Capitolo 4
'' Audrey si era nascosta dietro ad un grosso masso per non farsi vedere, mentre la voce alta e tonante di Heath le giungeva sempre più vicina – Tanto ti trovo, tanto ti trovo! -. Era una nenia che si ripeteva ogni cinque minuti, nella vaga speranza di far uscire la bambina dal suo nascondiglio. Nessuno poteva batterla a nascondino, nessuno! Fin dalla più tenera età, la piccina amava esplorare il boschetto dietro la sua casa ed era lì che incontrava spesso un altro bambino; la sua casa era situata dall'altra parte del bosco e quindi si trovavano a metà strada per giocare insieme per molte ore. Era ormai diventato ormai un appuntamento fisso il loro, e fu proprio grazie all'esplorazione se s'erano conosciuti, diventando amici per la pelle; avevano avvicinato così anche le loro famiglie.
La bimba trattenne a stento un risolino divertito, sicuramente non l'avrebbe trovata mai! Uscì di soppiatto stando molto attenta a non calpestare nemmeno il più piccolo dei rametti, avvicinandosi quatta quatta al punto di vittoria. Era un pino enorme di cinquant'anni circa, che per lei era grande quanto un grattacielo e si trovava proprio affianco ad un piccolissimo torrente, dove l'acqua non era troppo alta ed era pieno di massi e trote.
Aveva vinto! La voce del suo amichetto era lontana, segno che si trovava dalla parte opposta alla sua direzione e avrebbe presto urlato la sua vittoria, se non avesse visto una lepre avvicinarsi a grandi balzi sulla riva del piccolo fiume. Era tutta carina, dal pelo rossiccio castano e soffice, la indusse a lasciare il pino per avvicinarsi; non sentì nemmeno Heath avvicinarsi velocemente all'albero, urlando così la sua vittoria su di lei. L'animale fuggì tra gli alberi, spaventata, e svanì in pochi secondi sotto gli occhi infuriati della piccola.
- L'hai fatta scappare! – ringhiò rabbiosa contro l'altro. Heath la fissò perplesso, poi scorse qualcosa saltellare lontano e alzò le mani – Ops... non l'avevo vista! Ma scusa, noi non stavamo giocando a nascondino? Di lepri ne è pieno il bosco! –
Audrey, con adorabile broncio, batté i piedi a terra frustrata – Era la più bella lepre che avessi mai visto! E tu l'hai fatta scappare con quella voce da orso che ti ritrovi! –
- Su dai! Non essere arrabbiata con me. Prometto che ne troveremo un'altra più bella, giuro – le sorrise il bambino, facendole tornare il buonumore.
Un abbaiare rauco lì fece sobbalzare e voltandosi contemporaneamente, videro davanti a loro un grosso meticcio dal pelo corto e ispido color cioccolato.
Heath si avvicinò e iniziò ad accarezzarlo – Gianduia! –
Ad Audrey non piaceva però quel cane, era più grosso e più alto di lei, assomigliando più ad un grosso vitello specie quando le correva incontro. Decise quindi di tenersi ben distante, temeva le sarebbe saltato addosso quindi continuava a tenerlo d'occhio, mantenendo una distanza di sicurezza. A Gianduia tuttavia non sembrava piacere quel gesto, vista la sua adorazione per la bambina, forse più del suo stesso padrone tant'è che cominciò a correre verso la sua direzione, con la grossa coda che scodinzolava a pieno ritmo.
- No! Fermo Gianduia, fermo! – strillò Audrey senza successo, indietreggiando rapidamente; non si era accorta d'essere arrivata vicino alla riva.
Heath non fece in tempo: vide il cane balzare addosso alla piccola, leccandola felicemente, facendo cadere entrambi nell'acqua fredda; il bambino corse ad aiutarla non appena la sentì urlare rabbiosa e la aiutò ad uscire, facendo attenzione a non farla scivolare ancora. La guardò e scoppiò a ridere sguaiatamente, mostrando in bella mostra il suo incisivo superiore mancante. Le ricordava un paperotto zuppo d'acqua! Un piccolo, tenerissimo paperotto!
Audrey starnutì, guardandolo arrabbiata, mentre tremava di freddo – N... no... non ri... ri... ridere! A... Accidenti a te! Colpa tua e di quel... di quel... Gianduia! -
Heath tentò di chetare le sue risa, togliendosi la grossa felpa e mettendogliela addosso, tentando di farla stare al caldo – Dai, andiamo a casa... Paperotto! – e ricominciò a ridere, Audrey gli pizzicò con forza il fianco facendolo singhiozzare dallo stupore per poi imprecare a bassa voce.
Gianduia trotterellava davanti a loro, zuppo ma felice nonostante il disastro. ''
Quando aprì gli occhi, grugnì di fastidio, la luce l'aveva colpita troppo direttamente al viso. Sentiva la testa decisamente appesantita, come se al suo posto ci fosse un masso di cemento; tentò di sollevarsi ma un violento capogiro la fece desistere. Sbuffò e si distese sotto le coperte, non volendo minimamente alzarsi dal letto.
Ricordava perfettamente quel momento passato, e probabilmente Heath l'avrebbe derisa, proprio come quella volta... Già poteva sentirlo sghignazzare e chiamarla paperotto! Ringhiò sommessamente, maledicendosi per la sua immensa stupidità; un leggero bussare la fece mettere a sedere, poteva immaginare chi era alla porta perciò si limitò a dire un semplice – Avanti -.
Heath entrò in tutto il suo immenso splendore, un dio guerriero con jeans strappati e una maglietta super aderente a maniche corte – Sei sveglia vedo! Come ti senti? – le chiese, fissandola intensamente. La febbre sembrava esserle passata ma non ne era sicuro, il viso era ancora molto pallido e aveva profonde occhiaie scure sotto agli occhi. Si fissarono in silenzio, finché lei non parlò per prima – Sto bene, nonostante la testa che mi scoppia non mi posso lamentare – cercò di non arrossire di fronte allo sguardo insistente dell'altro. Ricordava perfettamente il giorno prima, che lui non solo l'avesse trovata per primo ma anche che le aveva baciato la fronte dopo averla aiutata con il bagno. Non doveva essere stata un bello spettacolo, e non lo era nemmeno tutt'ora, ne era certa.
Le sorrise – Sono contento. Hai preso un bel po' di pioggia ieri, ero sinceramente preoccupato perché non avrei nemmeno potuto chiedere a Michael di visitarti. Con quella pioggia, non era sicuro mettersi alla guida. Sei stata un incosciente ad andare in città da sola, il tempo cambia con rapidità in questa stagione! Sei fortunata che Blaise ti abbia trovata – disse sedendosi sul letto.
- Si, lo so. Ma avevo bisogno di fare delle chiamate urgenti, ho preso un biglietto per tornare a New York e prendere il resto delle mie cose prima di tornare qui – rispose seriamente. Heath la guardò spaesato.
- Vieni a vivere qui? - le domandò - Ti vuoi trasferire... Qui? –
Mise in chiaro le cose - Non in modo definitivo. Solo fino a che non avremmo trovato un modo per sistemare la questione. Devo solo fare alcune cose e poi torno –
Heath sospirò ma annuì, nonostante tutto era felice che Audrey avesse scelto di rimanere per qualche tempo. In fin dei conti le mancava, ma non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura; erano anni che sperava si decidesse a tornare, e magari avrebbe trovato un modo per farla restare – Bene... Ma sappi che qui non si gingilla, si lavora sodo! Quindi regolati – le disse senza peli sulla lingua.
Il tono seccato le fece socchiudere gli occhi dal fastidio – Ho sempre lavorato, quindi rilassati -
Lui alzò le mani in segno di resa - Ok va bene, comunque scendo a preparare qualcosa per colazione visto che ho fatto la spesa stamattina, avevi preso poca roba ieri - poi si alzò e andò di sotto.
- Non sono Maciste! - sbottò lei alzandosi dal letto, ben decisa a farsi una doccia per lavare via il sudore causato dalla febbre. Aprì il getto dell'acqua per riempire la vasca e iniziò a spogliarsi con cautela, timorosa di cadere come una mela matura. Entrò, crogiolandosi nel vapore dell'acqua calda e del profumo del bagnoschiuma che massaggiò lentamente sulla pelle arrossata dal calore. Uscì e si asciugò accuratamente, poi scelse l'intimo da indossare tra le poche cose che s'era portata dietro; aveva appena indossato le mutandine nere quando la porta si spalancò di colpo, dove Heath la fissava con la bocca aperta, lo sguardo era famelico, gli mancava solo la bava alla bocca e che iniziasse ad ansimare come un cane di fronte ad una succulentissima bistecca. Audrey urlò, afferrò la spazzola e gliela lanciò contro - Esci immediatamente! Razza di cafone, ma non sai cosa vuol dire bussare? - gracchiò stridula, coprendosi velocemente con le mani.
- Ero salito solo per chiederti se... scendevi per fare colazione... - borbottò con voce leggermente arrochita dal desiderio. Gli sembrava d'essere un adolescente, che vedeva il corpo d'una donna per la prima volta! '' E che corpo! '' pensò dopo essersi voltato per distogliere lo sguardo. Quelle curve che ondeggiavano ad ogni movimento, colline bianche e morbide da afferrare... '' Cazzo! ''. Aveva cercato di non osservarla troppo la sera precedente, ma ora che aveva potuto vederla con più attenzione... Cristo! Quel seno era perfetto per soddisfare l'appetito di uomini lussuriosi, e lui era uno di quelli! '' Grandi e vellutate, bianche come la panna con quei capezzoli rossi simili a ciliegie mature, pronti ad essere succhiati e mangiati avidamente... Audrey è cresciuta anche troppo! '' continuò a pensare nella sua testa '' Chissà quanti uomini hanno potuto fantasticare su di lei ''.
Scosse il capo. No... Non doveva pensare a cose simili!
- Ti aspetto di sotto – disse frustrato, abbandonando la stanza in fretta e furia. Non era affatto certo del suo sangue freddo, in quel momento!
Audrey lo guardò uscire di corsa, tirando un sospiro di sollievo, cercando inutilmente di fermare il tremolio alle gambe che s'erano trasformate in gelatina sotto quello sguardo. Perché si, quello era uno sguardo che pochi uomini le avevano riservato, ed era di pura bramosia. Nonostante tutto, non si era ancora abituata a simili atteggiamenti o sguardi verso di lei; il suo corpo era cambiato enormemente negli anni, eppure ancora ora, spesso non tollerava certi approcci spinti che le venivano riservati. Ma con Heath era stato diverso, poteva ancora vedere l'effetto della sua pelle d'oca sulle braccia. Non poteva negarlo, era un uomo molto affascinante e vedere che si interessava ad una donna con simili complessi di inferiorità bè... Si sentiva lusingata.
Per uno sporadico momento, seppur flebile, aveva desiderato la prendesse tra le braccia e che la toccasse lungo il corpo. Voleva sentire il suo tocco mascolino su di sé, desiderava toccare quei muscoli e passare la lingua su quella mascella così marcata, voleva... Voleva troppe cose impossibili ed irrealizzabili! '' Contieniti donna! O non durerai un giorno qui! '' pensò incupendosi. Si vestì velocemente e scese in cucina, dove l'attendeva una tazza di tè caldo, uova strapazzate con bacon croccante, succo d'arancia e calde fette di pane caldo. Il suo stomaco brontolò e decise di sedersi velocemente prima di svenire dalla fame, dove mangiò tutto con gusto e con enorme sorpresa; dovette ammettere, a malincuore, che se la cavava egregiamente in cucina. Dopo aver finito, mise tutto a lavare nel lavello ed andò a prendere un giubbotto nell'guardaroba all'ingresso, dove una vampata di profumo la avvolse come una nuvola e le fece venire l'acquolina. Speziato ed aromatico, quello era l'odore di Heath. Cercò di darsi un contegno ed uscì, Blaise le corse incontro e le saltò addosso e decise di accarezzarlo un pochino, grattandogli le orecchie e baciandolo sul muso. Poi si incamminò con il cane al suo fianco. Desiderava trovare Heath per ringraziarlo, in fondo era il minimo... L'aveva trovata e portata a casa, l'aveva curata con dedizione nonostante il rapporto teso tra loro. Si, poteva fare questo sforzo, nonostante il suo orgoglio mordesse il freno.
Camminò fino alle stalle dove trovò Sam e altri uomini intenti a lavorare sodo: c'era chi puliva i box, chi dava da mangiare agli animali. C'era molta sintonia tra di loro! Quando si accorsero della sua presenza, la salutarono tutti educatamente e lei ricambiò cortesemente.
- Che diamine ci fai tu qui? Non ti sei ancora ripresa del tutto! - sibilò una voce spazientita alle sue spalle, che la irritò profondamente; si girò per dirgliene quattro ma si bloccò, le parole si fermarono sulla punta della lingua e rimasero lì.
Heath era sudato e a torso nudo, e tutti i suoi buoni propositi andarono a farsi benedire. Le sarebbe bastato allungare una mano per toccare quella pelle lucida e possente, avrebbe accarezzato quei muscoli con dedizione e leccato via il sudore con dedizione... '' Oddio no! Non pensarci minimamente! Torna a casa, ORA! '' pensò indietreggiando, balbettando parole poco comprensibili; non aveva notato di trovarsi vicino ad un abbeveratoio pieno d'acqua e Blaise, felice nel vedere il suo padrone, prese la rincorsa passandole troppo vicino alle gambe.
E lei si trovò letteralmente con il culo nell'acqua. Di nuovo.
Tutti si bloccarono a quella vista e non volò neppure una mosca. Heath la guardò con occhi grossi come fanali, poi esplose in una grossa e sonora risata, che lo fece piegare su se stesso. Audrey tentò di alzarsi ma si accorse d'essersi incastrata e urlò – Razza di cretino, piantala di ridere e aiutami! -
Heath tentò con tutte le sue forze di tenere a freno il riso, dovendosi mordere la lingua a sangue e la alzò come se non pesasse niente, la guardò e sogghignando le disse - Coraggio, è solo un po' d'acqua fredda... Paperotto! -
Audrey arrossì, boccheggiò - NON CHIAMARMI PAPEROTTO! - poi furiosa si levò le sue mani di dosso e girò i tacchi andandosene. Mentre gli uomini che avevano visto la scena continuavano a ridere a crepapelle, Heath realizzò una cosa: Audrey era a disagio con lui! Aveva notato quello sguardo colmo di cupidigia, lo stesso che aveva lui quando l'aveva guardata solo poche ore prima.
Oh sì che aveva visto quello sguardo!
Sorrise perfidamente e un'idea si fece strada dentro di lui: l'avrebbe convinta a restare usando il suo fascino! Lei sarebbe rimasta e lui finalmente avrebbe sfogato i suoi istinti animaleschi dopo mesi di castità. Certo, non poteva minimamente immaginare che Audrey in quello stesso momento pensasse a come fargliela pagare per averla sbeffeggiata davanti ai suoi dipendenti.
- Chi la fa l'aspetti! La vendetta deve essere servita fredda, e me la gusterò con grande piacere! – urlò Audrey chiudendosi la porta di casa alle spalle.
Quella sera Audrey decise di preparare la cena, come se nulla fosse per non farlo insospettire; tagliò insieme patate e verdure in una padella oleata, e insaporite con spezie, mentre il polpettone bagnato con della birra cuoceva nel forno. Sistemò la tavola, poi soddisfatta si avvicinò alle scale che portavano al piano superiore e sentì dell'acqua scorrere, Heath stava facendo la doccia.
Un sorriso lupesco le affiorò sulle labbra. Perfetto! Andò velocemente alla caldaia e la spense, e attese. Quando sentì un urlo disumano, seguito da diverse imprecazioni irripetibili capì che l'acqua era divenuta gelida. Si sedette in tavola e si servì un buon bicchiere di vino, ma prima di riuscire a goderselo vide Heath correre verso la caldaia e furente sibilò – AUDREY! –
Sorrise pienamente soddisfatta e aspettò che la raggiungesse in cucina, era furioso perciò decise di dargli l'ultima stoccata: sollevò il bicchiere in un brindisi e melliflua disse - É solo un po' d'acqua fredda... Paperotto! -
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