Libro 2: 17) Draven
« Draven! Draven! Draven! »
Il pubblico noxiano non smetteva nemmeno per un secondo di acclamare colui che regalava spettacolo e morte durante le sue esecuzioni. Il glorioso carnefice, così si faceva chiamare l'idolo di Noxus. Famoso prima per il suo passato nell'esercito e poi per esser divenuto il boia più famoso di tutti i tempi. Lui, a differenza degli altri carnefici, voleva dare un che di spettacolare alle decapitazioni. Non tanto alla morte in sé per sé, ma al suo modo di uccidere. Proprio per questo, trasformò il tedioso e noioso mondo delle esecuzioni nello spettacolo che tutti conoscono. Draven teneva sulle spine il proprio pubblico, concedendo alle sue vittime tre "chance": scappare e morire nel tentativo, combattere e morire nel tentativo o morire soltanto. Tutto ciò non avrebbe fatto altro che aumentare l'ego del fratello minore di uno dei più importanti generali di Noxus. Draven, infatti, era il fratello di Darius, colui che, sotto il comando di Swain, coordinava le truppe noxiane e che dava forza e vigore all'esercito. Darius non apprezzava tutte le manie di protagonismo del fratello, ma, da quando lasciò l'esercito, non fu più un suo problema. Nel periodo della guerra di Ionia, i due vennero chiamati "Blood Brothers", proprio per definire al meglio il loro legame con la violenza e con il combattimento. Draven era una macchina perfetta per uccidere in grande stile ed ogni giorno riceveva una ventina di prede per poter far aumentare la sua fama e per poter inebriarsi con le urla della folla.
« Perfezione? Presente! »
Gridò al pubblicò che subito rispose con applausi e con ovazioni. Giusto pochi secondi prima dell'arrivo di Ezreal, il carnefice aveva massacrato un demaciano sotto gli occhi del proprio pubblico. Alcuni soldati stavano ancora raccogliendo i pezzi di quel malcapitato proprio di fronte al biondo avventuriero.
« Guarda ed impara... Mai dare le spalle a Draven. »
Draven indicò i resti della precedente vittima e diede un consiglio al giovane che ora doveva affrontarlo. Draven era un uomo sulla trentina con capelli rialzati e neri, con dei lunghi baffi neri e fini gli scendevano dal labbro superiore. I suoi vestiti non erano paragonabili a quelli di un boia comune. Portava vestiti sgargianti e vistosi: una pelliccia fine di pelo bianco, sebbene in alcuni punti ci fossero macchie di sangue; un corpetto nero con rifiniture verdi al collo; due copri-avambracci di ferro a protezione delle mani; un pantalone e degli stivali marroni e squadrati, con una cintura molto più scura del pantalone. Tutto era accompagnato dal suo perenne sorriso e dalle sue due asce, appoggiate dietro la schiena a modo di "X". Le asce erano abbastanza particolari: lunghe ed affilate, fatte totalmente in ferro e senza l'appoggio in metallo. Draven usava la parte inferiore delle asce, con un'apertura ovale, per poterle lanciare contro gli avversari. La parte superiore, leggermente ovale rispetto la lama centrale, serviva per tagliare meglio le vittime. Era questo che rendeva il carnefice imprevedibile e mortale. Era sempre pronto sia a combattere a lunga distanza che nel corpo a corpo con quelle armi. Ezreal era rimasto immobile a fissarlo per qualche secondo, per poter studiare pregi e difetti del suo avversario. Draven se ne era accorto delle intenzioni del giovane e, dato che lo fissava già da qualche minuto, si mise in posa per potergli rendere più gradevole la vista.
« Sono proprio un bel vedere. »
Disse ridendo tra sé e sé. Ezreal ancora non capiva come un uomo del genere possa essere il sanguinario carnefice di Noxus. Draven, vedendo il volto del giovane abbastanza perplesso, volle incominciare a fare quattro chiacchiere con lui.
« Non essere invidioso... Nessuno può raggiungere il mio livello di perfezione. »
Il carnefice si mise di nuovo in posa mostrando i bicipiti scolpiti e baciandoli uno alla volta. Il pubblico, intanto, continuava ad acclamarlo come se fosse un eroe.
« Sei molto... Scenico... »
Notò Ezreal mentre si toccava il braccio dolorante con il diamante nel guanto. In quelle condizioni non avrebbe mai retto ad uno scontro contro una leggenda come lui.
« Ti chiami Draven... Giusto? »
Doveva prendere tempo per cercare una via di fuga, ma, oltre alla porta alle spalle di Draven, non riusciva a vedere nient'altro. Avrebbe potuto volare con il suo potere oscuro, ma il marchio oscuro era in uno stadio talmente avanzato che non voleva dimezzare ulteriormente la sua permanenza nel mondo dei vivi.
« Non Draven... Draaaaaaaven! »
Accentuò ed allungò il suo nome facendo andare in visibilio la folla. « Pallone gonfiato... », pensò il giovane.
« Bene ragazzo... Sei pronto per lo scontro? Ho tanto dolore da dare. »
La risata di quel pazzo fece innervosire il prodigo esploratore, che cercò di combatterlo su un livello psicologico piuttosto che fisico, date le sue condizioni.
« Non preferiresti... »
Non gli diede nemmeno il tempo di finire la frase che Draven gli lanciò una delle sue armi contro. L'ascia gli sfiorò la guancia senza che lui potesse reagire. Era veloce ed imprevedibile il noxiano, proprio per questo la paura attanagliò il biondo.
« Sentito? È la morte che bussa. »
Affermò ridendo ed andando a riprendere l'ascia che aveva lanciato. Questa si era conficcata nel terreno alle spalle di Ezreal e lui ancora non riusciva a muoversi per lo spavento mentre Draven si avvicinava spavaldo ed incurante del pericolo.
« Questo si che è muoversi. »
Ad ogni passo faceva una posa diversa per divertire il pubblico, mentre il giovane pensava a come poter uscire da quella situazione frustrante.
« Ragazzo... Io amo il mio lavoro. È per questo che odio le cose troppo facili o le discussioni lunghe. Quindi ti conviene giocare con me e smettere di tremare di paura. »
Draven diede dei colpetti alla guancia di Ezreal per stuzzicarlo, ma lui ancora rimase immobile.
« Il primo lancio era un semplice avvertimento... Al secondo non sarò così clemente. Quindi ti concedo la chance di combattere o fuggire. La porta è li... Se riesci a scappare sei libero dall'arena e sei libero dalla legge di Noxus. »
Il carnefice prese l'ascia che aveva lanciato prima e si mise nuovamente in posa per la folla.
« Perché lo fai? »
Furono le uniche parole che Ezreal riuscì a dire dopo il colpo di Draven.
« Perché Draven lo fa con stile. »
Il carnefice si riferiva alle esecuzioni e si preparò per un nuovo attacco.
« Facile ammazzare la gente quando non si può difendere con le proprie forze. »
Draven si bloccò ed anche tutta la folla si ammutolì di colpo.
« Come? Draven non ti ha sentito bene? »
Ezreal, dopo aver ritrovato il coraggio di parlare, si girò verso di lui con aria arrabbiata e minacciosa, gridando a perdifiato.
« Facile uccidere una preda se ha una zampa rotta e diverse ferite! Riusciresti a fare lo stesso se fossi in perfetta salute? »
Il grido del giovane fece mormorare la folla. Proprio a causa di quel brusio, nella mente di Draven si mosse qualcosa. « Se lo ammazzo ora, la folla potrebbe dubitare di me e potrebbe accusarmi di uccidere prede già ad un passo dalla morte. », pensò il carnefice di Noxus spaventato dalla possibilità di perdere il proprio pubblico. Con uno schiocco delle dita, dalla porta d'uscita entrarono un paio di uomini. Dalle toghe bianche sembravano dei maghi o dei sacerdoti.
« Non sia mai che la bravura di Draven sia messa in dubbio. Curate il ragazzo e poi lo finisco io. »
Ezreal c'era riuscito. Era riuscito a trovare un modo per poter combattere nel pieno delle forze contro il carnefice. « L'ego di quest'uomo sarà la sua rovina. ». Al vedere i maghi prendersi cura di Ezreal, la folla acclamò nuovamente Draven per il suo atto di generosità e non la smetteva più di gridare il suo nome.
« Che uomo che sono... »
Non ci volle molto ai maghi per sistemare le ferite che Ezreal aveva sull'addome o sul petto. Ci volle un po' di più per sistemare con la magia il braccio rotto, ma anche quello non fu un problema per gli esperti guaritori noxiani.
« Quello che potevamo curare l'abbiamo curato. »
Disse il curatore, riferendosi al marchio nero che Ezreal si portava appresso. Ma non era un problema per lui, non al momento almeno.
« Grazie mille... »
Si sentiva una persona nuova grazie alle cure ricevute. Ora poteva dare il meglio di se in quello scontro contro quel pallone gonfiato di Draven che continuava a pavoneggiarsi con i suoi ammiratori con pose e numeri con le asce. « Ha un grande raggio d'azione con quelle armi... Ma anche il mio diamante non scherza. ». Non appena si trovò di fronte al carnefice, fece segno che l'incontro poteva riprendere.
« Draven non vedeva l'ora! »
Il carnefice prese in mano le sue due asce e aspettò la mossa del biondo.
« Fuggi o combatti? »
Ezreal, in quelle condizioni poteva fuggire facilmente con lo spostamento arcano, ma le armi di Draven avrebbero anche potuto raggiungerlo se usate con la dovuta mira. Quindi doveva disarmarlo prima di poter scappare via. In un istante alzò il braccio sinistro e scagliò un dardo luminoso contro una delle mani del carnefice, facendo volare via la sua ascia di qualche metro. Draven non potè non essere sorpreso, non si aspettava che il suo avversario avesse una tale abilità. Senza aspettare un secondo di più, lanciò la seconda ascia contro il giovane. Era talmente veloce e rapida che Ezreal non fece in tempo a schivarla e questa gli graffio la coscia. « Nulla di grave. », pensò il giovane mentre prendeva nuovamente la mira, puntando alla testa dell'avversario privo di armi.
« Meglio di così si muore. »
Draven corse a riprendere l'ascia che Ezreal aveva fatto volare via prima, evitando un altro dardo luminoso del biondo.
« Se la tua abilità si limita a tutto ciò, non hai lo stesso alcuna chance! »
Con un tuffo ed una giravolta acciuffò la sua ascia e la lanciò contro il ragazzo. Questa volta, però, erano abbastanza lontani da poter dare il tempo ad Ezreal di schivarla.
« Tutto qui? »
Chiese divertito il prodigo esploratore mentre prendeva la mira.
« Offresi asce, cercasi vittime! >
Ezreal capì dopo pochi istanti il perché il carnefice stesse ridendo. Sentì un sibilo venirgli incontro alle spalle si tuffo nuovamente per terra. Un'ascia lo colpi alla spalla destra.
« Ma come? »
Gridò Ezreal agonizzante. Draven non aveva lanciato alcuna arma. Chi l'aveva colpito? Dopo qualche istante capì il trucco. Legate alle asce c'era un filo d'acciaio. Draven, una volta che tirava le sue armi, approfittava della forza della loro rotazione per farle tornare indietro come se fossero degli yo-yo con quel filo. Era un'arma a doppio taglio dato che il filo metallico lesionava anche le mani chi la usava, ma era un piccolo prezzo per poter indebolire la preda.
« Visto? La specialità di Draven... Ovunque vada lascio una scia di sangue. »
Gridò pavoneggiandosi con la folla in esultanza. Ezreal doveva ammettere che aveva ragione. Quando la sua ascia l'aveva ferito alla spalla, si era macchiata anch'essa di sangue, lasciando una scia di rosso sul terreno una volta che fu tornata dal suo padrone. Doveva smettere di perdere tempo e doveva scappare prima che Draven potesse tirare fuori qualche altro trucco dal nulla.
« Questo è Draven! Diffidate dalle imitazioni! »
La folla era visibilio, mentre Ezreal si rialzava dolorante.
« Direi che è meglio finirla qui... »
« Draven è d'accordo! »
Il carnefice lanciò nuovamente la sua ascia contro il prodigo esploratore, che si tuffò per terra con una capriola.
« Bisogna imparare sempre dai propri errori! »
Gridò Draven mentre faceva tornare indietro l'ascia, ma, con sua grande sorpresa, non vide più Ezreal da nessuna parte.
« Ma dove? »
Dopo pochi istanti si accorse che il biondo era a mezz'aria, lontano dalla portata del lancio del carnefice. Dal braccio del giovane ne uscì una piccola balestra di luce, cosa che sorprese non poco il carnefice che intanto riprendeva in mano la propria ascia. Nel frattempo aveva richiamato anche la seconda che aveva lanciato molto prima. Non volle tirarla con forza per evitare ulteriori sforzi alle sue grandiosi mani.
« Sei morto! Ovunque tu stia andando, digli che ti manda Draven! »
Gridò Draven caricando le sue asce. Stando a mezz'aria, Ezreal non poteva muoversi ulteriormente e ciò rendeva più facile il compito del carnefice. Una volta lanciate le asce, Draven pensava di avere la vittoria in pugno e sognava già i clamori del pubblico in festa.
« Non cantare vittoria! »
Dal nulla il biondo allargò la balestra di luce, facendolo assomigliare ad un arco ed imitò il gesto dello scocco di una freccia contro il suo avversario. Dall'arco fuoriuscì un'enorme sbarramento di luce della stessa dimensione dell'arma creata da Ezreal e si diresse contro il carnefice. Non ci volle nulla per sbaragliare le asce di Draven che non ressero il confronto con il potente colpo magico del giovane. Una volta levate di mezzo le asce, lo sbarramento si trovò di fronte Draven.
« Perfezione... »
Il colpo di luce si schiantò diretto contro il carnefice, spazzandolo via come un ramoscello e facendolo volare contro uno dei muri dell'arena. Lo schiantò fu così forte da ammutolire l'intero pubblico, che assisteva incredulo alla sconfitta del carnefice di Noxus contro un giovane straniero. Una volta sceso a terra, Ezreal vide il suo avversario. Immobile e con gli occhi bianchi per lo svenimento. « Non dovrebbe essere morto... », pensò vedendolo in quello stato. Draven era stato abile nel cercare di proteggersi con le protezioni di ferro degli avambracci, evitando la sorte peggiore. Il ferro delle sue protezioni aveva attutito il colpo per una frangente di secondo, costringendo lo sbarramento a perdere un poco dell'enorme potenza che aveva. Era un colpo rischioso quello, Ezreal ci metteva metà del suo potere magico solo per poterlo caricare e nessuno era riuscito mai a proteggersi contro quel colpo di luce o ad uscirne illeso.
« Credo di potermene andare. Giusto? »
Urlò contro il portone dell'arena, aspettando che si aprisse e che fosse dichiarato libero dalla legge di Noxus. Noxus era una città molto orgogliosa, ma ferrea nelle regole che imponeva. Vigeva da sempre la regola del più forte ed Ezreal aveva dimostrato di essere superiore al carnefice del Carnaio. Meritava, in teoria, la libertà. Ma come avrebbe reagito l'alto comando di Noxus alla notizia che il fratello minore del generale Darius era stato sconfitto? Era questa la domanda che si poneva il biondo esploratore.
« Allora? Mantenete la vostra parola o voi noxiani non riuscite nemmeno ad avere un onore? »
Dopo qualche secondo, le porte dell'arena si spalancarono, permettendo ad Ezreal di uscire.
« Bene. »
Sebbene zoppicasse per la ferita alla gamba, Ezreal riuscì a dimostrare autorità e serietà nel suo passo e nel suo sguardo. Tutti i noxiani che incrociava all'uscita erano sorpresi nel vederlo. Non era mai successo prima d'ora che qualcuno varcasse quel portone da vincitore. Non mancò qualche fan di Draven che lo insultò o che gli tirasse qualche vegetale. Nonostante la sua vittoria, non poteva dirsi del tutto fuori pericolo.
« Noxiani... Quanto li odio... »
Una volta superata anche l'ultima arcata che portava sulla strada principale, il giovane vide un individuo in armatura che lo guardava freddo e minaccioso. Ezreal lo riconobbe subito. Era apparso troppe volte sui giornali di Piltover a causa della sua fama e troppe volte aveva sentito delle storie sulla sua furia omicida sul campo di battaglia. Quell'individuo gli bloccò la strada con la sua enorme arma e non gli permise di proseguire oltre. Il suo nome era Darius, la mano di Noxus.
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