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Capitolo 24

Audrey aveva guidato con estrema lentezza poiché Heath, con un braccio rotto, di certo non poteva certamente mettersi a guidare. Il silenzio nell'abitacolo era a dir poco asfissiante, rotto solamente da qualche singhiozzo dell'amico che dopo la scena di qualche minuto prima, se ne stava a fissare il vuoto fuori del finestrino dell'auto; Heath non professava nemmeno una parola, sembrava quasi non respirare pur di non fare un singolo rumore nella sua direzione, perciò si preparò mentalmente alla lite che si avvicinava da lì a qualche minuto.

Quando erano entrati in camera, aveva accompagnato Dennis in camera e dopo aver tentato di farlo parlare, aveva sospirato di rassegnazione; dopo averlo coricato a letto lo aveva baciato sulla fronte, sapeva che non avrebbe mai detto nulla, e aveva deciso di rispettare la sua scelta di rimanere in silenzio e sfogare tutte le sue lacrime quella notte. Dopo essersi fatta una doccia molto veloce, soprattutto per i suoi standard, scese lentamente le scale per andare in cucina dove Heath era intento a preparare una moca di caffè, riuscendoci malamente con un solo braccio funzionante; rabbioso gettò tutto nel lavandino e fece lunghi respiri per mantenere la calma, aver visto Audrey con quello svitato lo aveva riempito d'angoscia e frustrazione.

Audrey si avvicinò con cautela, le sembrava che di fronte a lei si trovasse una fiera nervosa e pronta a balzarle alla gola; prese la moca dal lavandino e la riempì sotto lo sguardo scrutatore di lui. Dopo averla messa sul fuoco, prese due belle tazze grandi e le posò sul tavolo, si appoggiò al piano da lavoro e cominciò a guardarlo a sua volta, in attesa di spiegazioni. Heath sbuffò e si sedette, passandosi nervosamente una mano sul viso.

- Allora? Mi devi dire qualcosa? - chiese cautamente.

Lui sospirò - Un anno dopo la tua partenza, a scuola le cose erano leggermente cambiate. Alcuni di noi erano cambiati, chi in meglio e chi in peggio; Rachel era diventata asfissiante oltre ogni dire con me e con gli altri, io, Ethan e Matt avevamo preso le distanze dal resto del gruppo per diversi motivi che non sto qui ad elencarti. Allen era uno di quelli che con il tempo era peggiorato notevolmente. Era sempre stato un tipo strano e solitario, ma da qualche tempo avevamo notato che era diventato nervoso ed irrequieto; contemporaneamente alcuni della mia squadra invece, avevano cominciato a saltare gli allenamenti, arrivavano in ritardo e i loro voti erano peggiorati drasticamente. Io non riuscivo a capacitarmene, erano brave persone a mio dire e quello che stava accadendo mi preoccupava molto; avevo deciso di parlarne con Ethan e Matt, e anche loro si trovavano d'accordo con me perciò con discrezione avevamo tentato di capire se qualcosa non andava, parlandone con i ragazzi. Erano diventati aggressivi alle nostre domande e ci insospettimmo; un giorno, notammo che alcuni dei nostri ex amici si ritrovavano dietro al campo sportivo della scuola ed io e Ethan, li seguimmo di nascosto. Vedemmo Allen insieme a loro e la cosa risultò strana ai nostri occhi; li vedemmo fumare insieme e pensammo all'inizio che non era una cosa così strana, il fatto che risultava stonante era Allen con loro, e che fumasse con loro. Perché nascondersi? Un giorno uno dei nostri arrivò ancora in ritardo agli allenamenti, percepii un odore strano su di lui e mi allarmai; non era odore di tabacco quello, lo capii alcune settimane dopo quando vidi Allen tirare fuori dalla giacca una piccola borsetta. Vendeva erba e altra roba agli studenti della scuola. Ethan ne parlò con il padre, e dopo alcuni giorni decise di mobilitarsi; arrestarono Allen per possesso di droga, suo nonno pagò una cifra considerevole per tirarlo fuori dalla cella e lo spedì in un centro di recupero, avevano infatti deciso che se si fosse dichiarato colpevole non finiva in riformatorio visto che era minorenne ancora. So che il vecchio ipotecò la casa per tirare fuori il nipote dai guai, è stato solo grazie a Marge se non si è trovato a vivere in strada, offrendogli una camera sopra la locanda.

La cosa che però mi ha insospettito è il fatto che lui sia tornato in città dopo anni, e lo fa proprio quando sono iniziati i furti di bestiame. Suo nonno non sapeva nemmeno che avesse deciso di tornare in città! C'è qualcosa di strano in lui Audrey, e finché non ne sapremmo di più, ti chiedo di tenerti alla larga da Allen. So che era tuo amico, ma di lui non è rimasto niente del ragazzino che ricordavi. Presto avremmo notizie più concrete, ma fino ad allora, restagli lontana, per favore.. -

Audrey rimase in silenzio durante il racconto dell'altro, sul suo viso innumerevoli emozioni trasparirono in successione: incredulità, sgomento ed infine la rabbia. Come poteva aver fatto una cosa simile? E quel povero uomo di Paul! Costretto a vender tutto per lui, avergli causato così tanto dolore.. Percepì un movimento alla sua destra, infine una stretta decisa la fece voltare di scatto: Heath la guardava seriamente preoccupato, e capì che c'era molto altro sotto ma che non intendeva ancora parlargli. Decise però di fidarsi e annuì, vide il suo viso diventare più sereno e gli fece una delicata carezza sulla guancia, notando solo ora che un filo di barba gli oscurava la mascella.

- Devi farti la barba.. - sussurrò.

- Mmm.. Pensavo di piacerti con la barba - rispose lui con voce suadente, mentre lo abbracciava con il braccio sano.

- Chissà.. Effettivamente mi sono sempre piaciuti i ragazzacci! - e lo baciò con dolcezza.

Lui ne approfittò quasi subito, insinuò la lingua nella bocca della ragazza che gemette languida nelle labbra dell'altro, che aveva iniziato ad accarezzarle la schiena dopo essersi insinuato sotto il maglioncino di Audrey carezzandole la schiena morbida.

- Non qui, potrebbero tornare a casa Amanda e Sam. Non voglio mostrargli uno spettacolino a luci rosse - le sussurrò all'orecchio, e subito dopo le leccò la conchiglia dell'orecchio con la punta della lingua, scatenandole una serie di brividi caldi lungo la spina dorsale.

La prese per mano e la trascinò su per le scale, aprì la porta e si gettarono sul letto. Annaspò quando una fitta lo colpì dolosamente alle costole.

- Vacci piano tigre! Non sei nel pieno delle tue energie, forse sarebbe meglio astenerci.. - disse preoccupata, mettendosi a sedere.

- Non dirlo nemmeno per scherzo! Sono giorni che non ti tocco, ne ho bisogno! - borbottò Heath, strizzandole una natica. Mise una mano sulla nuca di lei e la piegò su di lui, mordendole il labbro inferiore e succhiandoglielo con dovizia.

Audrey sospirò e mise le sue mani sul torace di lui, accarezzandolo pigramente; passò davvero poco tempo prima che annaspassero entrambi e con i corpi nudi a toccarsi, pelle contro pelle, respiro contro respiro. Lo fece sdraiare sul letto e, sollevando le gambe, gli si mise a cavalcioni e lo guardò dall'alto con un sorrisino malizioso.

- Oh.. Ora sei tu la ragazzaccia cattiva? - sussurrò roco in risposta, accarezzandole le gambe tornite e lisce, per poi proseguire lungo i fianchi e le costole, per poi posarsi sui seni, i capezzoli erano ben eretti e bramosi di attenzioni, che presto ricevettero con forti strizzatine e tirate per poi succhiarli tra le labbra.

Audrey mugolò in risposta, e prese ad accarezzargli il membro che si stava indurendo sotto il suo tocco deciso; alzò le anche e con una mano lo tenne dritto e posizionandolo alla sua entrata che stava pulsando di voglia. Si calò con cautela, mettendo le mani sulle spalle di lui come appigliò e cercò di non pesargli troppo addosso, iniziò a muoversi su e giù roteando di tanto in tanto il bacino. I loro gemiti si alzavano di minuti in minuto, mentre i movimenti si facevano frenetici e le loro pelli luccicano di sudore che scendeva in salate goccioline. Di tanto in tanto, stringeva i muscoli del ventre facendo urlare Heath di piacere; sentiva l'orgasmo montare sempre di più, ma non voleva venire prima di lei, così prese a muovere un dito su quel piccolo bottoncino di nervi dove faceva partire scariche di puro piacere in lei. Quando la vide gridare e aumentare ancora di più il ritmo frenetico dei suoi movimenti, seppe che stava per raggiungere l'estasi; un movimento secco del bacino ed entrambi vennero invocando i loro nomi con tutto l'amore che sentivano l'uno per l'altro.

Alla festa invece, c'era chi ancora era reticente ad ascoltare il proprio ''compagno''.

Amanda fissava furiosa l'uomo davanti a sé, imbronciando le labbra e incrociando le braccia al petto, sbattendo ritmicamente il piede sul selciato. Sam la trovava bella ugualmente, anche con quel comportamento altezzoso e riottoso.

- Bè? Che diavolo vuoi ora? Io mi stavo divertendo e tu mi stai rovinando la serata! - sibilò nervosa, nonostante tutto la sua vicinanza le faceva ancora mancare il respiro e facendole venire un attacco di tachicardia fulminante. Danati ormoni! Era colpa loro, solo loro!

- Si ho notato. Ma più che divertirti, mi sembravi una che aveva perso completamente ogni freno - ribatté secco, guardandola da capo a piedi. - O forse speravi di far colpo su qualcuno e darti alla pazza gioia? -

- Non osare darmi della poco di buono. Qui tra i due, sei tu che una sera ti sei scatenato come un cavallo da monta e ingravidato una giumenta! Non sono così stupida, e anche se fosse stato che volevo divertirmi un poco, non vedo dove sia il problema! Sono libera IO -

Sam si passò una mano sul volto, frustrato - Non ho mai detto questo! E gradirei non ribattessi sempre su una storia che ormai per me è acqua passata! -

- Per te forse. Ma io non dimentico. Non dimentico che dopo pochi mesi, tu abbia messo incinta una stronza qualunque e poi ti sia sposato! Perciò evita questi stupidi drammi, non sei mio padre! E nemmeno il mio ragazzo! -

L'altro imprecò - Cristo lo so! So perfettamente che sono stato uno stronzo infame! So perfettamente che avrei dovuto fare attenzione! Ma non posso tornare indietro Amanda, non posso! E anche se potessi non lo farei! Aron è uno splendido bambino, una delle cose più giuste della mia vita, nonostante abbia una madre simile! So che non è una giustificazione, ma cazzo! Mi è caduto il mondo addosso quando, arrivato a Parigi, i tuoi mi dissero che eri fidanzata! Non sapevo nemmeno come poter parlare con te, e quando provai a chiedere ai tuoi di parlare anche solo cinque minuti con te, mi dissero che se non ti avessi lasciata in pace, avrebbero distrutto quel poco che la mia famiglia con tanti sacrifici aveva costruito. Ti ho lasciata andare Amanda è vero, ma non l'ho fatto a cuor leggero lo sai! Cristo ti amavo fin da quando mi sei caduta davanti quella volta sul sentiero! Ti amo ancora, nonostante non riesca a trovare il modo di parlarti, se non mentre litighiamo! La mia ex moglie oggi, mi ha raccontato di quando tu fossi venuta qui, me l'ha taciuto perché credeva che avrei cambiato idea sul matrimonio e probabilmente aveva ragione. Se sapevo che non ti eri sposata.. Ti avrei tenuta per me. Oggi è venuta per le carte del divorzio. Ho scoperto che le volte in cui si assentava da casa, era per incontrare il suo amante. Ed ora pretende la metà della casa, ma non vuole saperne di Aron. Ho intenzione di farle causa, ha abbandonato il tetto coniugale per un altro uomo, non può pretendere niente da me! Perciò Amanda, come vedi, averti ferito mi ha portato al fallimento. Ti amo Amy, non ho mai smesso e non smetterò nemmeno ora, anche se ci vorranno altri anni prima che tu possa perdonarmi; non ti chiedo di aspettarmi, e come potrei? Dovrò combattere ancora prima di essere libero, ma non devi dimenticare che cosa provo per te. Ti chiedo solo questo, di non dimenticarlo -

Amanda rimase zitta, immobile: come era possibile che i suoi non le avessero detto niente? Sapevano che non era decisa ad assecondarli! Perché non dirglielo una volta diseredata?! E Sam.. Provava ancora rabbia per lui? Dopo così tanti anni? Non poteva, ecco la verità. Probabilmente anche lei si sarebbe comportata nella stessa maniera, perciò come poteva portare rancore verso di lui? La vera rabbia doveva provarla verso i suoi e quella stronza della sua ex moglie! E lei non era esentata da colpe. In fondo nemmeno lei lo aveva più cercato, dopo quella volta..

Sam era nervoso, la vedeva osservare un punto imprecisato con sguardo perso nel vuoto. Non gli aveva nemmeno risposto, e se lei non provava davvero più niente per lui? In fin dei conti, erano passati anni, e magari aveva qualcuno nella sua vita. Qualcuno che non aveva paura di andare contro a tutti per lei, qualcuno che non era stato sposato e che non aveva figli da qualcun'altra. Non si era posto quella domanda, credendo in qualcosa che forse non esisteva più.

- Ti riporto a casa.. - disse sconfitto, dopo un profondo respiro. Le diede le spalle, perché non riusciva più a sopportare la sua vista e il suo silenzio, che suonava peggio di uno sparo.

- Mi ami davvero ancora? - pigolò con voce piccola Amanda, dopo avergli afferrato il bordo della maglietta.

Sam rimase sorpreso - Si, saresti una folle a non credermi. Anche se non l'ho dimostrato fino ad ora.. -

Amanda si morse il labbro e decise di guardarlo; i suoi occhi erano lucidi e prossimi al pianto - Non ho mai smesso di amarti; ho avuto altre relazioni, sarei un'ipocrita a non ammetterlo, ma nessuno era te. - la sua voce era bassa, ma Sam poteva sentire tutto il dolore in quella confessione.

Tornò indietro e l'afferrò tra le braccia, stringendola con forza al suo petto e le baciò una tempia. Amy singhiozzò, e per la prima volta sentì il suo cuore alleggerirsi dopo quella confessione; c'erano molte cose di cui dovevano ancora parlare, ma per adesso, le sarebbe bastato rimanere stretta a lui e ricambiata dell'amore per quell'uomo a cui non aveva smesso di pensare.

- Forza.. Torniamo indietro, te la senti di camminare? La mia auto l'ha presa Heath -

Amy annuì un po' titubante - Non ci saranno problemi nel camminare per la strada al buio? -

- No sta tranquilla, l'ho fatto molte volte da solo, ci sarò io con te - sorrise Sam, prendendola per mano e stringendola, per infondergli un poco di coraggio. L'altra annuì più serena e lo seguì docilmente.

Il giorno dopo, Audrey si svegliò presto e notò che il suo compagno stava ancora dormendo; non volendo svegliarlo, si alzò con calma e senza fare rumore, andò verso la sua stazza dove trovò Dennis già alzato.

- Ehi.. Sei sveglio, credevo stessi ancora dormendo - disse avvicinandosi a lui, stringendosi addosso la camicia presa in prestito d Heath.

- Non ho dormito molto.. Devo essermi addormentato solo qualche ora fa - rispose sospirando atono.

Audrey lo guardò con tristezza, voleva bene al suo amico e sperava davvero che trovasse qualcuno anche lui per cui valesse la pena, ma a quanto pareva, non era Jim l'uomo ideale. - Immagino.. Senti devo fare la spesa, ti va di venire con me? Verrà anche Poppy. Amy credo sia a casa con Sam, non l'ho sentita rientrare stanotte! Forza, stare chiuso qui dentro non migliorerà le cose, e non sei tu a doverti vergognare ad uscire, perciò non dirmi di no a prescindere -

Dennis sospirò - Lo so, hai ragione. ma se lo vedo? Non so come reagirei.. -

- Vorrà dire che me ne occuperò io, lo prenderò a pugni al posto tuo, come hai fatto tu ieri sera - sorrise la ragazza, stringendogli una mano.

Si mise a ridere - Audrey Tyson! La nuova pugile del Montana! -

Si sorrisero e si abbracciarono stretti, poi si alzarono e andarono a vestirsi; una volta finito presero l'auto ed andarono in città, dove Poppy li aspettava con ansia alla tavola calda per una colazione veloce, e soprattutto per farsi ragguagliare sugli ultimi eventi. Tutti e tre sedevano un po' in disparte, mangiando uova strapazzate e bacon croccante con una buona tazza di caffè, chiacchierando del più e del meno, quando sentirono una voce chiamare ad alta voce ed Audrey riconobbe Allen, che si avvicinava veloce al suo tavolo. Si irrigidì.

- Ehi! Già svegli? Bè in fin dei conti non siete rimasti molto ieri sera - disse a mo' di saluto il nuovo arrivato.

Dennis annuì - Non era poi questo granché come festa, ne ho viste di migliori, vero Didy? -

L'altra annuì lentamente, Poppy fissava il ragazzo con uno strano cipiglio. - Effettivamente.. E poi sono successe alcune cose.. Era meglio per noi togliere il disturbo - rispose sbrigativamente.

Allen la fissò - Si immagino.. Barkley ti tiene al guinzaglio eh? Sembra che ti reputi di sua proprietà -

- Stanno insieme, è normale si preoccupi - disse Dennis stizzito. Ma chi credeva di essere quel ragazzino?

- Davvero? Non mi dirai che ti sei lasciata anche tu abbindolare da lui! Credevo ti fosse passata la cotta per quel idiota -

- Heath non è un idiota. Qualcun altro potrebbe essere definito tale, non di certo lui - ribatté pronta.

Allen socchiuse gli occhi - Già, posso immaginarlo - disse a denti stretti - In effetti, non deve essere un idiota totale se è l'unico qui, che non ha subito alcun furto. Non lo trovi strano? Insomma, nessuno è riuscito a proteggere il proprio ranch, lui invece.. -

- Heath non ha niente a che fare con questi quattro ladri da quattro soldi, se è questo che stai, non tanto velatamente, insinuando! E non ti permettere di dire mai più una cosa del genere - alzò la voce Audrey, sbattendo una mano sul tavolino.

Allen sorrise sghembo - Ehi calmati! Non immaginavo ti scaldassi tanto! -

Poppy, capendo l'antifona intervenne - Scusaci, ma ora dobbiamo proprio andare vero ragazzi? -

Dennis annuì prontamente e si alzò, afferrando Audrey per una mano e trascinandola fuori velocemente, prima che l'amica prendesse a sberle quel piccolo coglione montato.

- Ma l'avete sentito?! E' completamente folle!! - sbraitò Audrey, fissando la locanda da lontano.

- Stai serena amica mia! Sono solo le parole di un invidioso, a quanto pare si sente ancora molto inferiore dai tempi della scuola - rispose sarcastico il ragazzo.

Poppy era rimasta stranamente in silenzio, mentre il suo viso impallidiva leggermente.

Audrey lo notò - Qualcosa non va? - domandò con un sopracciglio alzato.

- Audrey.. Non so se possa essere utile ma.. Io ho visto Allen parlare con Rachel animatamente qualche settimana fa; lei era furibonda, mentre lui ribatteva con altrettanta foga. Ed inoltre, aveva una fasciatura sul braccio.. - deglutì rumorosamente.

L'altra sbiancò - No.. Non può.. - balbettò sentendo le forze venire meno. Dennis l'afferrò prima che cadesse a terra, mente l'amica terrorizzata corse a prendere la sua macchina e il cellulare, e chiamò, nella speranza che lui le rispondesse.




Capitolo corto, ma ci avvicinano sempre di più alla verità! Forza e coraggio, sto tornando a scrivere più ''velocemente'', e spero di farlo meglio la prossima volta! Un bacione

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