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Capitolo 3

Le mani le tremavano e le braccia cominciavano a pruderle dal nervoso, le sarebbe venuto fuori uno sfogo grande come un macigno molto probabilmente.

Come aveva potuto quello stronzo d'un vecchio yankee cedere metà della proprietà ad uno che non era nemmeno suo figlio, e che se sapeva fare due più due era un evento straordinario? Come se non bastasse aveva le mani legate e non poteva nemmeno opporsi a quello schifo di testamento!

Uno, non poteva vendere un fico secco visto che era in una delle clausole scritte nel documento. Due, non poteva nemmeno chiedere la sua parte in denaro perché a New York comprare un immobile e restaurarlo sarebbe costato un occhio della testa!

Maledizione!

Afferrò malamente il cellulare e tentò invano di contattare la sua migliore amica, aveva bisogno di sfogarsi e sapere se la sua gatta si stava comportando bene. Compose a memoria il numero ed attese ma risultava sempre occupato. Fissò il telefonino e bestemmiò – Oh ma che cazzo! Non prende un accidente! Devo aver ucciso qualcuno nella mia vita passata, o non si spiega questa sfiga perenne che mi perseguita! – borbottò. Ci provò una decina di volte ma niente, non c'era nulla da fare!

Decise di scendere al piano di sotto, facendo attenzione ad ogni minimo rumore. Non voleva di certo imbattersi in quello stronzo, che sapeva tranquillamente d'avere il coltello dalla parte del manico! Anche se in effetti, era sempre stato uno stronzo patentato, fin da quando erano ragazzini; sempre pronto a prenderla in giro con dispetti idioti e nomignoli altrettanto cretini. E nonostante provasse a difendersi, riusciva sempre a farla franca con due moine e uno sfarfallio di ciglia, con la conseguenza che lei ne usciva spesso malandata e crescendo non era migliorato d'una virgola. Eppure c'era stato un tempo in cui lo considerava il suo più caro amico nonostante le prese in giro, lui era sempre lì al suo fianco in ogni momento.

Poi crescendo le cose avevano iniziato ad avere un'altra piega.

Era sempre stato un bel ragazzo e con l'adolescenza erano iniziati i guai. Divenne uno dei più ambiti a scuola e cominciò a staccarsi sempre più da lei, lasciandola spesso sola. Non la considerava più, preferendo correre dietro alle gonnelle delle altre ragazze. '' Correre più che altro sotto le gonnelle '' pensò disgustata. Cominciò a prenderla pesantemente in giro, e a causa sua molti avevano iniziato di conseguenza a tormentarla.

Poi avvenne la tragedia. Il suo giorno più brutto. L'incidente.

Dopo la morte di sua madre, era iniziato uno dei periodi più schifosi della sua vita. Ingurgitava cibo spazzatura, non prestava attenzione a scuola e nemmeno le interessava avere vita sociale. E lui cosa faceva? Invece d'aiutarla, peggiorava ancora di più la situazione con le sue prese in giro, i suoi beceri insulti.

Aveva perso due dei capi saldi della sua vita in un colpo solo.

Fu quando toccò il fondo con un tentato suicidio che decise di darsi una svegliata, e così aveva iniziato a rispondere a tono ad Heath e a chiunque cercasse di distruggerla mentalmente. Quando però anni dopo aveva scoperto Jonathan ed Anna in atteggiamenti intimi e poco equivoci, che portarono all'annuncio anni dopo ad una loro unione matrimoniale... Per poco non ebbe un altro crollo nervoso. Fu quello il motivo per cui abbandonò la sua casa e troncò ogni rapporto; Heath invece era stato molto contento, e quando non erano a scuola aveva ripreso a parlarle come se non ci fosse nulla di strano nel suo comportamento. Erano iniziate le liti furiose, lunghe discussioni piene di insulti da parte di suo padre e qualche volta anche dal suo ex amico, e con l'annuncio del matrimonio semplicemente abbandonò. Non si guardò mai indietro, troppo arrabbiata con tutti, troppo l'odio che provava per loro.

Aveva appena compiuto diciannove anni, sua madre era stata seppellita nemmeno sette anni prima e lui si risposava, come se sua mamma non fosse mai esistita. Chiese aiuto a sua nonna materna, che l'aiutò a trasferirsi in un'altra nazione e cancellò tutta la sua vita passata nel Montana. Non si presentò nemmeno al matrimonio, semplicemente rispedì indietro l'invito fatto a pezzi e non ci furono altri tentativi di contatto.

'' Non pensarci più '' pensò guardandosi attorno. Heath non c'era! '' Meglio per me '' e andò in cucina. Era passata da un pezzo l'ora di cena ed ora aveva un grande appetito, aprì il frigorifero e trovò delle fette d'arrosto fredde e le afferrò senza pensarci due volte, cercò del pane e mangiò in silenzio. Il suo stomaco ringraziò sentitamente. Dopo aver finito lavò con cura le stoviglie e poi uscì, sperando d'avere una botta di culo e poter fare almeno una telefonata.

Completamente inutile.

- Allora ce l'hai davvero con me, cazzo! - sbottò Audrey guardando torva il suo cellulare che suonava a vuoto.

- Non prende qui – esordì una voce dietro di lei facendola non solo balzare dallo spavento, ma anche tirare un piccolo urlo. - Bene, se prima c'era qualche predatore nelle vicinanze ora siamo certi che è fuggito lontano. Potrei usarti come allarme sai? Saresti perfetta! Una sirena a tutto volume non poteva fare di meglio - sghignazzò Heath.

Audrey lo fissò trucemente, immaginando la sua testa prendere fuoco o scoppiare come un palloncino, ma Heath la guardò con quel suo sorriso sghembo e strafottente perciò gli diede le spalle. - Devo fare delle telefonate, possibile che qui non ci sia un'antenna abbastanza potente per chiamare? - chiese spazientita.

- Oh sì che c'è, il telefono che ho nel mio studio ad esempio. Funziona a meraviglia! - le disse avvicinandosi a lei con passo felpato.

Lo guardò con la coda dell'occhio e si spostò di un passo, non volendolo avere vicino - Mi servirebbe se possibile, devo fare una chiamata urgente. -

- Va bene, ogni tre minuti al telefono sono un dollaro - disse incurante.

- Ma è un furto! Per una semplice telefonata? - sbottò lei indignata.

Lui la guardò annoiato - Sai com'è, non è tutto gratis. Io le pago le bollette, tu no? - rispose beffardamente.

- Ho solo il cellulare lì, e prende perfettamente - disse tra i denti Audrey, con un inarrestabile prurito alle mani. Voleva afferrare quella sua minuscola testolina e fargli fare un volo eterno.

- Ooh capisco..! Non ti pagano abbastanza lì eh? - chiese un po' perfidamente, non avendo ancora digerito le parole che gli aveva rivolto quel pomeriggio.

Audrey si irrigidì ricordandosi che, effettivamente, un lavoro non ce l'aveva più. Heath si rese conto che la donna aveva irrigidito il suo corpo, ma prima di poter formulare anche solo un minimo di pensiero, lei mascherò il tutto con uno sguardo freddo e vuoto. - Mi trovo meglio con il telefono cellulare –

Heath si sentì decisamente a disagio, forse quello era un argomento da non toccare. Il muro che c'era tra loro s'era alzato e inspessito ancora di più, e lui non sapeva come fare per distruggerlo senza rischiare di compromettere ulteriormente il loro rapporto.

- Senti... Domani mia madre mi ha invitato a pranzo e ha chiesto di te. Le farebbe piacere se venissi anche tu – le chiese, tentando di mantenere un tono calmo e civile.

Audrey strabuzzò gli occhi e rischiò di far cadere il cellulare a terra, completamente scioccata. '' Ho le traveggole o lo ha detto veramente? '' pensò. – Mi stai prendendo in giro per caso? – ridacchiò amaramente. Lui la fissò impassibile, tenendo a freno la lingua.

- È solo un invito Audrey, e accettarlo non ti costa niente. E poi forse, se accettassi, potrei farti usare il telefono nello studio! – sogghignò.

- Neanche se me lo chiedessi in ginocchio! – sibilò lei in risposta, indignata per una tale sfrontatezza e bassezza di livello – Non pranzerò con te e tua madre, toglitelo dalla testa! Non ho cambiato idea su di voi, mi avete rovinato la vita! Meno resto a contatto con voi due, meglio è! –

Heath sobbalzò facendo un passo indietro. Poi ringhiò furioso – Bene. Resta qui a mangiarti il fegato continuando a comportarti da bambina viziata allora! Sei solo una stronza, non mi meraviglio tu sia sola come un cane! – le voltò le spalle e si incamminò verso casa, poi ci ripensò e si fermò – Ah sì! Le tue stupide telefonatine puoi farle in paese se vuoi! Puoi cominciare ad avviarti a piedi, magari domani mattina ci arrivi! –

'' Bastardo! '' pensò mordendosi la lingua, non volendo dargli nemmeno una minima soddisfazione nel vederla ferita.

Non riuscì a dormire molto quella notte, riuscendo ad addormentarsi solo verso le tre e mezzo del mattino; un rumore molesto ed assordante la svegliò facendola balzare come una molla e guardò velocemente la sveglia. Segnava le cinque e mezza spaccate.

Si affacciò alla finestra e vide Heath tagliare la legna sotto la finestra della sua stanza!

- Perché diavolo stai tagliando la legna ora? E soprattutto, perché lo stai facendo sotto la mia stanza? - sibilò irritata, rischiando seriamente di ammazzarlo lanciandogli addosso la sua valigia.

- Buongiorno anche a te raggio di sole! Qui ci si guadagna da vivere lavorando dolcezza, ci si alza presto per mandare avanti il ranch. Mi dispiace aver interrotto il tuo riposino di bellezza ma qui si sgobba! Ora se hai finito di lamentarti, fai qualcosa di costruttivo e prepara la colazione per i lavoratori della fattoria visto che sei sveglia! - gli disse lui dolcemente, ma con un pizzico di perfidia.

- Non sono la tua serva. Perciò fottiti - gli sorrise di rimando lei, sbattendo le ciglia.

- No. Sei solo un'ospite indesiderata! - le disse lui acidamente. Cazzo! Aveva sempre la battuta pronta da dirgli di rimando! La cosa gli dava decisamente sui nervi, ma ora guardando il suo sguardo si sentì in colpa. L'avevo detto solo per ferirla, nonostante non la considerasse affatto un ospite, per di più indesiderata.

Lei rimase lì per qualche minuto a guardarlo inespressiva. Certo, si aspettava le rispondesse indietro, ma non si aspettava una risposta simile. Se glielo avesse chiesto più gentilmente e non con quella sua solita perfidia atta a rompergli le scatole, probabilmente lo avrebbe senza fare troppe storie. Heath si rese conto di aver esagerato troppo tardi, grattandosi la nuca e sbuffando irritato quando lei gli voltò le spalle e sbattendosi le ante della finestra dietro di sé.

- Cazzo. - borbottò Heath. Stava cercando con tutte le sue forze d'essere gentile con lei ma gli faceva perdere quella poca pazienza che possedeva. Si incamminò con un diavolo per capello verso le stalle, dove i suoi uomini avevano già iniziato ad accendere i macchinari per tirare il latte alle mucche.

Audrey andò direttamente in cucina con un diavolo per capello – Brutto microcefalo! LUI è l'ospite indesiderato non io! Perfino una zecca sarebbe più desiderata di lui! –, cominciò ad aprire diverse ante e trovò la caffettiera per sei persone e dopo averla preparata la mise sul fuoco, decidendo di farlo per lei e per gli uomini del ranch. '' Tutti tranne che a lui! Oppure potrei mettergli del guttalax nella sua tazza '' pensò diabolicamente cominciando a preparare l'impasto per i pancake. Ne fece un bel po' nel caso ne avessero voluti anche i lavoratori, poi prese uova e pancetta e se li cucinò per sé; qualcosa di umido le bagnò il polpaccio e abbassando lo sguardo, vide l'enorme cane nero che scodinzolava con la lingua a penzoloni – Ah sei tu. Cosa vuoi? – domandò, come se il cane potesse risponderle. Blaise annusò l'aria ed abbaiò cominciando a girare in tondo, infine si mise seduto – Dovrei farti la colazione per caso? Assolutamente no, è fuori discussione. No! Non ci provare... Non fare gli occhioni dolci perché tanto non mi incanti! – borbottò versandosi le uova strapazzate e il bacon croccante su un piatto, sedette comodamente al tavolo ed iniziò a mangiare con calma.

Blaise continuava a starle avvinghiato, non spostandosi di un millimetro dalla sua gamba. Posò il suo grosso e pelosissimo muso sulla sua coscia e sbuffò.

- Oh ma dai! No ho detto! Smettila! Sme... Diamine! Tieni 'sto dannato bacon! – gli disse scocciata, ma sotto sotto divertita, osservando il cane divorare la carne di ingordigia. – Se sei abituato in questo modo, mi sorprende che invece di correre non rotoli su te stesso – Blaise abbaiò con vivacità e le leccò la mano – Si si va bene, razza di paraculo che non sei altro! Tale e quale al tuo padrone – ridacchiò grattandogli cautamente un orecchio.

La porta d'entrata si aprì, facendola bloccare sul posto. Un uomo alto e grosso dalla pelle bronzea scurita dal sole, entrò senza nemmeno chiedere il permesso, ad Audrey sembrò un enorme armadio a due gambe. Indossava abiti da lavoro e il tipico cappello da cowboy calato sul capo rasato; quando la notò si fermò istantaneamente con i suoi occhi neri e penetranti, facendole salire un brivido lungo la schiena. Emanava un grande senso di forza e sicurezza.

- Buongiorno signorina, sono Samuel. Aiuto Heath a gestire il ranch e sono a capo del resto dei lavoratori del ranch. Siete la sua nuova ragazza? – chiese, calcando in modo esplicito la domanda.

- Come? Per l'amor di Dio no! Sono Audrey Barkley, e no, non sono né la ragazza di Heath né sua sorella! – rispose porgendogli la mano, tentando di mantenere la calma.

Samuel strabuzzò gli occhi – Ma certo! Heath mi aveva accennato a qualcosa... È un piacere conoscerla signorina Barkley! – la squadrò attentamente, facendola arrossire – Finalmente potremmo rifarci gli occhi con una bellezza come la vostra! –

Audrey arrossì ancora di più, assomigliando ad un pomodoro maturo, ridacchiando per stemprare il momento imbarazzante. Non era abituata a complimenti! – Mi chiami pure Audrey, Samuel. Ho preparato caffè e pancake, vuole favorire? –

- Non rifiuto mai dei pancake e del caffè! Comunque dammi del tu, mi sento vecchio se usi il lei – rise l'uomo versandosi da solo il caffè; cominciarono a chiacchierare del più e del meno, non notando la nuova figura che avanzava nella stanza.

- Toh! Guarda un po', hai preparato la colazione? Non ti sarai rovinata le unghie vero? Vuoi che ti dia una pezza per asciugare il sudore? – chiese Heath, incrociando le braccia mentre s'appoggiava allo stipite della porta, osservando i due chiacchierare. '' Ma guardala! Con gli estranei è carina e amorevole, mentre con me si trasforma in una vipera a cui ho pestato la coda! '' pensò frustrato.

Lei si voltò verso di lui guardandolo disgustata, non riuscendo a trattenere un gemito di rabbia – La mia si chiama semplicemente cortesia, cosa che tu non sai neanche cosa significa! Inoltre, sottospecie di foruncolo fastidioso, io faccio la pasticciera e preparare queste cose sono all'ordine del giorno! Quindi no, non mi sono rotta nemmeno mezza unghia, tanto meno non mi serve nessun asciugamano; forse però dovresti prendertelo tu e imbavagliarti la bocca quando non hai nulla di intelligente da dire, cioè MAI. Samuel, è stato un piacere conoscerti, chiama pure gli altri e dì loro che ho messo su caffè e pancake anche per loro se lo desiderano. Ora scusami, ma l'aria gronda di stupidità e mi sta togliendo l'aria! – e se ne andò, ma non prima di aver dato un calcio pesante sugli stinchi ad Heath.

Prima di sparire sentì distintamente le imprecazioni di Heath e la risata di Samuel.

- Oddio! Dovresti vedere la tua faccia! – ridacchiò Sam – Hai finalmente trovato pane per i tuoi denti eh? Comunque mi dispiace dirtelo, ma hai cannato alla grande stavolta. Insomma, è stata cordiale con me, preparando più del necessario questa roba. Non dovevi dirle quelle cose! – sghignazzò alzandosi dalla sedia – Vado a chiamare gli altri, non rifiuteranno mai dei pancake così buoni e preparati con cura da una sventola simile! –

- Ti garantisco che quella donna farebbe saltare tutto il sistema nervoso anche ad un santo! Comunque avvisa Rod, c'è da sistemare il recinto ad est e bisogna pulire la scuderia, quindi vi voglio al lavoro in fretta! – disse trucemente, guardando le scale dove Audrey era sparita.

Erano quasi le undici quando Heath decise di bussare sulla porta della ragazza, sperando che non lo mangiasse vivo. Quando gli aprì, capì che non era per niente propensa alle chiacchiere e che non le erano ancora andate giù le sue parole. Lo avrebbe divorato e avrebbe sputato le sue ossa, a giudicare dallo sguardo inferocito di lei.

Tentò di chiederglielo comunque - Ehm... Io ora vado, sei proprio decisa a non venire? –

Audrey socchiuse gli occhi – Secondo te? Ovviamente no. Tranquillo, non toccherò nulla nella tua preziosissima casa in tua assenza. Sai, non vorrei mai mi si spezzasse un unghia! –

- Va bene, comunque se vuoi puoi usare il telefono... - ma venne interrotto.

- No, non voglio farti spendere i tuoi preziosissimi soldi! –

- Oh Cristo, fa un po' come cazzo ti pare! – sbraitò Heath perdendo la pazienza, andandosene velocemente per non prenderla a schiaffi.

Audrey aspettò con impazienza che l'altro si levasse dai piedi, poi uscì dalla sua stanza solo quando sentì l'altro allontanarsi con la macchina. Corse velocemente verso l'ufficio e tirò la maniglia, ma con suo sommo stupore si rese conto fosse chiusa a chiave – Ma porca...! Non ci posso credere, l'ha davvero chiusa a chiave! – sibilò furiosa. '' Chissà se posso trovare le chiavi... Ma figuriamoci se le trovo! Se le sarà portare dietro quello stronzo! '' pensò irritata '' Potrei chiedere ad uno degli uomini... No. Sicuramente glielo riferirebbe ed io non voglio farlo sghignazzare al pensiero d'aver dovuto chiedere ad uno di loro! ''.

Non le rimase altra scelta se non quella di vestirsi di tutto punto e andare in città a piedi!

Afferrò la porta con il suo portafogli e il telefonino, scendendo al piano di sotto; avrebbe anche fatto un po' di spesa dato che c'era. Cominciò ad incamminarsi lasciandosi dietro Blaise abbaiare quando la voce di Sam la fece fermare.

- Audrey! Hai intenzione di andare in città a piedi? – le chiese raggiungendola velocemente.

- Volevo fare un giro si, ho decisamente bisogno di sgranchirmi le gambe. Già che ci sono farò un poco di spesa – rispose educatamente.

- Ma ci metterai davvero un sacco! Avanti, ti accompagno io, qui ci resta Joe a gestire i lavori. Vado a prendere la macchina, tu aspettami d'accordo? – e se ne andò lasciandola lì come uno stoccafisso, non potendo nemmeno declinare la sua offerta.


Arrivarono in città davvero in pochissimo tempo, e dovette ringraziare tutti i santi possibili e immaginari per essere arrivata tutta intera. '' Bontà divina, ma dove la prendono la patente qui? '' pensò mentre salutava Samuel, che purtroppo e per fortuna di lei, era dovuto rientrare per un emergenza. Si guardò attorno ed una strana euforia si impossessò di lei. La sua prima destinazione era sicuramente il The Mint!

Attraversò velocemente la strada e tirò la porta che si aprì con un trillo vivace, era la stessa vecchia campanella che avevano messo i proprietari molti anni prima e lì era rimasta, solo un poco più logora; si sedette ad uno dei tavolini più appartati e diede un esaminata al posto. Nulla era cambiato lì dentro! C'era ancora il grande bancone in legno che faceva da padrone alla scena con i suoi alti sgabelli in legno scuro, c'erano piccoli e grandi tavolini con le loro panche e sedie imbottite di un tenue color carta da zucchero. Vecchie fotografie erano appese alle pareti bianche, le tende color panna alle finestre, la porta ad ante della cucina con il suo oblò. C'era ancora il vecchio jukebox all'angolo!

Mentre si perdeva nei meandri della sua memoria, un'arzilla signora piuttosto basso e in carne si avvicinò a lei con un vestitino a pois rossi e il grembiule, occhiali tondi sul naso aquilino in equilibrio precario, le chiese gioviale – Cosa posso portarti cara? -.

Audrey sfarfallò le ciglia e la guardò. La vecchia zia Marge non era cambiata d'una virgola, solo i capelli raccolti nella sua solita crocchia spettinata erano ormai si erano ingrigiti, la guardava con i suoi occhi color verde menta, in attesa di una sua risposta. '' Ma c'è per caso un incantesimo anti-invecchiamento? Esiste una fonte dell'eterna giovinezza qui? '' pensò.

- Cosa mi consiglia? – domandò cercando di trattenere una risata. Non l'aveva riconosciuta!

- Oh cara, qui facciamo degli ottimi hamburger con patatine fritte o al forno, salsicce e verdure grigliate, pasta al pomodoro e olive... - cominciò ad elencare come sempre alla massima velocità.

- Bè, direi che un hamburger con salsa barbecue come lo prepari tu zia Marge, non lo fa nessuno! E voglio anche patatine fritte con tanto formaggio sopra e un litro d'acqua! – disse. '' Tanto smaltirò un poco tornando a casa a piedi! '' pensò '' E comunque, fanculo pure alla dieta! Ho bisogno di sfogarmi! ''

La donna la fissò a lungo, sorpresa, poi esplose in un grido di gioia afferrandole il viso – Oh Gesù! La piccola Audrey Barkley! Tesoro da quanto tempo! Ma quando sei arrivata? Ti fermi? Per quanto? –

Audrey rise davvero di cuore e, dopo aver pranzato praticamente gratuitamente, chiese se poteva fare delle telefonate urgenti visto che il suo telefono aveva deciso di boicottarla fino alla fine; dopo aver contattato il suo padrone di casa e la sua vicina, rimase a chiacchierare con la donna e suo figlio. Poi li salutò, promettendogli che sarebbe tornata a fargli visita, e andò a passo lesto al supermercato dove comprò generi di prima necessità come pasta, pane ed altre cose che mancavano in casa. Stava pagando alla cassa quando un tuono ruppe la quiete del pomeriggio e si voltò a fissare il cielo carico di nubi minacciose e pronte a riversare la loro acqua.

- Oh no! Merda! Non ho nemmeno un ombrello! – ringhiò. Afferrò le buste della spesa e cominciò a camminare più veloce che poté ma non servì a niente, la pioggia cominciò a riversarsi a dirotto e le si inzupparono pure le mutandine in cotone.

Maledisse la propria stupidità per essersi impuntata di tornare a casa senza trasporto, non avendo nemmeno preso in considerazione un imprevisto simile. '' Il telefono, forse potrebbe farmi un favore e funzionare! '' pensò mentre lo cercava nella borsa, ma quando lo tirò fuori si accorse che era scarico. '' Ma porca miseria! Non me ne va mai bene una! ''

Cominciava ad essere decisamente stanca, e camminare sotto la pioggia con terribili tuoni di sottofondo su una strada deserta non aiutava per niente. Era completamente fradicia e tentava inutilmente di non far bagnare la spesa, e la pioggia continuava a scendere non dandole un minimo di tregua. Non vedeva un accidente e mise in fallo un piede, cadendo rovinosamente a terra. Urlò di dolore e cominciò a vomitare imprecazioni; cercò di alzarsi in piedi ma non ci riuscì e quando al peggio non c'era mai fine, un ululato sinistro echeggiò nel bosco vicino.

Perché non era rimasta a casa? Per un cazzo di telefono! Perché Heath aveva chiuso quella dannata porta e lei era troppo orgogliosa per cedere e chiedere a qualcun altro di fare delle semplici telefonate!

'' Che idiota. Ora sono bloccata sulla stradina in mezzo al bosco e bagnata come un paperotto. Paperotto... '' pensò mettendosi a ridacchiare istericamente. Ora più che mai quel soprannome le calzava a pennello! Se Heath l'avesse vista, si sarebbe piegato in due dal ridere probabilmente, proprio come quella volta di tanti anni fa.

Dannazione a lui e al mondo! Non poteva arrendersi così! '' Sei figlia di tua madre, reagisci porca puttana! '' pensò mentre si rimetteva in piedi dolorante, e ricominciò a camminare anche se la caviglia le faceva un male cane e doveva fermarsi più e più volte tanto che ormai il sole era tramontato da mezz'0ra. Tentò inutilmente di camminare ancora ma alla fine cedette alla stanchezza e sedette sotto ad un albero, in fin dei conti non avrebbe fatto male a nessuno se si fosse riposata un pochino... Chiuse quasi subito gli occhi appoggiandosi placidamente ad un albero. Le sembrò fossero passate delle ore, quando percepì del calore sul viso e decise di socchiudere, non con poco sforzo, gli occhi. Vide due grossi occhioni color ambra fissarla –Blaise? Cosa fai qui? – farfugliò rabbrividendo dal freddo. Il cane tuttavia si voltò e corse via, abbaiando furiosamente. '' Non voglio rimanere sola! '' pensò tentando inutilmente di risaldarsi sfregando con forza le mani sulle braccia. Poi sentì il cane tornare indietro e le si accucciò accanto, cominciando ad uggiolare in gran carriera.

Sentì qualcuno urlare il suo nome - Audrey! Cazzo.. Audrey! -

- Heath? – balbettò tremando senza sosta.

- Si, sono io. Ho la macchina qui, vieni – le disse dolcemente mentre la prendeva in braccio. La portò subito nel suo pick-up e poi prese anche la spesa, mettendola poi nel bagagliaio con Blaise, e una volta salito alla guida accese subito l'aria calda.

Afferrò il telefono e compose un numero – Si l'ho trovata! È completamente fradicia, temo abbia la febbre alta... si per favore... cinque minuti e siamo lì! – e riattaccò – Siamo quasi a casa Audrey. Maledizione, perché non sei rimasta a casa? Dannata zuccona! – disse a denti stretti. Era furioso!

- Dovevo... chiamare a ca... a casa... e fare la spe... la spe... la spesa... - balbettò, quando si rese conto d'essere esausta desistette nel proseguire e si rannicchiò sul sedile.

Heath sospirò, passando una mano tra i capelli in un gesto di pura frustrazione.

Una volta arrivati a casa, la prese in braccio e la portò in camera sua dove la lasciò sul suo letto, andando ad aprire la vasca per riempirla d'acqua calda. Era decisamente preoccupato vedendo il pallore sul viso di lei – Devi togliere i vestiti bagnati e fare subito un bagno caldo, pensi di riuscire a farcela da sola? – le chiese gentilmente.

Audrey annuì con occhi appannati dal malessere, iniziando con molta lentezza a spogliarsi ma un tremendo capogiro la bloccò, perciò continuò Heath al suo posto. Vedendo il corpo nudo e formoso della donna, sentì una forte morsa spietata all'inguine e dovette deglutire, serrando con forza gli occhi per non pensare troppo a quella meravigliosa vista. '' Sono davvero un depravato '' pensò ammonendo con forza l'amico ai piani bassi, mentre l'accompagnava in bagno. La lasciò scaldarsi nell'acqua calda e aiutandola a lavarsi nei punti più faticosi per lei da raggiungere, poi l'asciugò con un asciugamano tenuto al caldo sul termosifone e dopo averle fatto indossare una sua vecchia tuta in pile pesante la fece stendere sotto le coperte.

Le accarezzò i capelli arruffati e bisbigliò – Sei davvero un incosciente. Non potevi proprio aspettarmi eh? Accidenti paperotto... Sarà meglio che ti porti una bottiglietta d'acqua e un aspirina, in modo da non farti alzare la febbre. Cazzo, se non avessi chiuso la porta... - si morse il labbro con forza. Qualcuno bussò alla porta ed andò ad aprire, trovando Samuel con l'occorrente necessario; dopo averle fatto prendere la medicina lo ringraziò per la premura.

- Non preoccuparti, sono certo che con una bella notte di riposo si rimetterà. Ho sistemato le buste della spesa sul tavolo, non mi sono permesso di mettere via le cose – disse Samuel, osservando attentamente l'amico. Non lo aveva mai visto così preoccupato prima d'ora, e soprattutto, non riservava mai una simile dolcezza a nessuna donna, tranne che a sua madre. Perciò era piuttosto stupito nel vederlo accarezzare dolcemente i capelli a qualcuno che diceva di non sopportare. '' L'amore... Ti fa dire e fare cose che non pensi o non vorresti fare. Sei fregato amico mio '' pensò lasciando i due da soli. Heath se ne andò subito dopo, quando la vide addormentarsi ma non prima di averle dato un bacio sulla fronte.

Prima di appisolarsi, Audrey si sentì per la prima volta a casa dopo tanta solitudine.

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