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Atto I, Scena III: Idoli vecchi e nuovi

Per qualche attimo nessuno fiatò. Poi la sua tutor prese parola.

«Dovresti smetterla di prendertela con quelli di scientology, non sono così male» affermò, con un tono stanco, come se fosse reduce di ore e ore di argomentazioni stupide e si fosse ormai ridotta a ripetere la sua posizione in loop, non sapendo come altro uscirne.

«Hanno preso Tom Cruise, Yaya. Tom Cruise! Quel tipo è un attore, chi sarà il prossimo, eh? La nostra Lyn?» si difese la nuova arrivata, sventolando la bibita che aveva in mano in direzione della terza ragazza in sala, «Io non credo proprio, e al contrario di te, farò di tutto per impedirlo. Ringraziami Lyn, almeno c'è qualcuno qui, che si preoccupa per la tua incolumità».

«Grazie, Jordy» le rispose Lyn, imperturbata. E ora che si concentrava meglio su di lei, Nick stava iniziando a notare una certa somiglianza.

«Lyndsey, come in Lyndsey Sharman?» chiese, ancor prima che il suo cervello potesse filtrare le nuove informazioni, ragionarci sopra e decretare che non fosse una così buona idea aprire bocca. Forse.

«Colpevole» sospirò, spostando finalmente lo sguardo dal cellulare, ma solo per chinarsi a prendere un cavo sporgente dal tavolino e attaccarglielo, «Vuoi un autografo?» aggiunse, quasi scocciata.

«No, ma... Credo che le mie sorelle mi potrebbero uccidere, soprattutto Grace, per essere al mio posto in questo momento» confessò, tornando a fissare i suoi appunti abbandonati.

Lyndsay Sharman. Era diventata una fonte di ispirazione tale in casa sua, che quando aveva appena sei anni, in casa le sue sorelle non parlavano d'altro. Le aveva ispirate tutte: una a diventare medico, come ne "La piccola Sophia sogna in grande"; una astrofisico, come ne "A spasso fra le stelle"; una giornalista, per denunciare gli avvenimenti come quelli de "I due giorni in cui nulla cambiò"; e, soprattutto, la passione per la recitazione e il teatro di Grace. E, ovviamente, con "passione di Grace", sua madre intendeva "Grace e Nick sono abbastanza vicini in età e quindi li iscriverò entrambi a ogni corso extracurricolare possibile, fino a che Grace non si sarà stufata". Per la cronaca, Grace non si stufò mai, spostandosi però dalla recitazione al ballo. E Nick ebbe la sua prima, e unica, ribellione, raggiunti i dieci anni. Non che non gli piacesse il teatro, ma tutti i suoi amici facevano nuoto e quindi si era lasciato trascinare dalla massa. Maledetta pressione sociale dei pari.

«Perfetto, un altro fan» rincarò la turchina, «E lo avete anche fatto entrare in casa! Ma voi due sapete che cosa sia l'istinto di autopreservazione?».

«Da che pulpito» tossì Lyndsay, passando un foglio firmato a Nick. Vedere le loro mani a così poca distanza, due diverse tonalità bronzee in risalto su un candido pezzo di carta. Il bambino in lui stava gioendo, l'adulto anche, ma per ragioni di vanto verso le sue consanguinee, più che per il fatto in sé.

«Se presto un solenne giuramento sulla bandiera e sulla Bibbia di aver appena realizzato che lei fosse Lyndsay Sharman, posso restare?» tentò, nonostante tecnicamente fosse tardi e quindi avrebbe dovuto lasciare l'appartamento in ogni caso.

«Il giudice ti ha autorizzato a parlare, Sawyer? No, non credo» lo fissò "Jordy", lanciandogli il contenitore di plastica vuoto, che afferrò per puro caso. Ma non fu tanto il lancio a colpirlo.

«Sai chi sono?» domandò, confuso. Perché accusarlo di essere un testimone di scientology o un fan senza rispetto della privacy, se era a conoscenza di chi fosse?

«Mi sembra ovvio, Nick Sawyer. Dipartimento di economia, secondo anno o terzo semestre, a seconda di come si voglia contare il periodo qui trascorso» gli rispose, incrociando le braccia. Forse il suo amico aveva ragione, una strega c'era davvero.

«Come?».

«Io so tutto» affermò, sistemandosi gli occhiali, «Di tutti» concluse, fissando un punto indefinito alle spalle di Nick. Se fosse partita "Who are you" non si sarebbe stupito, sinceramente.

«Gliel'ho detto prima io» sospirò Alaya, alzandosi dal divano solo per spingerci sopra la nuova arrivata, accompagnando il gesto con una linguaccia. Uscì poi dalla stanza, per dirigersi verso la cucina.

«Taci, Yaya. Io possiedo una conoscenza che l'essere umano medio può solo aspirare a conoscere» affermò, puntandole un dito contro, poi si voltò verso di lui, «O meglio, conoscerebbe, se solo si disturbasse a usare gli strumenti che ha a disposizione» aggiunse, scuotendo leggermente il capo.

«Intendi... Gli occhi?» tentò, incerto. Non era sicuro di doverla prendere realmente sul serio. Non stava riuscendo realmente ad inquadrarla: da un lato aveva qualche dote intimidatoria, o comunque un carattere forte, dall'altro sembrava quasi una ragazzina che si stava dando delle arie. Forse la verità si trovava nel mezzo.

«Intendo i social. Questa non è una serie tv con aspiranti detective, e tu certamente non possiedi il sarcasmo tagliente, necessario a una spalla decente» sbuffò, piantando il piede destro sul cuscino del divano per fare perno e riuscire a prendere il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans, «Anche se devo ammettere che trovarti non è stato facile».

«Non ho tutto questo bisogno di socializzare online... Ho a mala pena il tempo per socializzare di persona» ammise, nonostante non ci vedesse nessun problema. Certo, nel 2016 era una deviazione notevole, statisticamente e socialmente parlando, l'essere quasi totalmente assente dalla vita online, ma, quando il suo vecchio cellulare gli era caduto in piscina, e con lui le sue password, aveva concluso che fosse stato un segno del destino.

«Le persone che volano basso come te, caro Sawyer, sono quelle di cui sospetto di più».

Nick provò a dirle qualcosa, probabilmente per scusarsi, ma prima che anche solo potesse aprir bocca, una mano della turchina gli afferrò le labbra, sigillandole.

Fortunatamente, dopo qualche istante di incertezza, Alaya lo salvò nuovamente, rimuovendolo fisicamente dalla presa dell'altra e accompagnandolo alla porta.

«Puoi tenerti i vestiti!» la voce di Lyndsey fu l'ultima cosa che sentì, prima di scendere le scale e lasciarsi definitivamente alle spalle l'appartamento.

Camminando per le stradine chiare del campus, gli unici pensieri di Nick furono quelli rivolti al momento in cui, finalmente, avrebbe potuto lanciarsi sul suo letto e non rialzarsi per almeno due giorni. Sfortunatamente, era già a conoscenza dell'impossibilità dell'avverarsi di questo suo desiderio. Non solo per le lezioni che avrebbe avuto l'indomani, ma, soprattutto, a causa del suo compagno di stanza. Come facesse a sopravvivere con la sua totale inversione del giorno con la notte, sarebbe dovuto essere oggetto di studi. Approfonditi. Se fossero stati anche invasivi, le sue ore di sonno perdute avrebbero avuto una meritata vendetta.

Forse se si fosse accampato nei pressi del suo dipartimento, il giorno dopo avrebbe avuto qualche minuto in più di sonno, si ritrovò a contemplare, osservando l'edificio reso violaceo dalla mancanza di luce. Lo stile liberty - "no, georgiano con contaminazioni coloniali olandesi!" gli ricordò la voce di François - era uno dei predominanti nei palazzi centrali del campus, nonchè quelli dove generalmente erano situate le aule. Tranne per i dipartimenti più "artistici", fra i quali moda, design ed architettura, croce e delizia del suo migliore amico, che invece erano stati rilegati nell'area nuova e moderna a est. Quello di architettura, in particolare, fungeva da transizione fra la zona vecchia e quella moderna, essendo il risultato di una particolare fusione tra un edificio edoardiano e uno in vetro. François aveva provato a paragonarlo ad un museo dell'Ontario o di Toronto, o forse era dell'Oregon. Non se lo sarebbe ricordato neanche volendo, e nemmeno gli interessava, ma almeno da quella discussione nel giro di visita si era guadagnato un amico.

Ancora perso nei ricordi del suo primo giorno effettivo, in quel luogo che aveva quasi iniziato a chiamare casa da un annetto, si accorse di una figura che usciva da una delle porte laterali dello stabile. Una figura che stranamente conosceva.

«Professor Eustis?» le parole gli uscirono ancor prima che potesse prendere la conscia decisione di espletarle. L'uomo in questione si voltò, sorpreso, sistemandosi gli occhiali per metterlo meglio a fuoco.

«Nicolas Sawyer!» esclamò, per poi abbassarsi immediatamente, guardandosi attorno, come per assicurarsi che non fosse osservato. I capelli chiari effettivamente non gli rendevano facile il non essere visto nella notte, se quello era il suo obiettivo. Assicurato che nessuno lo avesse visto, corse dietro a un albero ai lati della strada, per poi fargli segno di avvicinarsi e in silenzio, dedusse dal dito premuto contro le sue labbra. Obbedì, abbastanza confuso.

«Professore, che fa?» chiese, stranito dal comportamento dell'uomo. Non si chiese come facesse a conoscere il suo nome, nonostante fosse la seconda persona quel giorno. Il professor Eustis, cattedra ordinaria in fisica sperimentale, era una leggenda vivente alla WIllihard, ma non solo per meriti strettamente accademici: non esisteva uno studente che non si fosse intrufolato in una sua lezione, nonostante la materia non propriamente amata dai più. Fermamente convinto che chiunque potesse capire e amare la sua materia, parlava di fisica con una passione tale da intrattenere chiunque lo ascoltasse, che capisse o meno l'argomento non era importante, in quanto, per Eustis, nessuna domanda era stupida o scontata e la sfruttava solo come spunto per ampliare la lezione. Nick stesso si era quasi convinto a cambiare il suo percorso di studi. Quasi. Il fatto poi che sembrasse conoscere tutti gli studenti per nome, nonostante il quantitativo non indifferente degli iscritti, e che fosse conosciuto per prendere parte alla maggior parte delle proteste studentesche, non avevano fatto altro che aumentare la stima nei suoi confronti. Avrebbero potuto mettere nel modulo d'iscrizione "Giuro solennemente di adorare alla follia il professor C. J. Eustis e di punire chiunque osi far critiche sul suo conto". Non voleva essere drammatico, ma era sicuro che esistesse un gruppo di persone pronte a dare la vita per quell'uomo.

«Nulla Nick, posso chiamarti Nick? Ti chiamano tutti in questo modo, ma non vorrei assumere» lo afferrò, trascinandolo con lui dietro la pianta, in modo da nascondersi dagli occhi delle finestre.

«Certo. Non vorrei essere invadente, ma non ha risposto alla mia domanda» si sporse brevemente oltre il tronco e incrociò gli occhi del motivo. Da secondo piano, quasi come in quel film di Hitchcock, Psycho, una figura lo stava fissando con in mano un oggetto da una forma indistinta.

«Crawford Eustis! Il giorno in cui ti beccherò, sarà il giorno in cui finirai sottoterra!» tuonò la voce del professor Lamon, spalancando la sopracitata finestra e lanciando una strana massa giallognola nella loro direzione. Immediatamente Eustis corse via, ridacchiando, scomparendo in una macchia verde nel buio dei giardini del campus.

A Nick non rimase altro che guardarsi in torno, spaesato, per poi dirigersi velocemente nella direzione del suo dormitorio, sperando con tutte le sue forze di non essere stato riconosciuto.








Ciambella198 parla a vanvera (il quale fa finta che la mascherina non gli permetta di sentire e continua ad ignorarla):

Giornborno cari ed intrepidi lettori, spero stiate bene.

Ecco il terzo capitolo, finalmente. Conosciamo tutte e tre le streghe, che ne pensate? Sono così temibili, o le voci come al solito esagerano la realtà dei fatti? Lo scopriremo solo nei prossimi capitoli.

Note: per chi non sa che cosa sia scientology, è una religione che ha come rappresentanti alcune celebrità, tra cui appunto Tom Cruise, Lyndsay è invece un personaggio frutto della mia fantasia, così come i film in cui è apparsa (o magari qualche titolo simile esiste, non so, non ho cercato in realtà, mal che vada segnalatemelo pure e li cambierò), "Who are you" è la canzone degli Who scelta come sigla per C.S.I., "Psycho" è un famoso film di Hitchcock.

Per qualsiasi cosa, sapete come e dove trovarmi ^.^

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