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Libro 3: 11) Una nuova speranza

L'acqua della sorgente termale posta al di sotto del rifugio era incredibilmente calda, ma riusciva a far rilassare i nervi del giovane Ezreal dopo tutto lo stress che aveva accumulato quel giorno. Era stata la moglie di Darius a costringerlo darsi una ripulita, quasi come se fosse una madre in pensiero per le condizioni igieniche del figlio. Ezreal si sentiva un po' in imbarazzo a causa di quella premura, ma non aveva il coraggio di disobbedirgli. Un po' per la sua natura affettuosa, un po' a causa del marito che lo fulminava con gli occhi. Il giovane esploratore avrebbe preferito incontrare lo scienziato Heimerdinger piuttosto di rilassarsi, ma, per sua sfortuna, lo yordle era uscito a cercare nuove apparecchiature di ricambio per i suoi esperimenti in compagnia del suo fidato assistente automatizzato. Sarebbe tornato dopo cena, perciò avrebbe avuto il tempo anche di avere un pasto decente dopo tutto quel trambusto. A godersi quel piccolo spazio di pace, c'erano anche la scimmia troppo evoluta ed il sé stesso alternativo. Notò, con molta tristezza, che il suo corpo era stato tremendamente mutilato in questi anni. Non appena si tolse l'armatura, la prima cosa che notò fu il suo braccio sinistro.

«Che cosa è successo al tuo braccio?»

Urlò in preda al panico, non notando anche le innumerevoli cicatrici sparse in tutto il suo corpo muscoloso.

«Oh... Già... Purtroppo il potere degli ascesi era un potere troppo immenso per me. Appena mi liberai dal controllo di Shaco e dopo aver levato dalla faccia della terra il suo ghigno satanico, il cristallo che trovammo nella piramide di Shurima esplose, scatenando un potere magico tremendo. Persi il braccio e per poco non ci rimasi secco quel giorno... Ci vollero tre mesi per potermi riprendere del tutto e, non appena fui in grado di reggermi in piedi da solo, chiesi ad Heimerdinger un braccio nuovo. Un mese dopo, mi donò Pearl, questa armatura tecnomaturgica con sistemi Pulsefire.»

Il giovane non poté non scioccarsi alla vista di quella mancanza e, in più di un'occasione, si toccò il suo stesso braccio per rendersi conto che fosse ancora al suo posto. Nonostante ciò, riuscì a rilassarsi per un paio d'ore in quella sorgente fino all'ora di cena.

«Buon appetito.»

Ezreal mangiò a casa di Darius e Quinn, insieme alla sua versione futuristica e ad Ekko. Quella dimora non era nuova a visite di sconosciuti, infatti il giovane esploratore scoprì che era Quinn l'addetta all'assistenza dei superstiti. In passato era una grande guerriera che, in più di un'occasione, aveva messo in difficoltà l'esercito noxiano, ma, con il bambino in arrivo e la morte del suo fidato compagno alato, fu costretta a ritirarsi dagli scontri per potersi dedicare ai superstiti ed agli orfani della città. Infatti anche i bambini che non avevano più una famiglia si recavano spesso in quella casa per un pasto caldo. Per tutto il resto, ci pensava Wukong a loro, che provvedeva ai loro bisogni quando non era lontano dal rifugio. A detta dei bambini, però, la scimmia non è un granché come cuoco.

«Ekko, smettila di fissarlo e posa il tuo sguardo sul piatto!»

Quinn sgridò il ragazzo che non faceva altro che studiare Ezreal in silenzio, quasi come se custodisse il segreto dei viaggio temporali all'interno del suo corpo. La dimora di Darius non rispecchiava per nulla il suo passato da alto generale dell'esercito noxiano. Era un'abitazione abbastanza rustica che si adattava alla perfezione alla situazione di quel periodo. C'era il minimo indispensabile e non era dotata di molto spazio. A malapena riuscivano ad avere due camere da letto, un bagno ed un soggiorno che fungeva anche da cucina. Purtroppo in codesti tempi non ci si poteva permettere di meglio ed Heimerdinger faceva ciò che poteva con gli scarti della città distrutta di Piltover. Anche il pasto fu abbastanza povero: una zuppa di carote e del pane per poter riempire lo stomaco.

«Chissà da quant'è che non vedono della carne su questo tavolo...»

Pensò il giovane che non poté non intristirsi per quella situazione. Il suo umore era completamente l'opposto di quello dei presenti che, invece, cercavano sempre di scambiarsi un sorriso a vicenda, quasi come se non si accorgessero della condizione di povertà e di miseria in cui vivevano. E non erano i soli. Da quando era arrivato in quel rifugio, Ezreal non aveva visto nemmeno una persona triste. Non saltavano sicuramente dalla gioia, ma non facevano trasparire alcun pensiero negativo. Erano ridotti allo stremo, ma, nonostante tutto, continuavano ad andare avanti con forza e volontà.

«Salve gente! Scusatemi se disturbo il vostro pasto, ma il cervellone è tornato.»

Dalla porta d'ingresso sbucò Wukong che per poco non fece venire un infarto ai presenti. Darius fu tentato di tagliarli la testa, ma Quinn lo tenne per il braccio, cercando di mantenerlo seduto a tavola. Cosa che non fece il giovane Ezreal e la sua versione del futuro. Anche Ekko lasciò la tavolata per seguirli fino al laboratorio di Heimerdinger, evitando anche la sgridata della donna di casa. L'abitazione dello yordle era posta alla fine del rifugio, sopra un condotto fognario coperto da lastre di metallo. L'olezzo di quel luogo era impossibile da descrivere e, per poco, il giovane esploratore non vomitò a causa di tutto ciò. Resistendo con tutte le sue forze, attraversarono le tendine che fungevano da porta per la casa e, al suo interno, videro un sacco di confusione e di pezzi di metallo sparsi per tutta la dimora, con un enorme essere di metallo che cercava, invano di mettere in ordine tutto quanto.

«Bella Blitz! Sempre impegnato a rimediare ai suoi casini?»

Disse Ekko avvicinandosi al robot dorato, alto quasi due volte Ezreal, che salutò con la sua enorme mano di ferro i presenti e, quasi come se fosse rassegnato al suo destino, abbassò il capo rotondo in segno di sconforto. Mentre, da sotto un cumulo di ferraglie, fuoriusciva lo yordle più geniale di Runeterra per poter riprendere il respiro, manco fosse in apnea.

«Hai tenuto il tempo golem da quattro soldi? Quanto sono riuscito a resistere li sotto?»

Domandò lo scienziato, ignorando i presenti. Ezreal, in realtà, se lo ricordava molto diverso Heimerdinger. Prima vestiva sempre con un camice e con dei spessi e neri occhiali da saldatore, mentre adesso aveva una tuta da meccanico. Gli occhiali erano gli stessi, ma il cambiamento più grande lo aveva nella testa. Una folta capigliatura bionda gli ricopriva il cranio e, per un momento, Ezreal pensò che avesse le sue stesse sfumature. Anche la peluria sul suo corpo era aumentata notevolmente e ciò lasciò basito il biondo. Bastò un colpo di tosse da parte dell'Ezreal del futuro per far notare la loro presenza agli occhi di Heimerdinger che, una volta squadrati i presenti, si tolse gli occhiali per ciò che stava osservando.

«Aspetta un momento... Ci vedo doppio oppure l'apnea mi ha fatto venire un aneurisma?»

Dopo essersi pulito gli occhiali, si avvicinò al giovane esploratore per poter davvero constatare la realtà fisica della sua presenza in quel luogo.

«Per tutti i circuiti! Avete creato un clone durante la mia assenza?»

I presenti furono parecchio divertiti dalla sua reazione, anche per il fatto che incominciò a tastare il giovane in ogni punto del suo corpo, studiando soprattutto la dentatura del ragazzo che, impotente, non riusciva a levarselo da dosso. Ci vollero un paio di minuti per spiegare la situazione e, nonostante tutto, lo scienziato fu felice di tutte le notizie ricevute quel giorno.

«Questo è incredibile! La tua presenza in questo tempo significa che è possibile distruggere la barriera dei quattro secondi per un viaggio del tempo!»

«Te lo avevo detto che era possibile...»

Disse a bassa voce Ekko, che stava picchiettando il suo indice contro il corpo metallico dell'assistente dello yordle.

«Non ho mai detto che era impossibile. Ho solo precisato che non abbiamo mai avuto una potenza abbastanza grande per poter creare una macchina del tempo che superi la tua attrezzatura portatile.»

Replicò lo yordle, indicando la strana tecnologia Hextech che il giovane si portava sempre appresso.

«La tua presenza qui è incredibile. Hai detto che un vecchio ti ha teletrasportato in questa epoca e che aveva un ingranaggio sulle spalle?»

La descrizione dello yordle combaciava alla perfezione ed il giovane Ezreal annuì in silenzio.

«Scommetto tutta la mia materia grigia che si tratti di Zilean! Quello stregone da quattro soldi è ancora a lavoro a quanto pare. Non pensavo che avesse finalmente trovato il modo per poter viaggiare nel tempo. A quanto pare i suoi esperimenti temporali si sono evoluti e non servono più soltanto a prevedere il futuro.»

Disse lasciando in confusione i presenti, purtroppo non riuscivano a comprendere le parole dello scienziato. Heimerdinger impiegò un paio di minuti a spiegare chi fosse il "leggendario" stregone di Urtistan, una delle città distrutte di Valoran durante "La grande guerra delle Rune". Lui era uno dei pochi che riusciva a prevedere il futuro con la sua magia, ma, a causa di tutto ciò, iniziò a soffrire di "cronodisplasia". Essa è un male mistico che, pur garantendo l'immortalità al suo portatore, scollega la sua coscienza dal passare del tempo, impedendo di agire per un periodo di tempo considerevole. Fu per questo motivo che non riuscì ad opporsi alla distruzione della sua città.

«L'ho incontrato poche volte nel corso della mia vita e mi è sempre sembrato un po' lunatico. Più di me oserei dire... Sapevo che la sua magia gli donasse la preveggenza, ma non ero informato sulla possibilità di viaggiare nel tempo durante i suoi "momenti" di lucidità. Sono molto felice nel sapere che si sta occupando di questo caso. Mi rallegra il cuore e mi alleggerisce il peso che porto sulle spalle.»

Affermò lo yordle. Da quando vivevano in quelle condizioni e da quando i conflitti si erano fatti sempre più violenti, Heimerdinger era stato l'unico a portare un briciolo di speranza per il futuro all'interno del continente. Il solo fatto di aver creato quel rifugio, che era in grado di mascherare completamente l'aura magica di chi vi abitava, era un grande passo avanti per la sopravvivenza della resistenza. Adesso che sapeva dell'operato di Zilean, aveva anche speranza per la salvezza del passato.

«Se questo individuo possiede codesta abilità, perché non ha agito prima?»

Chiese il vecchio Ezreal, mentre il gigantesco robot gli stava consegnando una tazza di tè fumante. A quanto pare l'aveva iniziato a preparare per Heimerdinger prima del loro arrivo.

«Ci sono tante spiegazioni... Magari ha scoperto questo suo potere solo recentemente. O può darsi che la sua cronodisplasia lo abbia bloccato in uno stato di trance per tutti questi anni. Purtroppo non posso dirtelo con certezza.»

«Quindi... Devo aspettare che si faccia avanti lui per poter tornare indietro? Cavolo... Speravo tanto nel tuo aiuto...»

Disse sconsolato il giovane Ezreal, accarezzandosi il guanto regalatogli dalla sua cara amica d'infanzia. Anche lo yordle posò lo sguardo su di lui e, in particolare, su ciò che custodiva all'interno del guanto.

«Beh... Forse un modo per riportarti a casa ci sarebbe...»

In un secondo, sia Ezreal che Ekko scattarono verso lo yordle e lo presero per la tuta.

«Come?»

Domandarono all'unisono. Ezreal perché doveva tornare nel suo tempo per aiutare i suoi amici ed Ekko perché era fortemente interessato ai viaggi temporali ed a migliorare la sua attrezzatura.

«Ecco... Hai ancora con te il cristallo che hai trovato nella piramide di Shurima?»

Chiese indicando la mano del giovane.

«Se ancora il potere degli ascesi non è stato attivato, potremmo usare quel potere per potenziare una versione migliorata dell'attrezzatura di Ekko. In tal caso, l'ipotesi di rompere il muro dei quattro secondi, potrebbe rivelarsi fattibile.»

Ezreal esplose di gioia nel sentire quelle parole e nel sapere che poteva avere un'ulteriore possibilità nel tornare indietro nel tempo per salvare tutti da quel macabro futuro.

«Facciamolo! Devo per forza tornare nel mio tempo!»

Lo sguardo del giovane si posò sulla sua versione del futuro che, al contrario di lui, aveva uno sguardo cupo ed era tremendamente preoccupato.

«Che succede?»

Chiese l'esploratore non capendo il motivo del suo umore.

«Se userai il potere degli ascesi in questo modo... Non potrai più usare quell'energia per poterti liberare dal controllo di Shaco. Nel caso tu tornassi indietro e fallissi, non ci sarebbe più via di scampo per il futuro. Non ci sarebbe alcuna soluzione sul farti rinsavire dopo il suo controllo...»

Le sua parole, dure quanto vere, aprirono gli occhi del giovane. Ma, nonostante tutto, doveva provarci. Altrimenti nulla sarebbe cambiato e tutti sarebbero ancora in quella condizione. Il suo ritorno nel passato, era la loro unica chance di poter cambiare il destino del futuro. Doveva rischiare.

«Non ti preoccupare... Non fallirò.»

Affermò deciso, facendo sorridere il vecchio Ezreal che, per un secondo, ricordò quanto fosse stupido e spericolato da giovane. Ma, nonostante tutto, aveva una fiducia in sé stesso terribilmente alta.

«Bene! Allora posso iniziare a creare la macchina che ti riporterà indietro. Ekko, se non ti dispiace, mi servirà il tuo aiuto per creare una versione più grande e più potente della tua invenzione.»

Heimerdinger si diresse verso il suo studio e, con la mano, si bloccò per qualche secondo. Cambiò per un attimo umore, come se stesse pensando ad altro.

«Nessun problema.»

Ekko, nonostante non volesse ammetterlo, era eccitato dall'idea di migliorare la sua attrezzatura. Se fossero riusciti a superare il suo limite dei quattro secondi, avrebbe potuto anche salvare Runeterra da solo, senza doversi affidare ad altra gente.

«Ma prima di iniziare... Ezreal...»

Lo scienziato si rivolse verso l'Ezreal del futuro, cambiando il tono di voce che diventò un pizzico più basso e che nascondeva un po' di tristezza al suo interno.

«Potresti seguirmi un attimo? Credo che le farebbe piacere sentire la tua voce...»

Domandò con un tono ancora più basso. Ezreal, con un'espressione ancora più triste di quella dello scienziato, annuì.

«Se vuoi, puoi venire anche tu.»

Questa volta, lo yordle parlò al giovane esploratore che non riusciva a comprendere cosa o chi ci fosse di tanto importante all'interno del suo studio. Non appena entrò, lo capì nel giro di due secondi. Lo studio, avvolto da una luce bluastra e da un ordine quasi maniacale, al contrario del resto della casa, conteneva una scrivania, due librerie ed un letto. Affianco ad esso, c'era un macchinario che Ezreal aveva visto parecchie volte nell'ospedale di Piltover, ma, la cosa che lo turbò maggiormente, fu vedere a chi fosse collegato quel macchinario. Quella persona, che pareva stesse dormendo in un sonno così tranquillo, Ezreal l'aveva già incontrata in passato. Corporatura magra, viso pallido, lunghi capelli fluenti che le coprivano le guance e labbra sottili, ma sensuali. Il vecchio Ezreal, non appena entrò all'interno della stanza, si avvicinò al letto e strinse la mano della persona al suo interno.

«Ehi... Non ci vediamo da un po' di tempo e mi dispiace per questo. Ho avuto un bel po' di grane da risolvere e non immagini nemmeno cosa sia successo oggi...»

Non appena la voce di Ezreal arrivò alle sue orecchie, anche la macchina a cui era collegata quella persona iniziò a reagire. Il battito era aumentato notevolmente ed anche la pressione sanguigna, che prima era un po' bassa per gli standard, si era stabilizzata. Quasi come se, solo con il suo parlare, Ezreal riuscisse a far stare meglio quella persona. Tutto ciò aveva dell'incredibile.

«Ci sono un bel po' di novità... Forse abbiamo trovato una nuova speranza per salvare questo continente maledetto. Certo... Non sarà facile, ma almeno abbiamo uno spiraglio di luce.»

Il vecchio Ezreal posò il suo sguardo sul giovane esploratore e, con un gesto delle testa, lo invitò ad avvicinarsi.

«Vuoi salutarla?»

Disse con calma e risolutezza, quasi come se fosse la cosa più normale del mondo per lui. Il giovane, con un groppo in gola, si avvicinò alla parte opposta del letto e, anche lui, prese la mano di colei che, beatamente, era in quello stato di coma chissà da quanto tempo. I suoi capelli bluastri avevano perso il colorito di un tempo, ma la sua bellezza era rimasta intatta nonostante gli anni che erano passati.

«Ciao... Jinx...»

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