Capitolo 6
Il giorno successivo, Audrey si svegliò con tetro umore e lo stomaco borbottante dalla fame. Non aveva sicuramente dimenticato ciò che era successo la sera prima, e nemmeno Ottavia, che ora la fissava leggermente irritata. Poteva capirla, in fin dei conti non aveva mai avuto a che fare con cani prima d'ora, perciò era normale fosse risentita dal trattamento che aveva subito. Tuttavia, una volta calmata e a mente lucida, aveva riflettuto e aveva capito che la colpa purtroppo fosse anche sua; avrebbe dovuto far conoscere i due animali, prima di tutto.
Cominciò a vestirsi con lentezza, indossando dei semplici leggins neri ed una maglietta abbastanza lunga da coprirle metà coscia; prese Ottavia in braccio e scese in cucina, cercando Blaise con lo sguardo. Lo trovò sonnolente sotto al tavolo da pranzo, ma quando la vide arrivare si alzò velocemente ed andò verso di lei. Scodinzolava felice, poi si fermò, osservando la gatta che aveva preso a muovere la coda nervosamente.
- D'accordo, adesso vediamo di fare amicizia ok? Blaise, ora metto giù Ottavia, che è una mia amica. Non è un gioco, né una bistecca da mettere sotto ai denti chiaro? Quindi fai il buon padrone di casa e vedi di diventare suo amico. La stessa cosa vale per te, Ottavia! –
Il cane si avvicinò con cautela, non gli piaceva molto quel continuo soffiare e arruffare il pelo, ma non volle darsi per vinto. L'annusò con interesse, poi iniziò ad abbaiare gioioso, dando qualche leccata di incoraggiamento sul capo della micia che, con sommo stupore della padrona, non si lasciò fare ma si strusciò contro il grosso cagnone e si mise a fare le fusa.
Audrey alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo; ancora incredula, si fiondò sul frigo dove recuperò del latte che mise a scaldare in un pentolino, per poi inzupparci parecchi biscotti che iniziò a mangiare con voracità. Fissò la parete con aria assente, e non sentì la porta aprirsi fino a quando si vide di fronte Heath e Sam parlare fitto fitto.
- Giorno Audrey, non sento odore sul fuoco, come mai? – le chiese Heath, notando l'improvviso irrigidimento della ragazza e del suo amico.
- Non ho cucinato nulla, ero stanca e non avevo molto appetito – rispose piattamente – Inoltre ho notato che non c'è niente in frigo, ergo, bisogna fare la spesa, di nuovo –
L'altro si grattò la nuca, imbarazzato – Già, se vuoi puoi usare la macchina per andare in città, o se vuoi vengo con te –, la vide annuire e poi con una scusa si defilò velocemente. Heath si voltò verso l'amico – Ok, cosa è successo? Solitamente siete entrambi sorridenti e gentili tra di voi, ma stamattina sembrava d'essere in mezzo ad una distesa di ghiaccio. –
Samuel sospirò, si passò la mano sul mento ispido e, dopo aver preso coraggio iniziò a raccontare ciò che era accaduto il pomeriggio precedente, specificando però di non aver avuto nessuna intenzione di offenderla ma evidentemente lo aveva fatto eccome. Heath sbuffò sonoramente, voleva seriamente dargli un cazzotto sul muso mentre ascoltava ma non voleva litigare con lui, perciò seccamente sibilò – Non voglio mai più che tu o gli altri parliate di lei in quel modo; non ho ancora capito quanto dolore abbia dentro, ma voglio arrivare a fondo di questa faccenda perciò non permetterò a nessuno di farmi sprecare una simile opportunità, ora che è qui. Sono stato chiaro? –
Sam annuì – Tranquillo, parlerò con gli altri di questa faccenda. Comunque ho intenzione di scusarmi al più presto con lei. Non la conosco, eppure ho permesso che la tua rabbia nei suoi confronti mi accecasse e l'ho ferita. Non dovevo permettere di anteporre la nostra amicizia ai suoi sentimenti. – poi tornò al suo lavoro, lasciando l'altro sgomento.
Samuel, uno dei suoi più cari amici, l'aveva ferita solo sulla base dei suoi racconti?
'' Cazzo... Non avrei mai immaginato che le mie parole, e forse anche quelle di Jonathan, risultassero sprezzanti e crudeli nei confronti di Audrey! Dannazione, non resterà mai sapendo ciò che gli altri pensano di lei! '' pensò sconfortato '' La colpa è solo mia quindi! ''
Una voce interruppe i suoi pensieri - Devo fare una lista, oppure posso prendere ciò che voglio? –
Heath si voltò di scatto e spalancò gli occhi. Santo Dio! Indossava una maglia bianca così aderente che metteva tranquillamente in risalto il suo seno, mascherato a mala pena dal cardigan nero. Jeans stretti e strappati in diversi punti le lasciavano le caviglie scoperte e ai piedi indossava delle Vans scure. Il viso invece era praticamente acqua e sapone, avendo optato solo per del mascara e un gloss color pesca sulle labbra, e i capelli erano semplicemente legati in una coda alta.
'' È bella, accidenti! La guarderanno tutti! '' pensò lugubre. Tossicchiò per darsi un contegno – Prendi pure quello che vuoi, non ho un limite di spesa... Anzi, visto che devo fare delle compere ti accompagno io. – Audrey scosse appena le spalle, indifferente. Afferrò con decisione la sua borsa e uscì in cortile, seguendo l'altro, in silenzio.
Arrivarono in città abbastanza velocemente e parcheggiarono proprio di fronte al mini market. Si sentiva lievemente spaesata, non sapendo esattamente dove guardate mentre Heath accanto a lei le indicava cosa ci fosse presente nelle varie corsie. Il carrello iniziò a riempirsi e, per chi non prestava molta attenzione, sembravano una giovane coppia di sposini. Nella realtà erano semplicemente due ragazzi che litigavano pure sulla carta igienica; Heath, dopo l'ennesimo battibecco, le disse che poteva comprare quello che voleva e di mettere tutto in macchina, e la lasciò lì pestando i piedi imbufalito.
Mentre guardava pensierosa il reparto surgelati, tamponò con il carrello quello di un'altra persona che si voltò immediatamente, cominciando ad ingiuriare a bassa voce. La ragazza divenne rossa a causa dell'imbarazzo, poi si stupì nel vedere chi aveva davanti.
- Poppy? -
L'altra smise di mugugnare e socchiuse gli occhi, fissandola seriamente. Poi esplose con un gran sorriso - Audrey? Audrey Barkley? Oh cristo, ma da dove spunti fuori? –
Le due si abbracciarono calorosamente, squittendo come due ragazzine. Samantha Rocket, soprannominata Poppy Bo, non era cambiata d'una virgola: i suoi capelli lisci come spaghetti, erano tagliati in un caschetto perfetto color rame, gli occhi color caramello erano coperti da insoliti occhiali tondi in stile Steampunk, il naso a patata ancora coperto da lentiggini e labbra sottili dipinte di rosso vivo facevano da contorno al suo viso tondo. In quegli anni si era alzata ancora ed ora poteva vantare di un metro e settantacinque, mentre il suo fisico era rimasto asciutto e longilineo.
- Dio mio! Allora zia Marge non stava raccontando balle! Sei veramente qui, stronzetta e non ti sei nemmeno degnata di avvisarmi che tornavi! Dovrei seriamente prenderti a calci in culo, per poi offrirmi da bere! Ma guarda che bel seno grosso hai messo su, svergognata! –
Audrey ridacchiò '' Sarà cambiata nel fisico, ma dento è rimasta uguale! '' pensò. – Se vuoi possiamo andare a bere qualcosa ora, se non sei impegnata! -
- Per una bevuta sono sempre libera! Andiamo al Mint e mi offri un milkshake! – rise Poppy – Sei venuta sola? -
- No, sono qui con Heath. Sai che non mi fido a guidare, specie quella cosa che lui si ostina a chiamare pick-up – disse sarcasticamente, venendo poi interrotta.
- È un auto sicurissima, sei tu che non sai guidare! – sghignazzò Heath, dopo essere tornato al mini market – Vado a pagare se hai finito, così potete andare a fare quattro chiacchiere in tranquillità –
Poppy intervenne prima che la vecchia amica rispondesse – Perfetto, allora quando hai finito puoi venire al Mint! – e quando l'altro annuì e andò verso la cassa, si mise a guardare sognante il suo sedere.
Audrey sbuffò sconsolata. Era decisamente rimasta la stessa!
Poppy pagò velocemente la sua spesa e la lasciò in custodia alla cassiera, e andarono finalmente a prendere un milkshake entrambe. Uno al mango per Samantha e uno alla menta per Audrey; Poppy iniziò a tempestarla di domande e non poté fare altro che rispondere, anche se con fatica. Parlò anche del testamento, e fu sollevata nel vedere che almeno l'amica la ascoltava in silenzio senza giudicarla; dovette presto cambiare argomento, quando l'uomo che la stava portando alla pazzia le sedette affianco. Il profumo della sua pelle era un odore stuzzicante da farle girare la testa, e dovette seriamente tenere a freno i suoi ormoni, serrando le cosce, mentre il suo sesso si contraeva per il bisogno d'essere sfiorata. '' Aveva ragione Amy. Non faccio sesso da mesi e questi sono i risultati '' pensò mordicchiando con insistenza la cannuccia della sua bibita, ascoltando a mala pena il discorso degli altri commensali.
- Heath, tesoro! Non pensavo fossi qui anche tu! – squittì una voce acuta e fastidiosa, che la fece ridestare dai suoi pensieri e facendole andare anche di traverso la saliva. Un brivido le salì lungo la schiena: conosceva quella voce!
Si voltò alla sua sinistra e vide una Barbie in carne ed ossa, una barbie vivente che portava il nome di Susan Marrey. Alta, snella e senza un filo di grasso, Susan non era cambiata affatto, se non per qualche ritocchino a giudicare dal seno più grosso di quello che ricordava e gonfie labbra a canotto d'un color rosa confetto. Gli occhi turchesi brillavano maliziosi sotto ciglia allungate dal mascara; il naso era dritto e piccolo e i capelli sciolti erano palesemente tinti di un biondo innaturale. Audrey storse il suo di naso, guardando con disgusto mal celato gli abiti che indossava l'altra ragazza, palesemente aderenti e striminziti solo per attirare l'attenzione della fauna maschile.
'' Decisamente volgare '' pensò mentre ascoltava quella voce da oca; quell'aria altezzosa dal -Io sono al di sopra di tutti- non l'aveva mai dimenticata e, nonostante gli anni passati, si riscoprì schifata della sua persona, proprio come al liceo. E a giudicare, non era cambiato nemmeno il rapporto tra il suo ex migliore amico e quella brutta copia di barbie; gli sguardi che si stavano lanciando si riverberava anche a lei, facendole provare una morsa di profondo fastidio. '' D'altronde, tra persone superficiali ci si capisce..! ''
- Ciao Susan, che fai qui? – le chiese Heath, sorridendole in modo piuttosto sfrontato ed Audrey non poté fare altro che sbuffare sonoramente, attirando purtroppo l'attenzione di quell'oca sui tacchi a spillo.
Quella infatti la guardò stupita - Non ci posso credere! Audrey Barkley, sei proprio tu? Ma allora sei davvero tornata all'ovile! – disse scoppiando a ridere. Audrey la guardò come si guarda uno scarafaggio. – Cielo! Come è piccolo il mondo; avevano detto che vivevi da regina a New York grazie ad una zietta benestante! -
Dovette far fronte a tutta la sua pazienza e non assecondare il suo istinto, che le stava suggerendo di alzarsi e strapparle tutti i capelli a mani nude, se una mano non le avesse afferrato saldamente un polso. Con la coda dell'occhio capì che Heath la stava trattenendo, ben sapendo cosa sarebbe accaduto.
Si morse l'interno guancia – Ciao Susan. Il mondo è piccolo, ma la sfortuna decisamente no – sorrise bieca, squadrandola – A quanto pare però non sono l'unica ad aver fatto una vita da nababba. A giudicare dalle unghie, il massimo dello sforzo che hai mai fatto è stato quello di sollevare la carta di credito di paparino! -
Susan gonfiò le guance, pronta a risponderle indietro, se non fosse bastato uno sguardo d'ammonimento da parte del ragazzo – Heath caro, stasera sei dei nostri vero? C'è la serata alla Taverna! – chiese accarezzando un braccio dell'uomo, in modo quasi possessivo.
Audrey e Poppy si guardarono e pensarono la stessa cosa '' Che gatta morta! ''
- Ovviamente. Non sono mai mancato a queste serate no? Altrimenti, come vi divertireste? – le rispose, gettando di tanto in tanto un occhiata alla ragazza seduta affianco.
- Che bellezza! – squittì Susan – Allora a stasera! – gli fece l'occhiolino ed uscì dal locale, sculettando in modo fin troppo provocante.
- Visto che ci vado anche io, verrai anche tu Audrey, vero? – esordì Poppy, osservandola come a dire – Non provare a dirmi di no, perché verrai, anche se dovessi farti venire in pigiama! –
L'altra la fissò – Perché diamine dovrei venire? –
- Perché hai bisogno di inserirti nuovamente nel vecchio giro, ovvio! Tu non hai nulla da obbiettare, vero Heath? – L'altro alzo le spalle, indifferente. – Perfetto! Allora passo a prenderti per le dieci! Ora devo andare, ci vediamo stasera! –
Alle otto in punto, per Audrey era iniziata una vera e propria tortura, più precisamente da quando la sua amica si era catapultata in casa sua - Spiegami ancora perché devo venire anche io! – si lagnò Audrey – Non ho voglia! Piantala... non dobbiamo fare una sfilata, basta un jeans e una maglia diamine! –
- Non ti azzardare! Hai la possibilità di mettere in ombra quella donnaccia, mostrando a tutti che razza di figacciona sei diventata. E soprattutto, per farti notare da Heath! Quindi ora farai come dico e non fiatare! – sbottò Poppy, che fissava criticamente i capi che aveva buttato sul letto.
- Ma cosa vuoi che mi importi di quella lì... Aspetta cosa? Perché dovrei farmi notare da Heath? –
- Perché una volta avevi una gran cotta per lui? O forse perché quella cotta non ti è ancora passata, a giudicare da come lo guardi quando nessuno ti guarda? Andiamo! Ho visto lo sguardo che hai lanciato a quella gatta morta, quando toccava mega fusto! – ridacchiò.
L'altra la fissò scioccata. Lei non provava un bel niente per Heath! Certo, con quel fisico e quel profumo, ogni tanto i suoi ormoni impazzivano. Ma da qui a dire che gli sbavava ancora dietro...
Poppy alzò gli occhi – E non provi niente per lui eh? Lo stai pensando anche ora! – disse interrompendo poi un tentativo di interruzione – La riconosco la tua faccia da pensieri zozzoni. Sembra quella della trota imbalsamata che c'era in soggiorno di mio zio Ferdinand! -
Audrey si spazientì – Hai finito? Non metterti strane idee in testa, a me non interessa Heath. Comunque, hai deciso finalmente cosa farmi indossare? –
- Sei ancora un libro aperto per me! E comunque si, ho scelto! –
- .... Scordatelo! Non metterò mai quella cosa! – sbraitò inascoltata, mentre l'amica la spingeva in bagno.
- Zitta e vestiti! –
Sbuffò scocciata, ponendosi di fronte allo specchio, guardando con criticità il vestito. Era un abito corto poco sopra il ginocchio, a vita alta e con la gonna a palloncino e maniche corte a sbuffo, che le avrebbe fasciato la figura come una seconda pelle; era color panna e a righe verticali blu oltremare. Non c'erano calze, e di questa ne era grata, e sandali Cork di Jimmy Choo color panna finivano la sua mise. Era tutto semplice ma elegante, e sicuramente avrebbe attirato non poco l'attenzione, soprattutto visto che sicuramente le altre sarebbe state vestite più comodamente. Optò per un trucco davvero semplice perciò mise solo un poco di mascara, un filo di blush e un rossetto color nude erano più che sufficienti, i capelli invece decise di tirarli su con uno chignon sbarazzino.
Quando uscì dal bagno, la sua amica squittì e cominciò a ballare vittoriosa, vedendo un simile risultato e le fece molti complimenti. Decisero che fosse ormai l'ora per fare l'entrata in scena col botto!
Giunsero al saloon quasi alle undici, l'aria della sera era tiepida ma con una leggera brezza fredda che le fece accapponare la pelle; vide il pick-up di Heath parcheggiato in prima linea e dovette mantenere la calma. Le porte aperte fecero giungere loro urla e schiamazzi, con tanto di musica country in sottofondo; Poppy si voltò e la guardò, mettendole un braccio attorno alle spalle – Tranquilla honey! Sei bellissima, e stasera Heath e quella zoccola di Susan si mangeranno le mani! -
Si fecero largo a suon di spintoni, e più di una volta Audrey dovette aggrapparsi all'amica con forza, altrimenti sarebbe caduta a terra come un sacco di patate. Trovarono posto accanto al bancone e sedettero, cercando di attirare l'attenzione del barista; si sentiva a disagio, aveva notato gli sguardi lascivi degli uomini, Poppy le scrollò un braccio per distrarla – Cosa vuoi da bere? –
- Ehm... Un Cosmopolitan – disse guardandosi attorno.
Il saloon non era cambiato granché: era tutto in legno, con tanto di travi a vista e colonne intagliate piene di firme; c'erano grandi tavoloni in legno e ferro pesanti con sedie in pelle sparsi qua e là. Un soppalco dove erano situati dei grandi divani in pelle nera e tavoli; sulla parete di fronte ad essi faceva mostra un mega schermo; accanto al bancone c'era ancora il tipico tiro a freccette attaccato alla parete e un biliardo, dove un gruppo di uomini ridevano e scherzavano, mentre giovavano una partita. Dovevano essere già alticci, a giudicare dagli alti schiamazzi e dalle birre che avevano tra le mani.
- Dolcezza, qui non siamo a New York. Ci sono birre, whiskey, vodka, tequila e rum! – rise Poppy, distogliendola dai suoi pensieri.
- Ah. Una vodka alla menta? – chiese titubante.
- Ottimo! Una vodka alla menta ed una birra scura per me! - Quando le ordinazioni arrivarono, brindarono all'amicizia ritrovata e alla serata.
- Sugar, ti presento Richard! Richard, ti ricordi di Audrey Barkley vero? –
Il ragazzo le sorrise malizioso – Certo, eccome se la ricordo! Tornata all'ovile eh? Ammettilo, New York è troppo chiassosa altro che! –
Arrossì appena e fece spallucce, sorseggiando la sua vodka che le scaldo la gola e lo stomaco. Se ci fosse stata Amanda, sicuramente avrebbe saputo come comportarsi di fronte a domande sempre più insistenti. Era seduta rigidamente, non sapendo cosa dire, fino a quando l'amica non iniziò a passarle altre cose da bere e cominciò a sciogliersi. Leggermente ubriaca, si alzò con Poppy ed andarono a ballare vicino alle casse, attirando così l'attenzione di alcuni uomini che le assecondarono, arpionando loro i fianchi; quello dietro di lei cominciò a toccarla sul ventre e poi più su, ma a lei non importava e lo lasciò fare, finché qualcuno non la tirò via con un forte strattone e finì addosso ad un petto duro e muscoloso.
- Che diavolo fai? –
Audrey si voltò, trovandosi di fronte Heath – Stavo cercando di divertirmi! È forse un reato ballare con qualcuno? E mollami, cazzo! –
- Non è un reato, ma ballare non è farsi palpeggiare da uno sconosciuto! – le rispose incazzato. '' Porca puttana è splendida. Questo vestito è meraviglioso, e quei sandali... Normale che tutti si girino a guardarla! '' pensò, percependo il cavallo dei pantaloni tirare dolorosamente.
- Ma tu non hai nessuno a cui rompere le palle? Non sei mio padre, né mio fratello! – ringhiò a sua volta.
Una voce acuta e fintamente infantile le giunse alle orecchie; Susan arpionò con forza il braccio della sua preda – Heath, vieni? Si gioca un'altra partita! – poi squadrò Audrey come fosse un insetto disgustoso.
- Si Heath, vai a giocare con Susan! – li scimmiottò, girando i tacchi e mollandoli lì; Heath sentì qualcosa di fastidioso pungergli lo stomaco mentre veniva strattonato verso il tavolo da biliardo.
- Ehi! Ma dov'eri finita? – le chiede l'amica, che la raggiunse velocemente.
- Quello stronzo mi ha rovinato il gioco! – borbottò guardando il biliardo, dove il suddetto stronzo giocava e Susan che gli si strusciava addosso come un serpente in amore.
- Oh! Immagino non sia andata bene eh? - le chiese comprensiva, mentre l'altra annuiva bevendo della vodka liscia.
Poi si voltò nuovamente ed inorridì: Susan si era sporta a baciare Heath in modo furioso. Lui ricambiò e nel farlo la guardò con la coda dell'occhio. '' Lo fa apposta? '' pensò mentre una dolorosa morsa al petto la colse. Poi si infuriò. '' Ah si? Vuoi giocare? Va bene, giochiam0! '' Ordinò diversi shottini di tequila ed iniziò a berli, sotto lo sguardo preoccupato dell'amica. Aveva osservato lo sguardo di Audrey spegnersi di fronte a quella scena disgustosa; non era la prima volta che la vedeva soffrire per colpa di quei due e non voleva che la serata venisse rovinata a causa di quei due dementi! Tuttavia non riuscì a fermarla, non riuscendo a bloccarla quando corse a ballare in pista con due ragazzi.
Audrey ballò disinvolta, guardando Heath che la guardava a sua volta con sguardo rabbioso. Sogghignò malevola '' Non mi rovinerai la serata! '' pensò e, dopo avergli fatto il dito medio, si voltò verso il ragazzo che le si era avvinghiato e lo baciò, senza pensarci troppo; lui ricambiò con vigore, palpandole con forza il sedere e lei mugolò leggermente infastidita. Quando si ritirò, qualcuno la sollevò e se la caricò in spalla.
- Ma che... Heath! Razza di coglione, mettimi subito giù! – sbraitò, biascicando le parole. Poi fissò con insistenza il suo sedere e pensò '' Accidenti. Dev'essere molto sodo al tatto... Potrebbe essere duro come il marmo, chissà davanti come sarà! ''
- Piantala! Non ti permetterò di renderti ridicola, più di quanto tu non abbia fatto questa sera davanti a tutti! – ringhiò in risposta lui, ficcandola in macchina con mala grazia.
- Ecco bravo, mi hai rovinato la serata! Grazie mille eh! Non potevi rimanere con quella sciacquetta e non rompere alla sottoscritta? – mugugnò incrociando le braccia sotto al seno, sospingendolo così ancora più in alto.
'' Non farlo, maledizione! Mi sbatti ancor più sotto al naso quel tuo seno così grosso e sodo! Dio, vorrei metterci la faccia in mezzo! '' pensò Heath – Smettila. Io conosco Susan, tu puoi dire lo stesso di quello lì? –
- Ma che vuoi che mi importi! Volevo divertirmi, proprio come stavi facendo tu, no? Non è la prima volta che mi pianti in asso per quella! E poi, quando voglio divertirmi io, mi rovini i piani! Perciò fottiti, perché di ringraziarti non ci penso minimamente – gli urlò addosso. Quando la macchina si fermò davanti alla loro casa, scese velocemente, sbattendo con forza la portiera.
Heath dovette contare fino a trenta, o avrebbe tirato giù tutti i Santi conosciuti. Inspirò e le disse, più pacato – Sei ubriaca, poteva essere pericoloso! Però aspetta un attimo, sei gelosa che io abbia baciato Susan e non tu? –
Lei si bloccò, irrigidendo le spalle – Ma non dire fesserie! E poi non sono il tuo tipo, tu preferisci le oche senza cervello, come Susan! Come hai sempre fatto, da quando hai iniziato a ragionare con il pisello, a tredici anni! – farfugliò arrossendo.
Le si avvicinò lentamente, posandole le mani sulle spalle e voltandola verso di sé, bisbigliando rocamente – Credi davvero di non essere all'altezza di Susan? Cazzo Audrey, ti rendi almeno conto di quanto tu sia fottutamente bella? Lo sei sempre stata, dovevi solo sbocciare, cosa che hai fatto ampiamente in questi anni. E non parlo solo fisicamente. Stasera ho rischiato seriamente di saltarti addosso con questo vestito, e con questi sandali... Volevo spaccare la faccia ad ogni uomo che ti si avvicinava! –
- Bè, l'hai fatto eccome. E ti sei divertito pure, io no però! – rispose acidamente, lasciandolo passarle una mano sulla gola.
- Già... Ma ti posso assicurare che non mi sono minimamente divertito in realtà. Non amo farmi baciare da lei, mi ha colto di sorpresa e complice l'alcool... Lei non mi interessa però, al contrario di qualcun altro – e le si avvicinò, sfiorandole le labbra con le sue.
- Ah. E chi ti interessa allora? – domandò confusa, deglutendo rumorosamente un grosso cumulo di saliva.
Lui alzò un sopracciglio, chiedendosi se davvero non lo capisse o fosse solo un modo per provocarlo. Optò per la seconda opzione e la baciò, senza rifletterci oltre.
Partì come un bacio delicato come una piuma, a cui lei rispose con timidezza. Poi però si trasformò, aumentando di intensità, facendosi rude e famelico; labbra che si cercavano senza sosta, dove denti bramosi tiravano e mordevano la carne, e le lingue si rincorrevano ballando lascive nelle loro bocche. Le tremarono le gambe: nessuno l'aveva mai baciata con tanta passione, e solo adesso capiva il perché le donne facevano la fila per lui. Del perché Susan gli correva dietro come una cagnolina ammaestrata. E se per un bacio tutte si scioglievano, non immaginava il sesso con lui... Susan...
Come un fulmine a ciel sereno, la scena del bacio focoso tra i due le piombò addosso come un macigno sullo stomaco. Si staccò con violenza da lui, lasciandolo perplesso.
- Audrey? – le chiese, il respiro corto e spezzato.
- Non ci posso credere. Hai baciato lei e ora me! Sei lo stesso, identico coglione di un tempo Heath! – urlò, guardandolo con profonda rabbia e delusione. Ancora una volta era l'eterna seconda per lui, proprio come negli anni passati al liceo. Prima arrivava Susan, lei non arrivava nemmeno decima nei suoi pensieri. – Vaffanculo – singhiozzò, poi gli voltò le spalle e corse in casa, andando a rifugiarsi nella sua stanza. Una volta arrivata, non si spogliò nemmeno e si gettò sul letto, dove pianse a lungo, fino ad addormentarsi spossata.
Le aveva spezzato il cuore per l'ennesima volta. Ma stavolta la colpa era solo sua, per averglielo permesso senza riflettere su chi aveva davanti.
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