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Libro 2: 14) Il folle di Zaun

La sensazione di pericolo arrivò come un lampo a ciel sereno e nel momento peggiore. Kennen stava attraversando le pericolose strade di Zaun e si stava nascondendo in uno dei vicoli dopo aver incontrato un avversario "un poco" troppo ostico da sconfiggere. Era da quasi tre settimane che era alla ricerca dei due piccoli bambini dall'enorme potere magico. Il cuore della tempesta era riuscito a captare più di una volta la loro aura. Secondo lo yordle, Annie ed Amumu si erano diretti verso le rovine di Shurima. Ma, ancora prima di poter raggiungere il deserto, avvertì che si stavano spostando verso nord. Cercando di precederli, Kennen corse all'impazzata per poter raggiungere uno dei luoghi a nord di Runeterra: Zaun. Punto focale e veloce per poter raggiungere sia Noxus che Piltover. Anche Ionia distava solo pochi giorni dalla città-stato, anche se i poteri di Kennen gli permettevano di correre come il vento e di essere più veloce di un fulmine. Poteva percorrere l'intero tragitto in meno di otto ore. Ma, li a Zaun, c'era stato qualche inconveniente. Kennen, dopo qualche veloce perlustrazione della città, sentì delle urla provenienti da una strada buia. Pronto e lesto, il cuore nella tempesta si apprestò a raggiungere quel grido disperato e si accorse di cosa stava succedendo. Le strade erano tutte insanguinate e parecchi cadaveri erano stati affettati e infilzati con coltelli o con aghi.

« Che scena raccapricciante... »

Sussurrò lo yordle cercando di mimetizzarsi con il buio della notte. In fondo alla strada, con il suo grande udito, sentì l'ansimare di due persone, che correvano disperati da un enorme individuo. Quest'ultimo, vestito con un camice da laboratorio tutto stracciato e con varie siringhe infilzate sulla schiena e sul torace, lanciava ogni oggetto che si trovava davanti per poter colpire le sue prede. Kennen, vedendo la scena, cercò di creare un diversivo per far spostare l'attenzione del mostro, che aveva la pelle color viola scuro ed i capelli rialzati neri, verso di lui. Bastò uno shuriken caricato elettricamente per poter fermare la carica omicida del bestione e fargli cercare chi l'avesse colpito. I due ragazzi terrorizzati ne approfittarono per scappare verso la salvezza, mentre Kennen aspettava il momento buono per colpire con un altro shuriken il gigantesco mostro dagli occhi spiritati in pieno volto. L'espressione dell'essere pareva divertita e ciò dava ulteriore fastidio allo yordle, dato che il mostro non sentiva la pressione e la tensione che c'era nell'aria, bensì attendeva con eccitazione il prossimo attacco dello yordle.

« Mundo ti troverà... E ti ucciderà... »

Sogghignò l'essere, mentre lo yordle si caricava per il suo colpo. Dei tre ninja dell'equilibrio, lui era l'unico in grado di trasformare la sua energia magica in materia elettrica. Molte delle sue tecniche comprendevano l'uso dell'elettricità o dei fulmini e ciò lo rendeva veloce e letale.

« I bersagli più grandi sono i migliori... C'è più roba da mirare. »

Disse a bassa voce il ninja prima di tirare il suo colpo. Una volta lanciato lo shuriken, il mostro venne colpito sulla fronte, ma non si mosse di un millimetro. Anzi, continuava a ridere compiaciuto del dolore che provava. Non si levò nemmeno lo shuriken dalla fronte che lanciò una mannaia contro la parete in cui lo yordle si era nascosto. Veloce come un fulmine, Kennen schivò il colpo ed approfittò del buio per nascondersi dietro un vicolo, mentre il mostro leccava il sangue che gli grondava dalla fronte con la sua enorme lingua. I suoi denti, mastodontici, erano quasi tutti caduti ed il suo alito emanava un odore nauseabondo.

« Mundo ti ha trovato! »

Gridò per il piacere il mostro che più si lanciò verso la parete semi-distrutta e recuperò la mannaia, leccandola e pulendola per bene con la saliva.

« Sei un osso duro... E fai anche schifo. »

Kennen preparò un altro shuriken elettrico e si mise a contare i secondi che mancavano al prossimo attacco. Con tre colpi elettrici, avrebbe causato un piccolo shock della durata di due secondi al mostro, così avrebbe potuto sfogare tutta la potenza dei suoi fulmini contro l'avversario. Così funzionavano le sue tecniche, erano sempre ragionate e calcolate al meglio. In più rendevano meglio quando la battaglia diventava via via sempre più duratura. Al contrario del mostro che, invece, non vedeva l'ora di essere attaccato e che non aveva alcuna tattica o alcun piano, dato che le sue mosse erano prevedibili e banali. Quasi istintuali. Ma, proprio mentre si apprestava a lanciare il terzo shuriken, qualcosa bloccò Kennen. Un enorme mal di testa lo colpì dal nulla e sentì una fitta nello stomaco così forte che per poco non vomitò.

« Shen... Akali... »

Lo yordle aveva sentito un perturbamento nell'equilibrio. I suoi due compagni erano stati sconfitti? O uccisi? In quel momento non poteva saperlo. L'unica cosa che sapeva era che qualcosa a Ionia richiedeva il suo immediato intervento e doveva sbrigarsi a tornare a casa. Ma, prima, c'era un problema più grosso da risolvere che, pian piano, si avvicinava verso di lui con furia omicida.

« Mundo distrugge! »

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« Non è stato spettacolare? »

Chiese entusiasta la scimmia parlante al samurai mentre portavano i due ninja dell'equilibrio sulle spalle per poterli far tornare nei loro alloggi. « Sono stato attaccato da uno spaventapasseri e da un giullare, sto portando sulle spalle colui che mi voleva morto e continuo a parlare con una scimmia... Devo smettere di bere... », pensò Yasuo quando si trovarono di fronte all'accampamento dei ninja dell'equilibrio. Akali portava qualche ferita dallo scontro con il samurai, mentre Shen pareva illeso, fisicamente parlando. Era rimasto per tutto il tempo a dormire e, nonostante le chiacchiere assillanti di Wukong, non si svegliava. « Chissà che gli ha fatto quel mucchio di fieno per ridurlo così... ». La scimmia, invece, non era minimamente preoccupata per la sua sorte. Continuava a parlare stancando le orecchie di Yasuo.

« Ecco fatto... »

Avevano riportato i due ninja dell'equilibrio a casa loro e si erano apprestati ad uscire dall'accampamento. Yasuo doveva scomparire in fretta prima che qualcuno potesse vederlo, dato che era pur sempre un ricercato di Ionia.

« Bene... Ci si vede. »

Disse il samurai voltandosi e camminando in fretta prima che Wukong potesse di nuovo parlargli. Purtroppo non fu così lesto. Si trovò un Wukong di fronte a lui ed uno alle sue spalle.

« Ti sei divertito troppo per oggi... Non credi? »

Yasuo era stizzito per il gesto della scimmia. Lo aveva salvato da quel giullare, ma non doveva dimenticarsi che era pur sempre l'allievo di uno dei beniamini della giustizia di Ionia. « Anche lui vorrà catturarmi? », si chiese Yasuo quando vide ridere la scimmia.« Dove vai? Non vieni con me dal mio maestro? »

Chiese sornione. Yasuo, mano alla spada, era pronto per stendere anche colui che, prima di quel momento, gli aveva salvato la vita. Ma, prima che potesse intervenire, qualcuno bloccò la sua mano. Era veloce e silenzioso, il samurai non si era nemmeno accorto del suo arrivo, mentre Wukong aveva percepito la sua presenza già da qualche secondo. Dopotutto si era allenato con lui un'infinità di volte e poteva sentire i suoi passi leggeri come l'aria anche da un miglio di distanza.

« Seguimi... Ho voglia di offrirti da bere. »

Yasuo, per la prima volta in vita sua, era stato messo alle strette da qualcuno più veloce di lui: Yi.

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« Mundo! »

Le urla dell'essere mostruoso echeggiarono per le buie vie di Zaun, mentre Kennen evitava gli oggetti che gli venivano lanciati. Spesso il mostro viola si tagliava da solo e provava gioia e gaudio nel suo dolore. Kennen aveva una vaga idea del motivo di tali gesti, ma era solo una sua ipotesi. Lo yordle pensava che ogni ferita procurasse una dose di adrenalina al mostro, portandolo a non pensare al dolore stesso e portandolo ad effettuare attacchi suicidi contro il proprio avversario. Kennen non era riuscito ancora a paralizzarlo con il suo terzo shuriken, dato che il mostro non gli dava tregua per potersi nascondere o per poter pensare ad una strategia d'attacco.

« Mundo pensa che sarebbe più carino il gioco se tu venissi colpito! »

L'essere gigantesco continuava a dire "Mundo" senza alcuna ragione, forse era il suo stesso nome. Kennen stufo di evitare gli tutti gli oggetti che gli venivano lanciati, dovette usare una sua tecnica del fulmine per bloccarlo. Evitata anche l'ultima mannaia, Kennen fece fuoriuscire dalle sue mani dei lampi che colpirono il mostro in pieno petto, paralizzandolo per qualche secondo. Tempo più che sufficiente per il piccolo yordle per finirlo. Si avvicinò a lui e con uno strano movimento delle mani, richiamò a se i fulmini. Questi colpirono il mostro tre volte. Purtroppo Kennen non aveva abbastanza forza per richiamarne più di tre, quindi doveva sperare che il suo attacco avesse riscosso l'effetto desiderato.

« Ne hai abbastanza? »

Urlò lo yordle stremato per la fatica e preoccupato per i suoi compagni, la sensazione di malessere non l'aveva ancora abbandonato e doveva muoversi se voleva arrivare in tempo per salvarli. Avrebbe camminato sul pelo dell'acqua se fosse stato necessario. Ma il mostro viola non era ancora caduto.

« Ma andiamo... Nessun essere umano può resistere alla potenza del fulmine! »

Il mostro, bloccatosi per qualche secondo, disse parole che ghiacciarono il sangue dello yordle e che gli fecero dubitare delle sue capacità.

« Mundo non essere più umano. »

Detto questo, colpì con un pugno il piccolo yordle, scaraventandolo contro un muro vicino. Kennen, che non si aspettava che la resistenza del mostro fosse così alta, cercò di rialzarsi repentinamente. Ma il mostro viola era di fronte a lui e caricava la mannaia per il colpo finale. « È la fine per i ninja dell'equilibrio a quanto pare... Shen... Akali... Addio... », questi furono i suoi ultimi pensieri.

« Mundo ha vinto! »

La mannaia calò fatale verso il basso, facendo schizzare fluidi per le vie del vicolo.

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Era passato un giorno dalla morte della figlia e Corin non riusciva a smettere di piangere. Il suo bene più prezioso era andato perduto, senza che lui potesse fare nulla per proteggerla. L'unica cosa che poteva fare era vendicare la povera Orianna. Ma non sapeva chi fosse l'aggressore della figlia. O almeno, non lo sapeva ancora. Era da tempo che il signor Reveck aveva fatto installare delle telecamere di sicurezza nella sala da ballo della figlia. Non si fidava a lasciarla da sola quando era piccola e voleva tenerla sempre sotto osservazione. Fino a quel momento non erano mai serviti, infatti anche Corin non si ricordò in un primo momento della loro esistenza. Non disse nulla alla polizia di Piltover di quei filmati, voleva consumare la sua vendetta per conto proprio e ciò che vide nelle registrazioni della sorveglianza gli fece gelare il sangue. Un suo vecchio amico aveva ucciso la sua preziosa Orianna. L'assassino della figlia era una delle ultime creazioni della tecnologia di Corin.

« Viktor... »

Sussurrò quasi senza fiato e con una rabbia repressa che non riusciva ad esprimere. Doveva distruggere ciò che lui stesso aveva creato. Doveva cancellare quell'errore della sua vita che gli ha portato via tutto. Doveva sistemare i conti, ma non aveva armi abbastanza potenti per poterlo sconfiggere.

« Orianna... »

Corin vide su un comodino la foto della figlia mentre danzava e li gli venne la più grande idea della sua vita. Non sarebbe stato lui a vendicarsi della morte della figlia. Sarebbe stata la stessa Orianna a vendicarsi.

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La mannaia era sporca, ma non di sangue. Bensì di uno strano fluido gelatinoso di colore verde. Kennen non riusciva a credere ai propri occhi, ma era salvo e qualcosa stava bloccando la mannaia del mostro con il suo stesso corpo.

« Prenditela con qualcuno delle tue dimensioni. »

Urlò il suo salvatore, prendendo per le spalle il mostro.

« Mundo è confuso... »

Il suo eroe, con una forza ed una elasticità inaudita, lo lanciò contro una parete, allontanandolo dallo yordle.

« Stai bene? »

Chiese a Kennen che ora poteva vederlo nella sua interezza. Il suo salvatore era alto almeno due metri ed aveva degli occhi gialli senza pupille. Il suo corpo, completamente verde, sembrava fatto di gelatina ed aveva un'appendice penzolante all'indietro sulla testa. Non aveva ne denti, ne peli, che muscoli. Era composto solo di gelatina.

« E tu chi sei? »

Chiese lo yordle al suo salvatore. Probabilmente quello era un essere ancora più strano di colui che lo aveva attaccato pochi secondi prima.

« Chi sono io? Sono Zac! Il nuovo difensore di Zaun! »

L'enorme gelatina si mise a braccia conserte e fece una posa eroica per indicare la sua grandiosità a Kennen, che continuava a rimanere con la bocca aperta per lo stupore e per lo shock di esser stato salvato da una gelatina gigante.

« Odio questa città e le sue stranezze... »

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« Dove mi trovo? »

Si chiese il povero esploratore, risvegliandosi in un luogo completamente al buio ed incatenato per le braccia e le gambe a delle catene ad un muro di mattoni. Tutto ciò che riusciva a vedere era il confine della stanza. Quattro pareti spesse ed una porta di fronte a lui. L'ultimo suo ricordo risaliva al suo pellegrinaggio nel deserto di Shurima nel tentativo di superare la grande barriera e raggiungere Piltover. Al solo pensiero che Annie ed Amumu dovessero affrontare quel viaggio da soli, gli si accapponava la pelle. Avrebbero dovuto affrontare prima il deserto, poi avrebbero dovuto superare la grande barriera ed infine sarebbero arrivati a Piltover, senza contare che avrebbero dovuto far attenzione al territorio. Infatti, tra Piltover e la grande barriera, c'era una peggiori città-stato del continente: Noxus. Se avessero voluto evitare la città di Noxus, l'unica soluzione era quella di scalare le montagne Ironspike. Altrimenti dovevano passare per i territori noxiani ed attraversare il passaggio tra le montagne, anche se era una soluzione abbastanza pericolosa.

« C'è qualcuno? »

Domandò il giovane di Piltover che desiderava liberarsi dalle catene. Il braccio gli doleva più di prima e la siccità del deserto non aveva favorito al giovane di avere lucidità. Il guanto che gli aveva regalato Caitlyn era al suo posto, copriva ancora il diamante che emanava una luce abbastanza fioca e debole.

« Rispondetemi! »

Questa volta le urla di Ezreal vennero sentite da qualcuno, che si affrettò ad aprire la porta di quella che al giovane pareva una cella. La luce che entrò dalla porta accecò il biondo che chiuse gli occhi per qualche secondo.

« Finalmente ti sei svegliato... »

Disse aprendo completamente la porta. Ezreal non riuscì a vedere bene chi gli stava di fronte, ma potè confermare che la voce che sentiva era quella di una donna.

« Chi sei? »

La donna, avvicinando il suo viso a quello di Ezreal, sorrise ironicamente al prodigo esploratore. Il biondo sentiva il suo profumo pungente ed a tratti inebriante, ma ancora la luce non gli permetteva bene di vedere. Gli unici tratti che vide furono i suoi capelli, neri e lisci.

« Tu sei la ragazza di prima... Quella che ho visto nel deserto. »

La parlata debole di Ezreal era aggravata dalla sua sete, chissà da quanto tempo era li e da quanto tempo non si rinfrescava la gola.

« Che ci faceva un bel ragazzo come te tutto solo in mezzo al deserto di Shurima? Non sarai mica uno di quei pazzi che va alla ricerca di Icathia... »

La mano dalle unghie affilate della donna sfiorò il petto del ragazzo. Ezreal provò una fitta di paura in quella donna. Solo per pronunciare il nome della città perduta ci voleva coraggio. Ma, non appena mise a fuoco la vista, riuscì a vederla nella sua interezza. Era una bellissima donna dal viso angelico e dagli occhi neri. Il suo corpo, sinuoso e dal seno prorompente, era una delizia per gli occhi. Se solo il suo tono di voce non celasse una punta di perfidia, Ezreal avrebbe anche potuto innamorarsi di una del genere. Ma fu proprio il suo carattere che fece tremare il giovane. Una perfidia del genere poteva essere una caratteristica fondamentale per la gente di una determinata città-stato.

« Dove mi trovo? »

Chiese debolmente alla donna che gli rispose con rapidità con un tono di voce velenoso.

« Sei a Noxus. »


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