Libro 3: 05) Futuro incerto
L'angoscia che colpì il giovane esploratore lo paralizzò di colpo. Dopo aver riconosciuto il luogo in cui si trovava e dopo essersi disperato per non capire cosa fosse successo a Piltover, si ritrovava di fronte ad un individuo che aveva le sue stesse fattezze. O quasi...
«Tu... Cosa ci fai qui?»
Disse a bassa voce il biondo individuo che lo aveva bloccato pochi secondi prima. Ezreal era caduto a terra per lo stupore e non riusciva a dare alcuna risposta. La sua mente ed il suo sguardo erano impegnati ad ammirare la magnificenza della struttura dell'uomo che si trovava dinanzi a lui. Non riusciva a capire se fosse un essere totalmente meccanizzato, come Viktor, o se stesse indossando solo un'armatura protettiva. In entrambi i casi, Ezreal rimase incantato da ciò che vide. Occhiali a visione di calore dalle lenti di un intenso color celeste che gli coprivano la parte superiore del viso. Capelli lunghi, sciolti e biondi che gli coprivano le spalle larghe. Armatura color grigio metallizzata con venature fosforescenti che ne risaltavano l'anatomia e che facevano focalizzare l'attenzione soprattutto sulle bobine che aveva sulle spalle e sul jet-pack che portava sulla schiena, probabilmente alimentato da un'energia a lui sconosciuta. L'armatura terminava con il pezzo di sotto e con le scarpe di ferro che parevano più scomode del normale. La cosa che colpì maggiormente il giovane, però, fu l'arma che portava sul braccio sinistro. Mentre il destro si accostava al resto dell'armatura, il sinistro era una roba totalmente diversa. Li, su due piedi, Ezreal l'aveva scambiato per un cannone laser, ma, probabilmente, nascondeva ben atri segreti al suo interno. Quel cannone continuava a girare lentamente sul suo braccio e, per poco, non gli sembrò di sentire un'altra voce meccanica al suo interno. In effetti, tutta l'armatura sembrava dotata di una vita propria.
«Io... Tu... Non riesco a capire!»
Urlò il giovane riconoscendo le fattezze del portatore dell'armatura. Stentava a credere al fatto che si potesse trovare dinanzi ad una persona del genere. Non c'era alcun senso logico che avrebbe potuto spiegare una simile situazione.
«Sistemi Pulsefire attivi.»
Questa volta, Ezreal sentì chiaramente una voce metallica provenire dal cannone. Non se l'era immaginata, quella voce era reale e, purtroppo per lui, anche la persona che si trovava di fronte a lui lo era. All'improvviso, uno scoppio, non troppo lontano, attirò la loro attenzione, infastidendo il tipo con l'armatura.
«Sta finendo il tempo...»
Affermò il biondo in armatura che continuava a fissare il giovane che, a quanto pareva, gli assomigliava parecchio nella fisionomia del viso.
«Ormai è tardi. Non si torna indietro!»
Detto ciò, prese Ezreal per il colletto della giacca e lo costrinse a seguirlo, mentre una scarica di esplosioni si avvicinava minacciosamente sempre di più.
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Passarono un paio di secondi dall'attacco e, dopo essersi rifugiati in uno scantinato di una delle case di Piltover, anche i rumori al di fuori dell'abitazione cessarono di infastidire i presenti. Ezreal aveva il batticuore a causa di come tutto quanto attorno a lui fosse cambiato così velocemente. Ritrovarsi con una Piltover distrutta, con una versione di lui molto più meccanizzata e con un nemico alle calcagna che faceva esplodere ogni cosa, non era per nulla piacevole, soprattutto quando non sapeva il motivo per cui gli stava accadendo tutto ciò. Il silenzio di quello scantinato era totale. L'altro Ezreal, quello dotato dell'armatura, bloccò con la mano destra la bocca del giovane che, per poco, non rimase senza fiato. Dopo qualche istante, l'esploratore si liberò dalla presa e cercò delle risposte.
«Cosa ci sta attaccando?»Domandò dopo aver ripreso il fiato che gli mancava fino a quel momento.«Meglio se non lo sai... Non è alla tua portata.»
Rispose il biondo dall'armatura luccicante. Teneva continuamente sotto controllo la porta dello scantinato e, ad un certo punto, analizzò il luogo con uno scanner rosso uscito dal suo visore.
«Ehi Pearl, avvia l'analisi.»
Affermò mentre scansionò la zona da cima a fondo, senza tralasciare nemmeno l'altro Ezreal.
«Minacce rivelate... Nessuna.»
Sul suo volto comparve del sollievo e ciò lo portò a sedersi di fronte alla porta dello scantinato, così da poterle fare meglio la guardia in caso di attacco.
«E che mi dici del nostro amico? Sono davvero io?»
Chiese nuovamente al computer di quella armatura che rispose, come sempre, con una voce metallica femminile. Ezreal non ci fece caso all'inizio, ma quella voce le ricordava qualcuno che conosceva molto bene.
«Maschio. 24 anni. Possiede una discreta potenza magica, anche se acerba e poco allenata. Il DNA combacia con un altro individuo nel mio database dal nome: Ezreal. Compatibilità tra il tuo sangue ed il suo: 100%.»
Dopo aver finito la scansione del giovane, l'individuo dotato di armatura di levò il visore dagli occhi, così da guardare direttamente il se stesso più giovane.
«Come dannazione sei arrivato qui? Questo non è il tuo tempo!»
Il suo sguardo serio e minaccioso per poco non riuscì a colpire nell'animo il giovane esploratore che, però, era rimasto affascinato dagli occhi ardenti del se stesso che si ritrovava di fronte. Prima non c'aveva fatto caso, ma, dopo essersi tolto il visore, aveva chiaramente capito una cosa.
«Mi trovo nel futuro?»
Domandò con un filo di voce in gola. Aveva capito tutto ciò vedendo bene il viso dell'altro Ezreal. Leggermente più vecchio e stanco del suo e con un accenno di barba bionda che gli copriva il mento sotto l'armatura. Ad occhio e croce, l'altro Ezreal non avrebbe avuto più di dieci anni in più di lui. Aveva anche ipotizzato ad un'altra possibilità, ovvero quella in cui era finito in una dimensione parallela. Ma, ricordando il salto temporale compiuto da Nasus, riuscì subito a comprendere la situazione in cui si ritrovava.
«No... Ti trovi nel mio presente.»
Disse acidamente, tenendo sotto controllo il giovane e facendogli segno di sedersi a sua volta.
«In che senso?»
Chiese Ezreal non capendo il senso del se stesso più vecchio.
«Il concetto di futuro e passato è relativo. Non ti ricordi le lezioni dell'accademia delle scienze di Piltover?»
I suoi occhi vitrei incrociarono quelli "vuoti" del giovane che, purtroppo per lui, non riusciva ancora a capire il senso della sua risposta.
«Diavolo... Ero davvero così fesso da giovane?»
Il vecchio Ezreal si prese una pausa per riprendere fiato e per pensare al modo migliore per poter spiegare tutto quanto alla sua versione più giovane, cercando di minimizzare il più possibile per rendere più semplice la comprensione.
«In ogni epoca temporale è meglio non usare mai il concetto di passato e futuro. Ma solo del presente. Ciò deriva da una teoria formulata dallo scienziato Heimerdinger risalente a trent'anni fa, in cui spiegava la teoria denominata "Teoria della creazione di dimensioni parallele molto differenti da quelle che conosciamo". Nome molto lungo e ridicolo, ma agli yordle piaceva... Molti scienziati preferiscono pensare, infatti, che queste dimensioni contengano enormi differenze tra di loro, con epoche estremamente differenti, nuovi luoghi mai visti o nuove razze a noi sconosciute in cui i nostri alter-ego hanno vissuto in un modo completamente diverso dal nostro. Basta una piccola azione compiuta da un essere insignificante per pregiudicare tutto il destino di una dimensione rispetto ad un'altra. Una scelta, una uccisione, un bacio...»
Si bloccò di colpo, quasi come se avesse ricevuto un colpo al cuore e ciò permise all'Ezreal più giovane di porre un'altra domanda.
«Quindi mi stai dicendo che questo non è il mio futuro, ma che è una dimensione alternativa a dieci anni di distanza dalla mia?»
«Tredici anni... Ho 37 anni. Però si... Il concetto di base è quello. Io e te non siamo la stessa identica persona. Il nostro passato è differente e, nel corso della nostra vita, abbiamo compiuto scelte completamente differenti. Io, per esempio, nel mio passato non ho mai viaggiato in altre dimensioni o non ho mai incontrato un me stesso del futuro. Tu si.»
Il suo discorso terminò con quella frase, facendo comprendere tutto ciò che fosse necessario sapere all'esploratore.
«Quindi tutto quello che ho visto qui è possibile che possa non accadere al mio presente. Questo mi solleva parecchio. Non per offendere la tua epoca, ma state messi molto male qui.»
Il vecchio biondo lo guardò senza riguardo, come se si vergognasse di quella versione più giovane di lui.
«Non è detto. Come ti ho detto, ogni dimensione si differenzia per qualcosa. Tra la mia e la tua ci possono essere infinite differenze oppure può essere segnata da un solo piccolo evento. La tua sola presenza qui è già un enorme evento che cambierà il futuro della tua epoca.»
Detto ciò, il cuore di Ezreal riuscì a trovare un pizzico di pace e serenità per questa possibilità di non avere lo stesso futuro del suo alter-ego.
«Quindi mi basta scoprire com'è successo tutto questo casino per poterlo evitare nel mio mondo! Perfetto! Dimmi quale è stata la causa di tutto ciò e ti prometto che farò di tutto per evitare la distruzione della nostra bella città e, probabilmente, di Runeterra!»
Ci fu un silenzio quasi imbarazzante tra i due nei secondi successivi. Il giovane aspettava la risposta del vecchio che tardava ad arrivare. Fino a quando, con il cuore ricolmo dalla rabbia e dal dolore, confesso la nefasta risposta.
«La causa di tutto ciò... Sei tu.»
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L'impatto arrivò come un fulmine a ciel sereno. Nessuno si sarebbe aspettato che un essere del Vuoto di quelle dimensioni potesse essere capace di colpire così velocemente e con così poco preavviso. Al suo arrivo, le creature più piccole si fecero da parte e si diressero verso altre zone, per poter distruggere e divorare ogni essere vivente che si ritrovavano tra le zampe, ma anche perché avevano paura della stessa creatura.
«Scimmia! Rispondimi!»
Urlò Yasuo preoccupato per il compagno caduto. Era stato scaraventato con un solo colpo del mostro viola. Non dovevano sottovalutare la forza dei suoi tentacoli.
«Vado a vedere come sta. Tieni a bada quella sottospecie di polpo troppo cresciuto!»
Disse lo yordle, accorrendo in soccorso del povero Wukong. La creatura lo aveva colpito in pieno volto. I due combattenti speravano solo che non avesse ricevuti danni cerebrali o che l'osso del collo avesse retto il trauma.
«Spera che non gli sia successo nulla! Non ho alcuna voglia di dire al suo maestro della sua dipartita.»
Il samurai si mise in posizione di combattimento ed aspetto l'avanzata del mostro del Vuoto. La creatura, d'altro canto, non aveva alcuna fretta di raggiungere le prede.
«Devo osservare da più vicino.»
Affermò con la sua voce stanca la bestia, guardando ed analizzando il luogo in cui era stato spazzato via il primate. Quasi come se volesse ignorare il combattente con la katana che si ritrovava di fronte.
«Non fare finta che non esista!»
Urlò lo spadaccino, fendendo l'aria con un colpo frontale ed indirizzando il taglio verso la creatura che, all'ultimo, evitò il colpo spostandosi di lato. Quel colpo, nonostante non riuscì a centrare l'obbiettivo, fu efficace. Infatti, grazie ad esso, Yasuo ottenne l'attenzione del mostro tentacolare che, notandolo dopo qualche secondo, non poté non essere affascinato dalla sua arma e dalla sua abilità di fendere il vento. Tra tutti gli umani che aveva ucciso ed esaminato quel giorno, lui era il primo che presentava un'abilità simile. Prima era rimasto affascinato dall'esemplare peloso con fattezze umanoidi che aveva colpito, adesso era anche riuscito a scoprire che non tutti gli umani erano simili e che si differenziavano anche per le tecniche individuali. Cosa potrà mai scoprire in futuro? Dopo qualche secondo, si accorse anche del ninja dell'equilibrio, intento a correre verso il primate svenuto. Rimase abbagliato dalla sua forma, dato che non aveva mai visto uno yordle prima di quel giorno ed era curioso di scoprire quali organi potesse contenere un corpo così piccolo.
«Un'alta concentrazione di soggetti. Eccellente...»
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Ancora una volta calò il silenzio nello scantinato. Ezreal si bloccò da terrore dopo le parole del suo alter-ego e non riusciva a capirne il motivo.
«Io? No... Ti sbagli. Com'è possibile che la colpa sia mia! O tua! O nostra!»
Le parole del giovane riaprirono nel vecchio Ezreal una ferita profonda. Qualcosa che avrebbe preferito dimenticare o che avrebbe voluto dimenticare. Ma, purtroppo per lui, non era così semplice rimuovere dalla sua mente le immagini del suo passato.
«Prima di iniziare a spiegarti il perché... Devi dirmi una cosa. Nella tua epoca c'era una piccola mummia dolce e sincera e tu eri stato contagiato da un male incurabile?»
La domanda dell'ex esploratore in armatura lasciò il giovane ancora più perplesso. Si limitò solamente ad annuire senza dire nient'altro.
«Capisco... E toglimi una curiosità. Come hai fatto a venire da me?»
Ezreal cercò di ricordare tutto ciò che poteva, ma poteva dargli ben poche informazioni.
«Nel mio tempo ero alla ricerca dei Nexus creati dallo scienziato Viktor e, nel mio peregrinare, sono riuscito a scovarne uno all'interno del corpo della piccola mummia. Nel tentativo di difenderla, sono caduto in una delle trappole che il deserto e le piramidi di Shurima possono contenere. Dopo aver superato tante difficoltà, sono stato catturato da un gruppo di noxiani. Una volta liberato dalla morsa di Noxus, dopo aver sconfitto il carnefice della città nel suo stadio, e dopo qualche giorno di viaggio, ero in procinto di raggiungere l'accademia degli yordle per incontrarmi con Heimerdinger. In più avevo il desiderio di rivedere una delle mie fiamme. Ma non sono riuscito a raggiungerli. Un signore molto anziano mi ha sbarrato la strada e, dopo l'incontro con codesto individuo, mi sono risvegliato tra le macerie della mia città, in questo tempo ed in tua presenza.»
Avrebbe tanto preferito dirgli qualcos'altro, ma non aveva abbastanza informazioni per poter descrivere meglio la situazione. D'altro canto, le sue parole colpirono molto il vecchio se stesso, che non fece altro che sorridere con un ghigno malinconico.
«Ciò vuol dire che sei sfortunato quanto me...»
Il giovane rimase perplesso nel sentirlo parlare, ma non volle interromperlo.
«Praticamente, tu provieni da una dimensione alternativa in cui abbiamo compiuto le stesse gesta. Tutto ciò che hai fatto tu in passato, io l'ho vissuto allo stesso modo. Eccezion fatta per un piccolo dettaglio fondamentale...»
In questo momento, Ezreal interruppe se stesso. Aveva capito di quale evento parlasse.«Io sono arrivato qui... Tu no...»
«Esatto. Io sono riuscito ad andare all'accademia degli yordle e non ho incontrato nessun vecchio pronto a rompermi le scatole... Purtroppo i nostri destini sono stati alquanto simili.»
Detto ciò, Ezreal si levò un pezzo della sua armatura che gli copriva il collo e mostrò, alla sua versione più giovane, qualcosa di terribile che non avrebbe augurato nemmeno al suo peggior nemico.
«Ti ricorda qualcosa?»Sotto la sua armatura nascondeva ancora il marchio oscuro.
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