossa suicida dello yordle e, a quanto pareva, anche della bestia del Vuoto non era rimasto altro che briciole. Il piano del bombarolo di Bandle City aveva dato i suoi frutti, sebbene i presenti avessero preferito un finale migliore. Dopo essere atterrati, Jinx saltò fuori dal girocottero con una grande ansia in corpo e, vorticosamente, girò su sé stessa nel tentativo di trovare il proprio zio.
«Non può essere vero. È uno dei tuoi soliti scherzi, giusto? Comparirà da un momento all'altro per farci prendere un bello spavento. Non è così?»
Domandò speranzosa e con gli occhi lucidi la bella ragazza dai capelli blu elettrico. Non poteva crederci a quello che aveva visto e, per la prima volta, aveva perso qualcuno a lei cara. Proprio per questa ragione, non sapeva bene come comportarsi in tali situazioni. Heimerdinger, ancora privo di forze, rimase all'interno del girocottero a piangere per la scomparsa del suo collega con Jayce che era ancora privo di sensi. Fu Corki a raggiungerla, per provare a consolarla.
«Piccola mia... Se ne è andato.»
Affermò tristemente lo yordle, con la voce strozzata di qualcuno che soffriva terribilmente per quella scomparsa.
«No, non dire fesserie! Lui non può morire! Lui è pazzo, spericolato e tremendamente pericoloso. Lui è come me! Non è uno sciocco che agisce senza avere un piano bislacco di salvataggio. Sono sicura che aveva un piano per potersi salvare dall'esplosione. Magari aveva un medaglione che nascondeva sotto i vestiti e che attivava un potere speciale in grado di creare attorno a lui una barriera protettiva. O forse possedeva una clessidra o una corazza in grado di salvarlo in qualche modo!»
Più la giovane parlava, più la voce diventava furiosa e perdeva il controllo del tono. Non riusciva ad accettare la morte di Ziggs e, con le lacrime che, lentamente, scendevano dal suo bel viso, si girò verso lo zio che, come lei, non riusciva a trattenersi. I suoi bei baffi si erano bagnati a causa del pianto e si riusciva a vedere gli occhi rossi nonostante gli enormi occhialoni che li coprivano. Alla vista del volto di Corki, Jinx si accorse che, tutto quello che era successo e tutto ciò che aveva visto, non era uno scherzo organizzato da Ziggs. Tutto divenne tremendamente reale nella sua testa e, inginocchiandosi a terra, quasi come se avesse perso le proprie forse, si lasciò andare in un pianto rabbioso che riecheggiò per la landa desolata. In quel momento era stata privata di due delle cose che amava di più al mondo: la sua casa ed un pezzo della sua famiglia. Aveva perso lo zio da cui aveva ereditato la follia geniale che la spingeva a rischiare ed a creare più caos possibile.
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«Papà!»
Urlò Annie che, dopo aver visto il padre cadere a terra, si allontanò dalla madre, spezzando la barriera protettiva che aveva creato per proteggere i cittadini nella piazza. Anche Amoline non riuscì a concentrarsi a causa di ciò che aveva visto e, con le gambe tremanti, si avvicinò al marito, sperando che non fosse troppo tardi. Annie, una volta arrivata al fianco del corpo del padre, sentì un pizzico di forza vitale in lui.
«Non ti potrò mai perdonare per tutto ciò!»
Al gridò di Annie si susseguì un incremento notevole della sua potenza magica. Voleva sfogarsi contro colui che lo aveva colpito e che, in quel momento, stava cercando di lanciare dei coltelli contro lo scout che, senza un minimo di paura, riusciva ad evitare i suoi attacchi con maestria e semplicità. Nel frattempo, anche la madre era arrivata al capezzale del padre e, con le lacrime agli occhi, iniziò ad effettuare degli incantesimi di guarigione per fermare l'emorragia. Teemo, invece, nonostante fosse impegnato a combattere contro il demone giullare, stava studiando il luogo e la posizione di tutti coloro che erano presenti. Non gli piaceva affatto che Annie ed Amoline avessero distrutto la barriera che permetteva la protezione dei piltoveriani contro le bestie del Vuoto e non voleva che le due parenti di Gregori venissero immischiate in quello scontro con Shaco. Shaco era una preda abbastanza ambita per lo scout ed avrebbe preferito combatterlo da solo, così da poter pensare ad un piano ben architettato per catturarlo o, nel caso, ucciderlo con il suo veleno. Tristana era a pochi metri di distanza da lui e, a fatica, continuava ad allontanare le bestie del Vuoto dalla piazza. Non sarebbe riuscita a reggere a lungo a causa delle munizioni limitate.
«Tristana! Porta via dalla piazza i cittadini! Ci penso io a lui!»
Teemo incitò la compagna ad allontanarsi, mentre, ad ogni colpo schivato, si abbassava sul terreno, come a voler piantare qualcosa. La yordle sapeva perfettamente cosa stava architettando, dato le innumerevoli battaglie combattute al suo fianco e sapeva perfettamente che Teemo dava il meglio di sé in uno scontro uno contro uno. Lei e gli altri sarebbero stati solo d'intralcio per i suoi piani.
«Ricevuto!»
Con un balzò gigantesco, dopo aver sparato verso il terreno per avere uno slancio maggiore, la yordle raggiunse i cittadini e li incitò a seguirla in una delle vie che portavano verso l'esterno della città.
«Strega, quanto tempo ci dovresti mettere a curare tuo marito?»
Chiese in maniera irrispettosa verso Amoline. Teemo non voleva la loro presenza in quella piazza, dato che sarebbero state in pericolo sia lei che la figlia.
«L'emorragia si sta fermando, ma non ha ancora ripreso conoscenza.»
Affermò la madre di Annie che piangeva vistosamente a causa dell'orrenda visione del marito ferito. La piccola Annie, invece, innervosita dal tono di voce dello scout, si avvicinò al demone giullare e, con una vampata di fuoco, provò ad incenerirlo con un solo colpo.
«Non pensare che te la faccia passare liscia in questo modo!»
La potenza di fuoco di Annie era talmente forte che anche Teemo dovette arretrare di parecchio per evitare di venir scottato dalle fiamme. Shaco, colto alla sprovvista, si beccò la vampata in faccia. Le sue urla d'agonia riecheggiarono per la piazza, lasciando soddisfatta la piccola Annie che si era vendicata per la ferita causata al padre.
«Non penserai che sia già finita, vero?»
Alle spalle della bambina, comparve nuovamente il demone giullare che, con uno sguardo satanico, teneva in pugno un enorme coltello per infilzare il tenero corpicino della bambina. La piccola, completamente presa alla sprovvista dalla sua presenza, non si accorse di aver incenerito solo un clone e che, il vero Shaco, fosse invisibile agli occhi dei presenti.
«Annie!»
Urlò Amoline, che non poteva muoversi o interrompere le cure altrimenti la ferita del marito si sarebbe riaperta. Teemo, con una precisione millimetrica, sparò un dardo velenoso contro la mano del demone giullare, riuscendo a fargli cadere il pugnale. Annie non si riusciva a muovere a causa della sua presenza e, tutto ciò, andava a cozzare con i piani di Teemo.
«Levati di lì!»
Ma fu del tutto inutile, Annie rimase immobile. Per la prima volta in vita sua, un altro essere magico riusciva ad incutergli timore e non riusciva a levarsi dalla testa il suo ghigno malvagio. Questo andava a nozze con i piani di Shaco che, adesso, poteva vantarsi di un ostaggio o di un'altra vittima. Teemo, d'altro canto, non poteva fare nulla finché sia Annie che Amoline fossero state così vicine al demone giullare. Era riuscito a posizionare sul terreno la sua trappola, ma rischiava di colpire anche i suoi alleati.
«Non ci riesco...»
Disse con un filo di voce la bambina.
«Visto che le mie gambe non riescono a fare nulla, vorrà dire che ti ustionerò con le mie stesse mani!»
In una frazione di secondo, Annie si girò verso l'avversario e, con le mani completamente infuocate dalle fiamme, cercò di prendere il volto di Shaco e di bruciarlo in maniera diretta, non accorgendosi, però, del secondo coltello che il giullare aveva nella sua mano sinistra. Il coltello era completamente coperto dal corpo della bambina, quindi Teemo non aveva la visuale adatta per poterlo colpire senza prendere in pieno il busto di Annie. Non poteva più fare nulla.
«Ma cosa?»
Poco prima che Shaco potesse trafiggere la piccola, qualcosa la avvolse facendole da scudo e distruggendo il pugnale del demone oscuro. In pochi secondi di confusione, sia Annie che i genitori vennero trascinati fin dietro le spalle dello scout che, solo in quel momento, si accorse della comparsa di una potenza magica enorme che, per poco, non lo schiacciò solo con la sua presenza.
«Adesso sei al sicuro.»
Teemo sentì una dolce voce alle sue spalle e riconobbe subito il suo possessore.
«Bella mossa, piccolo.»
Dietro di lui era comparso Amumu che, allungando le sue bende verso Annie ed i suoi genitori, era riuscito a spingerli verso di sé ed a salvarli dall'intento omicida di quel giullare. Aveva addirittura bloccato il fendente di Shaco irrobustendo le sue bende con maggiore potere magico, facendo intuire a Teemo che aveva un maggiore controllo dei suoi poteri in quel momento.
«Amumu?»
Chiese attonita Annie che, alla vista del suo caro amico, scoppiò a piangere. Quando Shaco si accorse della sua presenza, sentendo il potere del Nexus pulsare all'interno del suo corpo, si chiese il perché non era stato in grado di sentire prima la sua presenza e, subito dopo, si divertì nel vederlo sorridere.
«Ridi adesso che puoi. Quando ti strapperò dal petto il nucleo del tuo potere, non avrai più tanto tempo per...»
Shaco non riuscì a finire la frase a causa di un'esplosione nelle sue vicinanze. Non era riuscito a fare nemmeno un passo che, da sotto il terreno, una bomba di gas velenosa fuoriuscì dal terreno.
«Davvero credevi che mi limitassi a schivare i tuoi colpi? Ad ogni tuo coltello sprecato, io piantavo uno di questi.»
Lo scout gli mostrò un piccolo fungo verdognolo, mostrandogli anche come Shaco fosse circondato da quei funghi.
«Sono funghi altamente velenosi e le loro spore rallentano i movimenti e distruggono i polmoni dei suoi avversari. Non so quanto ti convenga muoverti da lì, se ci tieni a respirare normalmente.»
Disse lo scout, preparando dei dardi velenosi da lanciare al demone giullare. Shaco, divertito da quella trappola, faceva una fatica tremenda ad inspirare aria pulita. Le spore di un singolo fungo avevano causato in lui stanchezza e pesantezza muscolare. Non riusciva più a vedere lucidamente e, a stento, riusciva a tenersi in piedi.
«Che arma tremenda... Bisogna avere del coraggio per utilizzare una bomba velenosa del genere contro i propri nemici. Sei tremendamente sadico nel tuo spirito... Potrei sapere chi sei?»
Shaco non smetteva di ridere al solo pensiero degli effetti che quell'arma potesse avere contro un essere umano normale, mentre Teemo, con il suo solito sorriso, si godeva la scena del demone giullare che si contorceva a causa delle spore inalate.
«Per te, sono il diavolo.»
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Dopo lo scontro avvenuto una ventina di minuti prima, l'araldo delle macchine aveva riscontrato parecchi danni al proprio corpo. Non riusciva a controllarlo alla perfezione ed era certo che la gamba sinistra aveva smesso di funzionare, dato che non faceva altro che trascinarla nel camminare. Lentamente cercava di ritornare all'interno di Piltover per potersi ricongiungere ai propri alleati. Tra l'altro, qualche minuto prima, nel suo radar aveva captato una presenza magica enorme e, secondo i suoi calcoli, poteva trattarsi solo della mummia che possedeva il Nexus che aveva creato.
«Dannati yordle... Riuscirò a vendicarmi di quest'onta.»
Affermò Viktor che, ad ogni suo passo, perdeva ingenti quantità d'olio. Era stupefatto di come Heimerdinger lo avesse ridotto, ma non doveva pensare al suo collega in quel momento, l'unica cosa importante da fare era quella di raggiungere Shaco, entrando dall'entrata ovest della città-stato.
«Non ci vediamo da tanto tempo, mio vecchio amico...»
Quella voce bloccò l'araldo delle macchine poco prima di entrare nelle mura. Riconosceva il timbro vocale e, proprio per quella ragione, aveva timore per la sua incolumità.
«Sai... Sapevo che, prima o poi, saresti tornato. Scommetto che tutto questo casino è causato da te, vero? Se non ci fossimo stati noi a proteggere l'entrata ovest, chissà quante altre bestie del Vuoto sarebbero entrate a causare panico e distruzione.»
Viktor si guardò intorno e vide un enorme numero di cadaveri di mostri del Vuoto disseminati per la strada. A quanto pare, il suo caro e vecchio amico aveva una nuova arma in grado di poter sconfiggere tutte quelle creature dalle medie dimensioni.
«Mi fa piacere sentire la tua voce. Vi percepisco rabbia, ma è comprensibile. Non pretendo che tu mi perdoni per ciò che ho fatto.»
Rispose Viktor, cercando di guadagnare tempo. Non avrebbe mai vinto uno scontro in quelle condizioni e, proprio per quel motivo, doveva aspettare che il cannone laser della sua terza mano si ricaricasse. Aveva solo una chance per poter continuare a vivere in quella situazione, doveva sparare per primo contro colui che aveva perso la propria figlia a causa sua.
«Corin... Sono passati anni dal nostro ultimo incontro.»
Disse l'araldo delle macchine mentre preparava la massima potenza disponibile dal suo corpo malridotto contro il suo collega che si trovava alle sue spalle.
«Tante cose sono cambiate ed ormai non siamo più quelli di un tempo. Io sono cambiato nello spirito e nel corpo ed ho abbracciato completamente il mio ideale. Tu sei cresciuto e ti sei responsabilizzato. Sei andato avanti ed hai cresciuto una bellissima bambina...»
«Non osare parlare di lei.»
Lo fermò bruscamente Corin Reveck, il dolore era ancora abbastanza forte da fargli provare una tale rabbia nei suoi confronti. Era perfettamente comprensibile, ma, in quel momento, a Viktor non gli importava nulla dei suoi sentimenti.
«Queste tue emozioni... Questa tua parte umana... Sai una cosa? Non rimpiango per nulla il mio vecchio corpo e tutti i suoi difetti. Adesso sono libero dagli impulsi e dalle angosce che mi attanagliavano in passato. Mi sono elevato e mi sono evoluto in una forma più forte e migliore in tutti i sensi. Voi umani siete legati ad una concezione primordiale della grandezza e non potete capirmi. Io, al contrario, posso capire voi. Ho la capacità studiarvi e riesco a comprendere come funzionate in base ai vostri sentimenti. Per questa ragione, sono perfettamente consapevole che, qualunque cosa io dica, tu non mi ascolterai e cercherai solo una cosa...»
Viktor si fermò di colpo e, girandosi di scatto, lanciò un raggio laser alle sue spalle, così da distruggere tutto ciò che poteva minimamente dargli fastidio. La potenza di quel raggio, però, non ebbe l'effetto sperato. Il colpo venne deviato verso l'alto e l'esplosione di disperse nel cielo. Lo zaunita, dopo qualche secondo, vide dinanzi a sé qualcosa di bellissimo. Un oggetto che, sebbene avrebbe decretato la sua fine, era perfetto e leggiadro. Qualcosa che indicava equilibrio e che avrebbe sancito un altro passo verso la perfezione della specie. Di fronte al suo corpo vecchio, arrugginito ed ammaccato dalle battaglie, c'era un automa metallico aggraziato, sinuoso che manteneva un perfetto equilibrio tra i movimenti dei piedi e quelli delle mani. L'automa danzava sul posto ed aveva dei pezzi sul ventre che sembravano formare un tutù. Intorno a lei, invece, galleggiava per aria una palla meccanica che volteggiava attorno all'automa come se fosse un piccolo satellite attratto dalla forza gravitazionale di un pianeta. Sulla sua schiena c'era una specie di chiave che dava un effetto antico al robot, come se fosse un enorme carillon. Era un elemento affascinante e, se quella era la nuova arma di Corin, Viktor era ben felice di morire per mano sua.
«Viktor, lascia che ti presenti Orianna, mia figlia.»
Al nominare il nome del suo nemico, l'automa attaccò l'araldo delle macchine con la sua sfera metallica, quasi come se avesse agito d'istinto. Riuscì a colpirlo in pieno sulla testa, staccandola dal resto del corpo e mettendo la parola "fine" ad uno dei più grandi, geniali e dotati scienziati di Valoran.
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