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Libro 1: 09) Una nuova vita

Era passata più di un'ora da quando la furia di Jinx si era scagliata contro la tesoreria di Piltover. Nessuno dei membri della polizia della città voleva parlare dell'accaduto. Rimasero in silenzio stampa. L'unica cosa che potevano dire era che il peggio era passato e che la mina vagante Jinx era stata respinta.

« Jinx è stata un osso duro, ma alla fine è scappata. Non è riuscita a rubare nulla dalla tesoreria grazie al sacrificio di centinaia di robot ed allo sforzo delle forze dell'ordine di Piltover. L'edificio è stato distrutto, ma siamo riusciti a contenere il caos. »

Amara bugia. Solo Jayce aveva la forza di parlare alla stampa. Caitlyn, Vi ed Ezreal si erano rifugiati nella loro dimora e si erano rinchiusi nelle loro stanze per poter riflettere sulla giornata di oggi. Prima di separarsi, Vi aveva detto ad Ezreal che si sarebbero parlati dopo su quello che aveva visto quella mattina.

« Poi mi spieghi perché quella pazza aveva la sua lingua infilata dentro la tua bocca! »

Disse non facendosi sentire da Caitlyn, che era già giù di morale per aver fatto scappare il Jinx. Prima di tornare a casa, lo sceriffo aveva ordinato a Jayce di gestire la situazione e di analizzare i robot che la pazza aveva usato per scrivere quel messaggio luminoso. Ezreal, dal canto suo, si ritirò nella sua stanza vuota pieno di interrogativi.

« Che cosa è successo oggi? »

Si chiese mentre ammirava il diamante che aveva sul guanto. Quando Jinx glielo aveva sfilato, era diventato un mostro oscuro, un essere malvagio e pericoloso sia per i nemici sia per gli amici. Ma non per molto. L'effetto del diamante era stato sostituito da qualcos'altro. Qualcosa che l'aveva fatto sentire bene, qualcosa che gli aveva fatto scordare del tutto chi era o dove fosse o cosa stesse facendo. Qualcosa di magico. O meglio dire, qualcuna.

« Quel bacio... »

Pensava a cosa poteva voler dire. Pensava se era quel bacio ad essere speciale o se avrebbe ottenuto lo stesso effetto baciando un'altra ragazza. Cosa sarebbe accaduto se avesse baciato Caitlyn? O Vi? Si sarebbe trasformato in quel mostro dagli occhi rossi sangue o si sarebbe calmato e sarebbe tornato lo stesso di sempre. Delle domande rischiose, ma non poteva provare questi esperimenti per paura di mettere in pericolo le sue amiche. La sua forza era così grande da sconfiggere il demone giullare Shaco, dei semplici poliziotti di Piltover non sarebbero mai stati in grado di fermare la sua ira.

« Shaco! »

Pensò dopo qualche istante. Colui che aveva iniettato in Ezreal il male. Colui che aveva potenziato il suo lato oscuro allontanandolo dalla luce. Un dubbio lo attagliò per qualche secondo.

« E se in tutto quel trambusto fosse scappato? »

Si alzò dal letto con un balzo formidabile, raggiungendo la porta e uscendo per strada. Doveva raggiungere le segrete della tesoreria distrutta. Doveva assicurarsi che tutti i prigionieri fossero al loro posto. O che almeno Shaco lo fosse.

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Teemo e Tristana avevano lasciato la giungla di Kumungu ormai da una settimana. Non era stato facile portare il piccolo bendato fino a Bandle City, soprattutto perché nessuno dei due era forte abbastanza da portarlo da solo. Lo trasportarono insieme dentro un sacco pieno di funghi che rilasciavano nell'aria delle spore velenose per poter tenere a bada il bambino. I funghi erano gli stessi con cui Teemo traeva il proprio veleno. Il piccolo scout si rifugiava spesso nella giungla per trovare rifornimenti per le sue armi. Senza il suo veleno, Teemo avrebbe avuto dalla sua parte solo la sua astuzia e la sua spietatezza.

« Quanto manca ancora? »

Domandò Tristana mentre vedeva il sole tramontare sul mare. Dopo una piccola sosta a Blande City, Teemo aveva affittato un'imbarcazione per poter raggiungere Ionia. L'unico luogo in tutto il Valoran in cui avrebbero potuto giudicare la natura del mostro bendato.

« Ancora una settimana di viaggio. Non ti sarai pentita della scelta che hai fatto? »

Chiese lo spietato scout alla compagna. Prima di lasciare la giungla di Kumungu, subito dopo la crisi avuta dal piccolo, Tristana si era avvicinata a lui e l'aveva preso in braccio. Aveva sentito il suo dolore e non riusciva a capire il perché tutto quel male si nascondesse in un bambino come lui.

« Dobbiamo aiutarlo... »

Teemo aveva già deciso cosa fare, prima di svenire il piccolo gli aveva chiesto aiuto e lui non poteva tirarsi indietro ad una richiesta d'aiuto. Si potevano dire tante cose sullo scout: che fosse spietato con gli avversari, che fosse una macchina da guerra, che avesse una mente tattica e che avrebbe lasciato morire molti dei suoi compagni per poter trovare la vittoria. Ma si poteva anche contare su di lui. Era lo yordle più affidabile di tutto il Valoran. Poi, con Tristana al suo fianco, non poteva fallire.

« Certo che no... Sono solo pensierosa. »

Tristana smise di pensare a quello che era successo nella giungla. Ora doveva concentrarsi solo sul presente e sul pericolo che attraversavano avendo quel bambino al loro fianco.

« Invece tu, Teemo, ti sei pentito di aver preso con noi un tale fardello? »

Teemo aveva stampato sul volto la sua solita espressione, un viso tanto allegro da mettere paura. Non aveva mai pensato alle conseguenze, finché fosse rimasto al fianco di Tristana non si sarebbe mai pentito di nulla. Sebbene il suo amore non fosse ricambiato.

« Finché ho l'onore di stare al tuo fianco... Non mi pento di nulla. Se non fosse per il piccolo, noi due saremmo disseminati in chissà quale campo di battaglia. Quindi sono contento di stare qui. »

Le parole dello scout imbarazzarono la ragazza yordle che non rispose alla frase romantica del compagno.

« Piuttosto... Chi dobbiamo incontrare a Ionia? »

Teemo, avendo capito che la compagna stava cambiando discorso, non potè non nascondere un piccolo dispiacere. Ma, guardando i capelli corti di Tristana, dimenticò quel momento precedente.

« Stiamo andando a trovare un mio vecchio amico... Ora si fa chiamare con la nomina di "occhio del crepuscolo". »

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La bella Vi aveva passato la giornata stesa sul letto. Non aveva chiuso occhio neanche per un momento, era rimasta li a fissare il muro. Si era tolta l'armatura pezzo dopo pezzo, notando che la maggior parte dell'equipaggiamento era danneggiato o da ricostruire. Persino le sue mani Hextech era state bucherellare dai proiettili. I suoi enormi guanti erano inutilizzabili per il momento, ma Vi non aveva voglia di ripararli subito. Passò una parte del tempo a vedere le sue piccole e graziose mani. Quelle che ha sempre cercato di nascondere al mondo dietro una corazza di ferro.

« Non sono stata abbastanza forte... »

Quella contro Jinx era stata la prima sconfitta subita dal duo Vi-Caitlyn. Non erano mai state abbattute da alcun nemico. Tutti, primo o dopo, erano stati rinchiusi nelle celle della tesoreria. Fin dalla nascita, Vi aveva vinto contro tutti. Sin da quando fu abbandonata dai suoi genitori da piccola e trovata da Salenzer. L'unica cosa che ricordava del suo passato, prima di quell'incontro, erano le fredde notti passate nella periferia di Piltover. Una piccola bambina di soli due anni lasciata al freddo e da sola. Abbandonata dalla propria famiglia, di cui non aveva memoria. E, come se non bastasse, aveva lavorato giorno e notte per costruire quei robot in compagnia di Jayce.

« Jayce... »

Disse ad alta voce, strozzando in gola un grido di rabbia verso il compagno. All'improvviso, sentì qualcuno bussare alla porta e poi entrare nella stanza disordinata.

« Come stai? »

Chiese l'amica sceriffo alla giovane Vi. Sapeva come poteva sentirsi ed era andata a consolarla. Sebbene anche lei aveva bisogno di conforto.

« Demoralizzata... Siamo state battute da una ragazzina. Ancora non ci credo. »

Vi fissò lo sguardo verso la bella Caitlyn, notando lo stesso stato di angoscia che sentiva lei. « Chissà come starebbe male se sapesse del bacio tra la pazza ed Ezreal... », pensò la ragazza dai capelli rosa.

« Ti va di parlare di oggi? »

Chiese sdraiandosi al suo fianco.

« No... »

Caitlyn non voleva insistere sull'argomento, doveva trovare qualcosa in cui Vi avrebbe potuto parlare con più semplicità. Qualcosa che non riguardasse tutto il casino accaduto quella mattina.

« Allora... Ti va di raccontarmi cosa è successo con Jayce? »

Quella domanda spiazzò la bella Vi che guardò l'amica con stupore.

« Come lo sai? »

« Non so nulla... Ho dedotto che c'è stato qualcosa guardando Jayce, ma non mi ha detto nulla... Ma lo farai tu. Sono proprio curiosa di sapere cosa è successo di tanto grave da farti tagliare i tuoi bei capelli... Sei tornata ad averli corti come quando ti ho conosciuta. »

Caitlyn le ricordò il loro incontro. Cinque anni prima Vi era una ladra che rubava solo ai boss mafiosi di Piltover ed i tesori di Salenzer erano i suoi obbiettivi principali.

« Non ti si può nascondere proprio nulla... Ti ricordi i due giorni di tempo che ci hai dato per costruire i robot? »

Caitlyn annuì. Ricordò che la consegna dei robot era stata puntuale ed efficiente come sempre. Vi e Jayce erano degli ottimi inventori ed insieme potevano quasi raggiungere l'intelletto di Heimerdinger, lo yordle più intelligente di tutta Runeterra.

« Abbiamo finito di prepararli tutti, lavorando giorno e notte, il primo giorno... »

Caitlyn si stupì della loro velocità, ma una domanda gli balenò in testa.

« Ma avete consegnato i robot la sera del secondo giorno... Perché... »

La lingua di Caitlyn si bloccò di colpo. Aveva capito tutto.

« Non dirmi che nel secondo giorno voi... »

Questa volta fu il turno di Vi ad annuire. Il viso che le era diventato paonazzo per l'imbarazzo divenne simile al colore dei suoi capelli. Caitlyn non riuscì a trattenere le risate.

« Ma non mi avevi detto che la cotta per Jayce ti era passata qualche anno fa? »

Vi, per la vergogna si girò e mise il volto sul cuscino per non far vedere all'amica tutto l'imbarazzo che provava. Caitlyn non poteva non pensare a come era cresciuta. Anche una roccia come lei aveva una parte vulnerabile.

« Ma vi siete solo baciati o... »

Vi mise direttamente la testa sotto il cuscino, senza nemmeno far finire la frase allo sceriffo. Caitlyn stava per soffocare dalle risate e non sapeva più cosa dire. « Cavolo... Quanto stanno avanti. E dire che io non ho nemmeno il coraggio di tenere per mano Ezreal. », pensò lo sceriffo. Stava quasi con le lacrime agli occhi per quanto aveva riso.

« Vuoi uscire da li o vuoi continuare a fare lo struzzo? »

Appena lo sceriffo finì la frase, una sfera luminosa balzò nella camera di Vi distruggendo la finestra, balzando su e giù per tutta la stanza ed atterrando sulle cosce di Caitlyn. Per il forte rumore, Vi si spaventò e uscì la testa da sotto il cuscino. Caitlyn sapeva cosa fosse quella sfera. Mille volte le erano arrivate delle luci del genere nella sua camera.

« È un messaggio da parte di Ezreal... »

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« Sono arrivato tardi... »

Il biondo avventuriero si era diretto in fretta e furia verso ciò che rimaneva della tesoreria. Aveva mandato un messaggio di luce a Jayce per poterlo raggiungere e per aiutarlo ad affrontare un eventuale nuovo pericolo. Ma era troppo tardi.

« La sua cella è vuota... »

Disse sconsolato il giovane ragazzo che si inginocchiò a terra per il terrore di dover affrontare nuovamente quell'essere oscuro. Il temibile e spietato Shaco.

« Non è l'unico ad aver approfittato della confusione per darsi alla fuga... Guarda un po'. »

Jayce indicò un'altra cella vuota.

« Chi era rinchiuso li dentro? »

« Non riesci ad immaginarlo? »

Il biondo rimase a pensarci per qualche secondo, poi gli venne in mente un nome. Quasi pericoloso quanto Shaco, ma molto più astuto e geniale. Colui che aveva sostituito il proprio corpo con una macchina. Colui che forse non aveva più nemmeno un cuore, dato che non provava alcun sentimento. L'uomo macchina e cervello. L'araldo delle macchine.

« Viktor! »

Jayce annuì sedendosi a terra e sentendosi stanco tutto d'un tratto. Doveva affrontare il suo più grande nemico. Circa otto anni dopo averlo sconfitto e dopo aver liberato Piltover dal suo folle genio.

« Che facciamo? »

Chiese l'eroe di Piltover, terrorizzato nel vedere quelle due celle vuote.

« Non lo so... Per ora possiamo solo dare lo stato di massima allerta ed avvisare Caitlyn e Vi. »

Dal nulla, Ezreal materializzò nel palmo della sua mano sinistra, una sfera di luce. Dopo aver bisbigliato qualcosa alla sfera, la lanciò verso l'alto. Sapeva dove l'aveva lanciata, il destinatario aveva ricevuto migliaia di quelle sfere, così da poter comunicare anche quando era lontano chilometri di distanza da Piltover. Ed il contenuto era ancora più semplice.

« Shaco e Viktor sono scappati. Le loro celle sono vuote. »

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« Ce la puoi fare! »

Urla di dolore si disseminarono per tutta la casa. Una piccola abitazione, situata nelle lande Voodoo, era in subbuglio per qualcosa di nuovo in quelle terre. Nella stanza in cui una donna stava patendo le pene dell'inferno, c'erano tre individui: il marito della donna, un medico e la donna stessa. L'uomo, dai lunghi capelli brizzolati e con un pizzo nero sul mento, vestiva con un vestito lungo e rosso, con alle spalle un enorme mantello viola. Il suo nome era Gregori Hastur, lo stregone grigio. Conosciuto in tutto il Valoran per aver condotto alcuni maghi ed intellettuali di Noxus lontano da quella città-stato e dall'orrore perpetuato dall'Alto comando noxiano. Colei che invece stava soffrendo, era Amoline, la strega dell'ombra. Una delle più belle streghe del continente. Lunghi capelli neri con qualche ciocca colorata di azzurro. Famosa anche per il suo fisico slanciato e magro, ma quel giorno c'era qualcosa di diverso in lei. Amoline, insieme al marito, avevano formato nelle lande Voodoo il famoso "Ordine Grigio", l'unico elemento che si opponeva alla politica interna di Noxus. Tutta la loro vita era stata dedicata alla politica ed alla pace e tutti i giorni combattevano per far avere a Noxus un sovrano degno di tale nome. O, almeno, tutti i giorni tranne quello.

« Cara spingi! »

Era da tempo che i due capi dell'Ordine Grigio volevano avere un figlio. Un essere da poter amare e da poter difendere in questo mondo oscuro. Quello era il giorno deciso dal destino per la loro famiglia.

« Congratulazioni! È una femmina! »

Urlò l'uomo vestito da medico, che avvolse la neonata in una fascia calda e le tagliò il cordone ombelicale. Non appena Amoline ebbe in mano sua figlia, scoppiò in lacrime per la felicità. Anche il marito non sapeva cosa dire per l'emozione. Guardava gli occhi chiari e verdi della figlia e si compiaceva di ciò che aveva creato.

« Ha i tuoi stessi occhi. Sembra che brillino di luce propria. »

La madre della piccola le baciò la nuca e recitò una litania magica per poterla proteggere dal male.

« Come la vuoi chiamare? »

Chiese Gregori, che intanto aveva preso in braccio la figlia ed anche lui, con rapidi movimenti delle mani, sigillava qualche incantesimo di protezione sulla piccola.

« Annie! Voglio chiamarla Annie! »

Il padre, essendo d'accordo con il volere della moglie, diede anche lui un bacio alla neonata e sorrise con immensa felicità.

« E sia! Benvenuta nel nostro mondo... Annie. »

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