Libro 2: 07) Il sacrificio di Ezreal
In un tempo lontano dalla desolazione di Shurima e dalle guerre che attanagliano Runeterra, vivevano una razza di creature umanoidi, metà animali e metà uomini, che proteggevano gli abitanti del regno. Queste creature, sagge e potenti, riuscivano a contenere l'equilibrio tra il bene ed il male, così da non far sprofondare nell'abisso le loro terre fiorite nel deserto. Costoro erano gli ascesi, uomini e guerrieri che, con il loro coraggio e con la loro virtù, si erano meritati un potere così alto da diventare degli dei. La pace era assoluta nel regno, o almeno lo fu fino alla ribellione. Shurima era dominata da un giovane sovrano, troppo giovane ed ingenuo per quel ruolo, che fu facilmente abbindolato dal suo consigliere, uno dei più potenti maghi del continente. Nella grande biblioteca del regno, invece, c'erano due guardiani che proteggevano il sapere più arcano e gli insegnamenti sul ciclo della vita e della morte: gli ultimi esseri ascesi. Questi due, buoni e benevoli fratelli, avevano due compiti diversi, ma ugualmente importanti. Il primogenito dispensava insegnamenti agli studiosi venuti a consultare i testi, mentre al secondo spettava il compito di sondare la vera natura di coloro che venivano ad ascoltare il fratello, allo scopo di cacciare gli studiosi dall'anima oscura. Nel tempo, però, la continua esposizione alla malvagità infettò la sua mente. Prese a detestare la malevolenza insita nel cuore degli uomini e questo lo fece scivolare nella follia. All'inizio pensò di poter soffocare il male estirpandolo dagli uomini che ne erano portatori, ma il sollievo fu breve: infatti i malvagi risorgevano sempre e ancora più forti, mentre la rabbia del custode cresceva. Consumato dalla rabbia, si rivolse all'unica entità in grado di arginarlo: suo fratello. Intanto, il potente consigliere, aveva iniziato il suo piano di conquista di Shurima. Il giovane sovrano, non essendo all'altezza dei due predecessori, volle raggiungere il livello supremo degli ascesi, per poter garantire per sempre pace e prosperità al suo bel regno. Per questo seguì i consigli del mago, procedendo in un rituale antico e pericoloso che gli avrebbe permesso di diventare un dio o, in caso contrario, avrebbe ricevuto la freccia argentata della morte sul petto. Proprio nel bel mezzo del rituale, quando il giovane imperatore stava per ascendere al nuovo potere, il mago prese il suo posto, diventando lui stesso un dio. I due custodi del sapere di Shurima, dopo aver donato la conoscenza arcana per far diventare il loro sovrano un asceso e mentre erano impegnati ad arginare la pazzia del minore, promisero di difendere il loro regno da questo mago, essendo gli unici in grado di fermare il suo potere. Ci fu un lungo combattimento all'interno della grande sala sacra in cui si era effettuato il rituale. Il consigliere, però, mosso dalla rabbia e dal desiderio di potere, incominciò a scagliare su Shurima un potente incantesimo che l'avrebbe portato alla rovina. Mossi dalla disperazione, il fratello minore dei due custodi ebbe un'idea per fermare il sortilegio. Trascinò a forza il mago verso una cripta vuota con un enorme serpente di pietra a protezione di esso. Pregò il fratello di chiudere per sempre la cripta e di sigillarlo con un potente incantesimo, lasciando dentro di essa sia lui che il mago. Il fratello più grande, con le lacrime agli occhi, vide, nel sacrificio del fratello, l'ultima occasione per poter salvare Shurima sia dal mago, sia dalla follia che lentamente cresceva all'interno del cuore del fratello. A malincuore, sigillò il passaggio con tutto il suo potere e, dopo aver concluso l'incantesimo, una luce abbagliante lo colpì in pieno volto, facendolo scomparire nel nulla. Shurima, però, aveva già subito la pazzia del mago che riuscì lo stesso a lanciare il suo sortilegio prima di essere rinchiuso. L'attimo di titubanza del custode maggiore fu fatale per il regno che vide abbattersi sulle sue belle terre una gigantesca tormenta di sabbia che avrebbe distrutto ogni cosa. Shurima era perduta e la sua desolazione era appena agli albori.
.....................................................................................................
« Ed ora che succede? »
Urlò la piccola Annie quando fu abbagliata dalla luce accecante che aveva annunciato l'arrivo della creatura gigante. Il grido che quell'essere lanciò nel vuoto era terrificante e pieno di tristezza e malinconia. Ciò fece maggior paura ad Ezreal ed ai due bambini che, cercando di evitare movimenti bruschi, cercavano una possibile via di fuga. Il mostro sciacallo era ancora in quello stato di rabbia e frustrazione che quasi non si accorse di loro. Ezreal, intanto, valutava bene ciò che poteva fare.
« Combattere il mostro? Meglio evitare... Superare il mostro e sconfiggere Viktor? Meglio evitare... Raggiungere l'altra estremità del baratro ed evitare gli scontri? Sarebbe ottimo se fossi da solo... »
Disse puntando lo sguardo sui due piccoli che avevano incominciato a prendere le misure per un eventuale salto dal versante opposto del baratro.
« Che pensate di fare? »
Chiese il biondo, sicuramente da soli non avrebbero potuto farcela a passare dall'altra parte del baratro.
« Hai un'idea migliore? »
La provocazione di Annie illuminò le idee del biondo avventuriero, che annuì alla bambina e si preparò per il suo macchinoso piano.
« Bene, al mio via scappate. Andate lontano dal deserto di Shurima. Se non sapete dove andare rifugiatevi a Piltover e chiedete asilo allo sceriffo. Lei capirà. »
« E tu? »
Domandò il piccolo Amumu, temendo nella più nefasta delle risposte.
« Me la caverò... Come ho sempre fatto. »
Non fece nemmeno in tempo a finire di parlare che un raggio laser colpì il gigantesco mostro alle spalle, facendolo cadere a terra e facendolo tornare alla realtà dai suoi lamenti di dolore.
« Vi siete forse dimenticati con chi avete a che fare? »
Vedendo Viktor agire in quel modo, Ezreal scattò di istinto. Prese i due piccoli, una per il colletto del vestito e l'altro per le bende, e li lanciò nel baratro. Viktor, visto il folle gesto del biondo, prese anche lui la rincorsa per prendersi il Nexus dal petto del piccolo yordle bendato che era caduto nell'oscurità. Ma, non appena si buttò anche lui nel vuoto, vide con rabbia che i due bambini erano al sicuro dall'altra parte del baratro. Ezreal li aveva lanciati nel baratro ed aveva usato un attraversamento arcano per farli arrivare sani e salvi dall'altra parte, mentre Ezreal era rimasto affianco al mostro per fare da esca. Viktor non potè far altro che sfogare la sua rabbia mentre cadeva nel buio assoluto.
« Un gioco da ragazzi! »
Nemmeno il tempo di festeggiare la vittoria, che alle sue spalle comparse il gigantesco essere umanoide.
« Attento! »
Urlò Amumu ed Ezreal, repentino ed agile come sempre, si aggrappò al corpo del mostro e teletrasportò se stesso e la creatura nell'oscurità del baratro. Quando il mostro si accorse di cadere nel vuoto, era troppo tardi per fare qualcosa. Ora erano tre coloro che precipitavano nel baratro, ma Ezreal poteva ancora salvarsi. Peccato che, durante la caduta abbia sbattuto la testa contro una delle pareti della trappola, che gli fece perdere i sensi. L'ultima cosa che era riuscito a vedere, in quel mare di oscurità, era la figura di Viktor che, con la mano meccanica, era riuscito a crearsi un appiglio nella parete per potersi trarre in salvo. Successivamente, la mente di Ezreal sprofondò nell'oscurità.
.....................................................................................................
« Un'altra sconfitta. Dannazione! »
La rabbia e la frustrazione per la clamorosa sconfitta bruciava nel suo cuore colmo d'orgoglio. Il giovane ninja non riusciva a capacitarsi del perché non riusciva mai a battere il proprio rivale. Per quanto ci provasse, Shen, suo migliore amico, suo rivale e figlio del suo maestro, rimaneva sempre migliore di lui. Nessun trucco, nessun inganno. Shen era semplicemente più forte e più preparato di lui nell'arte ninja. Lui era colui che era destinato a diventare l'occhio del crepuscolo, l'allievo prediletto, colui che tutti amavano e proclamavano come futuro campione di Ionia. Tutti questi titoli non facevano che ingelosire il giovane ninja che, giorno dopo giorno, anno dopo anno, perdeva l'equilibrio che era in lui. Il suo cuore era compromesso da troppa invidia e da troppo odio per poter esser paragonato all'equilibrio di Shen. Lui, Zed, non avrebbe mai raggiunto i suoi livelli. O almeno non nella maniera tradizionale.
« Zed... A cosa dobbiamo la tua visita? »
Chiese con curiosità la giovane guardia del tempio che proteggeva l'entrata. Aveva lunghi capelli bruni ed occhi dello stesso colore. Il fisico scolpito, grazie ad anni di duri allenamenti, era coperto da una toga bianca che gli arrivava fino alla vita, il resto era coperto da dei calzoni marroni. Con se portava un enorme arco ed una faretra sulla spalla piena di frecce dorate.
« Sono giusto di passaggio... Non dovrei metterci molto. »
« Per qualsiasi problema basta che chiedi. »
Disse il giovane mettendosi la mano sul petto in segno di rispetto. Zed, però, quasi non ne fece caso.
« Molte grazie, ma credo di potermela cavare da solo. »
Superata la prima guardia senza destare sospetti, il cammino di Zed era molto più semplice di quanto potesse immaginare. Dato che il suo maestro era il grande Kusho, nessuno poteva aspettarsi nulla di male per la sua presenza all'interno del tempio sacro Kinkou. Infatti, tutte le guardie e tutti i sacerdoti del tempio gli passarono accanto salutandolo con affetto, ma lui non parve ricambiare molto tutte quelle attenzioni.
« Quando qualcuno di saluta... Dovresti almeno rispondere con cortesia. »
Alle sue spalle comparve un'altra guardia. Questa, però, era differente dal giovane di prima. Il primo era incaricato a difendere le porte del tempio, quest'ultimo, invece, era la guardia del corpo del capo sacerdote. Portava capelli lunghi e marroni, avvolti all'indietro da un lungo codino che gli arrivava fino al sedere. Aveva occhi verdi e un accenno di barba sul volto. Anche lui era vestito nello stesso modo del primo, ma, aveva un'unica differenza, portava al suo fianco una lunga spada. La parte superiore della custodia sembrava quasi una folata di vento.
« E da quando i ninja salutano i samurai? »
Rispose seccamente Zed alla guardia che, dato che il capo sacerdote era andato a riposarsi nella sua dimora, era intenta a bere alcolici appoggiato alla parete.
« In effetti non è mai successo... Ma tra poco saremo in guerra e ci servirà maggiore collaborazione tra le nostre fazioni. »
Le parole del samurai non colpirono molto Zed, che tentava di levarsi di torno questo fastidio. Il samurai non vide nemmeno in volto il giovane Zed, continuava a tenere gli occhi chiusi mentre sorseggiava un liquido trasparente ma molto aromatico e molto alcolico. Erano tempi duri per Ionia. Noxus era seriamente intenzionata ad invadere le sue terre e sia Zaun che Bilgewater avevano intenzione di appoggiare questa guerra contro la popolazione.
« Non aspetto altro che la guerra per poter vedere di che pasta siete fatti voi samurai. Chissà se siete utili almeno sul campo di battaglia. »
Detto ciò, Zed si allontanò per raggiungere una delle sale riservate solo al gran sacerdote ed ai maestri dell'arte Kinkou. La stanza proibita, dove la leggenda narrava che vi siano nascoste le arti oscure sul controlla dell'ombra e dell'oscurità. E, purtroppo, Zed riuscì a trovare ciò che cercava in quella stanza.
.....................................................................................................
« Wuju? Mai sentito... »
Esclamò il samurai intento a bere una bottiglia di vino sotto l'ombra di un albero vicino al luogo dell'allenamento di Wukong. La scimmia era rimasta abbastanza infastidita dagli schiamazzi del samurai che non faceva altro che distrarre il povero discepolo di Yi facendogli perdere la concentrazione.
« Impossibile! Tutti a Ionia conoscono la leggendaria tecnica del mio maestro. E voi samurai avete combattuto al suo fianco nella terribile guerra con Noxus! »
Urlò il primate difendendo l'arte del maestro a spada tratta.
« Oh già... Credo di averlo visto da qualche parte un certo spadaccino durante la guerra. È quello con sette occhi? »
Chiese ironizzando sugli occhiali del maestro donatogli da Heimerdinger. Wukong non riusciva a sopportare il suo sarcasmo.
« Sono delle lenti speciali che permettono al mio maestro una visione più ampia e completa dello spazio attorno a lui! »
« Ah... Capito... Brutta cosa la miopia. Dopotutto ha una certa età. »
La scimmia non riuscì più a trattenersi e si alzò da terra per poter stare faccia a faccia con colui che stava infangando l'arte Wuju.
« Ti conviene dormire piuttosto che sparare certe cattiverie con la gente che non conosci! »
Wukong aveva un viso truce. Mancava poco per perdere completamente la pazienza. Peccato che il suo maestro gli aveva negato l'uso di ogni arte marziale prima di aver trovato la calma necessaria per apprendere le tecniche Wuju. Cosa che sarebbe stato impossibile con quel samurai nei paraggi.
« Il sonno è per gli innocenti... Vuoi un goccio? »
Il samurai, dai capelli lunghi e raccolti in un codino, allungò la bottiglia di vino che reggeva in mano. Wukong ne odorò il profumo, ma rifiutò l'offerta.
« Con quale onore un samurai come te beve a quest'ora del giorno? Getti disonore e vergogna sulla tua famiglia e sulla tua spada! »
Il samurai, sebbene ebbe bevuto tanto per tutto il giorno, era ancora abbastanza lucido per conversare tranquillamente con la scimmia, di cui non sapeva neppure il nome.
« L'onore mi ha lasciato da tempo ormai... Ma non ti permetto di insultare la mia spada! La mia lama viene prima di tutto... Eccetto un buon drink... »
Dopo la battuta, il samurai bevve tutto ciò che era rimasto all'interno della bottiglia, ignorando completamente l'allievo di Yi.
« Ricorda ragazzo... Scimmia... O quello che sei... Ci sono tre certezze nella vita: onore, morte ed i postumi di una sbornia. E ti auguro di evitare le ultime due. Anzi... Solo l'ultima. »
Wukong dovette tapparsi il naso per il fetore di alcol che usciva dalla sua bocca. Purtroppo il naso della scimmia era molto più sensibile degli umani e ciò gli dava tremendamente fastidio.
« Non dai molto peso al tuo onore a quanto pare... Il tuo nome sarà stato disonorato dalla tua famiglia a causa dei problemi con l'alcol scommetto. »
Il samurai, sempre seduto all'ombra dell'albero, non riusciva a non ridere nel vedere Wukong parlare. Non credeva che quella conversazione fosse reale e pensava solo che fosse un'allucinazione causata dal vino. « Ora discuto con scimmie parlanti... Questa mi mancava. »
« L'onore risiede nel cuore... Non nel nome. »
Per la prima volta, il samurai si alzò barcollando e si resse con la spada appoggiata al suolo a modo di bastone.
« Ora è tempo di andare... Mi sono divertito ha parlare con te scimmietta. Salutami il tuo maestro e la sua arte Wulu... »
Detto questo, il samurai si allontanò lentamente, lasciando Wukong perplesso e sbigottito.
« Wuju! Si chiama Wuju! »
E il samurai rispose.
« Wuju? No, grazie. Ho smesso. »
Prendendo di nuovo in giro la scimmia. Wukong non potè andargli incontro per poterlo sfidare e rompere la promessa fatta al maestro, perché il samurai era già scomparso nel nulla.
.....................................................................................................
« Ezreal è morto? »
Domandò quasi senza fiato il giovane sceriffo di Piltover mentre guardava con occhi spenti i due bambini che avevano bussato alla sua porta in cerca di asilo. Amumu ed Annie vedevano il dolce viso della ragazza pallido e si guardarono tra di loro per cercare di tirare su di morale Caitlyn.
« Ho detto forse... Non abbiamo visto il suo cadavere. Ho solo detto che era in una situazione di pericolo in cui difficilmente ne sarebbe uscito vivo. »
Le parole della bambina non fecero che peggiorare la situazione e sul viso dello sceriffo incominciarono a scendere le prime lacrime.
« Dai non fare così. Noi lo abbiamo lasciato a Shurima dieci giorni fa... Sicuramente ti avrà mandato qualche messaggio nel frattempo. No? »
La situazione non faceva che peggiorare, perché Ezreal non si faceva sentire proprio da quando gli aveva avvertito dell'arrivo di Lux e della natura del Nexus.
« Sono quasi dieci giorni che non mi manda più i suoi messaggi di luce... »
La voce della giovane diventata via via sempre più debole e soffocata. Non riusciva a parlare per il dolore ed Annie se ne stava accorgendo. Pensava che non far piangere Amumu fosse difficile, non aveva mai avuto a che fare con il cuore spezzato di una donna.
« Aspetta! Aspetta! Ti prego non piangere! Non lo riporterai mica in vita così il povero Ezreal. »
Quello fu il colpo finale che annientò completamente la volontà dello sceriffo. Dopo quelle parole, scoppiò a piangere ed a singhiozzare come una bambina, vergognandosi di se stessa sia per la brutta figura fatta con i piccoli, sia perché non era mai riuscita a confessare il suo amore al giovane avventuriero. Ma, all'improvviso, la mano del piccolo bendato gli sfiorò la gamba. Il bambino gli allungò un pezzo delle sue bende e la guardò con occhi enormi e pieni di speranza.
« Non ti preoccupare... Io non credo che sia morto. Ezreal è forte e coraggioso. Dovevi vederlo come è riuscito a farci fuggire da quel robot che mi voleva catturare e dal mostro sciacallo. È un vero eroe! E gli eroi non muoiono nelle favole. Giusto? »
Il dolce viso del bambino rassenerò lo sceriffo, che si asciugo gli occhi per nascondere il dolore che tutt'ora aveva nel cuore. Le sue parole, però, le diedero la forza per poter essere sicura di se stessa anche in quel momento. Avrebbe pianto per Ezreal in un altro momento. Non li, quando quei due bambini avevano bisogno di lei.
« Grazie piccolo... Ora non è il momento di pensare a questo... Ora vi do qualcosa da mangiare. »
Mentre Caitlyn prendeva dalla mensola il barattolo dei biscotti di Vi ed il latte dal frigo, una domanda gli balenò in mente.
« Toglietemi una curiosità... Voi eravate a Shurima con Ezreal, vero? »
I due bambini annuirono aspettando la colazione che lo sceriffo gli aveva promesso.
« E hai detto che un robot ti voleva catturare... Immagino fosse Viktor... Ma perché voleva te? »
Amumu, fissando prima Annie e poi lo sceriffo, si apprestò a rispondere alla domanda.
« Perché nel mio cuore c'è un Nexus. »
La risposta bloccò lo sceriffo che fece cadere la bottiglia di latte e i biscotti per terra, frantumando le confezioni di vetro che li conteneva. Annie, atterrita ed affamata, non potè dispiacersi per lo spreco.
« Sono destinata a morire di fame... »
.....................................................................................................
Se volete seguire tutti gli aggiornamenti, i retroscena della storia, le cazzate fatte dall'autore ed altro ancora, vi consiglio di seguire la pagina Facebook: Telespalla Wolf.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro