Libro 2: 22) Questione di secoli
«Sia ben chiaro... Sono io a capo di questa squadra e non voglio avere problemi di alcun genere!»
Affermò il ninja dell'equilibrio con lo sguardo fisso sul samurai di Ionia. I tre avevano preparato il minimo indispensabile per il viaggio e si erano dati tre ore di tempo per essere pronti. Il punto d'incontro era l'abitazione del saggio Yi che assisteva divertito ai battibecchi dei due guerrieri.
«Non sei un po' troppo giovane per prendere il comando? Dovresti affidarti a chi ha più esperienza di te sul campo di battaglia.»
Rispose Yasuo alla frase dello yordle. In effetti, il samurai aveva affrontato molte più imprese di Kennen e dell'allievo dello spadaccino del Wuju. Peccato che il ninja riuscisse a malapena a tollerare la presenza del traditore di Ionia in quel gruppo. Prendere ordini da lui sarebbe stato uno scempio per il suo onore.
«Non osare nemmeno pensare che tu possa gestire questa situazione. I vili traditori come te non possono permettersi di gestire una missione delicata come questa.»
Yasuo, infastidito dalla voce e dall'arroganza del piccolo yordle, aveva quasi intenzione di staccargli la lingua con un bel colpo rapido e deciso della sua katana. Ma sapeva che non avrebbe potuto muovere un dito a causa della presenza di Wukong e di Yi. La scimmia riusciva quasi a leggergli nel pensiero, soprattutto nei momenti di crisi, e prevedeva ogni mossa dell'avversario. Non c'avrebbe messo nulla a fermare la sua lama prima ancora di arrivare a toccare la lingua dello yordle. Mentre il suo maestro era semplicemente molto più veloce di lui. Gli avrebbe staccato una mano di netto non appena avrebbe appoggiato la mano sul manico della sua arma.
«E se comandassi io?»
Domandò Wukong con un sorriso allegro e spensierato.
«Tu no!»
Risposero quasi all'unisono i due combattenti di Ionia. I tre non erano molto in sintonia tra di loro, eppure Yi aveva riposto molta fiducia in loro. Anche perché due dei migliori guerrieri di Ionia, Shen ed Akali, erano ancora incoscienti ed in preda di un sonno molto profondo.
«Piuttosto... Quale mezzo di trasporto useremo? Sicuramente dobbiamo affittare una barca nel molo e poi ci tocca prendere un carro o qualche macchinario che possa trasportarci verso... Ah... Vero... Quale direzione dobbiamo prendere, capo?»
A quella domanda del samurai, lo yordle rimase in silenzio. Sebbene riuscisse a percepire meglio degli altri la potenza magica dei nemici, non sapeva di preciso dove quell'essere oscuro avesse portato i suoi padroni. Quindi, ancora prima di partire, erano già in crisi.
«Non lo so. Andremo a piedi fino alle coste della città-stato più vicina, da lì valuteremo bene il da farsi e cercherò di captare meglio la forza magica emessa da quella creatura. È difficile celare così tanto potere e, prima o poi, riusciremo a trovare il nostro obbiettivo.»
Nonostante tutto, Kennen non aveva avuto un'idea malvagia. Più si sarebbero avvicinati a Valoran, più possibilità c'erano di captare il mostruoso potere della creatura oscura.
«Un po' approssimativo come piano... Ma non abbiamo altre soluzioni. Però mi rifiuto di percorrere tutta Ionia e tutto il continente a piedi! Allo scontro arriveremmo stremati e privi di forze. Dobbiamo trovare un mezzo di trasporto veloce e sicuro.»
Mentre i due guerrieri erano impegnati a pensare ad una soluzione per questo problema, l'allievo di Yi era già riuscito a trovare la risposta che stavano cercando.
«Se avete finito di parlare, io sarei pronto a partire.»
Disse facendoli girare verso di sé e lasciandoli a bocca aperta. Dal nulla, era comparsa un'enorme nuvola dalle sfumature bianco-azzurre, che volava a pochi passi da terra. La scimmia era già salita in groppa alla nuvola e si era seduta comodamente con le gambe incrociate su di essa, nell'attesa che gli altri lo seguissero. Nello stupore generale, solo Yi riuscì a farsi una grassa risata nel vedere i volti del samurai e del ninja.
«Credo che abbiate appena trovato il vostro mezzo di trasporto, sempre ammesso che siate abbastanza degni per montarci sopra.»
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Ci fu un imbarazzante momento di silenzio tra Ezreal ed il vecchio sconosciuto che, a quanto pareva, conosceva perfettamente tutto ciò che era accaduto all'interno dell'accademia e dei suoi piccoli amici. Il biondo fece non poca fatica a prendere sul serio l'individuo dalla lunga barba, dato l'enorme ingranaggio che si portava sulle spalle. L'esploratore non poteva fare a meno di chiedersi quanto fosse pesante quell'aggeggio. Ma, un'altra cosa che attirò la curiosità del giovane, furono i suoi capelli che sembravano spinti verso l'alto da una strana forza gravitazionale.
«Non hai risposto alle mie domande... Iniziamo con più calma. Tu chi saresti?»
Chiese il giovane all'anziano signore che non faceva altro che contemplare l'orizzonte mentre si accarezzava la barba.
«Ha importanza? Sono già qui. È inutile che tu sappia il mio nome.»
La sua risposta fu abbastanza insensata e non soddisfò per niente Ezreal, che non aveva la minima voglia di perdere tempo con questo sconosciuto. Doveva raggiungere al più presto gli altri ed aiutarli nel difendere il piccolo Amumu.
«Ok... Ora mi devi perdonare, ma non ho tempo per pensare ad aiutare un simpatico vecchietto come te. Ho cose più importanti a cui pensare.»
Il biondo si volse per intraprendere di nuovo il percorso verso la città-stato, così da poter capire meglio la situazione. Ma, con sua gran sorpresa, si ritrovò, di nuovo, dinanzi a lui, il vecchio di prima.
«Ma... Come hai fatto? Eri alle mie spalle un secondo fa.»
La faccia stupita di Ezreal fece sorridere il vegliardo che continuò a bloccare il passaggio al giovane.
«Solo un secondo? Avrei giurato che fosse passato almeno un secolo. Certe volte il tempo vola come una freccia... Quasi come la frutta vola come una banana.»
Dopo quest'ultima frase, lo sconosciuto incominciò a ridere senza alcuna ragione. Ezreal non riuscì a capire bene la similitudine che aveva utilizzato, ma era certo di una cosa: quel vecchio era pazzo. O almeno soffriva di qualche sindrome dovuta all'età che gli faceva scollegare il cervello alla realtà, date le sue frasi prive di alcun senso.
«Signore... Perdoni la mia maleducazione, ma vado di fretta. Vorrei davvero tanto concedergli qualche secondo. Ma i miei amici sono in pericolo e non posso permettermi di stare qui con lei.»
Ezreal fece uno sguardo deciso e fiero per poter far capire la gravità della situazione all'anziano signore, ma, quest'ultimo, non si spostò dalla via. Anzi... Si avvicinò a lui e gli appoggiò la mano sulla spalla.
«Non ti preoccupare. Mi farò bastare qualche secondo.»
Detto questo, Ezreal sparì nel nulla senza lasciare alcuna traccia della propria presenza in quel mondo e lasciando da solo il povero ed anziano signore che, intanto, iniziò a parlare da solo.
«Bene... Il primo è sistemato. Ora tocca al secondo.»
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«Dammi una buona ragione per non entrare lì dentro!»
Urlò il sindaco di Piltover allo scienziato più famoso di Runeterra dinanzi alle porte dell'accademia degli yordle. Nonostante le numerose richieste del corpo di polizia della città, Heimerdinger non permetteva a nessuno di entrare nella sua "piccola" dimora.
«Il vostro compito termina qui! Mi avete affidato la protezione del piccolo yordle ed ho dovuto accettare in quanto facente parte della nostra razza ed in quanto ci sia un artefatto magico estremamente potente e pericoloso al suo interno. Ma non permetterò che voi entriate all'interno della mia accademia con tutto il corpo della polizia armato fino al collo!»
Ovviamente, quella dello scienziato, era solo una scusa. In effetti, non gli sarebbe dispiaciuto avere un po' più di protezione all'interno dell'edificio, soprattutto quando la minaccia incombente del demone giullare e dell'araldo delle macchine era alle porte. Ma, oltre ad Amumu, l'accademia serviva a proteggere anche un'altra creatura. Qualcuna che, fin dalla più tenera età, Heimerdinger aveva cresciuto come sua figlia: Jinx. Non poteva permettersi di far entrare nell'edificio i suoi più grandi nemici, altrimenti quello non sarebbe mai più stato un luogo sicuro per lei, dato che era una ricercata, e si sarebbe dovuta nascondere altrove. E non c'è dolore più grande per un genitore, quello di vedere i propri figli lasciare il nido che gli accolti per tutta la vita.
«Ragiona anche per un solo istante! Possiamo lasciare gli agenti a circondare il perimetro dell'accademia, ma lascia almeno noi tre a protezione di Amumu.»
Caitlyn si riferiva a Vi, Jayce ed a sé stessa. Gregori Hastur, stranamente, era il ben accetto all'interno di quelle mura, insieme alla moglie Amoline ed alla figlia. Forse perché conoscevano da più tempo lo yordle bendato e perché la loro magia era molto più affidabile dei congegni Hextech dello sceriffo e dei suoi compagni.
«No! Rifiuto categoricamente il vostro di aiuto e di quello schifo colloidale verde parlante! Saresti interessante da studiare, ma non ho alcuna voglia di vederti perdere fluidi o pezzi in casa mia!»
Urlò lo yordle in preda alla rabbia, contenuto da Corki e da Ziggs, al povero Zac che si era offerto anche lui di dare una mano, data la situazione di crisi.
«Ho notato solo io un pizzico di razzismo nei miei confronti nella suddetta frase?»
Domandò Zac che non voleva altro che aiutare il piccolo yordle con cui aveva giocato quella mattina. Caitlyn, però, non si volle dare per vinta ed affrontò lo scienziato a muso duro, sotto lo sguardo confuso dei presenti. Lux cercò di fermarla, ma nessuno poteva bloccare lo sceriffo di Piltover quando perdeva le staffe. Nemmeno la bella demaciana.
«Sentimi bene sacco di pulci! Io entrerò in questo edificio e proteggerò questo bambino anche a costo della vita! Il fatto che mi neghi l'accesso all'interno della tua accademia, mi puzza più di quell'essere immondo che stamattina mi ha sporcato il divano del soggiorno!»
«Sono tutti critici qui...»
Disse Zac, mentre lo sceriffo indicava con la mano lo yordle femmina poco distante da lei che reggeva in braccio Amumu insieme al suo compagno. Senza, però, vedere il piccolo yordle bendato insieme a lei.
«Aspetta un momento... Dov'è Amumu?»
Si chiese lo sceriffo in preda al panico, con i presenti che si voltarono verso Tristana chiedendosi la stessa cosa.
«Tristana... Dov'è il piccolo?»
Domandò anche Teemo che era al suo fianco e che non aveva perso nemmeno per un istante i suoi spostamenti.
«Era qui fino ad un momento fa...»
Rispose la yordle con la voce tremante e cercando dappertutto il piccolo scomparso con lo sguardo finché non lo trovò a pochi passi da lei, in mano ad un perfetto sconosciuto.
«Eccolo!»
Urlò cercando di far posare l'attenzione di tutti sul vecchio signore che reggeva lo yordle bendato che, intanto, gli stava cantando una ninna nanna.
«Tic... Toc... Tic... Toc... Un amico tu cercherai, ma ben presto rinunciar dovrai. Adesso dormi beato o yordle bambino, perché tra poco sarai delle ombre uno spuntino... Salve!»
Lo stupore aveva raggelato i presenti nel vedere quello sconosciuto con in mano il bambino da proteggere. Nessuno riusciva a muovere un muscolo per timore che potesse fare qualcosa al piccolo o che potesse fuggire via.
«Zilean?»
Domandò Heimerdinger al vecchio, quasi si era dimenticato della sua esistenza, per questo ci mise un po' a ricordarsi di lui.
«Salve mio caro Heimerdinger! Ti dispiace se mi porto via questo yordle mummificato per un po' di tempo? Credo che qualche secolo possa andare bene.»
Dalla folla fuoriuscì la piccola Annie, arrabbiata ed infuriata come non mai, destreggiando una palla di fuoco enorme tra le mani e minacciando il vecchio a restituirgli l'amico.
«Lascia in pace Amu...»
Non fece in tempo a finire la frase che il vecchio sparì nel nulla, portandosi dietro anche lo yordle bendato e lasciando tutti quanti nella confusione generale.
«Amumu!»
Urlò la piccola al vuoto, cercando in tutti i modi di contattarlo o di raggiungerlo con la voce. Ma nulla, nessun rumore, nessuna risposta, nessun segno di vita. Tranne uno.
«Ma io dico... Non si può nemmeno fare un sonnellino in pace senza che mezza Piltover ti urli da sotto al balcone?»
Tutti i presenti alzarono il capo per vedere da chi provenisse quella lamentela. Solo il povero Heimerdinger abbasso la testa in segna di vergogna e di sconfitta, dato che aveva fallito nel suo ruolo di genitore e non era riuscito a nascondere la propria figlia. Dopo qualche secondo di silenzio, solo una persona incominciò a gridare il nome della figlia dello scienziato che si era affacciata ad uno dei balconi dell'accademia. Era la voce di Vi.
«Jinx!»
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