Libro 1: 02) Minaccia
« ...il caos è tornato! »
Erano state le ultime parole dette da Jinx nella registrazione. Tutto era pronto per la fase uno del suo piano. Far ricordare a Piltover la bellezza del caos.
« Si! Si! Si! Finalmente ho finito! »
Urlò per la gioia. Non vedeva l'ora di incominciare. La ragazzina dai capelli blu elettrico si rigirava tra le mani le sue lunghe trecce per l'eccitazione. Era impaziente e non voleva attendere oltre per divertirsi. Ma doveva calmarsi ed aspettare il "tempo dei giochi".
« Quanto desidero conoscere i miei nuovi compagni di gioco! »
Urlò confabulando da sola ad alta voce. Dopo qualche secondo di eccitazione, decise di ridare luce alla sua stanzetta. Quel buio non rendeva giustizia al suo umore. Non appena accese la luce, tutta la camera prese forma intorno a lei. Su ogni parete c'erano dipinte scritte del suo nome, facce sorridenti e un sacco di "X" dipinte di un colore simile a quello de suoi capelli. Il pavimento era ricoperto di pallottole e di bombe a mano non innescate, non si poteva fare un passo senza calpestarne qualcuna. L'arredamento definiva alla perfezione il suo stato di pazzia. Un letto viola con dei cuori chiodati ricamati sul cuscino e sulle coperte. Una scrivania a forma di teschio anch'essa viola ed un armadio a forma di scheletro di un color giallo fosforescente. Jinx si distese sul letto, fissando intensamente il soffitto ed immaginando cosa poteva fare per attirare maggiormente l'attenzione dei suoi nuovi amici.
« Caitlyn, Vi, Jayce... I miei nuovi amici sono le leggende di Piltover. Chissà che gioco faremo per prima! »
« Sicuramente guardie e ladri. »
Jinx si alzò di scatto appena sentì la voce del padre. Era entrato nella stanza da letto della figlia senza farsi sentire. La solo vista del padre fece nascere sul volto della ragazzina un sorriso che non riuscì a trattenere.
« Papà! Finalmente sei uscito dal laboratorio! È quasi una settimana che eri rinchiuso li dentro. Mi sentivo così sola! »
Esclamò saltando dal letto e lanciandosi verso il padre. Lui ricambiò l'affetto della figlia con un grande ed amorevole abbraccio. Jinx era molto più alta di lui, sebbene aveva solo sedici anni.
« L'ho notato... Mentre stavo giù nel laboratorio avevo la TV accesa... Indovina cosa stavo guardando. »
Jinx sapeva già la risposta. Il padre, essendo un grande scienziato ed un grande appassionato di tecnologia Hextech, guardava in continuazione le scoperte della noiosa città di Piltover.
« Hai visto il mio spettacolo? »
Il padre della ragazza prese per le spalle la giovane, facendogli la faccia più seria che aveva. Cosa non facile a causa degli enormi occhiali e dei baffi che gli ricoprivano il volto. La ragazzina sapeva che l'espressione del padre era tale perché si preoccupava per lei.
« Non ti preoccupare, papà... Non corro alcun pericolo. Voglio solo giocare con loro. Sono sicuro che Vi e Caitlyn sono delle ragazze simpatiche ed affidabili. »
« Così tanto affidabili che cercheranno di spararti appena ti vedranno. »
Fece notare con aria preoccupata.
« Delle vere amiche, vero? »
Il padre della giovane, vestito con camice da scienziato, non potè non grattarsi l'enorme testa per la preoccupazione. Sapeva che la figlia era troppo scaltra per farsi acciuffare da dei banalissimi sbirri. Ma contro la legge di Piltover era tutt'altro che un gioco.
« Perché non lasci perdere tutti questi giochi e non vieni a lavorare con me nel laboratorio? Potremmo inventare qualche nuova arma che possa piacerti molto di più di quelle che già possiedi »
Disse tentando di dissuadere la figlia dalla sua folle impresa.
« Ormai gli ho promesso che avrei giocato con loro e che avrei portato un po' di divertimento a Piltover... Sarebbe da maleducati non rispettare al parola data. »
Anche l'ultimo tentativo dello scienziato di dissuaderla era fallito. Doveva solo pregare che non si sarebbe fatta male durante quella folle impresa.
« Se la metti in questi termini, non posso dirti di no. Ma lascia che ti fornisca qualche giocattolo da usare. »
Gli occhi di Jinx si illuminarono di colpo. E, in quel momento, fuoriuscì tutta la sua pazzia. Quella follia di cui il padre aveva un terrore enorme. Lui metteva le sue scoperte al servizio del bene. E darle in mano a quella pazza della figlia avrebbe portato di danni che altro. Ma non poteva permettersi che la sua piccola corresse qualche rischio. Era per quello che aveva il suo enorme cervello. Era per quello che si era fatto sfondare il cranio, permettendo alla sua capacità intellettiva di difendere il mondo e sua figlia dal caos. O per meglio dire, difendere il mondo e sua figlia da Jinx stessa.
« Mi chiedi se voglio altri giochi marcati Heimerdinger? Certo che si! »
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« Calmati! »
Si continuava a ripetere il giovane esploratore a se stesso.
« Devi mantenere la calma! »
Era rimasto abbastanza scosso dagli eventi che avevano gettato Piltover nuovamente nel caos. Vedere i suoi compagni rischiare la vita in quel frangente, l'aveva destabilizzato. In quel momento, alla vista del dirigibile, sapeva già cosa andava fatto e come doveva agire. Urlò a squarciagola il nome di Jayce che, girandosi con velocità felina, vide l'amico che puntava il dito in direzione di Vi, poco distante da lui, mentre Ezreal correva verso Caitlyn.
« Stai calmo! »
Un attimo. Solo un attimo era durato quel momento. Ma, per sua fortuna, la sua velocità era riuscita a salvare la giovane compagna, una delle persone più care al mondo per lui. Doveva ringraziare il fatto che la sua velocità era la luce stessa.
« Dannazione calmati! »
Diceva al proprio cuore, temendo che non riuscisse a controllare il suo potere per lo spavento. Non appena vide che i suoi compagni erano usciti illesi da quella tragedia, la mente di Ezreal era riuscita a bloccare i battiti del suo cuore, facendolo tornare lucido. Durò poco per sua sfortuna. Il video messaggio fece ripartire l'accelerazione del battito talmente tanto da doversi allontanare dagli altri per tornare nella sua vecchia dimora. La casa in cui aveva vissuto i primi otto anni della sua vita. La casa che ora condivideva con Caitlyn e Vi.
« Fermati! »
Non appena entrò nella casa, non fece nemmeno in tempo a posare gli occhi sui mobili che le due ragazze avevano aggiunto che dovette dirigersi a tutta velocità verso lo scantinato. Nel buio più assoluto. Solo li poteva ritrovare la luce.
« Ora devi fermarti! »
Si tolse la giacca di pelle e la maglia, rimanendo a dorso nudo in quell'oscurità. L'unico elemento di luce che tagliava il buio dello scantinato era il suo amuleto, l'unico oggetto che gli permetteva di nascondere il suo vero io e che gli permetteva di combatterlo. L'unico vero compagno in quei momenti oscuri. Nessuno poteva accompagnarlo nei suoi viaggi. Solo l'amuleto poteva capirlo, poteva salvarlo, poteva fermarlo.
« Iniziamo! »
Urlò nell'oscurità, mentre si sedeva a gambe incrociate per poter trovare la calma e la concentrazione. Cosa che avrebbe richiesto un bel po' di tempo.
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Piltover era completamente sommersa da quell'onda di minaccia chiamata "Jinx". La piazza era stata quasi del tutto distrutta, il sindaco ed altri cittadini erano rimasti feriti dall'attentato e sulla faccia della tesoreria era stata scarabocchiata una lettera di sfida. Una scritta di vernice rosa con un orario ed una grossa "X", quasi ad indicare alle autorità di Piltover che il suo prossimo obiettivo sarà la tesoreria stessa.
« Venerdì alle sei del mattino... »
Disse la giovane Caitlyn leggendo la scritta sulla faccia dell'edificio. Quasi non credeva a ciò che leggeva. Era solo questo l'indizio che quella pazza le avrebbe lasciato?
« Ha intenzione di attaccare la tesoreria? Perché? Cosa vorrà mai rubare? »
Chiese Jayce, che bloccava la bella Vi per le spalle. Vi era furiosa per tutto quello che era successo, ma, in modo particolare, era furiosa per la scritta lasciata da Jinx. Dato che affianco alla data ed alla "X" aveva lasciato una caricatura del volto della bella ragazza dai capelli rosa. La vernice era stata usata soprattutto per prendere in giro la "Legge di Piltover".
« Lasciami! Se ha avuto il tempo di lasciare quella scritta vuol dire che è ancora in zona! Non può essere andata lontana! »
Fu Caitlyn a placare l'ira della collega.
« Inutile cercarla... Guarda! »
La giovane indicò un robot posto dietro il mega-schermo, dotato di vernice e di pennello.
« Ha mandato lui a fare il lavoro sporco... »
Lo sceriffo cercava di mantenere la calma in quel momento di disperazione. Doveva farlo. Ezreal era sparito e non poteva far capire ai suoi cittadini che era preoccupata per quella nuova minaccia.
« Ora che facciamo? »
Jayce lasciò la presa da Vi, che finalmente era riuscita a placare la sua ira. Sebbene aveva una mostruosa voglia di mettere le mani sulla ragazzina dai capelli blu elettrico.
« Io e gli altri membri della polizia ci occuperemo dei feriti e di rassicurare i cittadini. Vi! Voglio un'analisi del robot-imbianchino. Forse contiene qualche indizio su dove possiamo trovare quella pazza o su che tecnologia usa. »
« Ed io? »
Chiese Jayce volendo rendersi utile. Caitlyn sapeva perfettamente cosa chiedergli.
« Per favore... Trova Ezreal. »
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Jayce decise di accontentare il suo sceriffo, sebbene avesse voluto dare un aiuto maggiore per riprendere in mano le redini della città in preda alla paura. L'eroe di Piltover sapeva già dove trovare il biondo esploratore. Non era la prima volta che spariva all'improvviso.
« Conoscendolo si sarà rintanato in casa. »
Non appena arrivò di fronte l'abitazione di Vi e di Caitlyn, lo chiamò a gran voce, per farlo uscire. Non avendo ottenuto alcuna risposta, entrò ed incominciò a cercarlo per le varie stanze. Niente in camera sua. Una stanza da letto piuttosto spoglia e vuota. C'era il minimo indispensabile: un letto, un armadio e una scrivania con annessa una sedia. Nemmeno in cucina o nel salotto era riuscito a trovarlo. Non si era nascosto neanche in camera di Caitlyn.
« Ma che diavolo? »
La camera dello sceriffo era tappezzata con i volantini e con i volti dei ricercati di Piltover su ogni parete. Ogni volantino era marchiato con un'enorme "X" rossa al centro del foglio.
« Quella è pazza... »
La camera di Vi, invece, lo stupì maggiormente per il disordine che vi regnava sovrano. Macchinari Hextech, cibarie, vestiti ed intimo femminile sparso per ogni angolo della stanza.
« Per questa il significato di pulito è un optional... »
Esclamò camminando in mezzo a tutto quel disordine. L'ultima stanza da controllare era lo scantinato. Jayce scese lentamente le scale e vide qualcosa che lo turbò profondamente.
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« L'hai visto? »
Chiese il biondo a petto nudo, tutto sudato per l'estenuante prova che aveva dovuto sopportare. Jayce gli era accanto, quasi spaventato da quello che aveva visto.
« Si... Ma cosa è successo? »
Ezreal, ormai calmo e pacato, si rimise i vestiti e fece segno a Jayce di andare in salotto, dove avrebbero parlato con calma.
« Ti ricordi lo scontro di qualche mese fa? »
Chiese all'amico che lo guardava perplesso.
« Quello in cui hai sconfitto S... »
Ezreal lo bloccò prima che potesse pronunciare quel nome. Il solo ricordo di quell'essere gli metteva i brividi.
« Non lo nominare... Si accorgerebbe che stiamo parlando di lui. »
Ezreal era diventato quasi paranoico. Teneva lo sguardo fisso verso il pavimento, quasi come se avesse paura di raccontare cosa fosse successo.
« Durante il nostro scontro, ebbi la meglio e questo lo sai. Lo sbattemmo nelle celle segrete della tesoreria di Piltover. Il posto più sicuro che ci sia in tutto Valoran. Ma ci fu qualche problema. »
« Che tipo di problema? »
Chiese in ansia il "difensore del domani", che ascoltava l'amico senza capire bene dove volesse andare a parare.
« Lui ha la facoltà di risvegliare il potere magico assopito nei nostri corpi. E, prevedendo qualche tipo di vantaggio, risvegliò il mio. »
Da allora, Jayce incominciò a prevedere ciò che gli stava per raccontare l'amico. Il suo avversario aveva la capacità anche di inoculare un potere malvagio nei suoi alleati. Ma non avrebbe mai creduto che lo potesse farlo anche contro i suoi nemici.
« Mi vuoi dire che... »
« Si, quello che hai visto prima è ciò che sono realmente quando non riesco a controllare il mio potere. »
Sul volto di Jayce si disegnò un'espressione spaventata.
« Ma non è possibile Ezreal! Tu sei la luce! Sei uno dei maghi più abili e benevoli di Piltover! Come è possibile che tu abbia un potere del genere? »
Ezreal si vergogno con se stesso. Jayce aveva ragione, ma cosa ci poteva fare? Quell'essere era lui. Solo grazie al suo amuleto riusciva a tenere a bada quella parte di se stesso che odiava.
« Caitlyn lo sa? »
Il giovane scosse la testa.
« Caitlyn non lo deve sapere. Non voglio che si preoccupi per me. Non voglio che mi veda come un mostro! »
Disse disperato. Jayce aveva capito la sua situazione. « Un altro segreto che sono costretto a mantenere all'insaputa di tutti... », pensò appoggiando la mano sulla spalla del giovane e facendogli un sorriso fiducioso.
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Erano passati due giorni dal messaggio lasciato da Jinx ai suoi nuovi "compagni di giochi". Ormai mancava poco all'inizio, l'indomani la giovane pazza avrebbe attaccato la tesoreria di Piltover. Uno dei luoghi più sicuri conosciuti su Runeterra. Protetto da robot armati con la migliore tecnologia Hextech che si possa trovare in commercio. Ma, ancora più importante, protetto dalla polizia di Piltover. Jinx non vedeva l'ora di incontrare Vi e Caitlyn. Tanto che guardava intensamente l'orologio nei momenti di riposo.
« Velocizzati tempo! Non sto più nella pelle! »
Aveva passato quei due giorni in compagnia del padre nel suo laboratorio. Sebbene il padre, il professor Heimerdinger, fosse una delle menti più brillanti dell'epoca, Jinx aveva una dote innata per creare nuove armi tecnologiche. Nonostante l'operazione avuta al cervello , che lo aveva reso uno yordle con un cervello gigante, Jinx riusciva a superarlo con grande facilità. Lui era uno yordle, un essere senziente come i comuni mortali, ma molto più basso, più peloso e dai tratti animaleschi. Heimerdinger aveva un colorito giallastro ed era alto quasi un metro. Era il fondatore della famosa "Accademia della scienza e del progresso degli yordle". Tuttavia, aveva una figlia umana e, sebbene Jinx fosse stata adottata, ad alcuni suoi simili non andò particolarmente a genio questo fatto. Fregandosene della comunità, il riverito inventore continuava i suoi lavori, spesso aiutato dalla figlia .
« Finalmente ho finito! »
Disse con eccitazione la giovane dai capelli blu elettrico. Quasi come attratta dalla sua ultima opera.
« Ti sei decisamente messa d'impegno... »
Il professore notò l'immenso lavoro della figlia, quasi non credendo che fosse riuscita a costruire tutto ciò in soli due giorni.
« Avevo parecchio tempo libero. »
Jinx si morse il labbro al solo pensiero di usare le sue nuove armi. Voleva che l'evento da lei organizzato fosse smisuratamente spettacolare. Doveva far crollare il cielo per lo stupore. Il padre, preoccupato per la figlia, non potè non nascondere qualche piccolo rimorso per l'aiuto che le aveva dato. Ma, ormai, era troppo tardi per far cambiare idea a Jinx.
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