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Libro 3: 13) La pericolosità dell'orgoglio

Erano passati quasi tre giorni dall'arrivo di Ezreal nel rifugio dei superstiti. Il giovane passava le giornate a studiare un modo per poter utilizzare la potenza del cristallo a suo favore, mentre Heimerdinger ed Ekko erano a lavoro per la costruzione di un dispositivo temporale più potente che potesse permettere all'esploratore di tornare nel passato. Lo yordle non si era fermato un attimo da quando lo aveva visto, al contrario di Ekko che, ad ore alterne, si allontanava dal laboratorio a causa dei "disguidi" avuti con lo scienziato. La vita scorreva molto lentamente all'interno dell'edificio costruito dal geniale yordle. La maggior parte della gente lavorava per poter solidificare gli edifici e per poter lavorare ai campi di coltivazione. Heimerdinger aveva messo a disposizione dei rifugiati un piccolo spazio dedicato alla coltivazione di patate e di pomodori e, per di più, veniva gestito dalle donne. Eccezion fatta per coloro che non potevano lavorare a causa di problemi di salute o di gravidanza. Quinn, per esempio, si limitava a cucinare per il marito e per il nuovo arrivato. Ezreal era stato ben accolto dalla demaciana, che lo trattava quasi come se fosse la sua mamma.

«Non che sappia come si comporti una buona madre col figlio...»

Pensò il giovane che ricordava vagamente le giornate passate coi propri genitori, essendo loro dei commercianti che viaggiavano per tutta Valoran per i loro affari. Ezreal, invece, veniva spesso lasciato da solo a Piltover per studiare e continuare a migliorare le sue abilità magiche. Si potrebbe dire che fu suo zio a crescerlo, il famoso professor Lymere. Ezreal era un bambino che si agitava spesso e che non obbediva quasi mai agli adulti e ciò faceva spesso infuriare il suo parente. Proprio per questo l'esploratore fu lasciato a vari tutori durante la sua giovinezza. Le possibilità di avere maggiori contatti coi suoi genitori svanirono del tutto quando non ritornarono dopo uno dei loro viaggi commerciali. Il padre del giovane, come lui, era appassionato di scoperte archeologiche e, spesso, si avventurava in posti pericolosi solo per poterne vedere le bellezze nascoste.

«Il destino è strano a volte...»

Disse osservando il suo cristallo dopo un'ora passata solo a concentrarsi sulla sua aura magica. I suoi genitori sparirono proprio dopo avergli detto che si sarebbero avventurati nella piramide di Shurima in cui lui aveva trovato quel cristallo.

«Esiste una leggenda, a Shurima, di una reliquia magica che, con il suo potere, ti permette di fare cose incredibili. C'è chi afferma che possa anche donare il potere del teletrasporto. Immagina, Ezreal. Potrei andare lontano da Piltover per tutto il giorno e tornare in tempo a casa per la cena. Non sarebbe magnifico?»

«Si... Magnifico...»

Il volto di Ezreal era abbastanza cupo a causa di quel ricordo. Solo una presenza oscura lo riportò alla realtà.

«Ti vedo pensieroso. Ti sta dando qualche problema?»

L'ex generale di Noxus si sedette al suo fianco, fissandogli con insistenza il suo guanto. Non provava una particolare simpatia per gli oggetti magici o per le persone in grado di controllare la natura. Preferiva di gran lunga le persone che, con la propria forza, riuscivano a dominare sul prossimo.

«Cosa? Oh... No... Ero sovrappensiero... Il potere di questo cristallo, questa situazione assurda, la condizione di Jinx... Faccio ancora fatica a credere che sia tutto reale.»

L'esploratore si distese per terra ed inizio a fissare il soffitto del rifugio, illuminato dalla flebile luce di vari lampioni. Purtroppo non si potevano permettere un enorme utilizzo dell'elettricità in quel luogo, a causa delle loro scorte limitate.

«Sei rimasto sotto shock dopo aver visto la tua amica in quello stato? Ritieniti fortunato a non aver ammirato il grande spettacolo a cui abbiamo dovuto assistere noi in questi anni. Quella ragazza dai capelli blu è solo un granello di sabbia rispetto a tutte le vite che si sono spente.»

«Anche a causa mia...»

Continuò a parlare il giovane, non distogliendo lo sguardo dal soffitto.

«Soprattutto a causa tua.»

Rispose l'ex generale dell'esercito noxiano. Il suo tatto non era di sicuro tra i più delicati del continente.

«Ma...»

Continuò riprendendo fiato.

«Puoi sempre rimediare a ciò che hai fatto. In un modo o nell'altro... Guarda me. Nella mia vita ho ucciso tanta gente e nei modi più disparati. Non posso tornare indietro per evitare di dare così tanto dolore, ma adesso cerco di sopravvivere e di creare qualcosa di buono.»

Darius alluse alla sua bella mogliettina ed alla creatura che doveva nascere tra qualche settimane.

«E ti penti mai del tuo passato?»

Chiese il biondo cercando di indagare meglio nel cuore del generale.

«No. Anzi... Ero così orgoglioso di quello che facevo che riuscivo ad addormentarmi sempre con un pensiero felice.»

Disse spiazzando il giovane esploratore, che sicuramente non si immaginava quella risposta, ma, almeno, riuscì a capire un pizzico il suo comportamento. L'orgoglio era qualcosa di fondamentale per lui. Non poteva confrontarsi con un individuo del genere che non avrebbe mai capito quello che provava.

«E non ti dispiace per tutte quelle teste che hai tagliato? Per tutte quelle vite strappate? Per tutte quelle vedove che hai creato? Per tutti i bambini che hai lasciato orfani? Non provi vergogna per tutto ciò?»

Ezreal cercava di creare in lui un briciolo di rimorso. Voleva ottenere qualcosa da quel dialogo, giusto per poter far cambiare idea ad una leggenda della guerra come lui.

«No. Perché sennò la testa l'avrebbero tagliata a me. Non so come funzionava nella tua pacifica cittadina, ma Noxus non è come le altre città-stato. La forza e l'orgoglio è l'unica cosa che conta. Mi pento di quello che ho fatto? No. Sono contento di aver cambiato vita con Quinn? Certo. Ma non posso passare la vita nei rimpianti del passato. Devo continuare a combattere sempre per qualcosa. Ma dev'essere qualcosa che amo. Amavo Noxus e combattevo per lei. Adesso amo Quinn e, finché sarò in vita, combatterò per lei e per il piccolo che sta per venire al mondo. Tu ti stai sentendo in colpa per quello che ancora non hai fatto. Commettili gli errori prima di dannarti l'anima. Altrimenti combatti affinché non li possa fare.»

Detto questo, il gran generale si alzò da terra, diede una pacca sulla spalla del giovane e si allontanò verso la propria dimora. Nonostante tutto, Ezreal si sentì svuotato dopo quella piccola chiacchierata. Darius era stato fin troppo sincero con lui, ma aveva cercato di fargli vedere il mondo con i suoi occhi. Per un momento, il giovane aveva smesso di preoccuparsi ed il solo pensiero che aveva era quello di andare avanti e combattere per non far accadere, anche nel suo tempo, tutta la disgrazia che era avvenuta in questa linea temporale.

«Combattere... Sicuramente mio padre avrebbe usato parole diverse per tirarmi su. Ma anche queste sono efficaci...»

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La situazione era critica, ma i combattenti di Ionia non smettevano di attaccare le orrende creature del Vuoto che stavano distruggendo la città. Non erano i soli a combattere al loro fianco, dato che anche un sacco di scienziati e di guerrieri di Piltover erano scesi in campo per poter proteggere i cittadini indifesi. Yasuo vide un sacco di gente armata da tecnologie Hextech sul campo di battaglia e giurò di aver ammirato una ragazza saltare da un edificio all'altro per mezzo di un congegno dotato di fili di ferro.

«Molto probabilmente, la maggior parte di loro non avrà mai combattuto in vita loro...»

Pensò il samurai che portava il ninja dell'equilibrio sulle sue spalle. Lui e Wukong avevano continuato a sbarazzarsi dei piccoli mostriciattoli nonostante le ferite riportate e la stanchezza. Non avevano ancora trovato nessun'altra bestia come quella tentacolare che avevano affrontato prima e, sinceramente, Yasuo sperava di non doverne incontrare altre finché non avrebbero messo al sicuro Kennen. Le sue ferite erano molto gravi e non riusciva a muoversi da solo. Tutto ciò debilitava parecchio i movimenti del samurai che non riusciva a muoversi velocemente come desiderava.

«Se devi brontolare ad ogni fendente che tiri, lasciami qui e vai a combattere da solo. Non ho voglia di sentirmi dire che non hai potuto combattere come volevi solo perché ti ero di peso.»

Kennen provava parecchia vergogna nel dover essere tratto in salvo da uno degli uomini più ricercati di Ionia. Il suo orgoglio doveva mandare giù un boccone abbastanza amaro. Al contrario, Wukong si stava divertendo come un bambino alle giostre. Affrontare mostri e combattere rischiando la propria vita, lo rendeva così euforico che non riusciva a smettere di ridere per i modi bizzarri in cui uccideva le creature del Vuoto. Yasuo non riusciva a comprendere la sua gioia. La morte non era qualcosa di divertente ed uccidere non dovrebbe rendere la gente felice.

«Non mi piace il tuo sguardo.»

Gli disse dopo aver sterminato un branco di esseri dalla forma simile a quella di uno scarafaggio. Wukong, però, non diede molta corda alle sue parole e gli rispose in maniera molto semplice.

«Combattere contro nemici è una cosa fantastica. Più sono forti, più ho l'occasione di migliorare il mio stile.»

A quanto pare, gli insegnamenti del suo maestro erano diventati un vero e proprio principio di vita per quella scimmia. Kennen notò che il suo stile era molto grezzo ed ancora un po' goffo. Wukong non era riuscito ad imitare alla perfezione la tecnica di Yi, ma, sicuramente, sarebbe riuscito a raggiungere il suo livello di bravura in fretta.

«Vuoi qualcuno di più forte? Ti accontento subito!»

Dalle loro spalle arrivò una risata agghiacciante che li mise subito in allerta, facendoli mettere in posizione di combattimento e temendo il peggio. Da lontano, i tre combattenti videro arrivare uno stormo di corvi con gli occhi iniettati di sangue.

«Ho già visto questi uccellacci!»

Urlò Yasuo iniziando a correre contro quegli animali inferociti che volevano beccare a morte i presenti. Con poche mosse riuscì ad ucciderne una decina, ma le bestiacce continuavano ad aumentare ogni secondo che passava.

«La fine è vicina!»

Dalla nuvola di corvi né uscì una vecchia conoscenza di Yasuo e Wukong. Qualcuno che avevano già affrontato in passato e che possedeva uno strano potere magico. Uno spaventapasseri vivente che portava morte e distruzione ovunque passava. La pericolosità della sua presenza era evidente e solo Wukong pareva contento di rincontrare quell'avversario. Aveva un conto in sospeso con lui e voleva, in qualche modo, prendersi una rivincita per ciò che era successo in passato.

«Non riuscirai a scappare questa volta, mucchio di fieno!»

La scimmia si spostò rapidamente in avanti, evitando la maggior parte dei corvi e colpendone altri. Finché, in pochi secondi, non si ritrovò dinanzi allo spaventapasseri dal ghigno satanico stampato sul volto. L'intenzione di Wukong era quella di colpirlo con il suo bastone sulla faccia, cercando di levargli quell'espressione divertita. Ma, all'improvviso i muscoli del suo corpo s'irrigidirono di colpo e, in pochi secondi, tutto divenne buio.

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«No!»

Il samurai non fece in tempo a fermare il suo compagno che era già partita all'attacco contro l'avversario. Nonostante in passato avesse dimostrato di essere più abile nel combattimento dello spaventapasseri, Wukong non avrebbe dovuto sottovalutare il nemico, dato che, soprattutto gli esseri magici, potevano rivelare dei trucchetti pericolosi.

«Lascialo stare!»

Yasuo era ancora alle prese con quei dannati corvi affamati e non riusciva a combatterli tutti insieme a causa del peso che portava sulle spalle. Lo spaventapasseri aveva bloccato la scimmia a mezz'aria con uno strano incantesimo e tutto ciò non gli piaceva per nulla.

«Un enorme afflusso magico sta uscendo dalla bocca di Wukong per entrare nel suo corpo. Devi fermarlo subito prima che lo uccida!»

Il combattente di Ionia non aveva molto tempo a disposizione per salvare il compagno. Doveva liberarsi dall'attacco di quegli uccelli molto velocemente, ma ce l'avrebbe fatta soltanto in un modo: lasciando Kennen e sperando di riuscire ad arrivare da Wukong prima che venga ucciso dall'avversario.

«Fallo!»

Gli urlò all'orecchio il ninja che aveva subito compreso le intenzioni del samurai. Yasuo non gli diede retta e Kennen fu costretto a morderlo per fargli mollare la presa.

«Che ti salta in mente?»

Gli domandò Yasuo, cercando di non lasciarlo cadere, di non urlare per il dolore del morso e di evitare gli attacchi di quelle bestiacce.

«Lasciami qui a fare da esca e vai ad aiutarlo. In qualche modo me la caverò anche da solo!»

Le parole dello yordle erano cariche di odio. Non per via del samurai, ma l'odio era rivolto verso se stesso. Non riusciva a muoversi, non poteva combattere e non poteva essere d'aiuto. Era un peso morto e questo non poteva accettarlo. Il suo orgoglio era talmente grande che non riusciva ad accettare che, a causa sua, Wukong sarebbe potuto morire. Voleva sacrificarsi per poter dare la possibilità al samurai di salvare il pupillo di Yi.

«Stai zitto e tieniti stretto!»

Gli gridò contro il guerriero che, con un salto all'indietro, creò un muro di vento per poter bloccare l'avanzata dei corvi. Nonostante quel tipo di difesa così efficace, Yasuo aveva appena decretato la morte della scimmia.

«Spazza via quel muro, buttami tra i corvi e corri a salvarlo!»

Le parole di Kennen non sfiorarono minimamente il pensiero del samurai che aveva preso una dolorosa decisione.

«Mi stai chiedendo di abbandonare un compagno di cui avevo promesso di prendermi cura per poterne salvare un altro? Ridicolo...»

Disse a bassa voce, chinando il capo in segno di vergogna.

«Ragiona! Wukong può essere ancora utile per salvare questa città! Io non sono più in grado di muovermi o di combattere. Sono inutile e non puoi pensare ad una cosa del genere in un momento come questo.»

Yasuo non si mosse di un millimetro e continuò a fissare il muro di vento che aveva creato qualche secondo prima per fermare l'attacco.

«Mi dispiace... Il mio orgoglio non mi permette di andare oltre...»

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Pochi secondi. Bastavano pochi secondi a Fiddlestick per poter assorbire la coscienza e la forza vitale del suo avversario. Quella tecnica, altamente rischiosa quando forte, lo poneva ad un pericolo immane. Infatti la poteva utilizzare solo in casi di assoluta sicurezza, ovvero quando i suoi corvi o i suoi compagni potevano permettersi di coprirgli le spalle. Proprio per quella ragione aveva scatenato tutte le sue adorabili bestiole contro il samurai, così da poter affrontare da solo la scimmia senza alcuna interruzione. Nell'uno contro uno, Fiddlestick era imbattibile proprio grazie alla sua abilità di assorbimento dell'energia. Non solo gli permetteva di bloccare il suo avversario, ma aveva anche l'occasione di sottrargli informazioni, sogni e la vita. Aveva usato lo stesso trucco con l'occhio del crepuscolo, nel tentativo di sottrargli il suo peggior incubo durante il suo combattimento contro lo stesso samurai di Ionia.

«Percepisco la tua paura.»

Bisbigliò alla scimmia immobile dinanzi a sé, pregustando lentamente l'immenso potere magico che il suo avversario possedeva. Non ne aveva mai assaggiato uno simile ed era quasi inebriato da quel potere. Ma, purtroppo per lui, quel "banchetto" finì in maniera alquanto brusca. In un istante, un gigantesco pugno di metallo si schiantò sul viso dello spaventapasseri, facendolo volare parecchi metri di distanza e liberando il povero Wukong dal suo incantesimo.

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Ci volle qualche istante per poter riprendere coscienza e, quando la scimmia riaprì gli occhi, vide qualcosa di estremamente virile seppur racchiuso in un completo da combattimento Hextech che risaltava le curve di chi lo portava. Si ritrovò dinanzi ad una splendida ragazza dai capelli rosa, con una ciocca che le copriva l'occhio destro e con un piccolo tatuaggio sulla guancia opposta. Le sue mani gigantesche erano completamente in contrasto con il suo corpo elegante e raffinato. Tutto ciò scatenò in Wukong dei sentimenti abbastanza confusi, soprattutto quando la ragazza iniziò a rivolgersi allo spaventapasseri che lo aveva intrappolato, poco prima, in un sonno profondo.

«Boom baby! Dritto sul muso!»

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