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I miei coinquilini

La giornata trascorse tranquilla, Molly Hooper fu contenta del mio lavoro.

Rimasi quasi sempre alla scrivania. Mi presi una pausa solo per raggiungere il distributore automatico dove mangiai un paio di prodotti confezionati. Certo non avevo molti colleghi di lavoro a parte qualche inserviente e le donne delle pulizie, quindi sarei stata spesso da sola.

Non che fosse un problema, ma speravo che mi chiamassero per operare sul campo in casi di omicidio. Ero presa da una miriade di pensieri, quando Molly mi comparve davanti.

Esclamò raggiante. "Laura, stasera ti porto a conoscere i tuoi coinquilini, poi vedrai quando trasferirti."

Sorpresa da tanta felicità risposi perplessa. "Beh, è meglio che mi ambienti subito, spero non abbiano problemi ad accogliermi, non voglio invadere la loro routine."

Agitò la mano scacciando un problema inesistente. "Non impensierirti, anzi a John serve una mano con la piccola Rosie."

"I bambini mi piacciono, spero che la piccola mi prenda in simpatia."

Molly sorrise. "Lei è affettuosa e se ti sceglie sarai sua per sempre."

Ripresi il lavoro, soddisfatta di entrare in una famiglia e non essere sola. Molte volte la solitudine ingigantiva i mostri del passato, soprattutto la notte.

A fine turno Hooper mi portò a Baker Street che non era troppo distante. La via era affollata, l'entrata dell'appartamento era vicina a un piccolo pub. L' edificio era grande e ben tenuto. Bussammo alla porta e ci aprì un'arzilla signora di una certa età.

"Eccola dunque la nostra nuova ospite! Venga cara, si troverà bene con quei due squinternati di sopra!"

Fissai Molly sconcertata che mi spinse sogghignando su per le scale.

"Non ti spaventare Laura, alla fine...sono brave persone ..."

Il modo di fare di Molly mi fece presagire giornate non proprio tranquille, ma ero spesso fuori per lavoro perciò mi rassegnai ed entrai.

La mia prima impressione fu sconcertante: la casa era sicuramente "vissuta", piena di oggetti, anzi decisamente ingombra. Delle poltrone piuttosto usate, erano di fronte a un camino, il tavolo zeppo di libri.

Nel fondo della stanza si intravvedeva la cucina dove scorsi un uomo di media statura, con i capelli castani, che teneva in braccio una bambina che si dimenava per scendere e correre verso Molly. C'era un altro giovane con i capelli neri ricci che lavorava al microscopio.

Ipotizzai che fosse il noto Sherlock, il fratello del compassato Mycroft, perché ne aveva gli stessi atteggiamenti. Sollevò il volto e mi squadrò con la stessa tecnica del fratello.

John, così lo aveva apostrofato Molly, era invece il padre della piccola Rosie.

Fu cordiale e si presentò con entusiasmo, la sua gentilezza mi fece sentire a casa.

Parlammo lo stretto necessario, alla fine la signora Hudson mi portò al piano superiore. Salimmo una scala di pochi gradini. Trovai la mia camera ordinata e luminosa, con una piccola libreria e un tavolo dove poter studiare. Il letto era ampio e soffice al tatto. Nel fondo sulla destra c'era un piccolo bagno pulito e funzionale. Soddisfatta decisi di trasferirmi l'indomani.

Raggiunsi Molly al piano di sotto, stava parlando con il giovane Holmes, che non alzò nemmeno lo sguardo.

Rosie allungò le braccia verso di me, fui sorpresa dalla sua dolcezza e la tenni in braccio volentieri.

"Laura, non fare caso ai fratelli Holmes, sono poco inclini ai gesti affettuosi. Ma quando servirà potrai contare su entrambi. Vero Sherlock?" Molly diede una gomitata al riccioluto, che mi salutò con un sorriso forzato.

Non risposi subito, ma mi chiesi che tipo di rapporto ci potesse essere tra i due fratelli visto la mancanza di empatia. Gli raccontai del disguido del mattino.

"Ho conosciuto suo fratello stamattina, si è molto risentito perché l'avevo scambiato per lei e si è offeso ancora di più quando non gli ho consegnato le cartelle. Temo di non godere della sua simpatia."

Attirai la sua attenzione, Rosie scalciava per scendere, le presi la manina e la feci camminare fino a lui.

"Mycroft, scambiato per me doveva essere uno spasso! Ha il mio rispetto dottoressa Lorenzi, immagino la sua faccia!" Lui rise alzandosi e si avvicinò per salutarmi con più attenzione e prese la mano della figlia, era decisamente più attraente del fratello maggiore.

I lineamenti morbidi, il volto delicato e due occhi chiari incorniciati da ricci neri.

Era attento e sembrava studiare le persone come le stesse sezionando. Mi sorrise e fu educato come il fratello, ma era più schietto, più diretto. Rosie si arrampicò sulle sue gambe, e lui la prese in braccio con gentilezza.

"Mycroft ha una grande considerazione di sé ed essere preso per me lo avrà destabilizzato, lui lavora di testa, io di gambe." Mi guardava mentre cullava la piccola.

"Strada in salita dottoressa Lorenzi, dovrà faticare per tenergli testa!" Portò Rosie da John che parlava con Molly e poi tornò verso di me con un'aria furba.

"Temo che vi incontrerete tra non molto, dal rumore dell'ombrello sulla scala credo stia salendo."

Infatti Mycroft comparve sulla soglia. Salutò con classe e mascherò bene la sorpresa di trovarci tutti riuniti.

"Una serata affollata." Esordì serio, lasciò il suo ombrello appoggiato alla porta e si diresse verso la nipote.

Salutò Molly e John mentre la piccola allargò le braccia e gorgogliò contenta. Era affezionata allo zio, o forse era più attratta dalla sua cravatta, infatti quando fu tra le sue braccia iniziò subito a tirarla con le dita paffute.

"Buona Rosie, andiamo a conoscere la nuova coinquilina." Si avvicinò a noi due, Sherlock sembrava divertito.

"Ciao fratellone, non ti aspettavo così presto." Rivolse lo sguardo verso di me. "Lei è la dottoressa Lorenzi e si trasferisce qui."

Lui fece un sorriso di circostanza. "Watson mi ha avvisato che avrebbe avuto un aiuto per Rosie. Ci siamo già conosciuti al san Bart."

"E' stato un piacere incontrarla Mycroft, spero non se la sia presa." Mi fissò incuriosito, mentre Sherlock ci osservava con un sorrisetto appagato.

"Per così poco Lorenzi? Non sia mai, adesso almeno non mi confonderà più." Sherlock si alzò e fece posto al fratello che si sedette con la piccola sulle ginocchia.

"Fate i bravi vado da Molly." Accarezzò la testolina della figlioccia. Rimanemmo silenziosi per un po' a guardare Rosie che voleva il suo fermacravatta dorato a tutti i costi. Presi un pupazzo e cercai di distrarla.

"Laura, non si preoccupi non riuscirà a staccarlo, c'è una chiusura di sicurezza. Lei ha una passione per tutto quello che luccica."

"Tipico per una donna." Ridemmo stranamente concordi. Lui si rilassò e anch'io. "Quindi si trasferisce qui, non si annoierà di certo."

"Credo che starò bene con loro." Aggiunsi mentre la piccola reclamava per venire da me.

Mycroft la lasciò fare e accennò a una leggera risata. "L'ha adottata, mia cara dottoressa. Credo le piaccia il fermaglio che porta sui capelli." Mi toccai la forcina lavorata che avevo infilato nello chignon.

"Allora ti accontento Rosie." Sciolsi i capelli e la posai sulle manine avide della piccola. Holmes  mi guardò e cambiò colore, si schiarì la voce mentre mi sistemavo i capelli.

C'era una strana sintonia tra noi che non mi spiegavo, ma lui improvvisamente si fece serio come se non potesse concedersi di più.

"La prendo io Laura, è ora di cena." Gli si arrampicò fra le braccia, Mycroft si alzò e si avviò verso la cucina.

Molly e Sherlock si avvicinarono, il giovane mi guardò e scuotendo la testa riccia esordì.

"Sorprendente vero? Nessuno lo conosce veramente." Volse lo sguardo verso il fratello maggiore.

Era rimasto in cucina ad aiutare John,  lo osservai mentre distraeva la bambina per farla mangiare. 

"Strano sembra così...così diverso quando sta con la nipote. Deve essere uno zio attento."

Sherlock si accomodò vicino. "Ha delle qualità che nasconde bene Laura, ma è sempre stato presente nella mia vita e le posso garantire che gli ho dato parecchie preoccupazioni." Ridacchiò. "Ora poi che lo ha conosciuto, immagino serate divertenti, Mycroft sa essere insopportabile."

"Avanti non è così ostico, a volte sa essere simpatico." Mi ritrovavo a difenderlo senza capire il perché.

"Bene Lorenzi, è positivo visto l'antipatia che suscita a molti."

Hooper annuì. "Imparerai a conoscerlo, ma non si concede a tutti."

Sherlock rise. "Molly, in realtà non si apre con nessuno, dovresti saperlo ormai. O non vuoi spaventare Laura?"

"Beh, visto che si frequenteranno!" Ribadì  seria. 

Io presa nel mezzo del discorso affermai convinta.

"Se si tratta di lavoro un accordo lo troveremo. Ma devo anche specializzarmi."

"Già, una decisione difficile fare il patologo forense, Lorenzi, spero sia stata una scelta ponderata."

"Come sei curioso Sherlock." Intervenne Molly percependo che avevo una forte motivazione.

Abbassai lo sguardo e mormorai. "Lo è stata, sicuramente."

Non aggiunsi null'altro, ma lui socchiuse gli occhi come avesse visto qualcosa che lo turbava. Mi accorsi che la manica della giacca aveva scoperto le cicatrici delle legature.

Ebbi la sensazione che Holmes sapesse "dedurre", io le ferite nei corpi e lui gli indizi che rimanevano impressi nelle persone, increspò le labbra sottili.

"Spero si troverà bene con noi tre, siamo alquanto tolleranti, ma disordinati, le prometto che non invaderemo la sua stanza! Sicuramente il suo inglese migliorerà visto che non stiamo mai zitti."

Hooper era soddisfatta. "Allora va bene Laura? Ti piace la nuova sistemazione?"

"Certo domani mi trasferisco. Sherlock spero di non darvi fastidio, ma vi garantirò la giusta privacy, dovete solo dirmelo."

Loro si guardarono complici, Molly concluse la chiacchierata.

"Andiamo Laura, si è fatto tardi." Un po' frastornata salutai tutti.

Prima di uscire Mycroft mi restituì il fermaglio, doveva essere un evento da come Sherlock e John ci osservavano dalla cucina.

Titubò. "Ci vedremo spesso, Lorenzi verrò io al san Bart per le cartelle. Spero non le dispiaccia." Disse con le mani nelle tasche dei calzoni, oscillando il corpo.

"No, perché dovrebbe?" Gli sorrisi e mi voltai prendendo il cappotto dalle mani di Molly.

Lasciammo Baker Street con Hooper che sembrava stranamente felice e io in tumulto, però ero soddisfatta di rimanere con loro, unico problema lo strano rapporto con Mycroft.

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