Capitolo 9
Diversi giorni passarono da quella cena, ed entrambi sembravano voler fingere non fosse accaduto nulla, continuando la loro vita a battibeccare e a lanciarsi velenose frecciatine.
Un paio di volte Anna, la madre di Heath, aveva esteso gli inviti a pranzo anche per Audrey, ma si era sempre rifiutata caparbiamente e questo lui non poteva tollerarlo. Non riusciva a sopportare tutta quella freddezza nei confronti della madre.
Quel giorno, dopo l'ennesimo rifiuto a pranzo, aveva deciso di fare una lunga doccia dopo una giornata passata ai pascoli; indossò dei jeans puliti e una camicia a maniche corte, e dopo aver salutato Audrey, afferrò le chiavi e si mise in moto. Raggiunse la casa dopo una mezz'ora di guida, entrò nel piccolo vialetto di sassi e parcheggiò. Da quando Jonathan era morto, sua madre aveva faticato molto prima di riprendersi e dopo un lungo periodo aveva semplicemente scelto di comprare una piccola casa solo per lei. A suo dire, non riusciva a rimanere al ranch, senza suo marito.
Alzò lo sguardo, e trovò sua madre sorridergli sulla porta d'entrata - Tesoro! Giusto in tempo, stavo per mettermi a cucinare. -
- Scusa il ritardo, ho portato il bestiame al pascolo e ho fatto un po' tardi – rispose imbarazzato.
- Non preoccuparti, vieni entriamo. Raccontami della tua giornata! – disse allegra, lasciandolo entrare.
Heath la seguì in cucina, dopo aver messo il cappello da cowboy sul servo muto. Era una cucina in stile country, ma con un tocco di moderno, legno e acciaio si sposavano bene in quella stanza piccola ma confortevole; osservò sua madre dirigersi ai fornelli, stava mescolando qualcosa in pentola e dal profumo dovette intuire fosse stufato di manzo. Dopo la morte del marito sembrava invecchiata molto, ma nonostante tutto rimaneva una bella donna ai suoi occhi. Era alta e magra come un giunco; i lunghi capelli color cioccolato, con qualche spruzzata di bianco, erano tenuti ordinati in una crocchia; gli occhi invece erano come i suoi, verdi e profondi e le labbra erano fini ed eleganti. Qualche ruga contornava gli angoli degli occhi e della bocca, conferendole un aspetto più dolce.
- Audrey non è venuta. – disse con tono per nulla sorpreso; nonostante tentasse di nasconderlo, il fatto che lei rifiutasse i suoi inviti iniziava a pesarle.
Heath afferrò un pezzo di pane e lo mangiucchiò rabbioso – No. –
Anna sospirò – Come suo padre, testardi come cavalli selvatici! – poi ridacchiò, per smorzare l'atmosfera tesa.
- È una stronza. Non so cosa le possa costare venire ogni tanto! –
Lei lo guardò, sorpresa dal tono irritato del figlio – Heath, ti stai comportando bene con lei vero? E comunque... forse ha solo bisogno di tempo – disse torturandosi le mani.
- Ha quasi trent'anni. Direi che questa guerra, infantile a mio parere, potrebbe anche farla finire! Jonathan aveva tutto il diritto di rifarsi una vita, come te. Entrambi meritavate amore e felicità! Non può continuare ad avercela con voi, c0sì come non è colpa nostra se il vecchio ha deciso di lasciare metà del ranch a me. –
Anna inspirò bruscamente – Forse abbiamo sottovalutato la sua sofferenza. Lei amava i suoi genitori, e quando perse sua madre quel giorno perse anche suo padre. Jonathan era caduto in un profondo stato di depressione, trascurando sua figlia e i suoi bisogni di bambina. Il fatto che suo padre dopo poco tempo ha cambiato comportamento verso di lei, e abbia scelto di risposarsi deve averle causato un grosso trauma. Probabilmente questo comportamento lo avrebbe con chiunque suo padre avesse deciso di sposare, caso ha voluto che subentrassimo noi in questa vicenda, e si è sentita doppiamente tradita credo. Forse avremmo dovuto parlargliene prima dei nostri progetti, magari avrebbe compreso con più facilità. –
- Forse. Questo però non le dà il diritto di trattarci come pezze da piedi! –
- Sappiamo entrambi che non è così. Oh è arrabbiata con noi, forse più con me che con te, ma non è una cattiva persona, anzi! Se volesse ti renderebbe la vita doppiamente peggio, invece si limita a qualche dispetto o battutina. Cosa che tu assecondi e contraccambi! –
'' Si lascia fare ben più di questo da me! '' pensò ma che non disse, non voleva che sua madre ricominciasse a fargli la predica sul modo in cui attirare la sua attenzione. Chiese cosa ci fosse per cena, tentando di cambiare discorso.
Anna sbuffò, capendo l'antifona, tanto prima o poi ci sarebbe tornata sul discorso! Era perfettamente conscia dei sentimenti che suo figlio provava per la ragazza, del perché non si era mai fatto avanti. Ma proprio non riusciva a capire il perché fossero entrambi così ostili l'uno verso l'altro, visto che si poteva vedere da un miglio quanto quei due si corressero dietro.
A fine cena si spostarono in salotto, concedendosi un bicchierino d'amaro al gusto di mirtillo. Anna decise di riprendere il discorso con suo figlio – Le dirai della festa che organizzi ogni anno al ranch? Per la raccolta fondi... -
Heath deglutì, poi sospirò grattandosi nervosamente la nuca – Per noi quella raccolta fondi è importante, servono per terminare la clinica privata in città. Audrey non mi impedirà di farla! Non è un affare che la riguardi, e se non le garba l'idea può sempre chiudersi in camera sua. -
Anna sbuffò innervosita, '' Questi due fanno perdere la pazienza anche ad un santo! '' pensò, poi decise di dire solamente una cosa e su questo non transigeva – Devi dirglielo, è suo diritto saperlo. Magari potrebbe stupirti sentire quello che ha da dire a riguardo. -
Il mattino successivo Heath era uscito presto, perciò non ebbe il tempo di dirle nulla sulla festa, ma si era ripromesso di fargliene parola una volta tornato a casa. Audrey invece si svegliò quando lui era già lontano, e dopo aver pulito la casa iniziò ad annoiarsi; contattò Poppy, chiedendole se voleva raggiungerla e si diedero appuntamento nel pomeriggio. Decise quindi di mettersi all'opera e cominciò a preparare biscotti al burro da accompagnare col caffè, ne fece molti da poter dare anche ai lavoratori. Dopo aver preparato un pasto veloce per lei, e qualcosa di più consistente per gli uomini, si fece una doccia rapida e aspettò l'amica. Poppy arrivò alle tre, e si accomodarono sotto al portico, godendosi i biscotti preparati la mattina.
- Questi biscotti sono la fine del mondo! E li hai preparati tu? – chiese Poppy, leccandosi via le briciole dagli angoli della bocca.
- Ovvio che li ho preparati io. È quasi triste che qui non ci sia nemmeno una pasticceria! – rispose Audrey, terminando il suo caffè.
- Vero. Gli unici dolci che si trovano qui, sono al market, che fanno pure schifo tra l'altro. E i dolci di Margaret alla tavola calda, che anche se sono buoni, sono sempre gli stessi; se abitassi qui, potresti preparare tu i dolci e rivenderli! Faresti fortuna, credimi! –
- Poppy, non sarebbe corretto nei confronti di Marge... Però non mi tirerò indietro, se qualcuno mi chiedesse di preparare qualche dolcetto e me lo pagasse bene! –
L'amica batté le mani, entusiasta – Potresti iniziare con la festa qui al ranch! –
Audrey la fissò, confusa – Come? Quale festa al ranch? -
- Non lo sapevi? No, direi di no, a giudicare dalla faccia che hai. Heath non ti ha detto niente? – domandò mentre l'altra, dopo un minuto di silenzio, iniziò a ridacchiare nervosamente. Poppy proseguì, stranita dal suo comportamento – Si tratta di una raccolta fondi in realtà. Qui non ci son cliniche e spesso, quando qualcuno si fa male, devono portare i pazienti nell'ospedale più vicino, che è a diversi chilometri di distanza da qui. Ricordi Mattew Landon? Lui ha studiato medicina, e ha deciso di aprire una clinica privata qui, ma non ha abbastanza denaro da parte per costruirla. Così la comunità ha deciso di dargli una mano, Heath e il resto della banda organizzano questa festa ogni anno per raccogliere fondi. Questo è il quarto anno, sai? È già quasi completata, ma mancano ancora soldi per strumenti e medicinali. –
Audrey ricordava vagamente Landon. Sapeva solo che era uno dei migliori amici di Heath, ma all'epoca non dava molto peso alle persone del gruppo, essendo innamorata di quel cretino che non gli aveva nemmeno menzionato della festa! – Quel disgraziato! Pensava forse di informarmi il giorno stesso della festa? E poi dovrei tentare di andarci d'accordo! – sibilò – Quando avrebbe luogo esattamente questa festa? –
- Ecco... Direi questo sabato. – rispose l'altra, alzando appena le spalle, come se la cosa non le interessasse.
Audrey spalancò gli occhi – Sabato? Questo sabato?! – imprecò, cominciando a passarsi nervosamente le mani tra i capelli – C'è da prendere tutto! Sistemare la casa e aggiustare le staccionate rotte, potare gli alberi, l'erba in cortile... C'è da fare tutto! -
Poppy non riusciva proprio a capire il perché la sua amica sembrasse così tanto innervosita. '' Neanche dovesse occuparsi lei di tutto quanto. O forse a New York era così abituata ad avere tutto sotto al suo controllo, che ora il non avere pieno potere decisionale la sta mandando in crisi! '' pensò '' O forse siamo semplicemente noi ad essere troppo menefreghisti... ''
Dopo che le due amiche si salutarono, Audrey afferrò con decisione il suo piccolo block-notes e una penna, e iniziò a stillare tutto l'occorrente necessario per il party. '' Non ho nemmeno un budget... Ma cosa voglio combinare? '' pensò sconfortata mentre mangiucchiava nervosamente il tappo della biro. Sobbalzò quando la porta si aprì, Blaise le corse incontro e il suo padrone dietro di lui, che la fissava con un sopracciglio alzato.
- Che fai qui in cucina? È parecchio tardi! – le disse avanzando lentamente verso di lei.
- Bè sai, stavo pensando a cosa fare per sabato – gli rispose sarcasticamente osservando il suo corpo irrigidirsi – Esattamente, quando pensavi di dirmelo della festa? Eh? –
Heath la guardò incrociare le braccia sotto al seno – Chi te lo ha detto? –
- Poppy. Allora? – domandò stizzita da quel comportamento menefreghista.
- Te l'avrei detto non appena fossi rincasato. Ma comunque non vedo come la cosa debba interessarti! –
Era incredula – Non deve interessarmi? Fino a prova contraria, io ci vivo qui! Che ti piaccia o no, gradirei essere informata delle cose. – la voce iniziò ad alzarsi, la rabbia le cresceva dentro come un onda.
- Sei qui solo temporaneamente! Non è più casa tua da anni, da quando te ne sei andata. Quindi risparmiami la tua indignazione inutile, non te ne frega nulla della festa. Non temere, puoi rimanertene chiusa in camera per tutta la durata della festa. Ci divertiremo tutti senza di te, come è sempre stato in fin dei conti. – ribatté stizzito. Ma si pentì quasi subito di quelle parole, ma era ormai troppo tardi per ritirarle.
Audrey era senza parole. '' Ecco, se pensavo avessimo raggiunto una minima stabilità, lui è pronto subito a distruggerla. '' pensò, tentando di mantenere la calma. '' In fin dei conti, non è la prima volta che non mi fanno sentire la benvoluta qui. '' Una lacrima che non era riuscita a trattenere aveva iniziato a solcarle la guancia, e prima che lui potesse anche solo dire una sillaba lo bloccò con una mano alzata, in un gesto rabbioso.
- Sei il solito stronzo. Non sprecherò nemmeno una parola per un coglione come te. Non ne vale la pena! – sputò disgustata – Volevo solo che TU mi mettessi al corrente della cosa, non avrei avuto nulla da ridire su una cosa tanto importante. Volevo dare una mano per organizzare la festa, ma sai che c'è Heath Thompson? – lo vide irrigidire la mascella nel sentire il suo vero cognome – Arrangiati! Per me puoi pure crepare dallo sfinimento, sarebbe una grande soddisfazione per me vederti arrancare per mantenere un minimo di decenza in questo squallido posto! -.
Se ne andò, salendo le scale rabbiosa.
Heath rimase impietrito, poi cominciò ad imprecare a gran voce, dandosi del bastardo. '' Porca puttana, non ne faccio mai una giusta! '' pensò. Sapeva perfettamente d'aver esagerato con le parole. Non doveva prendersela con lei, ma pensava seriamente volesse vietargli di organizzare la festa e così era semplicemente sbottato senza darle nemmeno il tempo di parlare. Si avviò al piano superiore e andò verso la sua camera, dopo qualche tentennamento bussò. Era umiliante? Si. Era la cosa giusta da fare? SI.
Audrey spalancò la porta in malo modo - Che cazzo vuoi ancora? –
Heath deglutì, vedendola indossare una semplice camicetta color cipria che le modellava fin troppo il corpo sinuoso – Volevo scusarmi con te. Non avrei mai dovuto dirti quelle cose, sono stanco dal lavoro e me la sono presa senza nemmeno darti il tempo di spiegarti. –
- Bene. C'è altro? – borbottò diffidente. Non credeva molto a quelle scuse, ma se le sarebbe fatte bastare. Per ora.
- Mi daresti una mano? Il più grosso è già stato fatto ma... Potremmo mettere in vendita alcuni dei tuoi dolci. Magari ti fai pure un nome qui! – tentò cauto, avvicinandosi a lei. Nonostante fosse incazzata, e avesse il terrore potesse castrarlo, non riusciva a starle lontano.
Audrey si sentì accaldata, percependo l'odore della sua pelle – Potrei farlo, si. Ma non so se potrebbero piacere. –
- Scherzi vero? Finora nessuno si è mai lamentato, e sfido chiunque altro a dire il contrario! –
Audrey sorrise timidamente – Grazie. –
Heath inspirò, cercando di resistere, fallendo miseramente. Le accarezzò una guancia, per poi chinarsi su di lei e dandole un bacio leggero sulle labbra, come ali di farfalla che si posano sul più fragile dei cristalli. Si staccò da lei e rapido corse in camera sua. '' Urge decisamente una doccia fredda! '' pensò frustrato.
I giorni passarono velocemente, e Audrey si sentì sempre più nervosa con l'avvicinarsi dell'ora X. Grazie all'aiuto di Poppy e del catering, aveva preparato un ricco buffet all'aperto; lanterne colorate danzavano sospese su dei fili che correvano lungo tutto il cortile e l'enorme tendone posto al centro era stato abbellito con molte file di luci d'un giallo tenue. In fondo ad esso era stato sistemato un rialzo per la band ingaggiata per la serata, mentre dietro c'erano diversi carrellini per i pop corn e lo zucchero filato per i più piccoli.
Dopo essersi assicurata che tutto fosse sistemato nel modo corretto, decise di andare a fare un bel bagno caldo per rilassare i nervi. Uscì dopo quasi un'ora e si asciugò con calma corpo e capelli, si mise addosso un accappatoio e un turbante in testa e fissò dubbiosa l'armadio. Non voleva vestirsi troppo in tiro, ma nemmeno vestire da sciattona! Optò per un leggero vestito a trapezio color champagne a vita alta, con spalline sottili e ai piedi dei sandali del medesimo colore. Asciugò i capelli creando morbide onde con la spazzola, e così facendo scendevano leggermente più sotto le spalle; il trucco era leggero, solo un filo di mascara, del blush e un rossetto color carne sulle labbra. Heath aveva iniziato ad accogliere i primi ospiti da perfetto uomo di casa, e lo osservò dalla finestra: era davvero bello con quella camicia bianca e i pantaloni scuri! Decise di scendere, ma l'ansia sembrava non volerla abbandonare nemmeno per un istante, e quasi incespicò sui gradini.
Quando raggiunse l'esterno, una voce baritonale la fece bloccare sul posto – Audrey Barkley! Accidenti, allora è vero che sei tornata! –
Alzò gli occhi al cielo, riconoscendo la persona, e sconsolata lo salutò – Ethan... - '' Dovevo immaginarlo! '' pensò infastidita. Tra gli amici di Heath, Ethan era il più odioso. Sbruffone e donnaiolo, era cambiato molto in quegli anni. Alto e slanciato, con capelli biondi leggermente lunghi ed occhi cobalto, era davvero affascinante; non aveva perso quella vena di malizia con cui la guardava anche al liceo. Era uno di quelli che la prendevano spesso in giro, considerandola sfigata e ciocciottella, le aveva reso la vita scolastica un inferno.
Purtroppo per lui ora era cresciuta, e se prima arrossiva e balbettava davanti al suo sorriso sghembo e derisorio, ora provava solo fastidio.
- Cristo, non sei più la ragazzina dai capelli crespi e gonfi come una criniera! Sei diventata una donna eh? E che donna! – sghignazzò con una birra già in mano.
'' Come volevasi dimostrare. '' pensò. – Tu invece sei rimasto tale e quale. – gli sorrise falsamente, guardando Heath che si era avvicinato ai due. Le stava sorridendo appena, come a chiederle scusa per quell'idiota.
- Grazie dolcezza! – ridacchiò dando una gomitata all'amico, che borbottò infastidito.
- Oh ma il mio non era un complimento! – sorrise candidamente di rimando, poi voltò loro le spalle e affiancandosi a Poppy. – Ehi, ma dov'è Mattew? – chiese alzandosi sulle punte, tentando invano di trovarlo tra la folla.
- Certo! Vieni, ti ci accompagno! È molto felice di questa festa, ancor di più sapendo che ti sei data da fare per organizzare il cibo per tutta 'sta gente. Ho visto che hai parlato con Ethan, che ti ha detto? – chiese con nonchalance.
Audrey dovette trattenersi per non scoppiare a riderle in faccia, sapeva bene che dietro quell'apparente menefreghismo si nascondeva ben altro. Ricordava perfettamente come Samantha sbavasse dietro a quell'idiota, e soprattutto, di quanti pianti s'era sorbita nei bagni della scuola.
- Niente di che, è sempre lo stesso. Un bell'uomo certo, ma se si parla di cervello... Una mosca cocchiera è più intelligente! – rispose indifferente. Poppy annuì con un sorrisino strano. '' Questa, non me la racconta giusta '' pensò mentre si mettevano vicino a uno dei carretti dello zucchero filato. Con l'angolo dell'occhio vide Mattew, era proprio a due metri da lei ed era circondato da un gruppo di ragazzine che sembravano pendere dalle sue labbra; non era cambiato molto nemmeno lui, si era alzato di una decina di centimetri d'altezza, il corpo asciutto e tonico non era massiccio come quello dei suoi due migliori amici, ma era comunque un bel uomo. Con i capelli corti e neri, tanto da sembrare ali di corvo, gli occhi nocciola e la mascella squadrata, non si stupiva se ancora oggi avesse al seguito decine di ragazze innamorate di lui. Se poi si teneva conto che era un ragazzo gentile ed intelligente, tutte sgomitavano per accalappiarselo! Rammentava come venivano chiamati i ragazzi al liceo, il trio d'oro, e lo si capiva perfettamente dal modo in cui tutti li ammiravano quando passeggiavano per i corridoi della scuola; Mattew non l'aveva mai derisa, certo non la difendeva nemmeno dai soprusi dei suoi due amici, ma almeno evitava di infierire su di lei.
Quando lo vide voltarsi verso di lei, notò diversi sentimenti rincorrersi nel suo sguardo. Meraviglia e stupore aleggiavano sul suo viso, poi un sorriso s'allargò su quelle labbra e si avvicinò a grandi passi – Audrey! Che bello rivederti! – e l'abbracciò, cogliendola si sorpresa.
- Ciao Mattew, sono contenta anche io di rivederti. Ho sentito che sei diventato un medico, congratulazioni! –
Le sorrise imbarazzato, facendo un passo indietro – Già! Manca poco e potrò inaugurare presto la mia clinica! E tu? Heath mi ha detto che sei una pasticcera, e so che molti dei dolci presenti sono tuoi. Ho assaggiato le crostatine al cioccolato fondente e caramello salato e per poco non mi portavo via tutte le altre! Temo ingrasserò di cinque chili se continuo a mangiarne! –
- Sono contenta che ti piacciano, non ci speravo! E non hai visto ancora la torta che esporrò sul tavolo da esposizione, ma la porterò fuori più tardi. –
Rimasero a chiacchierare del più e del meno, mangiucchiando di tanto in tanto qualcosa di più sostanzioso di un dolcetto prelibato, fin quando una vocetta stridula e fintamente infantile la fece irrigidire. Susan, la barbie umana, si era avvicinata ad Heath e gli si era avvinghiata al braccio, baciandolo davanti a tutti. Audrey per poco non vomitò.
'' Cristo, che schifo! Non bacerò mai più quel viscido schifoso, poco ma sicuro! '' pensò disgustata, osservando la scena infastidita. Era gelosia quella che sentiva dentro di sé? Non voleva proprio saperlo!
Mattew, che aveva seguito tutta la scena, sbuffò scuotendo la testa – Ancora Susan? Quando imparerà a darci un taglio con quella? – disse rassegnato, poi la guardò con compassione – Mi dispiace Audrey. –
- Lascia stare, in fin dei conti sono perfetti quei due, non trovi? Due idioti superficiali. Questa dovrebbe essere la tua serata, dovresti essere tu al centro dell'attenzione, e invece stanno dando spettacolo e tutti li guardano! Mi è passata la fame. – sbottò, buttando quello che avanzava del suo panino nel cestino. Matt e Poppy la guardavano dispiaciuto, sapendo bene quanto stesse in realtà soffrendo per quella scena; cercò di svignarsela ma la voce di Susan la fermò.
- Matt, caro! Come stai? Abbiamo raccolto duemila dollari, ci pensi? E tutto nel giro di pochi giorni! Non oso immaginare questa sera quanti ne raccoglieremo a fine serata! Grazie ad Heath ovviamente. – civettò Susan. Sembrava una gallina che si arruffava le penne. Ovviamente tutto ciò fece sbuffare Audrey, la quale ricevette uno sguardo sprezzante da parte sua e quelli confusi degli altri. – Qualcosa non va? – chiese acidamente.
- Direi che Heath merita esattamente ringraziamenti come tutte le altre persone che hanno collaborato per questa raccolta fondi. Tutti hanno fatto del loro meglio, non è l'unico ad apprezzare Mattew! Solo perché ha deciso di organizzare la festa qui, non fa di lui un eroe da servire e riverire. O almeno, questo è quello che pensa una persona con abbastanza sana di mente. – sorrise affabile Audrey, facendo ridere Poppy e Mattew.
- Ahi Susy, questa fa male! – rise fragorosamente Ethan, che stranamente aveva capito la frecciatina. Heath la guardava impassibile, ma dentro ribolliva di frustrazione repressa.
- E chi dovremmo ringraziare? Tu? Ti sei limitata a cucinare qualche stupido dolce! – sbottò in riposta l'altra.
- Perché no? In fin dei conti, almeno IO ho fatto qualcosa. Sono dolci per palati sofisticati, ma è chiaro tu non possa intendertene, visto che a mala pena sai tagliare un uovo sodo. Inoltre, i mie dolci sono in vendita, e stanno pure andando a ruba. Il ricavato finirà in beneficenza per la clinica, quindi si, dovresti ringraziare anche me. Ma poiché non sono una persona in cerca di gloria e bisognosa di gonfiare il mio ego, semplicemente me ne sto zitta, mi bastano i sorrisi delle persone a gratificarmi. Se poi tieni conto che ho messo a disposizione la mia casa per organizzare la serata... Tu che cosa hai fatto, oltre a portare la tua faccia impantanata da strati di stucco e il vestito inguinale, qui? –
Susan era rimasta a dir poco basita da quella tirata. Arrossì di vergogna.
- Ora, se volete scusarmi, vorrei assicurarmi che i soldi ricavati finiscano nella somma accumulata. Con permesso! – disse gelidamente, sorpassando il gruppo, non dopo aver fulminato Heath con un occhiataccia disgustata.
Si avvicinò a testa alta alle sue torte; alte e a tre strati, con pasta di zucchero colorata e decorazioni fini ed eleganti, facevano bella mostra di sé sul grande tavolo. Erano decisamente un bel vedere, e avrebbe dovuto essere orgogliosa dei risultati, ma una morsa al petto non le faceva gustare il momento.
- Lui non è interessato a lei, ma è così sciocco da non capire che c'è di meglio per lui. – disse una voce gentile.
Audrey si girò di scatto, facendola diventare tesa – Anna... Dovevo immaginare che saresti venuta. –
Era la prima volta che la vedeva dopo il funerale. Era invecchiata parecchio, poteva notarlo solo ora, anche se rimaneva comunque una bella donna. Indossava pantaloni in cotone bianchi e una camicetta color salmone, e i capelli ben pettinati e tenuti fermi da un fermaglio in argento. Lo ricordava bene, era un regalo di Lui.
- Eh già. Mi farai buttare fuori dalla proprietà? – tentò di scherzarci su.
Ciò la fece inspirare. – Non servirebbe. Non ho alcuna intenzione di ascoltare tuo figlio con la sua solita filippica, né di passare per la stronza senza cuore. – disse impassibile.
- Audrey... Mi farebbe piacere parlare con te, per favore. Non puoi avercela con noi per qualcosa di cui non abbiamo colpa. Non fa bene né a te, né a noi. Io posso anche sopportare il tuo disprezzo ma mio figlio no. Ha sofferto abbastanza, e lo fa tutt'ora, anche se tu non vuoi capirlo. –
Una risata isterica le partì involontariamente – Scusami, ho altro da sbrigare che parlare con te. Devo portare fuori la torta per Matt! –
Non voleva discutere con quella donna, non quella sera almeno; vide Heath parlare al microfono, e quello era il segnale. Insieme a Sam e Lucas, portò fuori l'enorme e pesante torta, sotto gli applausi e le grida festanti degli invitati. Mattew la ringraziò calorosamente, commosso alla vista di quello splendido dolce a due piani, poi iniziò a tagliarla e venne distribuita a tutti; Susan schiumava di rabbia, non tollerava che quella stronzetta ricevesse tante attenzioni, perciò accidentalmente, inciampò e buttò il suo pezzo di torta addosso a Audrey.
- Oddio scusa tanto! Non l'ho fatto apposta, queste maledette buche... - esordì con tono fintamente dispiaciuto, ma ridendo segretamente. – Senza rancore eh? – e si mise a ridere, accompagnata da altre persone del liceo, che avevano visto la scena.
- Cazzo, sei proprio una stronza Susan! Se non sei al centro dell'attenzione batti i piedi sul pavimento, come una bambina capricciosa e viziata! Ti ho vista, l'hai fatto apposta! – urlò Poppy, che si era avvicinata pericolosamente, con la chiara intenzione di cambiarle i connotati dalle sberle.
- Andiamo Samantha, sono cose che capitano! – sghignazzò Ethan – E poi, può sempre levare il vestito, a noi non dispiace! –
Audrey non provava una vergogna così grande da tanto tempo, solo a scuola aveva provato un'umiliazione simile. Quella vacca sui tacchi a spillo! E Heath... Lì a fissarla, senza dire nemmeno una parola in sua difesa!
- Siete proprio dei bambini. Sarete anche cresciuti in altezza, ma per quanto riguarda il cervello, non avete speranze. Siete immaturi e ignoranti! Non so chi mi faccia più schifo: se la stupida che assomiglia ad una squillo, il coglione che non capisce nemmeno un insulto non tanto velato o il peggiore di tutti – e guardò Heath – Il più arrogante e superficiale di tutti. Sempre proprio a sparare stronzate, ma quando è il momento sta zitto come un codardo qual è in momenti come questi! Non resterò qui a farmi prendere in giro da voi, non mi abbasserò al vostro livello; avete dimostrato ancora una volta quale perdita di tempo sia stare in questo cesso di posto! – e se ne andò voltando loro le spalle, mentre lacrime amare scendeva sul suo viso. Le persone che avevano assistito alla scena erano ammutolite, e la lasciarono passare, allontanandosi dalla sua traiettoria.
Heath non sentiva più niente. Non sentiva gli insulti che stavano volando tra i suoi amici verso di lei, o le recriminazioni di Mattew verso il loro comportamento; la vide allontanarsi e sembrò di vedere una farfalla a cui avevano strappato le ali con violenza. Cominciava a capire il perché lei odiasse così tanto restare lì, e del perché lo detestasse così tanto. Non era cambiato niente: la prendeva in giro insieme ai suoi amici al liceo, oppure semplicemente stava lì ad osservare gli altri farlo al posto suo. In realtà era innamorato di lei, ma vergognandosi dei suoi sentimenti e timoroso della reazione dei suoi amici, semplicemente la trattava di merda. Si era sempre sentito un mostro all'epoca, e si era ripromesso più volte che avrebbe cambiato le cose, se lei gliene avesse dato l'opportunità. Poi lei se n'era andata, e lui aveva perso le speranze. Fin quando poi, un miracolo: era dovuta tornare. Ma da allora, le cose erano rimaste sempre le stesse, e la colpa era principalmente sua.
Audrey raggiunse la sua stanza, inferocita e rattristata al tempo stesso. L'unica cosa positiva in quella situazione? Almeno era riuscita a dire loro ciò che pensava! Si tolse l'abito sporco e si sciacquò il viso, togliendo quel poco di trucco che aveva addosso, tentando di frenare i singhiozzi che le sconquassavano il corpo con violenza. Un tonfo secco alla porta la fece irrigidire e corse in camera, trovandosi Heath al centro della stanza, che la fissava addolorato.
- Vattene. Non scenderò a chiedere scusa a te e agli altri stronzi di cui ti circondi, perché ho solo detto la verità! Torna di sotto da quella troia della tua ragazza e lasciami in pace! – urlò furiosa ed esausta.
Lui non disse nulla, semplicemente le si avvicinò e l'abbracciò con forza, sentendola gemere e tentare di divincolarsi tra le sue braccia. Audrey non lo voleva lì, ma più cercava di respingerlo, più lui la stringeva a sé.
- Mi dispiace. Avrei dovuto difenderti, avrei dovuto fare qualcosa e invece non ho fatto niente. Scusami. – le disse tristemente, baciandole una tempia con delicatezza.
- Hai sempre fatto così. Prima l'umiliazione, poi le scuse! Va' al diavolo! – sibilò letale – Offendi, deridi, e poi ti scusi in privato! Vaffanculo, non ho bisogno di un codardo senza palle come te! Sei un... - le labbra di lui interruppero il suo sproloquio, con forza.
Audrey sobbalzò dallo spavento, poi ricambiò con altrettanta potenza; percepì molto in quel bacio, non c'erano solo scuse ma anche qualcosa di più.
E ciò la spaventò. Li spaventò entrambi.
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