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Libro 2: 12) Un'ombra pericolosa

Aria pura. Era quello che serviva ai poveri polmoni di Ezreal e di Nasus, dato che erano appena scappati dalla trappola velenosa di quella "prigione" di terra e sabbia. Avevano corso a perdifiato e, una volta fuori, non poterono non fare a meno di accasciarsi sulla sabbia del deserto per poter riprendere fiato.

« Che corsa... Ce la siamo vista brutta. »

Ezreal, ancora con il braccio sinistro inutilizzabile, cercò con la mano destra il suo diamante, trovandolo al proprio posto sul guanto.

« Pensavo di averlo perso nella corsa. »

Il sorriso del giovane incuriosì l'asceso, facendogli notare per la prima volta la lucentezza dell'amuleto sul guanto del compagno. « Quel diamante... », pensò vedendolo brillare di luce propria e rimanendo con la bocca aperta per lo stupore.

« Qualcosa che non va? »

Chiese il biondo, che si era accorto dello sguardo attonito dell'essere per metà sciacallo. Non aveva ben capito, però, cosa stesse guardando.

« Niente... »

Mentì Nasus, era evidente che il giovane non si era ancora accorto di ciò che aveva tra le mani. O forse si?

« Dove hai trovato quello? »

Nasus indicò il cristallo di Ezreal, facendo lo sguardo più serio che poteva.

« Nella piramide qualche anno fa... Mi aiuta a sfruttare la magia che ho dentro di me. Senza di questo sarei una frana sia come mago che come esploratore. »

Ezreal ridacchiò pensando a tutte le volte che il cristallo gli aveva saltato la vita: sui monti del Frel Jord, nello scontro con Shaco, nella caccia a Jinx, tra le vie di Noxus e in molte altre circostanze. Senza quel cristallo non avrebbe potuto disegnare le mappe della maggior parte delle città di Runeterra e, sicuramente, i bambini non canterebbero canzoni a lui dedicate per i vicoli di Piltover. Non sapeva precisamente il motivo, ma era molto ben visto a Piltover e dai suoi concittadini. I bambini lo veneravano e tutti avevano un che di ammirazione nei suoi confronti.

« Perché me lo chiedi? »

Chiese con curiosità il giovane, che cercava di rialzarsi in piedi dopo la grande fatica.

« Ho vaghi ricordi su quel diamante... È un artefatto molto potente. Fai attenzione a non perderlo ed a non farlo finire nelle mani sbagliate. »

Disse ancora una volta mentendo al giovane che, forse, avrebbe scoperto la verità sul diamante in futuro. « Sempre se ne sarà in grado... ».

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« Ancora non mi spiego come quello spaventapasseri abbia così tanta fortuna nella conta... Io sono un imbroglione di fama mondiale... Come faccio a perdere con uno che ha dei bastoncini di legno al posto delle dita? »

Bisbigliò il demone giullare mentre lentamente si avvicinava verso una piccola capanna. L'abitazione era sulle pendici di un baratro ed il minimo errore avrebbe portato Shaco verso una rovinosa caduta. Il buio non aiutava minimamente il suo compito e, sebbene i suoi occhi potessero vedere anche attraverso l'oscurità più tenebrosa, c'era sempre il rischio di svegliare chi viveva all'interno della capanna. E ciò sarebbe stato un problema anche peggiore della caduta dal dirupo. Lui e Fiddlestick avevano raggiunto Ionia in pochissimo tempo e si erano diretti verso i loro obiettivi. Lo spaventapasseri aveva avuto il compito "più semplice" tra i due. Mentre Shaco doveva vedersela con un avversario abbastanza ostico. Non era spaventato da lui, anzi, era eccitato alla sola idea di avere tra le mani il pezzo finale per completare il suo piano. Non vedeva l'ora di prenderlo alle spalle e di conficcargli un coltello in gola. « Più facile a dirsi che a farsi... », pensò appena entro nella capanna buia. Non doveva fare alcun rumore. Il padrone di casa era famoso per avere un udito abbastanza fine e una percezione del pericolo grande quasi quanto quella di Shen, l'occhio del crepuscolo.

« Ma aspetta un attimo... Il mio cuore fa rumore... »

Disse fermandosi a metà stanza e sentendo una presenza alle sue spalle. In un batter d'occhio, Shaco fu bloccato a terra dall'individuo, con il braccio dietro le spalle e con due lame a bloccargli il collo. Shaco non riusciva a vederlo bene dato che aveva la faccia rivolta verso il pavimento, ma si trovava in una posizione abbastanza scomoda.

« Non vale prendere l'avversario alle spalle! Di solito quello è compito mio... »

Ironizzò il demone giullare che, anche in una situazione di tal pericolo, continuava a scherzare ed a ridere.« Nessuna tecnica è proibita. »

L'individuo parlò per la prima volta, facendo gelare l'aria e distruggendo in un colpo il sorriso di Shaco, che da divertito passo a omicida. Il suo tono era secco e deciso, come quello di qualcuno che non aveva intenzioni di perdere tempo. Shaco doveva pensare in fretta ad una via di fuga, se avesse voluto andarsene via da quel luogo con un pezzo di lui.

« Così mi vedi... Così no! »

Shaco scomparve di colpo dal nulla, lasciando l'avversario perplesso, ma non meno concentrato. Il demone giullare, essendosi reso invisibile era ancora bloccato sotto le lame del padrone di casa. Aspettava il momento giusto per liberarsi e prenderlo alle spalle.

« Sento l'oscurità del tuo cuore... So dove sei e se pensi di fuggire da una decapitazione, ti sbagli di grosso. »

Urlò deciso e con forza. Fallito il primo tentativo di liberarsi, Shaco tornò visibile.

« Allora mi tocca usare il piano B. »

Shaco esplose in mille pezzi, danneggiando anche l'avversario che non sapeva di trovarsi di fronte ad un clone. Ma non si scompose neanche a quella mossa, mettendosi in posizione di combattimento ed aspettando la mossa del demone giullare.

« Perché sei così serio? »

Domandò scocciato Shaco che uscì dalla capanna. Un pizzico di barlume lunare l'avrebbe aiutato a creare illusioni ed a vedere il suo avversario più chiaramente. Ma, appena uscì fuori, vide qualcosa che non si aspettava. Una decina di uomini lo aspettavano al varco, ma avevano qualcosa di strano. All'improvviso, dalla capanna uscì anche il suo avversario. Finalmente, alla luce della Luna, Shaco poteva vederlo in faccia. Aveva una strana armatura di ferro sul torace e sulle gambe, portava una sciarpa color rosso sangue che gli copriva collo e capelli. Alle braccia aveva un meccanismo che gli permetteva di sfoderare due lame e che fuoriuscivano a suo piacimento, mentre il viso era coperto da una maschera agghiacciante. La maschera aveva un sorriso diabolico ed era rigata da pezzi di metallo.

« Hai creato delle tue copie d'ombra per bloccarmi l'uscita... Il tuo potere mi interessa sempre di più... Zed. »

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Dopo aver perso l'occasione di appropriarsi del Nexus, la direzione dell'araldo delle macchine fu Piltover. Il giovane Ezreal aveva urlato ai due bambini di dirigersi in quella città, subito dopo il suo sacrificio e, sicuramente, si sarebbero diretti verso la casa dello sceriffo. Recuperare il Nexus stava diventando un compito sempre più arduo, dato che trovava molto fastidioso dover affrontare l'intero corpo di polizia di Piltover per avere quello che voleva. Ezreal non era una vera minaccia per lui, dato che era molto resistente ai danni magici grazie alle modifiche apportate al suo corpo. Lo sceriffo era famoso per i suoi piani perfetti, quindi nulla era certo con lei. L'unica cosa certa sarebbe stato il fatto che almeno non avrebbe dovuto sfidare il suo vecchio rivale Jayce, morto nella distruzione del suo laboratorio segreto. Poi grazie ai suoi sensori non sarebbe stato difficile trovare una fonte così grande di energia magica a Piltover, dato che il Nexus dovrebbe essere uno dei più potenti artefatti magici di Runeterra. Ma dove avrebbe potuto trovare rifugio a Piltover? Non aveva amicizie ed era facilmente riconoscibile dai cittadini.

« Forse lui potrebbe aiutarmi... »

Disse tra se e se, pensando a colui che progettò la sua nuova pelle insieme a Viktor. All'epoca era molto famoso per il suo lavoro, oggi, probabilmente, il mondo si era dimenticato di lui.

« Chissà se Corin si ricorda ancora di me. »

Viktor ridacchiò vedendo di fronte a lui il grande edificio in cui Corin abitava anni prima. Era riuscito ad entrare a Piltover passando sempre per le fogne e si era mosso con l'ausilio del buio della notte. Dall'esterno delle finestre illuminate, sembrava che quell'edificio contenesse una sala da ballo.

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« Sicuro di non voler venire con me? Non hai una casa e nemmeno un futuro qui a Shurima. Potresti ricominciare la tua vita da Piltover. »

Ezreal stava cercando di convincere il suo nuovo compagno a venire con lui nella sua città natale, dato che ormai Shurima era stata distrutta da Xerath. Ma Nasus, il guardiano della biblioteca di Shurima, non si voleva dare per vinto e sentiva che il suo posto era li, con la sabbia e con le rovine della sua civiltà.

« Apprezzo l'invito. Ma ho promesso agli dei che, finché vivrò, lotterò per la salvezza della mia civiltà. Ora potrai vederla così la mia cara Shurima... Ma un giorno rinascerà ed io voglio esserci per ammirare il grande e maestoso ritorno della città più splendente di Runeterra. »

Nasus strinse la mano al giovane che, con un sorriso sulle labbra, fu contento di vedere ancora tanto ardore negli occhi del guardiano asceso.

« Se hai bisogno di qualunque cosa, ricordati di chiedere aiuto. Piltover risponderà e ti verrà ad aiutare. »

Nasus ricambiò il sorriso. L'attendeva un duro compito: ritrovare il luogo in cui aveva sigillato Xerath e Renekton ed assicurarsi che nessuno potesse liberare il mago da quella prigione. L'unico problema era la sabbia del deserto, che, molto probabilmente, aveva sotterrato tutto. Con molta probabilità, avrebbe impiegato secoli per poter ritrovare suo fratello e l'ex consigliere. « Ho l'immortalità a mia disposizione. ». Una volta che Ezreal si fu allontanato per poter raggiungere la parte nord del deserto, Nasus incominciò il suo cammino verso sud.

« Quel ragazzo possiede l'eredità di Shurima e lo spirito dei più audaci combattenti. Attenderò con ansia il giorno che in cui anche lui ascenderà come io e Renekton abbiamo fatto prima di chiunque altro. »

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« Entri nella mia casa, disturbi il mio sonno ed hai persino una brutta faccia. Dammi una buona ragione per non ridurti a brandelli all'istante. »

Urlò il ninja mascherato di nome Zed, l'ex all'allievo di Yi. Non sapeva chi fosse colui che aveva fatto intrusione nella sua dimora, ma nessuna spiegazione giustificava il giullare.

« Dici a me brutta faccia? Almeno io non la copro con una maschera. »

Ridacchiò Shaco che fece innervosire maggiormente chi gli stava di fronte. Ad un solo scoccò delle dita, due ombre si mossero contro il giullare brandendo lame d'ombra simili a quelle del meccanismo che possedeva Zed agli avambracci. Shaco fu veloce nello schivare i colpi delle ombre. Miravano alla gola ed era solo un avvertimento di Zed. Con lui non si poteva scherzare.

« Hai venti secondi di tempo per darmi una risposta... Poi ti farò giocare con le mie ombre. Che cosa sei venuto a fare qui? »

L'urlo di Zed divenne sempre più forte e deciso, ma ciò non destabilizzò Shaco che continuava a fissarlo con uno sguardo demoniaco. Non voleva rispondere subito, non sarebbe cambiato nulla se spiegava il motivo della sua visita. Lui voleva un pezzo di Zed che sicuramente non gli avrebbe concesso. Le uniche soluzioni erano combattere o scappare.

« O scappando combattendo! »

Affermò all'improvviso il demone giullare che fece scoppiare sotto i suoi piedi un petardo, provocando una cortina di fumo per facilitarli la fuga.

« Sciocco... »

A Zed bastò un singolo comando per muovere le ombre. Tutte insieme si buttarono sulla cortina di fumo a lame sguainate. Non appena la cortina scomparse, Zed riuscì a vedere il risultato del suo attacco. Shaco era stato trafitto da molteplici lame ed era bloccato tra le ombre con le loro armi conficcate sul torace e sulla schiena.

« Hai provato a fuggire... Ma invano... »

Shaco sputava sangue ininterrottamente ed incominciava a delirare per le ferite delle lame. Tutto il suo sangue stava macchiando il terreno ad una velocità impressionante e ciò fece solo piacere a Zed.

« Non ti preoccupare... Non ti farò soffrire a lungo clown. Non ho interesse per te. »

Ma, proprio quando il ninja mascherato si apprestava per finire l'avversario. Shaco rise a crepapelle, facendo roteare la sua testa e vomitando sangue sempre più velocemente.

« Peccato... Hai sbagliato preda. Ah ah ah... »

Detto questo, il corpo di Shaco esplose, lasciando una chiazza di sangue per terra e sull'armatura di Zed.

« Un clone... »

Stizzito per la brutta figura fatta di fronte alle sue ombre, Zed cercò intorno a lui quel pazzo, ma non trovò nulla. Shaco era riuscito a fuggire.

« Ha usato la cortina per nascondere il suo clone e poi si è reso invisibile. È furbo... Pazzo, ma furbo. »

Intanto le ombre avevano iniziato a fissarlo e ciò lo faceva arrabbiare sempre di più.

« Che fate ancora qui? Sparite! »

E con un semplice schioccò di dita, le ombre tornarono a far parte dell'oscurità della notte, mentre Zed tornava nella sua dimora più furioso che mai.

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« Quando cavolo finisce questo deserto! »

Urlò il giovane Ezreal disperato. Non ce la faceva più a vedere nient'altro che una landa di sabbia all'orizzonte. Voleva acqua fresca ed un leggero venticello al posto della sabbia e del clima torrido del posto. Il braccio rotto non faceva che peggiorare la situazione. Il dolore gli dava alla testa e la steccatura che si era creato, dopo aver riottenuto la sua attrezzatura, non bastava. Aveva bisogno di qualcosa che gli facesse terminare il dolore. Era da due giorni che camminava verso nord e il cibo incominciava a scarseggiare. L'acqua non mancava, sebbene fosse calda e disgustosa.

« Ci morirò in questo deserto... »

Continuava a dirsi passo dopo passo, quasi come una cantilena che con finiva mai.

« Che ore sono? »

Chiese a se stesso guardando il sole. Doveva essere mezzogiorno e si sentiva, il Sole picchiava talmente forte sulla testa del biondo che incominciò ad avere delle allucinazioni.

« Quella è una ragazza? »

Chiese senza sperare che nessuno lo ascoltasse. In lontananza vide una carovana con uno strano stemma e, sempre in lontananza, si avvicinava verso di lui una bellissima ragazza. Occhi neri e capelli corvini, lisci e delicati come la seta. Seno sodo e viso angelico, era vestita con una leggera tunica con una vistosa scollatura sul davanti e ciò fece capire ad Ezreal che stava avendo un'allucinazione.

« Ok... Sono impazzito per il caldo... »

Ma, proprio mentre si trovava a pochi passi dalla ragazza, questa tirò fuori una cerbottana e gli sparò un dardo. Questo colpì Ezreal sulla gamba e lui si accasciò al suolo privo di forze.

« Così non vale... »

La vista incominciò a diventare sempre più debole finché le colline di sabbia non sparirono e furono sostituite dal buio.

« Da quando le belle ragazze stordiscono con i dardi gli uomini? Poteva almeno invitarmi a bere qualcosa prima... »

Da quel momento anche la voce di Ezreal si fermò. Il prodigo esploratore si era addormentato in un sonno profondo a causa del dardo, che conteneva piccole dosi di veleno.

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