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Libro 3: 17) Un aiuto inaspettato

«Jinx...»

Il silenzio tombale che vigeva in quella stanza faceva accapponare la pelle. Lo yordle in lacrime era di lato al corpo senza vita dalla bella ragazza dai capelli blu, mentre il vecchio Ezreal si era inginocchiato a terra nel tentativo di trattenere il dolore di quella perdita. Il suo viso, così calmo e sereno, andava in contrasto con quella situazione. Anche il giovane piltoveriano aveva iniziato a piangere. Il pensiero che un padre debba rinunciare alla figlia solo per poter dare al mondo una nuova speranza, metteva il cuore di Ezreal in subbuglio. Anche la vista del sé stesso in lacrime non era una cosa facile da digerire. Fino a quel momento, il vecchio esploratore aveva sempre mantenuto un'aria decisa e sicura. Aveva il permanente sguardo di qualcuno che non si sarebbe mai arreso e che avrebbe dato la vita per poter salvare il prossimo. Ma, in quella circostanza, era solo un povero uomo che piangeva la scomparsa della donna che amava. Il giovane non poteva capire quel forte sentimento d'amore, perché il rapporto tra lui e Jinx si sarebbe consolidato negli avvenimenti futuri, ma riusciva comprendere il suo stato ed i suoi pensieri.

«Ti ho dato una chance... Non sprecarla.»

Quelle parole pronunciate da Heimerdinger, fissando il giovane piltoveriano quasi con odio, erano significative. Non riusciva a non provare odio, dato che era a causa del giovane Ezreal quel gesto estremo. Aveva condannato sua figlia, i rifugiati e tutta Runeterra con quel gesto. Heimerdinger si era messo sulle spalle delle responsabilità troppo alte per un solo yordle e ciò aveva completamente mutato il suo umore gioviale. Dopo quella frase, lo yordle baciò la fronte della figlia e si diresse verso l'uscita.

«Ti aspetto fuori. Si stanno avvicinando e dobbiamo proteggere il rifugio ad ogni costo.»

Disse rivolgendosi al vecchio Ezreal che stava ancora soffrendo per la morte di Jinx. Gli occhi rossi dello scienziato valsero più di mille parole ed uscì dalla stanza senza mai voltarsi. Dopo la sua uscita, la stanza tornò nel silenzio. Il ragazzo dai capelli biondi si dovette sedere a terra a causa dei tremori alle gambe. Adesso capiva il vero peso di tutto ciò. Ogni cosa dipendeva da lui. Vita, morte, futuro, passato... Tutto. Non era un compito facile da poter reggere da soli, eppure Heimerdinger c'era riuscito. Aveva sacrificato tutto per lui ed aveva trasferito tutto il fardello della responsabilità del mondo sulle sue spalle. Ezreal stava iniziando ad avere paura.

«Mi dispiace solo di non aver potuto fare di più per te.»

Il vecchio piltoveriano si alzò da terra e, dolcemente e lentamente, bacio sulle labbra la fredda e sorridente Jinx. Un ultimo bacio prima del loro ricongiungimento.

«Tra poco saremo di nuovo insieme.»

Appoggiò la sua fronte a quella della amata per poter sentire ancora una volta il calore della sua pelle o per poter percepire la forza dei suoi pensieri, ma non sentì nulla. Solo rammarico e tristezza. Ezreal si alzò, si scostò i capelli dalla fronte e fece uscire un oggetto da uno scompartimento della sua armatura. Ezreal conosceva quell'oggetto e non avrebbe mai immaginato che fosse ancora integro. Dopotutto, il vecchio esploratore lo aveva nascosto all'interno di Pearl, quindi sarebbe stato impossibile per tutti vederlo. Era Zapper.

«Io raggiungo Heimerdinger e gli altri. Terremo occupati tutti coloro che vorranno attaccarci... Spero che tu sia abbastanza forte per poter salvare tutti noi.»

Dopo aver riposto la pistola tra le fredde mani della bella ragazza, Ezreal raggiunse il se stesso più giovane e gli diede un pacca sulla spalla. Poi, anche lui, lasciò la stanza, facendo rimanere da solo il povero Ezreal che, con la mente confusa, cercava in tutti i modi di trovare una briciola di coraggio nel suo cuore.

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«Sono qui. Li sento... Farò il bagno nel loro sangue!»

Urlò l'antico essere asceso una volta uscito dalle mura di Piltover mentre annusava l'aria. Il gigantesco essere, dalla pelle ruvida e verdastra col ventre giallo pallido, affondava i suoi artigli nella terra bagnata e si godeva appieno quell'istante. Come il fratello, anche lui era stato trasformato in una forma animale dopo l'ascensione. Nasus in uno sciacallo, lui in un coccodrillo. Lo scontro era prossimo e pregustava il fiume di sangue che avrebbe versato in quella giornata piovosa. Il cielo, scuro e tenebroso, rendeva tutto più spettrale, ponendo maggiore coraggio nelle truppe offerte dal suo "piccolo" alleato.

«Te l'avevo detto! Oggi sarà una splendida giornata di guerra.»

Alle sue spalle sbucò uno degli yordle più temuti di Runeterra: Veigar. Il piccolo terrore del continente aveva, in tempi molto ristretti, richiamato tutto il suo esercito di fedeli combattenti ed era riuscito ad avvisare i suoi alleati per la battaglia. Il "piccolo" genio del male non era, però, riuscito a vestirsi in maniera particolare per l'occasione, dato che aveva carbonizzato ogni vestito offertogli dai suoi servi. Era in tenuta classica con stivali a punta blu, un minuscolo vestito dello stesso colore, una cintura violacea ed un enorme cappello blu con un ciuffo di peli che non riusciva mai a stare dritto e che gli copriva spesso la visuale.

«Andiamo piccoletto. Iniziamo subito!»

L'eccitazione del guerriero asceso Renekton faceva irritare, e non poco, lo yordle, soprattutto per la mancanza di rispetto con cui si rivolgeva a lui.

«Hai idea con chi hai a che fare?»

Gli domandò furioso, senza però ottenere l'attenzione dell'alleato.

«Tu non sei nulla a mio confronto. Mi basterebbe uno schiocco di dita per farti saltare la testa! Devi solo ringraziare Xerath se non ti taglio la coda come una lucertola!»

Renekton, stufo delle sue minacce, si avvicinò a lui con la sua lama a due mani, cercando di fargli abbassare la cresta e di mettergli un pizzico di terrore alla vista di un avversario più alto e più forte fisicamente di lui.

«Tu sei carne bianca o rossa? In ogni caso, non fa nessuna differenza per me.»

Veigar, però, non si tirò indietro e chiamò tre dei suoi servitori per poter creare una scala vivente, così da potergli parlare faccia a faccia.

«Credi di far paura alla paura stessa? Ci faccio una borsa con la tua pelle se non mi porti un pizzico di rispetto!»

Gli animi si erano eccessivamente scaldati e, sia Veigar che Renekton, erano pronti allo scontro frontale. Ma, per poterli calmare, intervenne colui che aveva reso pazzo il macellaio delle dune e che si era guadagnato l'amicizia dello yordle di Bandle City.

«Sembrate dei bambini quando vi comportate così.»

La voce disturbata ed elettrica del loro ultimo alleato gli bloccò. Xerath era apparso alle loro spalle e, fluttuando lentamente, ammirava il rifugio dei superstiti. I loro nemici erano stati fin troppo abili nel nascondersi al loro predominio, ma quello sarebbe stato l'ultimo giorno della loro vita. Solo due forze gli impedivano di dominare incontrastato su Valoran e, quel rifugio, era una delle due minacce che minavano i suoi piani. Il mago asceso era ben diverso da Renekton o da Nasus. Lui, a differenza loro, non aveva assunto una forma animale per elevarsi a grado di dio. Anzi, era riuscito a liberarsi delle spoglie mortali ed era divenuto pura energia. Il suo potere era talmente enorme che, in passato, Nasus dovette intervenire su di esso. A causa dell'incantesimo che lo imprigionò nel deserto di Shurima, Xerath era stato legato a delle pietre runiche per delimitare la sua magia e per poterlo rendere più debole. Sebbene quelle pietre fungessero da catene per bloccare la sua forza, Xerath veniva considerato una minaccia ben più grande di Veigar al momento, anche se, il piccolo mago, non voleva ammetterlo.

«Ce ne ho anche per te se ti metti in fila.»

Commentò Veigar minaccioso, mentre Renekton si limitò ad allontanarsi per studiare il territorio dello scontro.

«Cosa consigliate?»

Chiese Xerath ai suoi compagni per poter organizzare un piano d'azione contro i superstiti.

«Attacco frontale!»

Dissero all'unisono sia Renekton che Veigar, causando il nervosismo del secondo.

«E sia... Veigar, a te l'onore.»

Il piccolo yordle, eccitato come non mai, si apprestò a dare l'ordine decisivo ai suoi servi per attaccare il rifugio. Il suo esercito era stato creato grazie ad una pietra che, per anni, era stata curata e nutrita dall'afflusso magico di Veigar, riempiendola completamente della sua essenza malvagia. Quell'artefatto dal color rosso sangue, che teneva tra le mani, era l'unico motivo per il quale Xerath aveva bisogno di lui. Veigar l'aveva protetta per tutti quegli anni di silenzio da eroi vari e da suoi "amici" malvagi, ma solo con l'arrivo di Xerath era riuscito a sfruttare tutto il suo potere.

«Andiamo miei prodi! Rendiamo speciale questo giorno!»

Urlò scatenando il potere del cristallo che, una volta attivato, creò una nuova schiera di servitori. Alcuni erano armati di scudo e spada, mentre altri avevano una piccola bacchetta magica. Tutti erano vestiti con delle piccole vesti viola ed il loro capo era coperto da un cappuccio. Con il passare dei secondi, il cristallo generò anche dei servi a cavallo di un piccolo carro con un cannone sulla parte frontale. In pochi minuti, Veigar aveva creato un esercito composto da più di duecento servi, pronti a combattere ed a sacrificarsi al posto loro. E, tutto ciò, era merito dell'artefatto che aveva creato sacrificando, ogni giorno, il suo potere magico: il Nexus.

«Esercito di Minion... Attaccate!»

Al suo comando, tutti i suoi servi corsero verso il rifugio, pregustando lo scontro contro gli ultimi superstiti. Anche Renekton si buttò nella mischia, superando i servi di Veigar per poter "aprire le danze".

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Ormai Ezreal era abituato a quel silenzio. Per troppe volte si era ritrovato ad affrontarlo a causa dei suoi viaggi e delle sue sfide, ma aveva sempre preferito avere un pizzico di compagnia con lui. In quel momento, il suo cuore era attanagliato da rimorsi e da dubbi. Il corpo freddo di Jinx non gli lasciava pace ed i volti di Heimerdinger e di se stesso l'avevano segnato nel profondo. Anche lui, dopo un paio di minuti, lasciò la stanza della bella ragazza e raggiunse la macchina del tempo creata dal geniale yordle. La mano del gigantesco golem rimaneva appoggiata a quella vasca da bagno che, nonostante tutto, era l'unico elemento luminoso della stanza. Si avvicinò lentamente e vide, all'interno della vasca, una sottospecie di serratura dove avrebbe dovuto incastonare il suo cristallo.

«Nonostante tutto, l'energia che avevano non era ancora sufficiente...»

Pensò il giovane con tristezza, notando come loro avevano dato tutto ciò che avevano di più prezioso per lui, anche se non era abbastanza. Adesso si trovavano anche in pericolo a causa sua ed il giovane esploratore non riusciva a perdonarselo.

«Come posso scappare quando loro moriranno a causa mia?»

Se non ci fosse stato lui, loro avrebbero continuato a vivere per molto più tempo. Magari Heimerdinger avrebbe trovato una cura per risvegliare sua figlia ed Ezreal avrebbe creato una bella famiglia dopo il suo ritorno. Wukong avrebbe continuato ad essere il padre adottivo di tutti quegli orfani ed Ekko avrebbe creato da solo una nuova macchina del tempo per poter salvare il passato. Quinn avrebbe partorito e Darius sarebbe diventato un ottimo padre. La resistenza avrebbe vinto grazie all'ausilio dell'ultimo essere asceso che stava rigenerando il suo esercito a Shurima e tutti avrebbero avuto la pace. Invece adesso cosa hanno ottenuto?

«Una speranza.»

Una flebile e debole speranza per poter migliorare il futuro o farlo peggiorare. Il suo ritorno nel passato avrebbe causato un drastico cambiamento in quel mondo, nel bene o nel male. E, purtroppo, Ezreal non aveva il coraggio per potarsi tutto ciò sulle sue spalle. O, per lo meno, non avevo il coraggio di abbandonare i suoi amici mente lui "fuggiva" in un altra epoca. Senza avere nemmeno la certezza che quella macchina del tempo avrebbe funzionato.

«Sono uno stupido...»

Disse accarezzando il golem inanimato che aveva prestato la sua vita per quella macchina. Ormai aveva deciso e, sebbene fosse un'idea stupida, il suo orgoglio ed il suo cuore gli imponevano di farlo. Superò la macchina del tempo ed uscì dal laboratorio. Ammirò tutta la gente che si stava recando fuori dal rifugio, armata e pronta a combattere per lui. Ogni passo che faceva, comprendeva sempre di più quale pazzia stava facendo. Quanti sacrifici gli altri avevano compiuto per poterlo spedire nel passato? Troppi, ma il giovane esploratore non poteva tirarsi indietro ed aveva preso la sua decisione. Avrebbe salvato i suoi nuovi amici da quella tremenda minaccia e, dopo aver vinto, sarebbe tornato nel suo tempo per cercare di risolvere anche il passato. Sapeva che era una mossa stupida e che forse avrebbe reso inutile tutto. Ezreal non riuscì a trattenere le lacrime per il gesto tremendamente stupido ed orgoglioso, ma continuò a correre verso l'uscita del rifugio con passo spedito.

«Mi dispiace, ma non posso farvi combattere da soli.»

Una volta giunto fuori, li vide tutti allineati per fare scudo a ciò che chiamavano "casa". Heimerdinger stava posizionando gli ultimi cannoni per la difesa insieme ad Ekko. Wukong e Gnar erano in prima linea insieme ad altri soldati del rifugio. Quinn stava cercando di raccogliere tutti i bambini della zona per potarli verso un'uscita secondaria, mentre il marito dava ordini a tutti per poter coordinare un'azione difensiva. Il generale noxiano si sarebbe buttato nella mischia insieme ai suoi uomini, mentre la moglie avrebbe tentato di salvare il futuro della ribellione. Forse non si sarebbero più visti dopo quel giorno e ciò fece male al cuore del biondo. L'esercito nemico avanzava minaccioso e tutti si stavano preparando per lo scontro frontale.

«Tu cosa ci fai ancora qui?»

Chiese il vecchio Ezreal che si avvicinò minaccioso verso il sé stesso più giovane.

«Non posso partire. Non posso lasciarvi qui senza che io possa dare il mio contributo. Combatterò con vo...»

La frase del giovane fu interrotta da un individuo che lasciò di stucco tutti i presenti.

«Sei un bravo ragazzo. Anche se sei tremendamente stupido.»

Dinanzi a lui era apparso lo stesso vecchio che lo aveva spedito nel futuro. Non avrebbe mai dimenticato la sua figura e quell'enorme ingranaggio sulla sua schiena.

«Zilean?»

Domandò basito Heimerdinger che stava osservando la scena da lontano, non capendo cosa stesse succedendo.

«Ciao caro. Scusami se non rimango per due chiacchiere, ma ho un po' da fare. E credo che anche tu sia impegnato al momento. Mi dispiace per Jinx e spero di poter avere altre occasioni di incontrarti in futuro.»

Detto questo, l'anziano individuo appoggiò la sua mano sulla spalla del giovane Ezreal.

«No! Aspett...»

Le parole del biondo si persero nel vuoto e, sia lui che Zilean, scomparvero nel nulla sotto gli occhi dei presenti che, dopo un attimo di esitazione, continuarono a prepararsi per il combattimento.

«Non ho capito bene cosa sia successo, ma spero che tu sia pronto.»

Disse Darius ad Ezreal che, intanto, caricava al massimo la sua armatura Pulsefire.

«Non sono mai stato pronto. Ma non mi tirerò indietro. Mai e poi mai.»

Un vistoso sorriso si delineò sul volto del noxiano, pensando che forse sarebbe stato il suo giorno di vita. L'unico suo rimpianto sarebbe stato quello di non poter vedere il volto del nascituro. Gli sarebbe tanto piaciuto diventare padre.

«Che cos'è quello?»

Dal nulla, un'enorme forza magica calò dal cielo fino a posizionarsi di fronte al battaglione della resistenza, creando una coltre di fumo molto densa. Dopo un paio di secondi, un individuo completamente nudo, dalla pelle scura e dalle sfumature rosse, si balzò fuori dalla coltre di nube. Dopo la sua comparsa, materializzò dal terreno una lunga spada seghettata ed incandescente, che metteva timore nel cuore di chiunque la vedesse. Il capo di codesto individuo era ricoperto da un elmo metallico e, tutto il suo corpo, emetteva una mistica energia. Tutti arretrarono al suo arrivo, tranne Ezreal, che non riusciva a credere a ciò che vedeva.

«Pensavo fossi una leggenda. Ti ho studiato a lungo e ho trovato riferimenti su di te in ogni luogo di Valoran.»

Il silenzio di quella creatura non finì, nonostante le parole del piltoveriano.

«Se sei qui, vuol dire che combatterai. Con chi ti schiererai? Le leggende narrano che ti schieri sempre dalla parte di chi è nettamente inferiore al nemico ed in molti ti hanno venerato come un salvatore, sebbene ho trovato fonti che dicano anche il contrario. Hai fatto la tua scelta?»

L'essere si girò verso di lui e, con i suoi occhi rossi e con il viso rigato dal sangue, gli concesse, finalmente, la parola.

«Nessuno mi capisce... La mia arte è troppo per loro.»

Disse indicando con la mano destra l'esercito creato dal potere magico di Veigar. Solo in quel momento il biondo si accorse che la sua mano destra era leggermente più grande di quella sinistra che, invece, reggeva la spada.

«Io sono senza tempo come la guerra. Ma so cosa si nasconde nel cuore degli uomini, per questo conosco bene i modi per farli vincere.»

L'essere si spostò dalla sua posizione e guardò dritto negli occhi i superstiti.

«Guerrieri! Lottate! Trasformate la vostra paura in rabbia! Lottate e siate ricordati come eroi o morite e siate ricordati come codardi! Morite con la paura nel cuore o vincete con le mani insanguinate. Io, Aatrox, lama dei Darkin, sarò al vostro fianco. Sarà un onore combattere con voi!»

Detto ciò, dalla sua schiena comparvero due ali sprovviste di piume e, senza proferire nient'altro, si buttò contro l'esercito nemico che, intanto, avanzava ferocemente. Dopo il suo discorso, anche gli altri, presi dalla fuga e da uno strano influsso di coraggio, lo seguirono senza pensarci due volte.

«La lama dei Darkin è dalla nostra parte... Ora mi sento più tranquillo.»

Disse Ezreal prima di buttarsi, anche lui, nella mischia. Quella sarebbe stata la loro ultima battaglia. Nel bene o nel male.

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