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Libro 3: 18) Un destino maledetto

«Chi è quel bambino?»

Domandò incuriosito il piccolo yordle dopo essersi svegliato dall'oscurità. Sia lui che Beatrice, appollaiata sulla sua spalla, si erano svegliati in una enorme sala d'oro. Dalle dimensioni e dalla preziosità degli oggetti che si trovavano nella stanza, capì che si fossero risvegliati nella dimora di una famiglia molto ricca e, al centro di tutto, vi era una culla regale, decorata con foglie dorate e riempita da cuscini incredibilmente soffici. Amumu ammirava intensamente lo sguardo del pargolo che vi era al suo interno e che, in silenzio rigoroso, stava riposando sotto i protettivi raggi luminosi che oltrepassavano una finestra vicina.

«Non ti riconosci?»

Chiese il corvo, lasciando meravigliato lo yordle bendato. Quel piccolo essere vivente era lui. Un piccolo e docile yordle privo di peluria e con un'espressione beata. A quanto pare, Beatrice lo aveva riportato nel passato a pochi giorni dalla sua nascita. La peluria non gli era ancora cresciuta e non riusciva a comprendere il motivo per il quale si trovava in una casa così benestante.

«Sono io... Guarda che bello che sono! Ma dove sono i miei...»

Il piccolo bloccò la frase non appena vide la porta della stanza aprirsi. Dinanzi a lui apparirono due yordle in tarda età, lo notava per il colorito spento ed ingrigito del loro manto. Uno sembrava un furetto dalle sue dimensioni e dal muso dolce e tenero che aveva. Era uno yordle maschio più basso della sua compagna ed indossava un enorme copricapo ed una tunica bianca. La yordle che entrò con lui, invece, indossava una toga celeste e, priva di peluria, aveva gli occhi truccati di nero ed i capelli bianchi. I due yordle, si avvicinarono alla culla e, di conseguenza, ad Amumu che, per timore di spaventarli, fece qualche passo indietro.

«Non ti preoccupare. Non ci possono vedere. Stiamo rivivendo un ricordo, noi non esistiamo per loro.»

Per testare la veridicità delle sue parole, il piccolo bendato si avvicinò ai due yordle e cercò di toccarli, ma senza avere alcun successo. Le sue mani trapassarono i loro corpi e ciò diede un senso di vuotezza abbastanza grande nel cuore di Amumu.

«Siamo fantasmi per loro.»

Amumu non poteva averne la certezza, ma aveva compreso l'identità di quelle persone.

«Loro sono i miei genitori, vero?»

Domandò con un leggero sorriso e con una piccola lacrima che gli scese sul viso per la felicità. Non riuscì a trattenersi in quel momento e sperò che le sue lacrime non distruggessero quel bel ricordo.

«Si. Gli yordle che vedi sono tua madre e tuo padre. Tuo padre, secondo i tuoi ricordi, è stato il primo sovrano yordle di Shurima ed era molto amato dal suo popolo. Hai anche una sorella. Ma, in questo ricordo, non è ancora nata.»

Amumu si ricordò delle parole di Shen in quel momento. Quando gli lesse nella mente, gli disse qualche piccolo dettaglio sulla sua famiglia e che doveva essere molto importante per la società. In un istante, però, anche un altro individuo entrò nella sala. Era coperto da un mantello nero ed Amumu riuscì ad intravedere solo i suoi occhi. Il piccolo bendato provava una enorme paura nei suoi confronti. Con sé aveva una grossa borsa di cuoio che conteneva un particolare oggetto brillante al suo interno.

«Lui... Non mi ricordo il motivo, ma mi incute molto terrore.»

«Posso ben comprenderlo. Lui è uno dei motivi per il quale tu sei diventato quello che sei.»

Le parole di Beatrice lasciarono Amumu nella confusione. Tutto ciò che poté fare, fu vedere il tizio coperto dal mantello dare in dono uno strano oggetto alla sua famiglia. Un piccolo artefatto sferico, con una particolare incisione a forma di occhio.

«Quello è l'Occhio di Angor. Un'antica reliquia seppellita in una cripta dorata. Si diceva fosse in grado di conferire la vita eterna a chiunque l'avesse osservata con determinazione. Questa persona ha donato l'artefatto alla tua famiglia in occasione della tua nascita, in segno di riconoscenza per averlo ammesso nella corte di tuo padre in qualità di consigliere.»

Amumu osservava con attenzione quella reliquia e non riusciva a trattenere un'immensa rabbia nei suoi confronti. Beatrice se ne accorse e, proprio per questo, cambiò il ricordo di Amumu, catapultandolo in un altro frammento della sua memoria. Il piccolo, confuso dal cambiamento di scenario, si ritrovò in una stanza dalle luci spente e rincuorata solo dal bagliore dell'Occhio di Angor. La porta era chiusa, quasi sigillata, ed un piccolo yordle, dalla corta peluria rossiccia, passava tutte le sue giornate sull'uscio della porta chiusa, in lacrime e attendendo i propri pasti, unico momento di gioia in cui qualcuno veniva a dargli un pizzico di compagnia. Amumu si riconobbe subito, non tanto per le fattezze simili, ma perché era una piccola versione maschile di sua madre. La fisionomia del suo corpo era molto simile al suo ed aveva preso il manto del padre.

«Perché sono qui? E perché aspetto di fronte a quella porta? Mi pare sigillata, ma c'è una piccola finestra per far passare il cibo.»

Notò il piccolo, cercando di studiare al massimo delle sue capacità quel luogo.

«Sei stato messo in quarantena dalla tua famiglia.»

Quelle parole lo colpirono come se avesse ricevuto una coltellata.

«I tuoi genitori accettarono il dono di quell'uomo e lo proclamarono consigliere reale. Misero l'Occhio di Angor nella tua camera da letto, per poter vegliare sulla tua incolumità. Per anni, il potere di quell'artefatto rimase dormiente, fino al tuo decimo anno di vita. Eri nella tua camera quando i tuoi poteri si risvegliarono. Non erano potenti come quelli che hai adesso, ma erano abbastanza devastanti. Incominciasti a far morire tutto ciò che ti stava accanto e, in poco tempo, uccidesti tutti i servi che vegliavano su di te e tua sorella.»

«Come?»

Domandò angosciato Amumu che non riusciva a capire alla perfezione le sue parole.

«Avevi assorbito per anni il flusso energetico di quella reliquia e, purtroppo, l'Occhio di Angor portava con sé una terribile maledizione. "Chiunque diventi il suo possessore, otterrà la vita eterna in cambio della solitudine.". La tua prima vittima, purtroppo, fu tua sorella durante una giornata di giochi. Ti bastò un tocco delle tue mani per ridurla in cenere.»

Il piccolo si guardò le mani con terrore e non riuscì a comprendere quel potere. Fino a quel momento, solo le sue lacrime erano state fatali per gli esseri viventi a lui vicini. Non aveva mai ucciso nessuno con il tocco. Beatrice, sentendo la sua angoscia che aumentava sempre di più, gli chiarì questo punto.

«Comprendo le tue perplessità. Ma, da quando ti sei separato da quell'occhio, i suoi influssi diminuirono drasticamente su di te. Conservasti la tua maledizione, ma i tuoi poteri furono limitati e gestiti dal Nexus che hai nel petto. Potresti ancora uccidere solo con un tocco, se solo volessi farlo. Bisogna, però, avere il pieno controllo del tuo cuore per controllarlo. Proprio per questa ragione, il tuo pianto è letale. Le tue emozioni fanno scattare i poteri del Nexus e ti permettono di sbloccare la maledizione che ti assilla.»

Amumu si inginocchiò per terra, triste e sconsolato. Non solo aveva saputo della sua maledizione di solitudine, ma aveva anche potuto uccidere tutti coloro che avrebbe toccato senza nemmeno saperlo. Come aveva fatto con la sua sorellina di cui, purtroppo, non aveva memoria. E, forse, era quello il fatto che gli faceva più male. All'improvviso la finestra del cibo si aprì e vide il piccolo yordle parlare con colui che stava dietro quella porta. Amumu non sentiva le loro voci, a causa del ricordo, e chiese spiegazioni a Beatrice.

«Con chi sto parlando? Sembro... Felice.»

Disse notando l'allegria che sprizzava dal volto del piccolo yordle nel parlare alla porta chiusa. A quanto pare, colui che gli aveva portato da mangiare era molto importante per lui.

«Stai parlando con una serva. Ha la tua stessa età e ti porta tutti i giorni da mangiare. Tre volte al giorno e si ferma a parlare con te per quasi un'ora ogni volta. Nonostante quella tua maledizione di solitudine, nonostante la quarantena e nonostante tutti i mali che ti affliggevano, sei riuscito a farti un'amica.»

Il cuore di Amumu si riscaldò in quell'occasione e tutti mali nella sua testa svanirono.

«Sento che sei felice.»

Il piccolo annuì con la testa, non riuscendo a distogliere lo sguardo da sé stesso che parlava con la porta con enfasi e gioia.

«Mi fa piacere. Mi dispiace solo di doverti far vedere quest'ultimo ricordo.»

Beatrice cambiò nuovamente il ricordo e, questa volta, il luogo non cambiò. Anche lo yordle era rimasto lo stesso e ciò confuse Amumu.

«Non ci siamo mossi di molto.»

Disse notando che nulla era cambiato.

«A dire il vero, sono passati vent'anni dall'ultimo ricordo.»

Amumu si bloccò di nuovo. Non era invecchiato da quel giorno. La maledizione lo aveva tenuto giovane e lo aveva costretto a rimanere uno yordle di dieci anni. Una volta aveva sentito Ezreal parlare del fatto che gli yordle avessero una vita più lunga di quella degli uomini, ma ciò non gli evitava l'invecchiamento. Dal nulla, la porta della stanza si aprì e, per la prima volta, i due Amumu videro la serva con cui avevano parlato per tutti quegli anni. Era una donna ormai, dai lunghi capelli rossi, dagli occhi verdi e dalle labbra carnose. Aveva un modesto seno ed era incredibilmente alta. Era vestita da degli stracci logori ed aveva parecchi lividi sul viso e sul resto del corpo. Nonostante tutto, Amumu non poté non scambiarla per un'altra persona che aveva conosciuto in passato e che la considerava la sua migliore amica.

«Annie?»

Domandò stupito per l'assomiglianza tra le due. Quella serva era un'adulta, ma aveva un'aura pacifica simile a quella di Annie ed anche il suo aspetto lo poteva portare a pensare e ciò lo mise in confusione.

«Non è lei, anche se l'assomiglianza è incredibile. È la serva che ti ha nutrito per tutti quegli anni e, a differenza tua, lei ha subito l'avanzare del tempo. Forse è meglio che non ti racconti il motivo di tutti quei lividi.»

«Dimmeli, ti prego.»

Chiese il piccolo, cercando di studiare al meglio ogni singolo dettaglio di quella donna con amore e con passione.

«Durante tutti questi anni, voi due avete condiviso molti racconti e molte storie tristi del vostro passato. Spesso ti diceva che veniva picchiata per tutto il tempo speso con te e, qualche volta, subiva ben altre tipologie di violenze da un membro della corte reale.»

«Che tipi di violenze?»

Domandò spaventato, sperando che Beatrice gli desse una risposta diversa da quella che si aspettava. Era una bella donna, c'era una forte possibilità che fosse stata vittima di atti atroci per il genere umano.

«Ha subito diversi stupri a causa del suo padrone. Spesso le veniva ordinato di andare a soddisfare altri emissari della corte solo per poter far aumentare il potere di chi l'aveva comprata in tenera età. Lei era una delle serve del consigliere che ti regalò l'Occhio di Angor.»

La rabbia di Amumu non faceva che aumentare ogni secondo che passava, ma, nonostante ciò, non capiva il motivo per il quale quella serva aprì la sua porta nonostante la quarantena. Beatrice, prontamente, gli diede la risposta che cercava.

«Ti ha aperto la porta, andando contro gli ordini del suo padrone, perché eri diventato il nuovo sovrano di Shurima. Tuo padre e tua madre morirono dieci anni prima, mettendo al mondo un altro figlio maschio per poter regnare al loro posto, dato che tu non potevi uscire dalla quarantena. Tuo fratello morì il giorno prima di questo ricordo, a causa di malore sconosciuto. Era ancora un bambino ed il suo corpo non riuscì a reggere una strana malattia. Per questo, come unico discendente al trono, dovevi prendere il suo posto. Come primo tuo ordine, chiedesti alla serva di aprirti la porta. Dato che il tuo ordine superava d'importanza quello del suo padrone, lei acconsentì. Il tuo secondo ordine o richiesta, se preferisci usare questo termine, fu quello di avere un suo abbraccio.»

A quella notizia, Amumu si bloccò.

«No...»

Sapeva già cosa stava per accadere e vedeva direttamente quello che stava succedendo.

«No! Non farlo!»

Il piccolo yordle corse per fermare sé stesso, ma fu tutto inutile, il corpo del suo ricordò lo trapassò e si unì a quello della serva per un abbraccio caloroso. Il resto, purtroppo, accadde troppo in fretta. A quel tocco, la serva si consumò e divenne cenere in un paio di secondi, lasciando Amumu nello sconforto ed il piccolo bendato nella rabbia.

«No!»

Dopo ciò, Beatrice riportò Amumu alla realtà, sentendo la rabbia dello yordle aumentare secondo dopo secondo e temendo anche per la sua incolumità.

«Perché? Perché sono condannato a tutto ciò? Cosa è successo dopo?»

Urlò con gli occhi che stavano diventando rossi, spaventando Beatrice stessa.

«Dopo quell'atto, il consigliere ti relegò nella prigione di Shurima con l'accusa di aver causato la morte e la disfatta della casata yordle di Shurima. Il gran consiglio accettò le sue richieste senza gran fatica e ti spedirono in quarantena in quella prigione labirintica. Ti hanno strappato la pelle, gli occhi e tutti gli organi necessari alla vita per poterti far morire e per poter bloccare la tua maledizione. Metodo che è funzionato fino al momento in cui ti è stato donato quel Nexus che ti ha donato una nuova vita ed a riattivato la tua maledizione di solitudine. Colui che ti ha donato l'occhio di Angor mirava a possedere il regno, ma, per fortuna, il gran consiglio elesse una nuova famiglia per succederti e lui fu costretto a continuare ad essere il loro consigliere fino a che non avrebbe potuto attuare un nuovo piano per appropriarsi del regno.»

Amumu stava per scoppiare dalla furia e non riusciva più a sopportare il peso dell'afflusso magico che Beatrice gli stava trasmettendo sulla sua spalla.

«Il nome... Dimmi il nome di quel consigliere! Voglio sapere quale nome devo maledire per la mia sorte! Voglio comprendere chi è stato il distruttore della mia famiglia! Voglio saperlo!»

Beatrice rimase in silenzio per qualche istante, vedendo che Amumu era arrivato al culmine della sopportazione e che non riusciva più a controllare il potere del Nexus che aveva in corpo.

«Il suo nome era Xerath.»

Dopo aver pronunciato quel nome, Beatrice lasciò la spalla del piccolo e spiccò il volo per lasciare la città.

«Mi dispiace per averti fatto questo. Io volevo solo passare un po' del mio tempo con un'anima a me affine.»

Quando il corvo lasciò la sua spalla, Amumu pronunciò di nuovo quel nome a bassa voce.

«Xerath...»

Quel nome non aveva alcun significato per lui e, nonostante volesse vendicarsi per quello che gli era successo, era ben consapevole che non avrebbe potuto fare nulla. Lui e Xerath appartenevano ad un'altra epoca e, per quanto ne sapeva, il consigliere era già morto da secoli. Fu proprio per questo che Amumu si sentiva furioso con sé stesso. Non poteva fare nulla per poter sistemare le cose o per potersi vendicare del suo destino.

«Xerath!»

Quell'urlo riecheggiò per tutta la città, spaccando le belle vetrate e le porte che, fino a poco fa, avevano fatto abbagliare dalla meraviglia il piccolo yordle. In un istante, Amumu scatenò tutto il suo potere, levitando da terra e utilizzando tutto il potere magico che possedeva. Sentiva il Nexus vibrare nel suo petto e non voleva frenare la sua furia. Le sue bende lasciarono il corpo ed avvolsero l'intera città in una frazione di secondo. Poi, con una calma innaturale, Amumu scatenò un urgano che spazzò via in pochi istanti la città. Questo era il potere nascosto di Amumu. Questo era quello che lo yordle nascondeva al suo interno. Questa era la triste rabbia che provava per il suo passato.

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